sabato 31 gennaio 2015

Discussione/Dopo la Grecia - Giulio Montenero


    La vittoria piena di Tsipras in Grecia  impone al movimento italiano per l’Altra Europa di reimpostare  le proprie priorità  operative in ordine a:


  •  occupazione strategica dei vuoti determinatasi per la sconfitta degli avversari;
  •  prevenzione di eventuali ritorsioni sui fronti della propaganda di previsioni catastrofiche, dell’embargo finanziario e commerciale, delle violenze di piazza.

     Il miglior antidoto è l’ estrema chiarezza nell’enunciazione dei propri fini prioritari e nella determinazione di tutti gli aderenti a perseguirli con fermezza e senza valicarne i limiti.

     I nostri obiettivi sono stati definiti dai dieci punti del programma. dal documento di Marco Revelli, dall’ampio dibattito nell’Assemblea nazionale di Bologna.

     E’ inopportuno indulgere al piacere un poco masochistico di perfezionare l’elaborazione nelle sottigliezze di una casistica sempre più diramata. L’esperienza del PCI mostra ampiamente che codesta raffinata ermeneutica finisce per il riversarsi come materiale inerte di riempimento fra élite dirigenziali e  populismo delle masse.

Un abbozzo delle prime motivazioni in versione divulgativa potrebbe essere il seguente.


  1. Ribelliamoci all’umiliazione che subiamo con la truffa continua che ci accolla debiti che non abbiamo contratto, prestiti a Stati anche lontani, finanziamenti alle banche che operano specularmente con titoli falsi, corrispettivi di valori inesistenti.
  2. Rivendichiamo la libertà di spendere i frutti del nostro lavoro, principalmente per creare altro lavoro e senza il vincolo di pareggiare il bilancio pubblico.
  3. I nostri soldi, guadagnati con gravi sacrifici, debbono essere conservati con cura. Un tempo avevamo una sorta di salvadanaio di casa, controllato democraticamente da noi stessi e formato dalla Banca d’Italia, dalla Cassa depositi e prestiti, dalle Casse d Risparmio. Adesso quasi tutto è stato privatizzato e si opera con criteri imprenditoriali Gli istituti nazionali sono diventati il croupier della Troika che gioca in borsa.
  4. I capitali formati con le tasse e con il risparmio dei lavoratori debbono essere impiegati oculatamente nei servizi sanitari e scolastici e negli interventi per la conservazione dei beni naturali e artistici: Mai debbono venir sprecati in opere faraoniche e nelle manifestazioni effimere, fonti quasi sempre di corruzione.
In sintesi il compito che ci prefiggiamo è di subordinare la finanza all’economia e di governare democraticamente l’economia nell’Unione Europea. Si tratta dunque di creare un nuovo ”«soggetto politico» mediante un «processo costituente» di lunga durata, in grado di proiettare l’esperienza de L’Altra Europa, oltre le vicende, felicemente concluse, delle affermazioni elettorali e della vittoria in Grecia” ( Revelli). Premessa della riuscita è la consapevolezza, da parte degli aderenti a L’Altra Europa”, della lunga strada da percorrere, consapevolezza che forse si può raggiungere in tre tappe.


  1. APPELLO. Il singolare paradosso della situazione italiana è data dal fatto che mai un governo fu tanto avversato quanto quello di Renzi e mai l’opposizione fu tanto debole e frazionata quanto al presente. Da ciò la necessità di raccogliere i dissenzienti con parole d’ordine chiare che muovano idee forti, come ha fatto Tsipras in Grecia. Lasciamo da parte gli intelligenti sarcasmi sui nemici, i sottili ammiccamenti di complicità, i suggerimenti di complesse analisi sulle situazioni locali. Chiediamo a chi aderisce un unico impegno: rinunciare all’immediato vantaggio nel privato per conseguire un duraturo vantaggio collettivo. Se saremo persuasivi, sorgerà un’ intellighenzia animata dalla curiosità per il diverso, anziché dalla guardinga attenzione verso i propri simili quali potenziali concorrenti, nutrita dai piaceri dell’amicizia solidale e non avvelenata dall’irosa invidia emulativa.
  2. INGAGGIO. Il disamore per la vita pubblica, che è il partito maggioritario sulla scena politica italiana, può e deve essere superato offrendo agli scontenti una sponda su cui esercitare la propria capacità di critica e la propria energia disponibile alla ricostruzione di una società esente dalla corruzione e dalla mafia. Deve essere sviluppata “una proposta programmatica articolata e precisa, con un ventaglio di punti programmatici completo. dal lavoro e dai diritti, all’ambiente, alla sanità, ai trasporti, all’istruzione e ricerca, dalla politica estera alla questione dei migranti” (Revelli) fino alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio naturalistico e artistico.
  3. BERSAGLIO. Il nostro nemico è l’uomo invisibile. E’ un errore appiccicare su quel volto vuoto la maschera di Silvio Berlusconi o di Matteo Renzi. E’ un errore immaginare che dietro alla pochezza dei capi vi sia la congiura collettiva dei legami segreti, il complotto massonico o addirittura, cedendo noi all’abiezione razzistica, la solidarietà ebraica.

In realtà la compagine internazionale dei nostri avversari si forma spontaneamente e inconsapevolmente intorno al bersaglio che li accomuna: l’esasperata ricerca del successo. Per il successo essi rinunciano ai piaceri della vita e alla vita stessa, si sottopongono ad una disciplina più severa di quella imposta dagli ordini religiosi o militari, pronti a tradire qualsiasi ideale - religione, patria, famiglia - frapposto ai loro scolorati bisogni di possesso. Coprono tutto ciò con il moralismo e con la finzione, col nascondersi dietro un potere invisibile, la banca e la borsa. Ma devono pur scoprirsi, nel momento in cui impongono a noi il loro modello di vita, l’unico che, a loro dire, ci salverebbe dalla catastrofe planetaria.

Ed è qui la nostra risorsa. Possiamo far ricorso a una nostra virtuale alleanza più forte della loro effettiva alleanza. Nel concreto della particolare situazione odierna dell’Italia, dobbiamo essere solidali “con chiunque, in ogni sede, metta pietre d’inciampo al progetto renziano-berlusconiano, che nel pactum sceleris del Nazareno ha trovato la propria sanzione” (Revelli). In generale, “lo «spirito di scissione», di cui parlava Gramsci, si traduce oggi, nei nostri comportamenti quotidiani, nella totale estraneità della nostra soggettività politica, che faticosamente stiamo costruendo, alla sfera dei valori e dei ruoli impressi al modello sociale dalle classi dominanti” (Forenza a Bologna).


I valori attuali del modello sociale, oggi vigente in tutto il pianeta, sono stati imposti dopo aver diffuso mode culturali, sistemi normativi e consuetudini d’uso che hanno rovesciato completamente l’ordine preesistente. E’ un’operazione che ha radici remote.

Nell’assemblea di Tsipras a Bologna, Ugo Borgetto ha espresso il convincimento che l’origine del colossale debito che ci affligge è da ricercare nel Trattato di Maastricht del 1992. Paolo Ferrero ha proposto di retrodare alla separazione tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro nel 1981. Ma, considerando l’interdipendenza globale fra le economie nazionali, forse il principio del disastro va fissato ancora più indietro, nella notte di ferragosto del 1971, quando Richard Nixon, presidente degli Stati Uniti d’America, con decisione improvvisa e unilaterale, abrogò gli accordi di Bretton Wood e revocò la convertibilità del dollaro in oro. Sono questioni di storia della finanza non sempre del tutto note al grande pubblico, che pur ne subisce le conseguenze.

venerdì 30 gennaio 2015

Un brindisi a Syriza e al futuro

La strepitosa vittoria di Syriza in Grecia è il segnale che tutte le forze politiche e sociali che in questi anni si sono battute contro l' austerità ed il rigore, contro quelle brutte politiche ispirate dall'urotecnocrazia e dai falchi di Bruxelles, attendevano: la troika può essere sconfitta, i loro servi smascherati ed umiliati dal voto popolare.

Un voto limpidamente di sinistra, e il risultato del voto greco scuote dalle fondamenta, contestandone il primato, quel credo neoliberista che le  oligarchie europee hanno imposto su tutto il continente.

 In Italia il governo delle larghe intese   per anni  ha infierito contro i lavoratori, i pensionati, i giovani, le donne, e  praticato nei loro confronti le piu' umilianti politiche di smantellamento del welfare, della privatizzazione dei servizi, di cancellazione dei diritti, di stravolgimento della Costituzione.

Da oggi non potrà più essere così.

L'esito delle mobilitazioni, degli scioperi, delle iniziative di massa che crescono nel paese sono destinate a crescere, ad intensificarsi e non si fermeranno sino a quando, come in Grecia, questo governo ignobile senza legittimazione alcuna, non sarà cacciato da una vasta mobilitazione popolare. 

Noi salutiamo la vittoria di Syriza 


che è la vittoria del popolo greco contro l'oscurantismo e la barbarie neoliberista, noi - che ci siamo presentati alle elezioni dello scorso maggio col simbolo rosso "L'ALTRAEUROPA CON TSIPRAS", cittadini democratici, lavoratori, militanti di SEL, PRC, Sinistra Anticapitalsita, PCdI ed altre formazioni della sinistra, quadri e delegati sindacali, - invitiamo tutti/e  ad assumere il dato politico che la vittoria di Syriza rappresenta per la sinistra italiana e avviare da subito senza piu' ritardi, omissioni e reticenze, il processo aggregativo, organizzativo e fondativo per la  ricostruzione dal basso della sinistra in Italia.



 SE NON ORA QUANDO? 


     Marino Calcinari

         A.P.C.S.
   Associazione Politica
   per la Costituente de
       LA SINISTRA

  dal Comitato di Trieste
  a sostegno della Lista 
"L'ALTRA EUROPA con TSIPRAS"

lunedì 26 gennaio 2015

E ridiamoci anche un po' su

Grazie Dott. House

(Da Repubblica)

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Tsiprology

(da http://www.businessinsider.com/tsiprology-2012-6?IR=T )

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domenica 25 gennaio 2015

Alexis Tsipras IL DISCORSO DELLA VITTORIA


Alexis Tsipras parla al popolo greco dopo il voto a Syriza

Ringraziamo per la disponibilità 
http://www.libera.tv/pictures/777/tsipras-il-discorso-dopo-la-vittoria-di-syriza.html
Ringraziamo per la traduzione  Nuova Resistenza



Cittadini di Atene

oggi il popolo greco ha fatto la storia. Il popolo greco ci ha dato un mandato molto chiaro, la Grecia lascia l’austerità, lascia dietro di sé anni di oppressione, la Grecia va avanti con la speranza verso un Europa che sta cambiando. Noi abbiamo fatto un passo avanti per incontrare tutti gli altri popoli dell’Europa. Da domani cominciamo un compito molto difficile. Chiudere con il circolo vizioso dell’austerità, annullare il memorandum dell’austerità. Il popolo greco ha messo la troika nel passato, il popolo greco ci dà il mandato per un rinascimento nazionale. Creeremo un governo per tutti e tutte, daremo fiducia a ogni greco e a ogni greca, lotteremo tutti insieme per ricostruire la nostra patria con onestà e amicizia.

Ha vinto la Grecia del lavoro, della conoscenza, della creatività, che chiede tempo e spazio per un futuro dignitoso.

Voglio ringraziare di cuore tutti voi. Ma anche le migliaia di persone che sono venute da tutta Europa per dimostrare la solidarietà dell’Europa. La nostra lotta è quella di ogni popolo che combatte contro l’austerità.

Il governo greco è pronto a collaborare per una vera nuova soluzione, per far uscire la Grecia dal circolo vizioso, per far ritornare la Grecia e l’Europa alla stabilità. Il nuovo governo non darà ragione a nessuna Cassandra, non accetteremo di inchinarci davanti a nessuna costrizione.

Combatteremo per la democrazia a livello sociale e a livello amministrativo. Ci riprenderemo la speranza, il sorriso, la nostra dignità, vi voglio ringraziare di cuore a tutti voi che avete lottato con ottimismo, prendendo la speranza tra le mani. In questo momento storico in cui tutti ci guardano: vogliamo rassicurarvi sulla fatto che lotteremo tutti insieme per far restare il sole della democrazia e della dignità sopra la Grecia, insieme ce la faremo. Oggi festeggiamo, questo popolo ha bisogno di festeggiare.

Forza e lottiamo insieme.



sabato 24 gennaio 2015

Lunedì 26 commento al voto greco

(click sull'immagine per ingrandire)



LUNEDI 26 GENNAIO alle ore 16.30  ci ritroveremo in Piazza della Borsa per una breve riflessione sull' esito del voto Grecia.

Mentre scriviamo queste note non possiamo prevedere l' esito delle urne, ma,  aldilà di eventuali sorprese, un risultato politico è stato ottenuto dalla sinistra greca: quello di aver reso evidente e percorribile una soluzione diversa per uscire dalla crisi, fuori dal ricatto della troika, e senza cedere o inclinare al populismi o al nazionalismo.

Questo fatto è indiscutibile , e per questo ci ritroveremo a discutere ed a ragionare su come costruire una ipotesi di alternativa , di sinistra, in Italia.

L' Associazione Politica per la Costituente della Sinistra invita  quanti il 25 maggio scorso hanno sostenuto e votato per la lista Tsipras, a venire  in piazza e  rendere visibile la concretezza di una speranza, che un cammino nuovo si è riaperto, per tutta la sinistra e i democratici, anche qui in Italia.

giovedì 22 gennaio 2015

Trieste per Tsipras chiama ΣΥΡΙΖΑ, Ιωάννινα

“ LA VITA DEVE VINCERE.
STIAMO CAMBIANDO IL PAESAGGIO.
IL DIRITTO E' NOSTRO!
( da un manifesto elettorale di SYRIZA , 2014)

L 'associazione politica per la costituente della Sinistra "Trieste per Tsipras", in sostegno a Syriza ed alla lotta di resistenza del popolo greco contro le politiche della troika, in vista del prossimo voto alle elezioni politiche che si terranno domenica 25 gennaio, ha organizzato ieri , 21 gennaio un collegamento in televideoconferenza fra il Caffè S.Marco e la sede di Syriza a Ioannina, nell' Epiro.



Il collegamento è stato curato per la parte tecnica da Giacomo, Lino, Jacopo, per la logistica ringraziamo Loriana ed i gestori del caffè San Marco, per la traduzione simultanea del dialogo a distanza, encomiabile è stato il ruolo di Alexis.

                                                                                    (credits: Google Map)

La sintesi che segue riporta, oltre ad una sintesi del dialogo e delle domande che alcuni di noi hanno posto ai compagni greci anche alcune nostre considerazioni ed elementi di conoscenza dell'attuale realtà sociopolitica di quel paese.




Ho seminato un seme prezioso, sta giungendo l' ora in cui il mio paese mieterà i suoi gloriosi frutti

 sono versi di un poeta greco, Rigas Feraios , catturato in seguito ad una delazione a Trieste dalla polizia austriaca nel 1797 , e poi consegnato alla Sublime Porta che lo fece impiccare, per cospirazione, nel 1798.

Altri versi , dell' Inno alla Libertà di Dionisios Solomos , che sono stati letti, come primo saluto ed introduzione all' incontro, che rimandano alla lotta per l' indipendenza contro la Turcocrazia, oggi rendono attuale l' uguale impegno di quel popolo contro l' Eurocrazia Neoliberista, contro i suoi rappresentanti ed apologeti .

Trieste, che ha un secolare rapporto di affinità e di vicinanza con le vicende politiche del popolo greco, ha manifestato quindi, con il limitato ed umile tramite della nostra organizzazione, il proprio sostegno alla prova politica che oggi i compagni e le compagne di Syriza stanno sostenendo.

Il collegamento è iniziato quasi puntualmente , anzi un po' prima delle 17.30 ( in Grecia sono le 18.30) con i compagni di Syriza che salutano dalla loro sede, lieti di sapere che vi sia chi segue da vicino le loro vicende, e come nel nostro paese esista e stia prendendo forma una organizzazione politica dedicata al loro leader e improntata a quella dimensione di aggregazione politica che è anche - per loro -aggregazione sociale.

SYRIZA si autodenomina infatti Coalizione della Sinistra Radicale e Fronte Sociale Unitario , essendo una aggregazione politica e sociale composta da piu' raggruppamenti e forze politiche:
SYNASPISMOS ( ex KKE interno); AKOA ( Sinistra Innovatrice comunista ecologista); XEKINIMA ( formazione trotzkista); KOE ( Organizzazione comunista di Grecia ); DIKKI (Movimento dei socialisti democratici)  APO ( Gruppo Politico Anticapitalista ); Oikologiki Parembasi (“intervento ecologico”); Energoi Polites (“Cittadini Attivi”); KOKKINO (“Rosso”- gruppo trotzkista); KEDA (Movimento per l' unità d' azione della Sinistra); Rizospastiki (radicali), etc

Tramite i contatti in loco, con Eleni e Tomas , sorridenti e curiosi di questo scambio di idee e dialogo in rete , veniamo a sapere alcune cose importanti, che qui riferiamo:

Innanzitutto la convinzione di aver già vinto, difatto essi stanno già festeggiando la vittoria! Sono strasicuri che Syriza vincerà e l' unica incertezza rimane sulla percentuale di voti che raccoglieranno, ma laddove questa percentuale fosse superiore al 35 % potrebbero, avendo riportato la maggioranza assoluta , col premio di maggioranza previsto dall' attuale legge elettorale, governare da soli. Non temono brogli o alte forme di distrazione del voto.

Ed è questo l' obiettivo per cui oggi lavorano, conquistare un sempre piu' largo margine di consenso!
Il problema delle alleanze è più sentito, poiché se questo risultato non venisse raggiunto, allora si porrebbe il dilemma della trattativa e del confronto per poter governare con altri .

In questo caso il programma di Siriza, potrebbe subire alterazioni o cambiamenti, perchè un eventuale condizionamento interno , unito al fuoco di fila di sbarramento che la Germania sta facendo in questi giorni contro Tsipras, potrebbe indebolire la compattezza interna di Syriza.
Dunque, pur non consentendo - come Tsipras ha piu' volte confermato dopo Salonicco - nessun cambiamento sostanziale all' impostazione originaria del programma , anche se si avverasse tale ipotesi, resta il fatto che vi sarebbero problemi per garantire la necessaria solidità dell' avvio di un processo di trasformazione e rinascita del paese, avendo ad esempio, il KKE rifiutato ogni confronto o apparentamento con Siriza.

Riportiamo di seguito una breve SINTESI del PROGRAMMA DI SALONICCO che enuclea quattro obbiettivi fondamentali :


  •  affrontare la crisi umanitaria ( in Grecia c'è una emergenza sociale vastissima);
  •  riavviare l' economia attraverso la giustizia fiscale;
  •  un New Deal per l'occupazione; 
  •  trasformare il sistema politico e rafforzare la democrazia .

Questo programma inoltre si fonda inoltre su altri quattro punti fermi :


  • Nessuna concessione ai populisti; 
  • dialogo a sinistra ( Tsipras sin qui ha parlato alle persone e si è rivolto esclusivamente alla SINISTRA ( KKE, ANTARSYA, DIMAR, etc); 
  • nessuna uscita dall' euro; 
  • cambiare le regole dell' UE .

In GRECIA si è verificata una emergenza umanitaria - per appianare i 240mld di euro ricevuti la Grecia ha dovuto privatizzare, cioè svendere quasi tutto del proprio patrimonio pubblico - inoltre poco tempo fa 11 multinazionali sono arrivate a chiedere al governo Samaras una legge ad hoc che stabilisse forti riduzioni degli stipendi minimi anche su contratti di part-time , sino a 250 euro al mese! Con la disoccupazione al 27% , ovviamente tutto è consentito.

A questo attacco il popolo ellenico ha risposto con la lotta e pratiche innovative di solidarietà militante.
Ci sono stati 17 scioperi , sia generali che di varie categorie negli ultimi sei anni, l' ultimo a memoria di chi scrive quello degli elettrici contro l' aumento delle tariffe il luglio scorso. E poi manifestazioni, cortei, presidii.

E la Grecia non si è richiusa in se stessa, non si è limitata a difendersi, ha seminato i semi della rivolta e dell' opposizione alla troika, in tutta Europa :

In Francia dove il governo “ socialista”ha aumentato la pressione fiscale, e la disoccupazione è al 12 %, ; in Portogallo dove il governo di larghe intese ha tagliato da tempo tutti i servizi pubblici nonostante L' Alta Corte si fosse opposta , ritenendo quelle misure apertamente incostituzionali ; in Spagna dove un altro governo di larghe intese ha mantenuto inalterato il tasso di disoccupazione e sempre piu' base le prospettive di rientro dal debito ma ha cosi' “ lanciato “ la crescita di massa PODEMOS.

Oggi , in netta controtendenza, poiché costruita fuori e contro il fallimento delle socialdemocrazie il Programma di Syriza si presenta dunque come l' esempio per antonomasia , di aperta sfida alle politiche della troika e del neoliberismo imperante.

Risolvere l' emergenza umanitaria provocata dalle politiche neoliberiste significherà reperire ed investire nei primi mesi di governo almeno 2 mld di euro per garantire lo standard di sopravvivenza:
  • elettricità per 300mila nuclei familiari;
  • sussidi pasto per 300mila famiglie senza reddito
  • programma di garanzia abitativa;
  • restituzione della 13 mensilità ai pensionati con pensioni di meno di 700 euro;
  • assistenza medica e farmaceutica gratuita per disoccupati
  • facilitazioni per il riscaldamento
  • tessera speciale per il trasporto pubblico a disoccupati e “incapienti”
  • ripristino del salario minimo a 751 euro .

E questo solo come prime misure immediate di “ contenimento della crisi” ; a seguire verrà il piano Nazionale per l' occupazione per cui serviranno 3 mld di euro , un PIANO BIENNALE in tutti i settori – privato, pubblico. sociale- il cui obiettivo sono la realizzazione di 300mila posti di lavoro.

Le caratteristiche: restituzione di un quadro legislativo di tutela del lavoro; la riaffermazione dei CCNL; l' abolizione delle norme che consentono licenziamenti ingiustificati di massa e l' intermediazione di manodopera; contemporaneamente una politica per nuove entrate:
  • certificato di regolarità fiscale / cessazione dell' azione penale;
  • moratoria sui piccoli debitori;
  • tassazione progressiva sulle proprietà e i patrimoni
  • riduzione della soglia di imposta sui redditi annui di 12mila euro
  • misure per la riduzione del debito personale
  • istituzione di una banca pubblica di sviluppo: Questo è un piano “ minimo” non negoziabile per affrontare la crisi umanitaria e il costo fiscale dell' eliminazione delle ingiuste tassazioni . Il costo è tra gli 11 ed i 12 miliardi

Tutto cio' in un quadro di coerenza con le richieste che verranno poste alla UE, il futuro governo di sinistra dovrà essere in grado di imporre una linea antitetica a quella dell' austerità , ed affrontare il problema del debito.

Ricordiamo che il debito sovrano diventa un problema reale soltanto quando raggiunge il 90% del PIL (e Maastricht aveva posto il tetto del DS al 60% del PIL); oggi in Grecia questa percentuale è del 175% ( 330 MLD) e il 70 % del debito greco è detenuto dalla troika! ( Oltre il 90% secondo alcuni economisti esso diventa irredimibile)

Per Syriza è necessaria percio' preliminarmente una soluzione di moratoria di pagamento , poi agire con una iniziativa politica sostenuta e condivisa dal paese per recuperare fondi per la crescita , e infine convincere la BCE ad acquisti diretti di obbligazioni sovrane, una conferenza europea sul debito che va rinegoziato per tutti i paesi che manifestano analoghe debolezze strutturali..infine attuare politiche di rientro.

Le istituzioni elleniche vanno quindi riformate , sottratte al controllo dei poteri forti, rese permeabili dall' immissione di piu' democrazia, e liberate dalla subalternità ai poteri forti.
Syriza propone un un piano di ricostruzione istituzionale e democratico dello Stato:
  • organizzazione regionale dello stato e istituzioni di democrazia diretta;
  • iniziativa legislativa popolare e referendum;
  • utilizzo del Fondo di stabilità finanziaria ellenico (11mld)
Qualcuno di noi interroga infine i compagni di Ioannina sul ruolo della Chiesa, che in Grecia ha un peso politico non irrilevante, ma ci rispondono che è pero' un problema “trasversale” poiché molti laici, anche di sinistra, sono credenti e nella crisi la chiesa ortodossa aiuta , come noi, la povera gente , lo ha sempre fatto da secoli. Certo se dovesse scegliere andrebbe preferibilmente a destra.


QUINDI
ora vediamo cosa succede domenica !

La riunione termina ricordando che dopo l' Assemblea di Bologna oltre 200 italiani raccolti nella “BRIGATA KALIMERA” stanno raggiungendo Atene per dare una mano in questi ultimi giorni di campagna elettorale e sperabilmente per poter festeggiare insieme la vittoria il 25 notte, e così faremo anche noi qui a Trieste!

Marino Calcinari
Associazione Politica per la Costituente della Sinistra
22 gennaio 2015




mercoledì 21 gennaio 2015

Report dell’Assemblea di ALTRA EUROPA dalla Segreteria



Report dell’Assemblea di ALTRA EUROPA
Bologna 17 e 18 gennaio 2015

750 sono le compagne e i compagni che hanno registrato la propria presenza all’assemblea del 17 e 18 a Bologna, e un migliaio, tra sabato e domenica, si sono avvicendati durante l’assemblea, compagne e compagni arrivati da tutti i territori e che hanno portato un contributo unitario all’assemblea, con 3.400 contatti per lo streaming.

Un contributo di esperienze, iniziative e lotte che si sviluppano nelle regioni e nei territori, per dare vita ad un’alternativa, sociale e politica che consolida e cura il processo politico innestato da L’ALTRA EUROPA.

Processo, che è stato al centro di molti interventi attraverso il racconto delle esperienze nei propri territori e che hanno fornito la mappa di un cammino, iniziato circa un anno fa.

26 sono stati gli interventi svolti da delegati designati dai comitati territoriali di cui 5 dai comitati regionali un chiaro esempio di quanto lavoro unitario si sta facendo nei territori e nelle regioni.
Gli interventi hanno dimostrato, ancora una volta, che l’Altra Europa è decisa a costruire unità e pluralismo a sinistra con l’ambizione di allargare la partecipazione, sconfinare da ogni recinto, progettare un’alternativa, sociale e politica capace di stare nel conflitto che si è riaperto nel Paese e di candidarsi ad esserne una risposta politica e di trarre insegnamento dalle esperienze che si producono in Europa: Syriza, Podemos, solo per citarne alcune, capace di rappresentare una vera e propria alternativa di società e di governo, unendo i soggetti che il liberismo e la crisi hanno diviso. Una ricomposizione politica contro le politiche di austerità e rigore portate avanti, in Italia, dal Pd e da Renzi.

La prima sessione dell’assemblea: “ Europa: tra il voto in Grecia e il massacro alla redazione di Charlie Hebdo” è stata aperta da Marco Revelli, subito dopo abbiamo chiesto a Gael De Sanctis giornalista dell’Humanité di portarci la propria testimonianza da Parigi, il suo intervento è stato accolto da un lunghissimo applauso e dai cartelli “oui je suis Charlie Hebdo” e definendoci “Nous sommes tous Charlie Hebdo”; hanno preso la parola Rita Maestra di Podemos, Panagiotis Lamprou di Syriza, Samir Aita, presidente del circolo degli economisti arabi già direttore dell’edizione araba di “Le Monde Diplomatique”; abbiamo ascoltato un messaggio video di Pierre Laurent presidente della sinistra Europea, le nostre deputate europee Barbara Spinelli ed Eleonora Forenza, il nostro deputato europeo Curzio Maltese per l?Altra Europa. Inoltre, in questa sessione, hanno svolto i loro interventi: Luciana Castellina, Moni Ovadia, il giorno successivo, domenica, è intervenuto Yilmaz Orcan, rappresentante in Italia del congresso Nazionale Curdo.La sessione pomeridiana dedicata al nostro dibattito più interno, si è aperta con l’intervento di Chiara Giunti che ha dato conto del lavoro svolto dal gruppo di lavoro dedicato a raccogliere e sistematizzare i contributi e gli emendamenti emersi nelle assemblee territoriali e pervenuti on line al cosiddetto documento “martire” scritto da Marco Revelli.A seguire, si sono poi svolti gli interventi di presentazione dei diversi documenti e contributi: Raffaella Bolini per il documento “Siamo a un bivio,,,”; Domenico Gattuso per il documento “Noi altra Europa”; Claudio Riccio ha presentato il documento di ACT.

Le richieste di intervento sono state 150, tra quelle pervenute on line e quelle presentate, direttamente, in assemblea. Al fine di poter dare la parola a quante più esperienze collettive possibili abbiamo chiesto ai comitati di indicare, laddove possibile, uno o due interventi rappresentativi del proprio comitato. A questa richiesta è corrisposta la disponibilità e, soprattutto, la possibilità, da parte dei comitati Altra Europa dei territori, di indicare unitariamente propri rappresentanti per interventi rappresentativi della propria specifica esperienza. Ciò ha consentito di ridurre il numero degli interventi individuali ed, anche, in ragione di ciò è stata data la precedenza agli interventi collettivi dei comitati territoriali e regionali.

Complessivamente ci sono stati 69 interventi dalle ore 14.30 fino alle 23.00 circa, di cui 26 collettivi, 31 individuali, 5 rappresentanti dei partiti: Paolo Cento (SEL), Paolo Ferrero (PRC), Antonio Ingroia (Azione civile), Franco Turigliatto (Sinistra Anticapitalista), Francesco Campanella (Gruppo misto alla Camera); 3 associazioni: Domenico Chionetti (Comunità San Benedetto Don Gallo di Genova); Gian Marco De Pieri (Centro sociale TPO Bologna); Diana Pablovic (Comunità Rom già candidata per l’Altra Europa); Linda Santilli (associazione Sinistra lavoro).L’ultima Sessione della domenica: “I contenuti al centro: debito e i suoi effetti su diritto e lavoro, welfare, meridione” è stata presentata da Bia Sarasini e sono stati aperti con gli interventi di: Felice Roberto Pizzuti, Luigi Pandolfi, Giovanni Alleva, Cristina Quintavalla. A seguire alcuni interventi di “settore”: Bruno Moretto, scuola, Elena Mazzoni, TTIP, Gianluigi Trianni, sanità, Bruno Papignani della FIOM Emilia Romagna, lavoro. Nel dibattito, dolpo le relazioni e gli interventi programmati, ci sono stati circa 20 interventi.Abbiamo concluso l’assemblea con un lungo applauso e un classico “Al lavoro e alla lotta”, con lo sguardo rivolto a Syriza e alla Grecia dove molti di noi saranno presenti nei prossimi giorni con la “BRIGATA KALIMERA.


Ps:
vi invitiamo ad inviare l’abstrat dei vostri interventi che metta in evidenza i temi e le parole chiave, nonché il vostro intervento, vale naturalmente ed a maggior ragione per chi non fosse riuscita/o ad intervenire; al fine di facilitare il lavoro chiediamo di inviarlo, all’indirizzo mail che segue, anche a coloro che l’avessero già inviato ad altro indirizzo. Questo l’indirizzo cui inviare:

presbologna@gmail.com



A tutto questo si dedicherà il Comitato di transizione, verso l’assemblea di marzo, che verrà completato quanto prima con i rappresentanti dei comitati territoriali. In tal senso è stata inviata una nota nelle giornate precedenti all’assemblea dal gruppo di lavoro per l’assemblea stessa.

La presidenza dell’assemblea: Costanza Boccardi, Cristina Quintavalla, Marco Revelli, Rosa Rinaldi, Margherita Romanelli, Guido Viale, Sergio Zampini



Molti di noi saranno in Grecia nei prossimi giorni, quindi gli interventi inizieremo a pubblicarli dopo il 26 gennaio.




di seguito il documento assunto dall’assemblea


Documento di solidarietà al popolo Kurdo assunto dall’assemblea con un lunghissimo applauso

Nel Rojava si sta combattendo da mesi contro la barbarie oscurantista dello Stato Islamico e per l’autodeterminazione dei popoli del Rojava, che stanno cercando di costruire una società libera dall’oppressione e dagli odi etnici e religiosi.

Questa guerra ha generato decine di migliaia di profughi, che vivono in condizione di assoluta indigenza nei campi profughi in Turchia.

Riconoscendo la particolare importanza di questa lotta e della resistenza di Kobanê e Sengal, l’Altra Europa si impegna ad aderire alle campagne di raccolta fondi per i profughi del Rojava.

L’Altra Europa sostiene la campagna per la liberazione di Abdullah Ocalan e la cancellazione da parte dell’Unione Europea del PKK dalla lista delle organizzazioni terroristiche.

Per contribuire:

Conto intestato a Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia Onlus
IBAN: IT63 P033 5901 6001 0000 0132 226
Specificare la causale: per Kobane

oppure

Conto intestato a Associazione Senzaconfine Banca Popolare Etica – Roma
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Specificare la causale: per Kobane

Capuzzo: Per un Progetto di Pace de L'Altra Europa - Assemblea di Bologna


Vista la bandiera Arcobaleno campeggiare dietro il palco e le notizie sulla discussione sull'Ucraina all'europarlamento, riporto di seguito l'intervento - preparato in assemblea - che il tempo a disposizione non ha permesso di presentare. Cordiali saluti

Per un Progetto di Pace de L'Altra Europa - Assemblea di Bologna - 17/1/2015
di Alessandro Capuzzo - Comitato di Trieste

Il Gruppo tematico pace-europa-mediterraneo-immigrazione è forse l'unico nei mesi scorsi ad aver funzionato veramente, in particolare sul tema Immigrazione con le iniziative di Spinelli Rivera ed altri. Il Comitato triestino vi ha contribuito inoltrando la petizione Stanisič sui visti ai cittadini Bosniaci Serbi e Macedoni (a proposito, a che punto è l'interrogazione?) e la proposta Calcinari/Spinelli sulla "Giornata dei Diritti umani, per la Cittadinanza europea e lo Ius soli nell'Unione".

L'appello "Nous sommes Charlie" in testa alla convocazione dell'Assemblea, chiama all'unione intorno ai Diritti quale antidoto alla guerra e al terrore, mentre alcuni passi nel Manifesto propongono un'attiva politica europea di Pace e una cultura di contrasto a violenza e corsa agli armamenti.

L'Europa diventi  la terra dell'accoglienza  e del rispetto

Nel panorama italiano la cosa appare assai complessa, essendo il Movimento diviso, grosso modo in tre aree di riferimento:
  • LaTavola ed il Coordinamento Enti locali Pace, promuovono la Marcia Perugia Assisi ed agiscono in prevalenza nell'Educazione alla pace con le scuole.
  • La Rete della Pace formata per lo più da Associazioni ed Organizzazioni (Movimento nonviolento, MIR, Cgil, Agesci, Arci, Tavolo ICP, Acli ecc.) nazionali e locali, ha promosso l'Arena di pace a Verona nell'aprile 2014 ed il PdL d'iniziativa popolare per un Dipartimento della Difesa Civile in Italia, in corso di raccolta firme.
  • La rete Controlaguerra, attiva nella controinformazione sui conflitti che ci coinvolgono pesantemente da vent'anni, ed impegnata nello smascherare le menzogne di guerra.
Questa complessa situazione (non sono più tempi da Movimento "seconda potenza mondiale" tipo 2003) richiede un livello di interazione politica, e sarebbe forse risolvibile attraverso una compensazione per aree di interesse, ora comunque del tutto prematura.

Il problema però può essere affrontato - analogamente a quanto sta facendo L'Altra Europa - uscendo dalla logica nazionale, per impostare contatti e progetti sulla linea che la stessa mailing list pace-europa-mediterraneo-immigrazione suggerisce.

A iniziare dal Social Forum Mondiale di Tunisi, dove già Ipri-reteccp, Arci e tante altre realtà sono impegnate in workshops ed iniziative a tema; e dove si può promuovere un incontro come Gruppo parlamentare europeo.

Questo livello di discussione è mancato al Peace Event Sarajevo 2014 (di cui sono stato nel gruppo promotore) e a dispetto dell'ottima organizzazione e partecipazione, polemiche diverse ingessate sul filo bosgnacco o filo serbo, con rimandi alla Nato sono echeggiate sia in Italia che in Germania.

Il dilagare della guerra costringe ad agire: Stéphane Hessel ha detto "la Rivoluzione o sarà nonviolenta, oppure non sarà" ! Lavoriamo quindi ad un progetto d'organizzazione della attività nonviolente a livello euromediterraneo, nei vari campi della società dei vari Paesi ? Energie e competenze non mancano; bisogna costruire la forza politica, e reperire i mezzi necessari. 

Forse Tunisi può segnare un inizio.

Cofferati evidenzia i problemi del PD - Articolo di Belci a "Il Piccolo"


riceviamo ed ospitiamo volentieri l' articolo che il segretario della CGIL del FVG, Franco Belci , ha inviato al Piccolo, condividiamo le sue preoccupazioni aggiungendo,  di nostro, che aldilà dell' episodio vi è un dato politico generale su cui riflettere e che altri fatti piu' importanti di questi giorni stanno confermando, non solo il " rinnovo" del Patto del Nazareno ma  anche l' accelerazione sulla riforma (sic) elettorale e quella per approvare l' esecrabile testo del jobact coi decreti attuativi entro il 12 febbraio.
Cofferati evidenzia i problemi del PD
Quella di Sergio Cofferati di uscire dal PD è una scelta personale sulla quale ognuno può esprimere legittimamente i propri commenti. Non è peraltro mia intenzione entrare nel dibattito di un partito al quale non sono iscritto. Ma le primarie in Liguria, dopo quelle di Napoli e di Roma, ci consegnano un problema che non riguarda solo le dinamiche interne del PD. Ne esiste uno più generale se non di legalità (su questo si esprimerà la Procura di Genova), sicuramente di etica. Vi sono almeno tre profili che vanno affrontati visto anche che le primarie sono aperte a tutti i cittadini ai quali viene anche richiesto un piccolo contributo per poter votare. Il primo: non è, almeno moralmente, legittimo che a qualcuno sia chiesto un contributo per poter votare e a qualcun altro viceversa sia offerto per farlo. Il secondo: non è eticamente accettabile che si faccia leva sulle condizioni di povertà delle persone per allettarle alla partecipazione. Il terzo: accettare o addirittura richiedere il voto di iscritti e militanti di altri partiti deforma irrimediabilmente il meccanismo, rendendolo non credibile. E’ evidente a questo punto la necessità di una disciplina legislativa, visto che il “fai da te” si è dimostrato poco affidabile e incapace di garantire pulizia e trasparenza. Mi pare che Cofferati sia uscito per questi motivi e non per aver perso, tant’è vero che non ha messo in discussione il risultato. Ed è troppo comodo accusarlo di averlo fatto per vendicarsi della sconfitta: significa non voler affrontare i problemi di fondo. Vi è infatti un'altra questione che è difficile evitare. Il premier e segretario del PD ha dapprima fatto spallucce di fronte all’evidenza del crollo delle iscrizioni, poi ha assunto la stessa posizione anche di fronte a quello della partecipazione alle elezioni regionali in Calabria ed Emilia Romagna. Ciò che conta è “vincere”, non importa se con il 10% degli aventi diritto: chi non va a votare ha comunque torto e i pochi che ci vanno legittimano in ogni caso il vincitore. La rappresentanza, la partecipazione non sembrano contare più: è diventato sufficiente, avere propri uomini e donne di fiducia nei posti chiave e zittire ogni voce di dissenso rappresentandola come verso di gufi, corvi, perfino di avvoltoi. Invece il pluralismo è il sale della democrazia e produce fisiologicamente consenso e dissenso che fanno crescere la qualità della dialettica politica. E, su questo fronte, il problema dell’Italia di oggi è proprio quello: la democrazia che non può fondarsi sulla mera logica dei numeri, al netto delle persone in carne e ossa. Mi pare insomma che ciò che è successo alle primarie sia frutto di questa concezione. La partecipazione è deformata e finalizzata a obiettivi personali. Ciò che conta è votare (e far vincere) il leader e candidato di turno. Non si pensa più al futuro di una Regione, o del Paese, ma al massimo al tempo necessario per esercitare il potere, che dev’essere il più lungo possibile. Principi e valori non contano più, come non contano i contenuti delle scelte, nelle quali si fa sempre maggiore fatica a intravvedere un filo di centro sinistra. Questo esito è esploso nella forma più deflagrante nella vicenda del malaffare romano, caratterizzato dalle connivenze dei partiti, compresi esponenti del PDUna situazione denunciata da tempo all’interno stesso del partito, nientemeno dall’oggi ministro Madia, ma tollerata appunto perché finiva per tradursi in voti e consenso per continuare ad esercitare quel potere che sempre più spesso si traduce nel tornaconto e nell’arricchimento personale. E’ necessario fermarsi a riflettere, perché queste concezioni e questi modelli rischiano di seppellire definitivamente esperienze e ragioni della Sinistra, alle quali il Paese non può rinunciare senza snaturare la democrazia.

Franco Belci, “Officina 2.0”



Noi riteniamo che aldilà della ormai compita mutazione genetica, e regressiva,  del PD vi sia una emergenza democratica nel paese che ha le sue scaturigini anche dalle politiche economiche che il renzismo, il governo di larghe intese col centrodestra ed apertamente sostenuto ad Confindustria e settori della finanza ha imposto agli italiani.

Dal job act allo " sbloccaItalia " , dalla scuola alla "riforma"istituzionale" sono tutte politiche che demoliscono la Costituzione e ledono i diritti dei cittadini, sono politiche regressive, di autoritarismo e rigore , che sanno molto di medioevo , e non trovano nemmeno giustificazione nelle ricette economiche imposte dalla troiika     ai paesi dell' eurozona.

Renzi si goda le sue vittorie ma non conti sull' acquiescenza di quanti, qui ed altrove non sono disposti a chinare il capo, nè a riconoscere alla sua azione di governo l' alibi ideologico di praticare politiche "riformiste " o di centrosinistra" . Chè tali non sono.

Chi attacca i deboli, chi demolisce i diritti dei lavoratori, chi taglia le risorse per il welfare ( e l' elenco potrebbe continuare) non puo' definirsi , logica vorrebbe,  ne' di (centro)sinistra, ne' tantomeno democratico. 

Renzi dovrebbe scegliersi bensì un altro appellativo, piu' confacente ed in sintonia con il suo operato e con quello della sua squadra di governo.

Questa è l' opinione politica che abbiamo della sua persona , questo il giudizio politico ascrivibile alle scelte che il PD ha sin qui compiuto.

Domenica prossima si vota in Grecia, ed è una occasione per cambiare pagina.
La sinistra ,  quella vera, ha presentato un programma di governo che cancella le politiche di austerità, che vuole rinegoziare il debito, che vuol far partire politiche sociali per risollevare le condizioni di tante persone impoverite dalla crisi.
In Grecia noi oggi sapremmo per chi votare, ma Renzi se fosse in Grecia per chi voterebbe?

martedì 20 gennaio 2015

17-18 gennaio 2015 - Diario delle due giornate

17 – 18 gennaio 2015
ASSEMBLEA NAZIONALE DI BOLOGNA “L'ALTRAEUROPA CON TSIPRAS”

Diario delle due giornate



Sabato 17 gennaio

Oltre 700 partecipanti raggiungono il cinema Nosadella, dalle parti di porta San Felice per partecipare all' Assemblea, che, nell' intenzione degli organizzatori dovrebbe rappresentare il momento di avvio della costruzione di una “casa comune della sinistra e dei democratici”, di quel vasto popolo del nostro paese, cioè, che non si riassume nel solo corpo elettorale, peraltro significativamente ferito dall'astensionismo e dal rigetto della politica, ma si identifica nella pressochè totale intierezza di quella società civile, ugualmente e diversamente colpita dalla crisi e dalle politiche di austerità, quel popolo, le cui domande di democrazia, giustizia sociale, politica pulita vengono irrise e trascurate dal renzismo, e che proprio dal permanere di stili e dinamiche regressive che sostengono ed incoraggiano una deriva populista e pulsioni autoritarie, non trova altri sbocchi, né una sponda politica né una alternativa credibile allo stato di cose presenti.
L' assemblea nazionale di Bologna si rivolge quindi, soprattutto, oltre che al suo corpo militante, a quelle persone che abbiamo incontrato, intercettato, con cui abbiamo dialogato nella campagna elettorale di aprile/maggio, esponendo loro, avanzando e facendo nostra la piattaforma programmatica dei dieci punti di programma contro la crisi, per un' Altra Europa, che venivano dalla Grecia, e che erano stati fatti propri dalla famiglia allargata della SINISTRA UNITARIA EUROPEA .

Ora, ad una settimana dal voto in Grecia, che sperabilmente metterà fine al governo di larghe intese centrodestra/centrosinistra, l' assemblea è stata convocata anche per interrogarsi e confrontarsi sullo scenario politico che quel voto potrà determinare, sulle prospettive che potranno aprirsi per la sinistra in tutto il Continente e dunque c'è attesa per le conclusioni che l' assemblea produrrà;
ma saper indicare oggi una strada, un allargamento del sentiero su cui ci siamo incamminati un anno fa, e far convergere i tanti separati percorsi sin qui intrapresi, sarebbe un buon inizio.

L' abbandono del PD di Cofferati, la cui notizia s' è diffusa nella sala verso mezzogiorno, e che ha sollevato un clamore di stupefazione non irrilevante, viene letta così come un ( altro ) segnale di conferma, della bontà delle analisi che abbiamo compiuto, in un lungo confronto collettivo e lungamente chiosato nel documento Revelli a proposito del renzismo.
Non si tratta di un “punto di caduta temporaneo di una democrazia malata ma ancora vitale, non è un incidente di precorso, una occasionale irruzione di Iksos fiorentini che attende di essere riassorbita in una qualche normalità istituzionale romana . Il renzismo porta a compimento la crisi terminale della democrazia rappresentativa “per giungere attravesro tappe, e strappi anche simbolici, in una postdemocrazia plebiscitaria. Siamo cioè in presenza, di una grave emergenza democratica”.
Si tratta a ben vedere dell' ennesima, e non sarà l' ultima, conferma di quella mutazione genetica, di quella metamorfosi regressiva che iniziando con l' ultimo periodo della storia del PCI degli anni 80 e proseguendo, per tappe successive sino all' approdo socialiberista, oggi si manifesta nelle sue piu' svariate e multiformi connotazioni regressive, autoritarie, e comunque di aperta opposizione ai valori fondativi della nostra Repubblica, alle sue istituzioni democratiche - di fatto cancellate o delegittimate e rese elitarie -, alla sua coesione sociale ed al progresso civile del paese.

Su questi temi molti interventi delll' assemblea si sono confrontatie d hanno portato sia significativi elementi di conoscenza, sia dettagliate proposte di mobilitazione e di disobbedienza politica e civile, per contrastare la nuova barbarie che avanza.
Una barbarie che non cade “naturalmente” dall' alto, né è conseguenza del debito pubblico, eccessivo, che il paese ha accumulato negli ultimo anni, ma che risulta essere, ad un esame piu' approfondito, nient' altro che l' esito di una gestione della crisi globale, di quelle politiche che il neoliberismo della UE e le direttive economiche della troika hanno imposto all' Europa, lasciando mano libera ai mercati, alla speculazione finanziaria, al potere transnazionale delle corporation e del sistema lobbistico globalizzato, di quelle politiche che l' Italia, di fatto commissariata da quattro anni ha dispiegato nel paese. E di cui il PD è stato, dopo Monti, il non inconsapevole strumento.
Ne piu' nè meno come è avvenuto in Grecia, che è stata utilizzata,in spregio alle norme che regolamentano la convivenza politica europeista dell' Unione, come cavia per le più aberranti operazioni di saccheggio neoliberista delle sue risorse, di distruzione del welfare, di colonializzazione del capitalismo transnazionale.
Ora, con Syriza, potrebbe cambiare tutto.
E qui inizia il diario di queste due giornate .


Una narrazione che sta a metà strada tra il riassunto dei lavori e una riflessione comune, da socializzare coi compagni e le compagne sui territori, quindi l' opportunità di rielaborare i contenuti del nostro dibattito per reimpiegarne le indicazioni in strumenti di lavoro e rendendo operative le proposte che nei due giorni sono state argomentate .
Siamo consapevoli delle difficoltà, e dei limiti, che sin qui la nostra esperienza ha palesato, ma un confronto di massa, chiarificatore e condiviso, sul travaglio che un passaggio, ineludibile come quello che vogliamo traguardare, comporta per le attese di tutti noi è indispensabile, per dirla con Ovadia, “il tempo è adesso” ; ma ancor più – crediamo – per quella più vasta platea, quei 1.100mila elettori che ci hanno votato il 25 maggio, per quella ancor piu' vasta, poi, platea sociale che oggi richiede, perchè forse non è piu' disposta ad aspettare, concretezza e linearità dell' iniziativa politica che intendaimo costruire e proporre al paese.
Il superamento dei tempi lunghi, di incomprensibili tatticismi della vecchia politica, di atteggiamenti dilatori sono la conditio sine qua non per dare forma compiuta ad un primo obiettivo: la costruzione di una soggettività politica nuova della sinistra .
Il cui paradigma di riferimento, sempre riflettendo su quale potrebbe essere il nostro “Programma di Salonicco” e quale la forma organizzativa che potremmo darci, resta la SINISTRA UNITARIA EUROPEA.



La relazione introduttiva è stata svolta da Marco Revelli, che ha iniziato con una allusiva metafora, “noi siamo una piccola barchetta in un grande mare, mosso dalle onde” perchè l' Italia è oggi un paese alla deriva, forse piu' che a un bivio, e non solo il nostro paese, tutta l' Europa oggi lo è. In sospensione tra l' occasione e la minaccia, tra il coraggio e la paura.
Vi sono tre sequenze di immagini di questa realtà europea che sembrano, piu' di altre, posizionarsi come in bilico da una parte o dall' altra di queste eventualità .
La prima è Parigi,la redazione di Charlie Hebdo, la città, la convivenza civile straziata e insanguinata da una carica d' odio prodotta da trent' anni di guerra, anche non dichiarata,ma certamente provocata dall' occidente contro le periferie ex coloniali, e però la risposta di massa, di una moltitudine non spaventata e non disposta a farsi irreggimentare nella logica dello scontro di civiltà, che difende i valori dell' illuminismo e dell' umanesimo, che comprende e dunque reagisce.
Grande è il pericolo, ma il coraggio di non lasciarsi travolgere, di reagire c'è, mentre non c'è stata, invece, come una logica imperiale e di bassa propaganda vorrebbe, quella “marcia unitaria” che teneva assieme le persone con i leader, molti dei quali oltretutto non proprio con le carte in regola per poter sfilare in quella circostanza, e dunque nemmeno- soprattutto- con la Le Pen.
Il popolo francese ha chiarito, la piazza ha reso visibile questo fatto.
Da una parte le persone, il popolo, dall' altra i potenti e la destra che strumentalizza ed agita lo spettro della risposta xenofoba e militare.
La seconda immagine e' quella della Grecia.
Cambia la Grecia/cambia l' Europa” come abbiamo scritto sul nostro sito . Sappiamo che questo slogan già domenica prossima potrà tradursi in realtà, Syriza puo' vincere e con cio' cambiare le sorti dell' Europa, cosi' come in Spagna sarà possibile, nei mesi prossimi a PODEMOS ed alla sinistra .
In questo scenario noi rappresentiamo un' incognita, per i tanti nodi che ancora non abbiamo saputo sciogliere tra di noi, e nondimeno c'è un responsabilità politica che dobbiamo sentire nostra, quella di non sprecare questa occasione.
I segnali ci sono: la manifestazione della CGIL il 25 ottobre, le 54 piazze dello sciopero generale, la mobilitazione del 14 novembre dello sciopero sociale, e piu' generalmente tutte le altre varie,diverse e molteplici forme di resistenza sui territori,- anche oggi alcuni di noi manifestano contro l' EXPO a Milano-, ci dicono che il conflitto sociale ha ripreso compattezza, e che in primo luogo il mondo del lavoro, ha ripreso il diritto alla parola .
Prendiamo atto anche, che si è consumata in questi giorni una frattura storica, tra quel mondo ed il PD, cioè il partito che in teoria avrebbe dovuto essere se non il rappresentante, però il testimone ed erede dei suoi valori, delle sue sensibilità,della storia che quel mondo aveva rappresentato come parte identitaria e di riferimento sociale di esso, anche nel farraginoso travaglio della sua evoluzione.
Il PD ha scelto, definitivamente, un' altra strada e l' attacco, reale e simbolico all'art 18 della Legge 300, è un punto di cesura tra il mondo del lavoro di oggi, segnato dalla carenze di diritti e tutele, dalla precarizzazione, da lavori poveri e servili – da una parte - e l' esaltazione dell' impresa, dalle regole del mercato, dalla deregolamentazione e flessibilità dall' altra.
Noi dobbiamo ripartire da qui.
Dalla consapevolezza che serve un programma, un soggetto politico che lo rappresenti e che lo pratichi, ed anche pero' di un modo di essere che aiuti in questo non facile compito.
E poi utilizzare, reinventare un nuovo linguaggio, che oggi la sinistra ha smarrito o peggio stravolto se vogliamo che il compito di rifare la sinistra, una sinistra nuova, non fallisca prima di iniziare.
La necessità di stare dentro il dibattito politico ci obbliga ad intervenire oggi, dunque, su queste ed altre questioni.
Una nota, infine, sulle dimissioni del presidente Napolitano: “al di là di ogni possibile giudizio, diciamo – testuali parole di Revelli- che è stato un presidente che non rimpiangeremo. “
Piu' che rappresentare l' unità della nazione e difendere la Costituzione, ha rappresentato ed applicato il punto di vista della troika e dei falchi di Bruxelles. Non siamo interessati a dare la nostra approvazione a trattative o intese su personalità che ripetano o ripropongano quella esperienza.

Prima di Barbara Spinelli prende la parola il giornalista dell' HUMANITE', il quotidiano del PCF, Gabriel Santis che ricorda la strage di Parigi, della redazione del “Charlie Hebdo” in cui i terroristi “hanno ucciso tre generazioni di vignettisti e disegnatori, ma non la libertà di espressione e di stampa” che dunque la storia di CH continuerà, perchè è la storia di una testata umoristica e satirica, che sempre fatto la caricatura dei poteri forti, religioni comprese, in cui l' anticlericalismo è a 360 gradi, non tocca solo l' islam ma anche il vaticano, le altre religioni, di conseguenza non si vuole né si auspicano soluzioni di polizia, di militarizzazione della società, di provvedimenti autoritari o di limitazione delle libertà personali .
Contro il jihadismo serve la democrazia, ed allargando lo sguardo a quanto succede in medio Oriente l' esempio ci viene dall' eroico esempio di Kobane, dove una città, all' interno di una comunità autogestita, in cui valgono e vigono poche regole di solidarietà e di convivenza civile, questa forza riesce ad opporsi al terrorismo ed agli attacchi dell' Isis .
L' assemblea applaude, sarà il primo di una lunga serie di applausi..

Barbara Spinelli riprende il filo del ragionamento di Marco Revelli: “è vero, siamo in un momento cruciale della vita politica del nostro paese,su cui pesano oltre allo sviluppo della crisi, le vicende della prossima elezione del capo dello Stato, e la crisi del PD, apertasi di fatto con le ultime vicende legate al suo rapporto ( distruttivo) con la Cgil e l' attacco al mondo del lavoro ( Jobact, Scuola, SbloccaItalia). “



Ribadiamo che “noi non ci riconosciamo nel PD e nella sua degenerazione” che accetta il neoliberismo e la sua filosofia.
Noi siamo nati per riconquistare la fiducia di quel vasto elettorato che si astiene, che non ha votato piu' a sinistra o che vota altrove, o vota Grillo, perchè nel PD non si riconosce piu'. Noi siamo partiti da Syriza, e da Tsipras, perchè erano gli unici ad aver compreso, già alcuni anni fa, la natura vera di questa crisi, dove il debito era piu' che un motivo, la giustificazione l' alibi che consentiva alla troika d intervenire pesantemente nella crisi del paese .
Tsipras ha compreso che servono risposte sistemiche: la gestione dei debiti sovrani, la loro rinegoziazione, veri piani europei di investimento, alternativi a quello di Juncker e che sono stati pensati in Grecia, da Varoufakis, qui da noi da Gallino .
L' indicazione che diamo, e che ci conforta, è che non ricominciamo da 0, ma da 3 e dai territori e non dobbiamo aspettare che altri decidano per noi ( il riferimento è all' iniziativa di SEL della prossima settimana, ma non solo).
E perciò dobbiamo essere inclusivi ed unitari, aperti a tutte le adesioni che dovessero pervenire, perchè' vogliamo costruire la casa comune per tutta la sinistra, e per tutti i democratici, che sarà l' esatto opposto di quella Fortress ( meglio Festung) Europa che la UE vorrebbe imporci.
L' AltraEuropa si impegna in questa battaglia di civiltà non solo per impedire la distruzione di vite umane e la morte di politiche di accoglienza e cittadinanza negate, come nella vicenda mediterranea, ma per costruire un' alternativa, per “costituzionalizzare” il Mediterraneo, per mettere regole e sviluppare politiche che respingano non le persone, ma il militarismo, la xenofobia, il razzismo che in questi anni, in conseguenza di politiche miopi ed ottuse si sono diffuse in tanti paesi.

Ma è importante, prioritario fermare il neoliberismo.- cosi' ha esordito Rita Maestra di Podemos – perchè è il neoliberismo che in questi anni ha ridisegnato la società avvalendosi di un compiuto progetto politico, che ha prodotto nuove scale di valori, cui anche le socialdemocrazie si sono piegate, che ha dato nuovi nomi e contenuti a ideali e valori che a sinistra ha trascurato, ha fatto fallire, che certo non è stata capace di aggiornare .
Podemos ! si muove in questa direzione, attraverso azioni, iniziative di massa, una pratica sociale che la gente riconosce e che solo dopo, denonima o rinonima e riconosce come “sinistra” .
Anche noi abbiamo la “casta”, ma prima di tutto ci identifichiamo col “popolo” e riconosciamo la sua voce, ascoltiamo la sua domanda, di piu': riconosciamo, perchè abbiamo risignificato, il valore del termine “patria” quella patria che il neoliberismo non riconosce più,che è anche la cittadinanza che rivendichiamo, una idea universale che si fonda sulla democrazia e sulla pratica sociale, sull' Europa che non puo' diventare una nozione astratta di spazio geopolitico ma un luogo aperto di cittadinanza solidale ( “Prima il popolo, No alle Elites!).

E' poi la volta di Luciana Castellina, prima europarlamentare della nuova sinistra eletta nel 1979 con il PDUP e poi deputata europea per 4 legislature fino al 1999.
Conviene, con Revelli, che non viviamo in un tempo “normale”, che i principi della Rivoluzione Francese sono stati massacrati dall' impietoso incedere della storia, piu' che dai terroristi, che il termine “libertà”- ad esempio- è stato declinato in competitività, esaltazione individualista o manifestazione di individualismo esasperato e come le politiche della troika si fondino anche su questa metamorfosi, sui disvalori che essa di conseguenza ha prodotto, dunque è opportuno ragionare e reagire contro questa deriva.
Noi condividiamo le prospettive di Siryza – dice- e sosteniamo le sue aspettative, ma se vincesse, sappiamo che il suo esperimento non avrà vita facile, si troverà ad affrontare molti ostacoli, dovrà, per forza di cose fare qualche compromesso, se vorrà portare a casa un risultato politico per garantirsi un consenso che è molto largo, ma non ancora consistente e stabilizzato. In un quadro di difficoltà però oggi è importante essere solidali con Tsipras, capire le ragioni del dibattito politico interno, cui convivono piu' formazioni politiche, e che pero' oggi rappresenta la vera novità politica, presente sullo scenario europeo, di alternativa e di sinistra radicale. Oggi, in Grecia, esiste un soggetto unitario di sinistra, da noi questo ancora non c'è. “
Per questo motivo, l' invito di Luciana è quello di misurarsi in questo grande lavoro comune per cui non serve ora alcuna stretta organizzativa ma su cui bisogna far valere alcuni elementi di riflessione:
- la consapevolezza che la crisi della sinistra è ( anche) crisi della democrazia ;
-vincere l' isolamento in cui oggi il cittadino si trova, e non si risolve riproponendo la logica di “orti” da seminare o terreni già praticati in passato, con scarsi risultati o ricostruendo cose vecchie,
-evitare la “sacralizzazione “della società civile, in contrapposizione ai partiti, cui le critiche, del resto non vanno risparmiate;
-percio' nel costruire qualcosa di nuovo va scartato il modello del “partito leggero” e quello fondato sul leaderismo del capo;
-la democrazia è non solo la modalità con cui costruire il soggetto collettivo ma la finalità che la nostra azione politica deve perseguire, una democrazia organizzata e forte, sui territori e sui luoghi di lavoro, come l' esperienza storica del 68 ci ricorda, avendone dimostrato le varie possibilità di realizzazione: dai consigli di fabbrica a i consigli di Zona, da medicina del lavoro a Magistratura Democratica, e tantissimi altri esempi ancora .
E' questa infine l' organizzazione di cui dobbiamo parlare: il protagonismo sociale che è capacità di gestione di pezzi di società, non contropoteri ma poteri “altri “da opporre alla frammentazione sociale che il capitalismo ha prodotto, riprendiamo Gramsci e riconsideriamo quanto scrive nelle note al “Principe” di Machiavelli a proposito dell' intellettuale collettivo, delle sue articolazioni ed espressioni politiche e sociali che si riappropriano di pezzi dello Stato, i luoghi della produzione, ma anche quelli del welfare, dei beni comuni, che il governo oggi privatizza e svende.
E' un' impresa difficile, ma possiamo farcela!.”



La prima parte della mattinata si conclude quindi con gli interventi di:
Moni Ovadia, che esorta a fare in fretta, perchè, - da tempo lo dice -, “non abbiamo piu' tanto tempo e cita la frase del' Ecclesiaste che poi ricompare nel Libro dei proverbi: “Se io non sono per me, chi è per me? E se io sono solo per me stesso, se fossi solo per me stesso, cosa sono? E, se non ora quando? “
Ma il tempo è adesso e spetta a noi presentarci, ed essere, quella forza di trasformazione della società, quindi darci organizzazione, direzione politica, con finalità anche educative, di cultura, promuovendo idee e pratiche di giustizia ed eguaglianza.

Panayotis Lamprou, dirigente di Syriza, il cui intervento viene tradotto da Argiris Panagopoulos
Se fino a ieri i nostri sogni reclamavano vendetta, ma restavano tali, oggi possono diventare realtà.
Sappiamo di aver vissuto e di trovarci dentro una guerra sociale, e che dovremo affrontare una crisi umanitaria che il neoliberismo ha prodotto e percio' come primo passo quando andremo al governo ci impegneremo a restituire salario, diritti e risorse sottratti in questi anni ai lavoratori, terremo fede al nostro programma, il nostro augurio, il mio saluto a questa assemblea è un vostro slogan di molti anni fa, che ho sentito in gioventù: “OGGI IN GRECIA, DOMANI IN ITALIA” .
Eleonora Forenza, europarlamentare, di Rifondazione Comunista, afferma che bisogna essere realisti e dunque consapevoli che ci sono tutte le condizioni – oggi – per cambiare l' Europa, e questo cambiamento che e' iniziato in Grecia e che si consoliderà dopo il voto del 25 gennaio,è possibile anche da noi..
il successo dei compagni in Grecia aiuterà a far cambiare l' Italia di Renzi e di Salvini,personalità politiche di cui vergogniamo e che il paese non merita, ma dobbiamo essere consapevoli, e fare nostre, innanzitutto due priorità: tenere assieme realismo e possibilità; non disperdere quanto sin qui abbiamo costruito” .
Eleonora esorta la platea, ma rivolgendosi spesso, con lo sguardo, al tavolo della Presidenza, ad un lavoro collettivo, a redigere, oltre al nostro manifesto, un “programma di Salonicco” adatto si' alla nostra realtà, alle nostre emergenze, ma sapendo che quel programma, per i contenuti che esprime e per l' alterità che presenta - con cui la troika dovrà fare i conti a breve- puo' essere esportabile e sarebbe valido, utilizzabile, per l' AltraEuropa che vogliamo, per molti altri partiti e movimenti politici che stanno nella GUE, “...ricordiamoci che i 315 mld di euro del piano Juncker NON esistono, che la disoccupazione cresce e la morsa delle politiche di austerità non si allenta. “
Dobbiamo costruire una coalizione sociale, - il riferimento evocato è quello del recente film “Pride” - che parte dalle lotte dei movimenti di questi mesi, che sia motore della ricomposizione sociale e politica della sinistra.
Syriza ha costruito l' unità della sinistra attraverso il conflitto, i compagni e le compagne di Podemos si misurano con il Bloco de Ezquierda per superare la frammentazione della sinistra e da noi i compagni di ACT suggeriscono, nel loro documento la politica del “basso contro l'alto” perchè e' solo attraverso quello “spirito di scissione “di cui parlava Gramsci e che si traduce, oggi, nei nostri comportamenti quotidiani, nella totale estraneità della nostra soggettività politica, che faticosamente stiamo costruendo, alla sfera dei valori e dei ruoli di potere impressi al modello sociale dalle classi dominanti, che possiamo pensarci alterità rispetto al mondo che vogliamo cambiare, dunque essere credibili.

Curzio Maltese sottolinea l' importanza del lavoro collettivo e del buon inserimento nel gruppo della GUE.e la necessità di dimostrare con fatti concreti, come la nostra lista dopo un lungo periodo contrassegnato anche da diversità e differenze al nostro interno, con una dialettica non sempre costruttiva sappia alfine dimostrare di essere matura e preparata ad un cambiamento vero, non di facciata, della propria identità.

Ed ancora Raffaella Bolini presenta il documento “SIAMO AD UN BIVIO” sottoscritto da 1300 firme, un documento unitario che ha ricevuto tantissime altre proposte di integrazione e correzione e che comprende i contenuti della piattaforma politica che vogliamo utilizzare per costruire le fondamenta della futura casa comune della sinistra e dei democratici.
Viceversa Domenico Gattuso prende la parola per dire che alcune integrazioni nel documento cosiddetto “di maggioranza” non ci sono e su questo aspetto non pochi compagni avevano insistito. Premeva evidenziare infatti quantomeno due necessità:
Crescere con forme di democrazia interna riconoscibili ed in un percorso organizzativo ben definito, è necessario ed è stupefacente il fatto che l' assemblea non possa votare. Cio' comporta delusione ed incomprensione tra le nostre fila, serve l' Associazione, come anche Revelli aveva scritto nel suo documento se vogliamo costruire l' Altra Europa come soggetto politico e non limitarci a riproporre, magari aspettando il tempo degli altri, una ennesima lista elettorale, per le politiche, mentre per le passate elezioni regionali, in assenza di una linea politica chiara,e di una scelta netta in questo senso, di evidenziazione della nostra alterità rispetto al PD, ci siano state divisioni e forzature “.

Riconquistare democrazia, cambiare le nostre vite!” esordisce cosi' il giovane Paolo Riccio di ACT( “AGIRE, COSTRUIRE; TRASFORMARE”) la cui organizzazione ha portato il documento “10 appunti per l' alternativa. In basso è il luogo. Gli oppressi la parte. A sinistra la direzione” Perchè c'è una larga parte di società da organizzare, essendo il quadro del conflitto ancora arretrato, se non contraddittorio e confuso per la presenza di elementi inquinanti e divisivi, il razzismo, il poulismo, etc eppure possiamo ripartire non dai tre europarlamentari, né dal 4% dei voi raccolti, ma da quel milione e 100mila cittadini in carne ed ossa che ci hanno dato fiducia, ma dobbiamo muoverci in frettoa, non indugiare, rifiutiamo le dinamiche pattizie tra ceti politici: per costruire il soggetto politico nuovo ci vuole ben altro, e mentre cita il documento di ACT si sofferma al punto 9, la proposta della CAROVANA PER L' ALTERNATIVA: “serve avviare da subito una vera e propria Carovana dell' Alternativa, che mettendo in rete competenze individuali e collettive attraversi l' Italia facendo tappa nei luoghi simbolici e reali della crisi e delle vertenze in campo, parlando e raccogliendo contributi tanto dai ricercatori universitari quanto dai passanti in una piazza dialogando con le forze attive presenti sui territori e mettendole in connessione con chi si impegna sugli stessi temi e direzioni, tanto nelle piazze, quanto nelle istituzioni... “


Al tavolo della presidenza Rosa Rinaldi, nel concludere gli interventi introduttivi al dibattito, informa che i partecipanti, la cui iscrizione è stata certificata, sono 703. E 151 hanno richiesto di intervenire.
Alla fine si conteranno le 703 presenze di sabato piu' le 410 di domenica, e 69 interventi, di cui 32 solamente dai Comitati territoriali e dai Coordinamenti regionali. E 2300 contatti in streaming



Per il Friuli Venezia Giulia ha parlato Michele Negro - che ha riportato il punto di vista espresso all' ultima riunione regionale di Udine dei quattro comitati provinciali, - sottolineando l' importanza del ruolo dei Comitati Territoriali, che anche all' interno del Comitato di transizione, proposto per gestire questa breve fase fino alla prossima assemblea nazionale di fine marzo,devono avere un peso politico rilevante con facoltà di discutere e pronunciarsi, ad esempio anche su temi specifici ma politicamente sentiti, come la nostra presenza alle elezioni amministrative, al fine di evitare le lacerazioni prodottesi, come abbiamo dovuto registrare, nel caso delle regionali in Calabria ed E/R, dunque un invito ad assumersi la responsabilità di decisioni anche politiche, non solo burocratiche,od organizzative.

Mentre quindi si concludevano gli interventi della tarda mattinata, nel foyer venivano raccolti 1200 euro per Syriza – anche la nostra Associazione ha contribuito con un piccolo versamento-e parte dell' assemblea si concedeva qualche momento di pausa .

I lavori sono stati ripresi con puntualità alle 14,40, e si sarebbero conclusi nella tarda serata .,


Citiamo gli interventi di Sergio Caserta ( Circolo del manifesto di Bologna ), di un compagno del Centro Sociale TPO che invita a mobilitarsi contro la BCE partecipando alle iniziative che culminerannio a Francoforte coi vari movimenti di Bloccupy, di Chiara Prascina della Basilicata, di Giorgio Barberis di Alessandria di Anna Camposanpiero di Milano, di Angelo Di Natale di Ragusa, di Antonia Romano (SEL) di Trento, di Domenico Megu Chionnetti ( comunità di San Benedetto al Porto), di Paolo Cento ( SEL) di Emanuele Rossi delle Marche che annuncia l' intesa politica che ha portato Sel, PRC, PCdI e Verdi alla costituzione del “Cantiere Marche/ Sinistra Unita”, di Antonio Canalia di Torino, di Danilo Zannoni da Genova, dove si è costituita l' Associazione l' Altra Liguria, di AnnaMaria Rivera, di Luigi De Santis del Comitato Sud Etruria, di Filippo Sestito da Crotone, di Francesco Campanella ex deputato del M5S; molto applaudito l' intervento di Paolo Ferrero, segretario nazionale del PRC, e di Cristina Quintavalla già capolista alle recenti elezioni regionali in E/R dove abbiamo conquistato un consigliere; quindi Assunta Signorelli di Trieste, Ugo Sturlese da Como, Antonella Leto da Palermo, Franco Turigliatto di Sinistra Anticapitalista, Antonino Ingroia di Azione civile, Diana Pavlovic della comunità serba di Milano, che ha ricordato la campagna a sostegno del progetto di legge per il riconoscimento giuridico della tutela delle comunità Rom e Sinti; poi ancora Claudio Ardizio, del comitato esodati e esodandi di Novara, Sauro Di Gianbattista del comitato bresciano, Danilo Borrelli di uno dei sette comitati cittadini operanti a Roma, ed altri ancora.

La Proposta del Comitato di Transizione, illustrata da Lorenzo Zampini, a conclusione dei lavori della giornata, non ha trovato, nella sua stessa proposizione, il consenso totale di quanti intorno ad essa vi avevano lavorato, ciononostante dopo un lungo dibattito, si è deciso di procedere comunque, per il periodo che ci separa dalla prossima assemblea nazionale, con la ratifica di un organismo che contempli comunque la presenza di esponenti nazionali (20 piu i tre europarlamentari), affiancata da 33 esponenti dei territori .
Ricordiamo che nell' Assemblea non era previsto il voto, e che dunque in assenza di questo strumento di verifica, il prosieguo del confronto non poteva trovare sbocchi unanimi o soddisfacenti per le diverse posizioni che in esso si misuravano.
Oltretutto non essendo stata completata, anche perche' avviata con molto ritardo dal C221 la mappatura della nostra composita realtà sociale sui territori, la richiesta di indicare le presenze di persone “espressione dei livelli territoriali”, tanto ecumenica quanto generica, ha sollevato altre discussioni per cui si è intanto stabilito che l' operatività dell' organismo si limiterà a garantire una serie di funzioni ( campagna di adesioni al progetto, modalità di svolgimento della prossima assemblea, definizione di prossime iniziative politiche ) e che il Coordinamento dei 221, autonominati, che s' era insediato dopo la prima Assemblea Nazionale di luglio, è considerato sciolto avendo esaurito il suo compito.



Domenica 18 gennnaio

Nella seconda giornata il dibattito politico si è concentrato sui temi del debito, per cui hanno presentato due relazioni gli economisti Felice Roberto Pizzuti e Luigi Pandolfi, e una Cristina Quintavalla, in qualità di responsabile del “Comitato territoriale contro il debito degli EELL “, mentre PierGiovanni Alleva è intervenuto sul JobAct ( “che soddisfa la Confindustria”), il dibattito è poi proseguito con l' intervento di saluto di Yilmaz Orcan, rappresentante del Congresso Nazionale del Kurdistan, che nella Roijava combatte contro le bande terroriste e fasciste dell' Isis, ed in Turchia si oppone alla politica autoritaria e fondamentalista di Erdogan che opprime le minoranze.

Cosa si è detto?
Mettendo assieme le quattro relazioni sul quadro macroeconomico i relatori hanno evidenziato alcune caratteristiche che interagiscono ad alimentare le politiche recessive, di austerità e di rigore che noi vogliamo combattere.
1. La eccessiva enfatizzazione del debito pubblico viene declinata dalla Germania nel modo piu' brutale ( Schuld in lingua tedesca è ugualmente debito e colpa) condizionando le politiche economiche dei paese aderenti alla UE e facendo valere il proprio peso politico nella dialettica dell' europarlamento, c'è poi da considerare che il ricatto del debito è uno strumento efficace per sottomettere i popoli, condizionale le loro libertà, indirizzare le loro economie, e questa è una storia antica.
Ma che oggi può avere esiti diversi, e dunque ribaltare le aspettative di quanti si servono di questa politica per esercitare il controllo ed avere dominio sulle scelte di sovranità degli altri paesi. Oltretutto anche nel Medioevo, i sovrani che si indebitavano con le banche, non sempre erano in grado di restituire quanto ottenuto ai creditori, banchieri, usurai o speculatori che fossero, e finivano per non pagare alcunchè ( da cui il termine tuttora in vigore “debito sovrano”) .
Anche oggi esiste un limite oltre il quale, dopo un certo livello, il debito diventa irredimibile cio' impagabile.
Nel caso italiano il nostro debito non nasce dallo stato, ma dai debiti contratti con altri stati, quindi è compito della politica fare chiarezza sul contesto in cui ci troviamo a misurare le nostre proposte.
Noi rifiutiamo questa impostazione che ad esempio, tralaltro, ascrive all' eccesso di spesa pubblica, a presunti sprechi per il welfare, l' aumento del debito pubblico, come causa prima della crisi,non è cosi' e va fatta verità.
2.Le alternative al debito: default o rientro. Nel primo caso, deve essere messo al primo posto il primato delle istituzioni, non quello dei mercati, la crisi economica che poi si riversa nei PIL, nei bilanci degli stati nazionali, avviene perchè le istituzioni sono state messe sotto ricatto dai poteri finanziari e dalla pressione delle lobbyes.
In Italia solo 1/3 del debito è posseduto da cittadini italiani ( risparmiatori, banche, investitori istituzionali, fonfi pensione, etc), il resto è altrove,certamente il default azzererebbe cio' ma metterebbe in difficoltà il sistema bancario, di conseguenza ne risentirebbe il sistema produttivo con un effetto a catena di prevedibili, pesanti ricadute sul contesto sociale.
Le politiche di rientro richiedono oneri minori, più sostenibili ed è a questa prospettiva che noi guardiamo, ma questa possibilità non puo' essere quella che oggi ci impone la UE a guida merkeliana, cioè il fiscal compact e manovre finanziarie, a partire dal 2016. di 90 mld di euro !
3.Proposta di un New Deal europeo. Le cifre della crisi sono impietose, i rischi di una involuzione sociale ed economica ci sono tutti. Il semestre renziano non ha cambiato alcunchè, anzi il surplus commerciale della Germania ha negli ultimi anni alimentato il debito pubblico degli stati mediterranei, segnatamente Italia, Grecia e Spagna, divenuti mercati di sbocco secondario della sovrapproduzione tedesca.
I dati Istat sono impietosi, ma disegnano una crescita negativa cui andrebbe opposta una politica di lavoro, di occupazione, di produzione socialmente utile e moderata inflazione: la riforma dell' Europa che vogliamo deve fondarsi su politiche di equilibrio e non limitarsi a pagare il debito con vecchie politiche di crescita quantitativa.
4.Il quadro italiano . Il debito è diventato una trappola ed i vincoli delle leggi europee si riflettono, da noi, anche sul bilancio che sostiene la struttura del' intero sistema delle autonomie locali ( Legge 448/98).
Il pareggio di bilancio ha comportato quattro pesanti ricadute: il taglio dei trasferimenti dello stato, il patto si stabilità interno,-per cui le risorse, anche se ci sono non possono venir spese ( 5 mld di euro bloccati) – la spending rewiew, che massacra il welfare, le nuove tasse ( TARI, TASI, IMU per le seconde case ) che andrebbero rimodulate in senso progressivo, cioè in base al reddito individuale.
Qui si apre il ragionamento sulla patrimoniale, la lotta all' evasione fiscale,la piena attuazione dell' art.53 della C.I.
Ma su questa strada, per “un'ALTRA ITALIA” vi sono due ostacoli pesanti:
  • il decreto “SBLOCCAITALIA; e
  • il JobACT.
Il primo è l' assalto al patrimonio pubblico ed alle città, e che, nello stravolgimento del rapporto tra pubblico e privato, produce e produrrà ancor piu' deregolamentazione che distruggerà il paese, la democrazia di prossimità, che accelererà fenomeni di privatizzazione del welfare e delle sue strutture sul territorio, dai centri comunali ai piccoli ospedali nell' allargamento di un processo di privatizzazioni ed esternalizzazioni, ove saranno fatti sparire l' interesse pubblico e i diritti sociali e civili ad esso riferibili; ci sono già oggi disseminati e/o dissimulati nel nostro paese piani di alienazione patrimoniale che rientrano in questo disegno (per il caso di Trieste vedi la sdemanializzazione del Porto Vecchio, Ndr) e l' esito di queste operazioni verranno scaricate sulle spalle della collettività.
Il secondo, il Jobact, si pone l' obiettivo- soddisfacendo le aspettative i Confindustria per cui l' art.18 della legge 300 aveva rappresentato per tutti questi anni un vero e proprio osso in gola, un ostacolo cioè che non consentiva alla loro fame di potersi saziare con la piena disponibilità della forza lavoro da essi amministrata, -di annullare il lavoratore in quanto tale ed in quanto cittadino. Il pieno controllo della forza lavoro si traduce nella sottomissione e ricattabilità del lavoratore stesso, il NASPI presuppone un suo impoverimento non solo economico ma di impossibilità di fruizione del suo ruolo sociale, un ruolo che inoltre ha rilievo costituzionale, e percio' contro il jobact e le leggi collegate, laddove passassero i decreti attuativi, - è opinione di Piergiovanni Alleva- andrà promosso un referendum abrogativo, di cui l' ALTRAEUROPA dovrebbe farsi carico.
Il testo presentato inoltre da Renzi non è solo politicamente riprovevole, ma essendo stato preceduto dal decreto Poletti ( rapporti precari a termine senza indicazione di alcuna causale ) si mantiene su una falsariga di posizioni di inciviltà giuridica assoluta, per questo va respinto.


Hanno poi parlato Elena Mazzoni del Comitato STOPTTIP, che ha invitato la platea a darsi da fare per costruire ovunque Comitati che sviluppino informazione, assemblee, iniziative a sostegno della Campagna nazionale che continua ( tra il 2 e il 3 febbraio ci sarà l' ottava fase negoziale di un confronto che sinora s'è svolto nel massimo segreto, tra UE e lobbisti, perlopiu' USA ), idem Bruno Moretto per la LIP ( legge di Iniziativa Popolare a sostegno della scuola pubblica) i cui Comitati si stanno costituendo un po' dappertutto, Gianluigi Trianni, contro il “definanzianamento della salute”, Papignani, segretario regionale della FIOM, e Corrado Oddi della FP CGIL hanno illustrato le novità 'dell'attacco brutale che il sindacato subisce e la necessità di ricostruire un articolato fronte di lotta ed uno schieramento politico che lo contrasti
Per Ugo Boghetta, la radice del male è Maastricht, quindi si dovrebbe uscire dall' Europa e dall' euro, Piergiorgio Pavarino illustra una proposta per combattere l' evasione fiscale, Raffaela Bolini, in questo suo secondo intervento, critica il piano Juncker e, le politiche recessive della UE, il permanere di posizioni militariste ed interventiste che hanno fatto collassare le primavere arabe, e come di fatto la speranza di una rivoluzione democratica nei paesi arabi ed africani che si affacciano sul Mediterraneo sia stata spenta o indebolita dalle spietate ingerenze degli interessi lobbistici dell' imperialismo.
Contro questa aggressione bisogna opporre un progetto di civiltà, di opposizione alle politiche guerrafondaie che poi fomentano il terrorismo, ed imperialiste, che poi giustificano il fondamentalismo e l' idea dello scontro di civiltà, quindi agire in solidarietà a Kobane e a quanti contrastano la barbarie, e poi con il lavoro, e la solidarietà, costruendo un “new deal mediterraneo”, dove le politiche umanitarie di accoglienza ai profughi, le condizioni per una politica di sviluppo sostenibile senza ingerenze strumentali da parte della UE siano solo il corollario ad una strategia principale, fondata su parametri e politiche radicalmente diverse da quelle sin qui seguite.
Con questo spirito ci impegniamo a partecipare al Forum Sociale Mondiale di Tunisi dal 24 al 28 marzo. “

Intervengono a conclusione della seconda giornata dei lavori, infine Paolo Ferrero per una breve replica all' amico e compagno Boghetta ( “l' origine del debito non è in Maastricht, ma altrove e data almeno dal 1981, cioè dalla separazione tra Banca d' Italia e Ministero del tesoro, oggi dobbiamo semmai riacquistare sovranità sulla moneta e la BCE deve finanziare la spesa pubblica, non alimentare la speculazione privata, il debito pubblico va rinegoziato e infine socializzato, per questo sosteniamo il programma di Syriza, “etc), Maurizio Catroppa lavoratore del P.I., a Roma, mette in guardia sul prossimo attacco contro il lavoro pubblico, la licenziabilità dei pubblici dipendenti, ma invita a guardare avanti, egli è impegnato nel Comitato “DELIBERIAMO ROMA” che cerca di fare argine alle privatizzazioni ed alle partecipate che indeboliscono la rete dei servizi e del welfare della capitale, invita i presenti ad agire sui temi della finanza locale e per difendere il ruolo pubblico della CDP.
I lavori si concludono intorno alle ore 14.



Concludo qui queste brevi note sull' Assemblea nazionale di Bologna, che aldilà di ogni giudizio individuale ha reso evidente la volontà di dare seguito ad un percorso politico comune, alla costrizione di un programma, alla necessità di una organizzazione.
Le realtà territoriali si rapporteranno con queste necessità e ove possibile, sapranno tradurre le proposte e le indicazioni di lavoro emerse dal dibattito assembleare in altrettanti spunti per caratterizzare la loro iniziativa politica sui territori.
Qui a Trieste, come sapete, ci stiamo provando.

Altri materiali raccolti nel corso dei lavori dell' Assemblea Nazionale, che qui non si riportano saranno comunque resi noti- la mole di appunti è tantissima- ed impiegati nel lavoro politico che ci attende da qui a marzo .

Marino Calcinari.
Associazione Politica per la Costituente della Sinistra
“TSxTsipras”

20 gennaio 2015