martedì 31 marzo 2015

Il Punto sulla Ferriera. Sintesi dell'incontro del 27 marzo 2015



Durante l’incontro pubblico del 27/03/2015, organizzato dal Circolo Veredeazzurro Legambiente di Trieste presso l’aula magna Baciocchi dell’Università di Trieste, nelle relazioni e nel corso del dibattito sono emersi i principali nodi della recente evoluzione nella vicenda Ferriera. 

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Se da una parte è comparso sulla scena un imprenditore solido dall’altra l’obiettiva situazione ambientale e sanitaria non presenta ancora delle novità rispetto al quadro della gestione commissariale. Gli sforamenti del benzo[a]pirene conservano il ritmo precedente. Considerazioni che riguardano il PM10 come l’affermazione da parte del Gruppo Arvedi, che i dati delle centraline in centro città non differiscono di molto da quelli delle centraline dell’area ferriera sono fuorvianti. Il PM10 è un indicatore poco significativo perché la composizione del particolato può essere estremamente diversa, ricca di componenti pericolose come IPA e metalli pesanti (Ferriera) oppure contenere un’elevata percentuale di sostanze inerti e quindi risultare meno dannosa per inalazione. Raffronti basati sulla misura del PM2,5 e ancora meglio del PM1 sarebbero eventualmente significativi.

La vicenda Ferriera è come un dramma teatrale. Si sono susseguite rappresentazioni con scenari diversi. Il 14/03/2012 era stato stipulato un protocollo d’intesa (dopo gli altri due del 2003 e del 2009) che contemplava la riconversione dell’area industriale della Ferriera secondo un percorso di nuovi insediamenti produttivi ad alta concentrazione di manodopera e ad alto valore aggiunto che utilizzassero tecnologie innovative di processo e di prodotto secondo criteri di sostenibilità ambientale e di green economy. Del resto nella fase della campagna elettorale -che si è conclusa con l’elezione di Cosolini a sindaco- il 24 maggio 2011 era stato presentato il Patto per Servola e Valmaura al fine di recuperare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e per un’opportunità di promozione di nuove attività per la tutela dei posti di lavoro con l’intento di lavorare con la massima urgenza per identificare la strada di conversione delle attività dell’area per definire una strategia di riqualificazione industriale del territorio. Quindi decisamente qualcosa di alternativo all’attuale siderurgia.
Con l’arrivo di Arvedi il quadro è mutato: l’ Accordo di programma del 21 novembre 2014 determina i criteri per l’attuazione del progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo nell’area della ferriera di Servola. 

L’Accordo di programma,  all’art.7, elenca gli interventi necessari per il rinnovo dell’AIA e predetermina la possibilità di temporanee limitazioni dell’attività produttiva. Il sostegno alle aree di crisi industriale complessa prevede la continuazione dell’attività siderurgica, con gli impianti attuali, per almeno due anni al fine di accedere ai finanziamenti dei fondi europei che transitano attraverso la Regione e il Mise, e ai soldi della soluzione anticipata del CIP6.

Gli attori di questa lunga e contraddittoria rappresentazione sono stati nel tempo gli imprenditori Lucchini nella fase della crisi più acuta, gestita poi dal commissario Nardi e adesso Arvedi. Chi fa impresa non è normalmente un benefattore, cura i propri interessi e mira al profitto, è il secondo attore, la Pubblica amministrazione a tutti i livelli (i più alti non hanno dato un gran prova di curare gli interessi pubblici tutt’altro), che avrebbe dovuto imporre all’impresa il rispetto delle leggi, concedere l’Autorizzazione integrata ambientale solo a precise condizioni, fissare prescrizioni precise e intervenire immediatamente quando queste non venivano rispettate. Il terzo attore, l’Azienda sanitaria, ha svolto un ruolo positivo in una prima fase, poi la richiesta di svolgere un’indagine epidemiologica significativa sia sugli abitanti che sui lavoratori non ha avuto una risposta utile a disegnare il quadro della situazione. Il quarto attore, il sindacato, ha dimenticato che le battaglie sindacali pregnanti hanno come obiettivo non solo la difesa del posto di lavoro, ma soprattutto i ritmi di lavoro, la dignità e la salute. Il quinto attore, i lavoratori, sono stati usati: meglio inquinati che disoccupati. Il timore di esprimere il proprio disagio, la loro strumentalizzazione, i tornaconti individuali, l’incapacità o la cattiva volontà del sindacato nel saper interpretare queste contraddizioni ha ridotto questi attori a soggetti poco capaci di consapevole autonomia. Il sesto attore, i comitati dei cittadini, e le associazioni ambientaliste hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo antagonista non tanto nei confronti dell’impresa, quanto nei confronti della pubblica amministrazione che non ha tutelato in questi anni e non dimostra ancora di saper svolgere il proprio ruolo di tutela della salute di chi vive direttamente un dramma sanitario stando a stretto contatto con la Ferriera, e si barcamena nell’ambiguità come il recente incontro con le donne della Ferriera e la votazione in Consiglio comunale sulla petizione popolare che chiedeva l’eventuale chiusura dell’area a caldo nel caso in cui non fosse risolto il rischio per la salute anche con gli interventi di ambientalizzazione degli impianti, come l’impianto di aspirazione da 4 milioni che dovrebbe risolvere l’inquinamento diffuso dalla cokeria. Prima voto negativo, poi improvviso cambio di rotta: si vota sì.
Il settimo attore è la magistratura che ha svolto un ruolo di supplenza affidando ai consulenti Barbieri (inquinamento chimico) e Boscolo (analisi e quantificazione degli interventi da attuare per la bonifica ambientale degli impianti a caldo) di valutare il da farsi e che ha criticato le generiche prescrizioni contenute nell’AIA.



Lo scenario è cambiato, dicono Comune e Regione. Il nuovo imprenditore manifesta la volontà di cambiare registro: tutto d’ora in poi sarà diverso, vero è che alla stesura dell’ AdP, è stato detto nel corso delle relazioni, non ha partecipato una parte dei portatori d’interesse: i comitati e le associazioni ambientaliste, e che l’intervento previsto da Invitalia per la bonifica delle falde, per una spesa pubblica di 41,5 milioni non tiene conto dell’ipotesi di una tecnologia alternativa: le Barriere reattive permeabili, il cui costo scenderebbe a circa un terzo rispetto a quello previsto. In tempi in cui sprechi di soldi pubblici sono all’ordine del giorno un’analisi costi-benefici sarebbe stata indispensabile.

Trieste come Taranto? Non nelle dimensioni ma la rappresentazione è analoga: assenza, per esser buoni, della PA e supplenza della magistratura. Di diverso è il ruolo forte dei lavoratori almeno di quella parte che si riconosce nei Cittadini e lavoratori liberi e consapevoli.

Gallina vecchia farà buon brodo a Servola? E’ quello che si aspettano tutti. E il riesame dell’AIA sarà il banco di prova della PA in questa vicenda.






martedì 24 marzo 2015

Diventa elettrice/elettore dei delegati/e all'assemblea "costituente" de L'Altra Europa con Tsipras



Ci avviamo verso l'Assemblea nazionale de L'Altra Europa con Tsipras, che si terrà a Roma il 18 e 19 aprile 2015 (http://listatsipras.eu/l-assemblea.html) seguendo il regolamento pubblicato QUI.




Sarà il luogo in cui L'Altra Europa assumerà una forma democraticamente legittimata, completando così il percorso avviato a Bologna in gennaio.

L'assemblea nazionale sarà composta da delegati/e elette/i nelle assemblee provinciali che si terranno fra il 2 ed il 15 aprile

Il numero di delegati/e della nostra provincia sarà proporzionale a quanti/e risulteranno aver aderito al percorso costituente con riferimento al Comitato di Trieste.

Per risultare elettori/trici aderendo al percorso costituente è necessario compilare la scheda di adesione, o direttamente in rete:
O stampando e compilando il modulo Scheda di adesione.

Chi lo desidera può anche  sottoscrivere il manifesto "Siamo ad un Bivio": 

I moduli cartacei saranno raccolti su base provinciale. Per quanto riguarda la provincia di Trieste il modulo Scheda di adesione, stampato e compilato, si può scannerizzare ed inviare a triestepertrsipras@gmail.com; in alternativa si può scrivere a Luisa Barba, chiedendo di concordare una consegna diretta del modulo da compilare ed indicando il nome ed un numero di telefono.

Il nome del Comitato provinciale di riferimento da indicare nei moduli, elettronico o cartaceo, è semplicemente: TRIESTE. 



L'assemblea provinciale si terrà venerdì 10 aprile alle 18 alla Casa del popolo di Ponziana.

Arrivederci all'assemblea provinciale 


Trieste per Tsipras

lunedì 23 marzo 2015

27 marzo 17:30 - il punto sulla Ferriera


INVITO

IL PUNTO SULLA FERRIERA

   Venerdi’ 27 marzo 2015, alle 17.30
Aula Magna di Androna Baciocchi, 4

presenta: Andrea Wehrenfennig
modera: Pierluigi Sabatti
saluti: Alessandro Giadrossi

Interventi di:
Lino Santoro (Legambiente)
Giuliano Pavone (giornalista free-lance, autore del libro “Venditori di fumo”)
Alda Sancin (Associazione NoSmog di Trieste)


SEGUIRA’ DIBATTITO CON IL PUBBLICO PRESENTE

La Ferriera di Arvedi sarà un impianto siderurgico 2.0? Oltre alla nuova lavorazione a freddo degli acciai speciali, a un incremento della logistica, i parchi minerale e carbone saranno coperti? La cokeria con il nuovo impianto di aspirazione sarà gallina vecchia fa buon brodo? Non si aspetteranno mica due anni per rendere compatibile con il contesto urbano che lo circonda il complesso industriale siderurgico? Che succederà dell’area a caldo se gli interventi di ambientalizzazione non risolveranno l’inquinamento? L’accordo di programma definitivo entrerà nel merito di quegli aspetti che hanno bisogno di maggiore chiarezza? L’Autorizzazione Integrata Ambientale sarà meno generica della precedente nella definizione delle prescrizioni?
Alcune domande cruciali su cui discuteremo con l’auspicabile presenza degli interlocutori istituzionali.


Circolo Verdeazzurro LEGAMBIENTE di Trieste
Via Donizetti, 5/a - 34133 Trieste
tel. 366-3430369 - fax 040-9890553

email: info@legambientetrieste.it

www.legambientetrieste.it




domenica 22 marzo 2015

Lunedì 30 marzo ore 18 - per la scuola che vogliamo


Chi vuole approfondire trova tutti i materiali qui:




Vogliamo una scuola
laica – democratica - pluralista
gratuita - collegiale - inclusiva

La "Buona Scuola" di Renzi riesce a portare a compimento ciò che non riuscì né a Moratti né a Gelmini, la proposta di legge Aprea (deputata PDL) fu bloccata grazie alla mobilitazione di studenti, genitori e lavoratori della scuola.

"La Buona Scuola" di Renzi è quasi la fotocopia della proposta Aprea:

  • I privati entrano nelle scuole
  • La scuola diventa CLASSISTA grazie al meccanismo di elargizione e rimborsi fiscali (avremo scuole di serie a e di serie c)
  • Le paritarie private vengono finanziate con lo stesso meccanismo oltre che con le detrazioni per le famiglie
  • Il Preside diventa un Amministratore Delegato che assume, coordina e, se dopo tre anni non è soddisfatto, rigetta: una specie di JobsAct per la scuola
  • I supplenti scompaiono non perché stabilizzati ma perché dopo tre anni di contratto a termine non potranno più essere assunti
  • I precari storici vengono assorbiti in tranche sempre più diluite
  • Gli Organi Collegiali perdono ogni potere e diventano solo consultivi

Non è questa la scuola che vogliamo, la legge di iniziativa popolare LIP definisce una VERA BUONA SCUOLA PER LA REPUBBLICA ma, sebbene presentata in parlamento nel 2006 con 100.000 firme, non è stata mai discussa.

Parliamone insieme, non lasciamo che i ricatti di Renzi contrappongano l'immissione in ruolo dei precari con la trasformazione in legge della SUA "Buona Scuola".

Troviamoci tutti: docenti, genitori, studenti, personale Ata
LUNEDI' 30 marzo
alle ore 18
sala del Cinema Teatro dei Fabbri
via dei Fabbri 2/a -TRIESTE
(angolo piazza Cornelia Romana)

Comitato LIP Trieste

(Click sul volantino per ingrandire)


giovedì 19 marzo 2015

Il Forum Sociale Mondiale si terrà comunque a Tunisi, 24-28 marzo 2015




Al seguito del vile attacco terroristico perpetrato oggi a mezzogiorno (mercoledì 18 marzo 2015) al museo del Bardo, coinvolgendo la sede dell'Assemblea dei rappresentanti del popolo, il comitato organizzatore del Forum Sociale Mondiale di Tunisi 2015 dichiara che il Forum e l'insieme delle sue attività sono confermate.

Con questo attacco i gruppi terroristici estremisti mirano sia a mettere a repentaglio l'esperienza della transizione democratica in Tunisia e nella regione, sia a infondere un clima di paura tra i cittadini che aspirano alla libertà, alla democrazia e alla partecipazione pacifica alla costruzione democratica.

La rapida risposta del movimento sociale, civile e degli attori politici tunisini contrari al terrorismo e il loro appello all'unità per combatterlo prova, se ce ne fosse bisogno, l'attaccamento dei tunisini alla loro nuova esperienza democratica. Il movimento sociale e civile in Tunisia e nella regione conta ora più che mai sul sostegno delle forze democratiche di tutto il mondo per contrastare la violenza e il terrorismo.

Più che mai, l'ampia partecipazione al FSM 2015 (Tunisi, 24-28 marzo 2015) sarà la risposta 
appropriata di tutte le forze di pace e di democrazia che militano in seno al movimento altermondialista per un mondo migliore, di giustizia, di libertà e di coesistenza pacifica.

Il comitato organizzazione del FSM chiama tutte le componenti del Forum Sociale Mondiale a intensificare i loro sforzi in vista della mobilitazione per il successo della prossima sessione del FSM al fine di assicurare la vittoria della battaglia civile e pacifica contro il terrorismo e il fanatismo religioso che minacciano la democrazia, la libertà, la tolleranza e la convivenza civile.


Per il Comitato organizzatore del FSM Tunisi 2015
Il coordinatore
Abderrahmane Hedhili
 

21 marzo ore 16 contro mafie & razzismo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:



Trieste, 18 marzo 2015


il 21 marzo 1960, in Sudafrica, 69 manifestanti neri muoiono sotto i colpi di fucile di 300 poliziotti bianchi. È la giornata più sanguinosa dell'apartheid sudafricano. Quella giornata, simbolo della lotta alla discriminazione razziale, nel 1966 venne dichiarata dall’Onu “Giornata mondiale contro il razzismo”.

Non vogliamo dimenticare che nel 2015 ricorrono anche il 100° anniversario dall’inizio della Grande Guerra, “l’inutile strage” come la definì papa Benedetto XV e il 70° anniversario dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

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Il Comitato Pace Convivenza Solidarietà Danilo Dolci, assieme alla Consulta degli Immigrati del Comune di Trieste, aderisce alla Giornata mondiale contro il razzismo” e si unisce all'associazione Libera nella XX Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti di tutte le mafie, promuovendo il percorso TRIESTE MULTIETNICA-laboratorio di pace.

La invitiamo a partecipare al percorso formulando in 20 parole un Suo pensiero, che avrà l'opportunità di leggere nel corso dell'incontro pubblico di testimonianza contro MAFIE&RAZZISMO che si svolgerà a Trieste il 21 marzo 2015 in Piazza Unità, appuntamento alle ore 16.00 intorno alla targa che ricorda l'annuncio delle Leggi Razziali.

Potrà venire a leggere il Suo testo durante l'evento in piazza, o lo potrà affidare a un Suo portavoce. Le chiediamo anche gentilmente di inviarlo al nostro indirizzo comitatodanilodolci@libero.it per permetterci di inserirlo nella raccolta dei testi che faranno parte di un'esposizione di testimonianze.

In caso di maltempo la manifestazione si terrà ugualmente.


Ci auguriamo di averLa con noi e La ringraziamo per la Sua disponibilità.

Luciano Ferluga
Presidente del Comitato Pace Convivenza Solidarietà Danilo Dolci

mercoledì 18 marzo 2015

21 Marzo ore 21: GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA - RICTUS DELLE VERITA' SOCIALI

Associazione culturale Tina Modotti

GIORNATA   MONDIALE   DELLA    POESIA
RICTUS DELLE VERITA' SOCIALI

Presentazione del nuovo libro di GIANLUCA PACIUCCI
Letture ad alta voce e canti sociali a cura di Adriana Giacchetti e Gianluca Paciucci
Proiezione fotografie di Guido Penne

SABATO  21  MARZO  2015 ORE  21.00

Casa del Popolo "Antonio Gramsci"
Via Ponziana 14 – 1° piano - Trieste
Ingresso libero



Il rictus è una contrazione spasmodica dei muscoli del volto che provoca un’atroce fissità del viso e, per estensione, del corpo, incluso quello della società umana. Mai titolo più giusto per un libro che è una dichiarazione d’impotenza di fronte alle forze del degrado e della violenza sociale e culturale ma, al contempo, una dichiarazione di fede indomita in attesa che l’avvento di una nuova fase storica – potremmo dire di un/una messia – ridisegni il mondo in cui viviamo e restituisca ai vinti ciò che è stato loro sottratto dalla cruda disumanità del capitalismo e dei suoi falsi nemici. Questo libro è un grido politico contro l’orrore di ogni presente, e al contempo un’apertura verso il futuro. Una cavalcata fatta di versi e immagini che può lasciare sbigottiti ma anche più forti e pronti. Perché la poesia è uno degli anticorpi più vigorosi contro l’onda lunga dei disastri del Novecento, che si sono riversati in massa nel
terso millennio.

“Come quella di Franco Fortini, anche la poesia di Gianluca Paciucci è poesia civile, permeata da una passione profonda e da una straordinaria lucidità, in cui si ritrovano istanze contrappo­ste: Etica ed Estetica; Marxismo e Cristianesimo; Onirismo e Pragmatismo, un fiume magma­tico che scorre e ribolle in queste pagine”. (Francesco Improta)


L’AUTOREGianluca Paciucci (Rieti, 1960) è insegnante di Lettere nelle Scuole pubbliche italiane. Ha svolto la funzione di Lettore con incarichi extra-ac­cademici presso la Facoltà di Lettere di Sarajevo e l’Ambasciata italiana in Bosnia Erzegovina. È presidente dell’Associazione culturale “Tina Modotti” (Trieste). Per Infinito edizioni ha tradotto Sarajevo, mon amour (2007) di Jovan Divjak e curato La polvere sui guanti del chirurgo (2007), versi di Senadin Musabegović, e ha pubblicato Erose forze d’eros (2009). Nel 2011, con Walter Peruzzi, ha scritto Svastica verde (Editori Riuniti).

martedì 17 marzo 2015

18 marzo 2015, Francoforte: #blockupyBCE


#blockupyBCE

L'Altra Europa sostiene le mobilitazioni che si terranno a Francoforte il 17 e 18 marzo: mentre verrà inaugurata la nuova sede della Bce, migliaia di attivisti, movimenti, sindacati, organizzazioni e forze politiche contesteranno le politiche di austerità di cui la BCE è il braccio armato. 

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18 marzo: contro l’austerità e l’Europa delle banche
per la dignità del lavoro e la democrazia

Oggi a Francoforte, movimenti e sindacati manifestano contro la nuova sede della Banca Centrale Europea, una torre altissima, costata quasi 1 miliardo e mezzo di euro, simbolo di un potere indifferente alla vita delle persone e alla democrazia.

La Bce, mentre celebra se stessa, su indicazione dell’Eurogruppo nega liquidità alla Grecia, se non attraverso finanziamenti di emergenza. Questo, perché la Grecia si rifiuta di ridurre ancora le pensioni, di tagliare ancora i posti di lavoro, di continuare a lasciare senza assistenza sanitaria i disoccupati, di continuare a privatizzare aziende pubbliche e beni comuni.

La Bce, mentre stampa oltre 1000 miliardi di euro per il cosiddetto QE, aumentando la liquidità delle banche private senza nessuna garanzia che quelle risorse finiscano alle famiglie e all’economia reale, continua a chiedere insieme agli organi di governo della UE, che i paesi europei facciano le “riforme strutturali”: cioè che si tagli e privatizzi ancora la sanità pubblica, le pensioni, la scuola, che si precarizzi ancora il lavoro e si distruggano i diritti dei lavoratori. Come fa Renzi.

Si dice che questo serve per abbattere il debito pubblico, perché “abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità”. Ma il debito pubblico è aumentato in Europa proprio per i salvataggi delle banche private, non per la spesa sociale che è stata tagliata quasi ovunque. Le politiche di austerità lo hanno aumentato ancora, perché hanno provocato recessione e diminuzione delle entrate fiscali, ed hanno impedito gli investimenti pubblici necessari per uscire dalla crisi.

Le politiche di austerità servono solo per distruggere i diritti, precarizzare il lavoro, mercificare i beni comuni e la natura. Le politiche di austerità servono solo per la grande finanza, contro la vita delle persone.

Lottiamo contro le politiche di austerità in Italia: contro il Jobs Act che dà il via libera ai licenziamenti arbitrari e precarizza ancor di più il lavoro, contro l’attacco alla scuola pubblica, contro i tagli alle regioni e ai comuni, alla sanità, contro la privatizzazione dei beni comuni!

Lottiamo contro le politiche di austerità in Europa! Siamo con la lotta del popolo greco, perché la sua lotta è la nostra lotta. E’ la lotta per i diritti del lavoro, per il welfare, per la solidarietà tra le persone, per la democrazia. E’ la lotta per fare uscire tutta l’Europa dalla crisi.

domenica 15 marzo 2015

PRESENTAZIONE del LIBRO di YANIS VAROUFAKIS


ASSEMBLEA - DIBATTITO

Tutte le foto sono disponibili QUI

Gli appunti di Pier Giorgio Ardeni, sui quali ha basato il suo intervento, sono in calce.

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Una assemblea partecipata ed attenta, quella di venerdi 13 marzo 2015 al Caffè San Marco,



che ha seguito con attenzione, pazienza e voglia di capire quanto, nella sua interpretazione e valutazione delle analisi sui contenuti del libro di Varoufakis,



 il professor Pier Giorgio Ardeni, titolare della cattedra di Economia dello Sviluppo all'Ateneo bolognese, ha esaurientemente spiegato. Evidenziando altresì come la lettura di un libro possa essere importante per rinominare con i giusti termini, ed interpretare con altrettante corrette analisi, i fenomeni sociali che la crisi sta generando, dagli USA al'Europa, in un quadro geopolitico dove pero'il primato del comando capitalista non sembra essere messo in discussione.



E' vero che il neoliberismo ha provocato la crisi, e che essa discenda da una sregolatezza dell'attività finanziaria, innanzitutto, è cosa evidente ma all'origine è avvenuto che alla fine degli anni '70 il capitalismo USA ha iniziato a mutare volto, superando il keynesianesimo e le politiche di spesa pubblica per approdare ad altri lidi:riduzione delle imposte per le classi medioalte, abolizione di vincoli per Wall Street, riarmo e politica da grande potenza, attacco ai diritti dei lavoratori.

Spiega il prof. Ardeni, presentato insieme agli altri relatori da Pierluigi Sabatti, perchè Varoufakis usi la metafora del Minotauro. Quel mostro doveva essere nutrito, secondo il mito greco, da carne umana MA straniera, ed è ciò che ciò nella realtà attuale sta avvenendo, con gli USA che agiscono così nei confronti del resto del mondo, che deve farsi carico del suo deficit commerciale.

Paradossalmente si può iniziare la lettura del libro a pag 161, con la citazione di una dichiarazione di Paul Volcker:

"Quello che tiene insieme la storia di successo dell'economia USA è un massiccio e crescente flusso di capitale dall'estero, che assomma a oltre due miliardi di dollari ogni giorno lavorativo e che continua ad aumentare...
L'aspetto piu'arduo di tutto ciò è che questo quadro apparentemente rassicurante non puo'andare avanti all'infinito - questa affermazione dell'economista USA è del 2005 - Non so di alcun Paese che sia mai riuscito a consumare e ad investire a lungo il 6% in più di quanto produce.
Gli USA stanno assorbendo circa l'80% del flusso netto di capitale internazionale."

Praticamente gli USA, dalla fine degli anni '70 diventano l'aspirapolvere dei capitali di tutto il mondo. Giungendo dopo l'89 a pianificare l'economia del resto del mondo- compresa la Cina, che oggi è di fatto una potenza capitalistica che gode di ottima salute - per soddisfare la propria domanda di capitali.

Per comprendere come si arriva alla svolta reganiana, ed alla supremazia di quello che Varufakis chiama il modello angloceltico, bisogna però ritornare alla prime pagine del libro e impadronirsi della cronistoria di quella complessa vicenda che cominciò a Bretton Woods nel 1944, e che ridisegnò, dopo la crisi del 1929, il sistema monetario internazionale, con perno sugli USA, e con il dollaro che diventava la moneta per antonomasia, in un quadro di governo economico basato sull'istituzione del FMI.

Il giudizio di Varufakis sul periodo 1944 - 1971 (il periodo del "Piano globale") non è di ideologica condanna, ma di attenta disamina dei meccanismi che avevano portato al fallimento di quel disegno, e dunque sul passaggio successivo che ne imponeva un altro, quello del " MINOTAURO GLOBALE" appunto, ma qui - secondo il prof.Ardeni un elemento di analisi manca, ed è quello del conflitto sociale che allora si scontrò con quel disegno, le lotte che in USA ed in Europa si svolsero, per impedire che la distribuzione del reddito (fino agli anni '70 negli USA a vantaggio dei lavoratori), che in un quadro di New Deal o applicazione keynesiana di politiche di spesa aveva garantito salari, stipendi e redditi dei lavoratori, venisse sovvertita, manomessa, o inficiata da politiche monetariste, di taglio della spesa e di soppressione dei diritti dei lavoratori.

Sono gli anni in cui la Tatcher aggredisce i minatori, il sindacato tradeunionista e il Labour Party, Regan licenzia 5000 controllori di volo, la Fiat organizza la marcia dei 40mila a Torino, fallisce il governo delle sinistre in Francia.

A questo punto la narrazione si fa piu'fluida ed il libro definisce le basi su cui si regge il sistema del Minotauro: Wall street, Wallmart, la (contro)percolazione, la bancarottacrazia, cioe': il potere della finanza, l'adesione di larghe masse di consumatori ai presunti valori della neoeconomicità, le ricadute non piu'positive della ricchezza dall'alto verso il basso ("trickle down"), ma nel disastro dei mutui subprime, l'ulteriore impoverimento dei lavoratori e della classe media, sino al salvataggio delle banche ed alle impossibili giustificazioni dell'economia tossica; pur sapendo che sono i titoli tossici a generare l'instabilità dei mercati.

Ed è il crollo dei mercati azionari nel 2008 ad esportare la crisi in Europa, ed è con questi lasciti che oggi dobbiamo misurarci anche in Europa, con politiche recessive e 27 milioni di disoccupati.

Ad esempio - pure in assenza dell'assessore Panariti, impossibilitata a partecipare per soppravvenuti impegni istituzionali - si è accennato alla situazione gravissima, dal punto di vista occupazionale, anche nella nostra regione ed alla possibilità di reintrodurre un RMG o una forma di sostegno a chi è in difficoltà.

Ma i sistemi convenzionali difficilmente potranno essere impiegati, restando all'interno di un quadro politico che, subalterno a questa ricetta economica, ed accettandone le compatibilità, ha dichiarato guerra al mondo del lavoro, col Job Act ed il ripristino di condizioni di lavoro servile e sottopagato, che ci riporta ben indietro nel tempo.

Qualcuno in sala, nel prendere la parola aveva suggerito il 1493... - forse, piu'fondatamente, risponde il prof. Ardeni bisogna riandare al 1880, in quel mondo globalizzato dove il conflitto sociale doveva per forza spostarsi ed internazionalizzarsi, come si spostava, poichè agiva in modo globale, nelle sue offensive, quel "mercato unico" citato da Marx, che solo la Rivoluzione bolscevica nel 1917 avrebbe saputo momentaneamente spezzare..

E l'euro? Oggi, pure dentro la crisi, l'alternativa non puo'stare tra il dollaro e l'euro, ma - è opinione di Jacopo Venier che si rivolge al prof Ardeni - si potrebbe o dovrebbe ragionare su ipotesi di aree monetarie per attenuare gli effetti di una competitività che ora viene fatta pesare quasi esclusivamente sulle condizioni di vita dei piu'deboli.

In effetti, non è che oggi il lavoratore messicano, o quello cinese si avvicini agli standard di vita del lavoratore italiano o inglese o polacco, semmai è vero che, nella corsa al ribasso sulla compressione del costo del lavoro, questi ultimi si avvicinano ai primi.

Il dibattito si è protratto sino alle 21, citiamo tra gli interventi quelli di Alexandros Delithanassis, sulla nascita del libro, dei primi contatti telefonici con Yanis Varoufakis più di cinque anni fa, "allora un perfetto, per noi, sconosciuto", poi le difficoltà per la traduzione del testo (ma brillantemente superate, ndr) narrate da Piero Budinich, che ricorda al pubblico terminologia e vocaboli "tecnici" per lui ostici ed intraducibili, eppure quello sforzo, che ha consentito di realizzare un piccolo miracolo, è stato premiato.



Una piccola casa editrice di Trieste è riuscita a far conoscere, con la pazienza di chi sa scavare come la vecchia talpa di Marx, un libro che sino a pochi mesi fa non solo ai più, ma anche agli addetti ai lavori era pressochè sconosciuto (la prima edizione è del giugno 2012).



Oggi "IL MINOTAURO GLOBALE. L'AMERICA, LE VERE ORIGINI DELLA CRISI, E IL FUTURO DELL'ECONOMIA GLOBALE" vende migliaia di copie, che la casa editrice Asterios da Trieste spedisce in tutta Italia.

Concordiamo infine con quanto ha scritto, in un articolo del 3 febbraio scorso, Nicola Borzi sul "Sole24Ore":
"Forse il testo di Varoufakis non diventerà un bestseller globale come "Il Capitale del XXI secolo" di Thomas Piketty, ma "Il Minotauro globale" dell'economista ha sicuramente piu'di un pregio: ha una solidissima base concettuale, legge gli avvenimenti in una prospettiva illuminante, sopratutto li spiega in un linguaggio comprensibile anche a chi non si occupa di economia."

L'iniziativa è stata organizzata dal gruppo di lavoro tematico sulla cultura dell'APCS, l'assemblea ed il dibattito sono stati impeccabilmente gestiti ed amministrati da Pierluigi Sabatti, il nostro ringraziamento va esteso a tutti /e coloro che vi hanno partecipato, al professore Pier Giorgio Ardeni che ha accolto il nostro invito da Bologna, e soprattutto ai collaboratori/trici del Caffè Libreria san Marco, per l'organizzazione e l'assistenza.

Marino Calcinari





Trieste, 13 marzo 2015
Appunti per l'intervento, di Pier Giorgio Ardeni

  • Il Minotauro di Varoufakis prende forma a partire dal 1971, con la decisione unilaterale degli USA di abolire la convertibilità in oro del dollaro – fine del gold standard. Il Minotauro, il mostro che va placato con sacrifici umani, consiste nei due deficit statunitensi, quello del bilancio del governo Usa e quello commerciale dell’economia americana. I due deficit che si erano andati accumulando già dalla fine degli anni '60 col venir meno di quelle che Varoufakis chiama le eccedenze commerciali americane (cioè le esportazioni) e con la crescita delle economie tedesca e giapponese e con l'aumento della spesa pubblica. A quel punto, invece di ridurre i due deficit, nel corso degli anni settanta gli Stati Uniti trovarono più conveniente trasformarli in un immenso “aspirapolvere” di capitali dal Resto del mondo – il Minotauro da placare – in cambio dell'abbandono del ruolo di principale paese esportatore, che fu così preso da Germania e Giappone.
  • Dice Miguel Mellino (Euronomade, 28 febbraio 2015): Per Varoufakis gli Stati Uniti non hanno fatto che nutrirsi per trentacinque anni – dal 1973 al 2008 – di esazioni e tributi imposti e prelevati al mondo intero sotto forma di un’appropriazione “unilaterale” delle eccedenze commerciali e monetarie globali, ovvero del convogliamento verso il proprio sistema economico-finanziario di buona parte dei flussi globali di capitali e merci. Accumulare deficit illimitati e in tal modo consolidare l'egemonia americana. L'America avrebbe assorbito le eccedenze di capitali degli altri acquistando poi le loro esportazioni.
  • Il Minotauro globale è stato il prodotto di un’unica e consapevole strategia imperiale, – cioè di dominio o di egemonia (Varoufakis usa questo termine, non gli altri due) – che, secondo Mellino, si è sviluppata in tre diversi momenti (con locuzioni secondo me errate, evidenziate con cancellatura):
1. la decisione di Nixon di porre fine alla (legge della) convertibilità del dollaro nel 1971;
2. la concessione di prestiti (massicci) a basso tasso di interesse a vari paesi dell’Est dell’Europa e del Terzo Mondo durante e subito dopo la crisi petrolifera del 1973;
3. la decisione di Paul Volcker (presidente della Federal Riserve con Carter e Reagan) di aumentare (in modo smisurato) i tassi di interesse dei Fed Funds fino a portarli nel 1981 al 19% annuale;
4. lo sviluppo del Washington Consensus e di tutte le sue misure improntate a una deregolamentazione globale dei flussi di capitali a partire dagli anni ’80 – questo non lo dice Varoufakis, lo dice Mellino!

  • Il Minotauro, secondo Varoufakis, non avrebbe mai potuto vedere la luce senza l’esistenza di altri due “esorbitanti privilegi” della potenza americana, tuttora irrinunciabili per gli USA ed ereditati dalla messa al lavoro globale del sistema di Bretton Woods, ovvero il signoraggio del dollaro in quanto moneta di riserva globale, e la capacità-possibilità (unica al mondo) di stampare dollari senza alcuna restrizione da parte delle istituzioni globali.
  • Nell'epoca del Minotauro globale, i salari reali americani smisero di crescere, mentre la produttività, almeno a partire dagli anni '80, ricominciò a crescere. E questo determinò un aumento dei profitti mai visto prima.
  • Le ancelle del Minotauro: Wall Street è la prima: con il grande afflusso di capitali, nascono i derivati e la moltiplicazione della finanza virtuale. Walmart è la seconda, è l'ideologia dell'economicità (meglio tanto a poco prezzo che poco al prezzo giusto). Con i profitto, si crea credito a chi non può permetterselo: bolla immobiliare, denaro tossico (derivati convertiti in titoli e obbligazioni garantite da ipoteche. La teoria della percolazione (trickle down) contribuisce alla contro-percolazione: i ricchi diventano più ricchi.
  • L'affermazione del neoliberismo: l'economia è troppo recalcitrante per essere pianificata, meglio lasciarla alle forze automatiche del mercato.
  • Sotto il Minotauro;
    • gli USA e i suoi satelliti hanno accumulato debito estero nazionale
    • le famiglie anglo-americane hanno ammassato debito sugli acquisti fatti a credito
    • Wall Street generava e accumulava denaro privato tossico
    • il resto del mondo ha accumulato colossali riserve di valuta per pompare Wall Street e la City
  • Poi, il crollo. Debito USA passa dal 365% del PIL al 540%. La crisi da finanziaria è diventata economica e poi politica. L'autorità politica si è dissolta perché ha speso tutto il suo capitale incondizionatamente per tenere a galla il settore finanziario (banche che si erano indebitate in modo scriteriato, sull'orlo del fallimento). Queste hanno così preso per il collo la politica e lo Stato per rivoltarsi contro di esso.
  • E hanno cominciato a raccontare la storiella che “La crisi è avvenuta perché alcuni stati periferici hanno preso a prestito e speso troppo.” Cos'è questa? È la bancarotto-crazia, ovvero la ptoco-trapezo-crazia. Però c'è da fare un appunto a Varoufkis sull'etimologia. Bancarotta viene da rompere il banco, nel medioevo, non nell'età dell'agora ateniese...
  • L'EFSF raccoglie denaro non per salvare i paesi ma le banche a rischio fallimento!
  • Dopo il crollo: il despota si è ammalato, le ancelle governano (e sono le peggiori!) senza mantenere la domanda globale.
  • In Europa. La Germania esportatrice aveva bisogno del suo spazio vitale regolamentato: un'unione valutaria permanente che avrebbe bloccato le svalutazioni competitive. I paesi europei avrebbero accettato sia per ridurre le spinte inflazionistiche (e convincere così i ceti popolari) che per favorire le elite. Il prezzo? I paesi a deficit avrebbero dovuto provocare una stagnazione dei settori produttivi. Con l'Euro, la Germania e gli altri paesi dell'eccedenza sono diventati il simulacro del Minotauro, prosciugando la domanda d'Europa.
  • Il problema del Trattato di Maastricht è che non comprende alcun meccanismo di riciclo delle eccedenze!
  • La riunificazione ha permesso il crollo dei salari in Germania (una deflazione competitiva dei salari). Una volta che è stato introdotto l'Euro e l'industria tedesca è stata messa al riparo dalle svalutazioni competitive di paesi come l'Italia, i profitti dovuti al crollo dei salari sono diventati permanenti.
  • Crisi dell'Euro: la Germania si è opposta al fallimento greco costringendo la Grecia a ripagare un debito enorme e chiedendo denaro a tassi d'usura. L'austerità imposta peggiora però la crisi e l'insolvenza...
  • La storia dell'Europa di Varoufakis non è particolarmente originale eppure spiega le affinità vere tra Europa e USA, al di là delle presunte “differenze di fondo”.
  • Nel caso del “New Deal” prima e del “Minotauro globale” poi, egli riconduce le cause della crisi a un fattore ben preciso: “la mancanza di un meccanismo di riciclo più egalitario delle eccedenze e degli squilibri economico-finanziari globali tra le regioni più ricche e quelle più depresse”. Detto in termini semplici, per Varoufakis gli enormi squilibri tra regioni ricche e depresse, tra stati con grandi surplus commerciali e monetari e stati con deficit crescenti, andrebbero corretti con la creazione di meccanismi istituzionali in grado di dirottare nelle aree depresse le eccedenze prodotte in quelle con più surplus.
  • Troppo poco marxista?
    • Varoufakis non parla di declino americano, non cerca di spiegarlo!
    • Varoufakis troppo ammiratore del New Deal e dell'altruismo americano?
    • Varoufakis troppo poco anticoloniale?
  • Io farei tre appunti a Varoufakis per completare la sua analisi:
    • manca il conflitto tra lavoro e capitale – questo conflitto, negli anni della crescita e delle economie nazionali, si sposta a favore del lavoro, con miglioramenti nella distribuzione del reddito, aumento del salario reale e del potere d'acquisto, welfare state, etc. – le politiche keynesiane risultano essere a favore delle classi popolari (e anche del lavoro).
    • l'emergere del neoliberismo – se proprio aderiamo alla teoria del Minotauro, allora dobbiamo considerare che dalla fine dell'età della crescita, tra pressioni inflazionistiche e crisi petrolifera, crisi fiscale dello Stato, si è avuta la controrivoluzione keynesiana, monetarismo, liberismo, Reagan/Thatcher – il Minotauro in realtà nasce negli anni Ottanta, non prima!
    • l'incedere della globalizzazione – il liberismo non avrebbe avuto successo e il capitalismo non avrebbe conosciuto una sua seconda era di stabilità senza la globalizzazione che comincia alla fine degli anni Ottanta e si sprigiona nei Novanta. Prima, la lotta tra capitale e lavoro viene esportata a livello mondiale – il lavoro torna a ridimensionarsi e i rapporti di forza tornano a favore del capitale e dei profitti, vedasi distribuzione dei redditi
    • La crisi del Minotauro non è una crisi del capitalismo!
  • Critiche di altri a Varoufakis
    • La radice della crisi finanziaria del 2008 per Varoufakis è tutta qui: negli squilibri economico-finanziari prodotti dalla natura diabolicamente insaziabile del Minotauro, assecondata dalle sue diverse “ancelle”: a) gli “spiriti animali” che abitano da sempre Wall Street, ma che con la progressiva finanziarizzazione del capitale sono stati messi in condizioni di esprimersi al meglio; b) il complesso di istituzioni globali (WTO, FMI, Banca Mondiale, Agenzie di Rating) eterodirette dal mostro (potremmo qui aggiungere NATO, ONU e Croce Rossa per completare il quadro di Varoufakis); c) il modello imprenditoriale Walmart, così definito da Varoufakis in quanto simbolo di un capitalismo sempre più “estrattivo”, nella sua combinazione di finanziarizzazione e sfruttamento intensivo della forza lavoro; d) l’attuale UE governata dal mercantilismo neo-liberale della Germania e dal monetarismo della BCE. Il 2008 tuttavia è per Varoufakis una data spartiacque, poiché segna la morte definitiva del Minotauro globale: gli Stati Uniti, dal suo punto di vista, sono entrati in una fase di crisi terminale, non riuscendo più ad indirizzare i flussi di capitale verso Wall Street.
    • Forse il limite fondamentale del suo discorso, come di molte delle altre tesi sul declino degli USA, sta nel non soffermarsi più di tanto su che cosa intenda effettivamente per declino, al di là di un generico riferimento al presunto ridimensionamento dell’apparato produttivo industriale americano, all’emergere per la prima volta sin dal dopoguerra di un potenziale concorrente capitalistico alla pari (la Cina con i cosiddetti BRICS) o alla presunta ingovernabilità del sistema politico mondiale.
  • Varoufakis: One of the forgotten ‘laws’ of macroeconomic arithmetic is that one nation’s deficits are another’s surpluses. Moreover, when different nations are bound together with politically engineered fixed exchange rates (e.g. the Gold Standard of the 1920s, the Bretton Woods system of the first post-war phase, or the Eurozone today), there is a tendency for capital to migrate violently from the surplus to the deficit countries, building bubbles in the deficit regions that drive pseudo-growth there which, nevertheless, creates demand for the exports of the surplus countries, therefore reinforcing their surpluses while magnifying the deficits of the deficit areas. When the bubbles burst, as they must, un-payable debts pile up in the deficit countries. If the political response to this insolvency is to put all the burden of adjustment, and debt repayment, on the weak, insolvent shoulders of the deficit countries, the result is permanent depression there and a slow-burning recession in the surplus countries, as the deficit ones can no longer afford to import from them.


mercoledì 11 marzo 2015

Venerdì 13 marzo, al caffè S.Marco - presentazione "Il Minotauro Globale" di Varoufakis


per iniziativa dell'Associazione Politica per la Costituente della Sinistra "Trieste per Tsipras",


VENERDI 13 marzo 2015
alle ore 19
al caffè san Marco,
in via Battisti 18 a Trieste,

verrà presentato il LIBRO di Yanis Varoufakis, attuale ministro delle Finanze del Governo greco:



"IL MINOTAURO GLOBALE".


Il volume, edito in traduzione italiana a Trieste da ASTERIOS, con la traduzione di Piero Budinich, confuta provocatoriamente la credenza che la crisi globale sia stata causata da regolamentazioni inefficaci, dall'avidità personale, dalla globalizzazione, dal peso eccessivo del debito pubblico ed altre banalità, ma disegna un quadro analitico ben più complicato e pone alcune ipotesi di prospettiva per rimettere ordine nel dissesto che nella fase attuale le politiche neoliberiste hanno creato, e da cui l'Europa non riesce ad uscire, anzi insistendo su austerità e rigore che inducono recessione e disoccupazione di massa.

Interverranno alla presentazione, cui seguirà un dibattito:

ALEXANDROS DELITHANASSIS, contitolare della Casa editrice triestina che ha pubblicato il libro;
PIERGIORGIO ARDENI, docente di economia dello sviluppo all' Università di Bologna;
LOREDANA PANARITI, assessore al lavoro, Regione FVG.

Modera il giornalista e scrittore PIERLUIGI SABATTI.


martedì 10 marzo 2015

CGIL - Legge di iniziativa popolare su appalti


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PROPOSTA DI PIATTAFORMA DELL' ALTERNATIVA


RESPINGIAMO LE POLITICHE NEOLIBERISTE DEL GOVERNO RENZI

COSTRUIAMO LA PIATTAFORMA DELL' ALTERNATIVA E LA COALIZIONE SOCIALE E DEMOCRATICA
PER IL LAVORO, LA PACE , L'AMBIENTE
ED I BENI COMUNI
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note a cura del
GRUPPO DI LAVORO TEMATICO su LAVORO/OCCUPAZIONE/ECOMOMIA
in collaborazione col GLT AMBIENTE/RICONVERSIONE/BENICOMUNI


Premessa

L' APCS “TSXTSipras” , unitamente all'ALTRAEUROPA , ed ai comitati che si riconoscono nel progetto politico della GUE ( Sinistra Unitaria Europea) , aderirà alla mobilitazione sociale contro le politiche del Governo Renzi , proposta dalla FIOM per il prossimo 28 marzo a Roma.

Condividiamo pienamente il tema della costruzione di una ampia COALIZIONE SOCIALE , capace di riunire i soggetti che il neoliberismo vuole tenere divisi per continuare a colpirli nelle loro condizioni di vita e nei loro diritti.

L' orizzonte di questa coalizione è sicuramente quello europeo dove si è aperta una possibilità di cambiamento grazie alla vittoria di Syriza in Grecia .