lunedì 29 giugno 2015

Le richieste alla Grecia delle istituzioni europee


scritta per il gruppo del GUE da Panayotta Maniou, che lavora con il gruppo di Syriza nel Parlamento Europeo.  Traduzione italiana di Raffaella Bolini

Molti rappresentanti delle istituzioni della Unione Europea affermano che la Grecia ha abbandonato i negoziati. Ciò non è assolutamente vero. Il Governo greco è stato messo di fronte a un ultimatum “prendere o lasciare”.

In ogni caso, in entrambi i testi – quello di ieri e quello del 25 giugno che è stato consegnato come ultimatum, le istituzioni chiedono fra le altre cose di:

  1. Imporre il 23% di IVA sui ristoranti
  2. Abolire l'esenzione dall'IVA nelle isole
  3. Imporre un anticipo fiscale del 100% agli imprenditori e ai lavoratori autonomi
  4. Abolire gli sgravi fiscali per gli agricoltori (per esempio sul gasolio)
  5. Tagliare di 900 milioni (0,5% del PIL) le spese sociali
  6. Ridurre immediatamente i pensionamenti anticipati
  7. Abolire gradualmente i sussidi di solidarietà ai pensionati
  8. Applicare pienamente la legge 3826/2010 sui fondi di sicurezza sociale, che era stata adottata con i memorandum
  9. Realizzare il pareggio nel bilancio delle pensioni e caricare tutto il finanziamento delle pensioni integrative sulle spalle delle persone
  10. Abolire i contributi speciali che finanziano i fondi pensionistici, con il risultato di una riduzione di 700 milioni di euro.
  11. Aumentare i contributi per la sanità ai pensionati dal 4 al 6 per cento
  12. Congelare le pensioni fino al 2021
  13. Consentire per legge i licenziamenti di massa e non tornare ai contratti collettivi senza approvazione delle istituzioni europee
  14. Ridurre, sui conti bancari con meno di 1.500 euro, il limite dei prelievi forzosi
  15. Aumentare il tasso di interesse per la ristrutturazione del debito di cittadini e imprenditori
  16. Ridurre i salari del settore pubblico
  17. Mettere pienamente in opera le misure previste dall'OCSE approvate dal precedente governo (che contengono molti aspetti negativi e nonostante il fatto che il nuovo governo greco ha con l'OCSE concordato un nuovo e diverso piano)
  18. Misure che minacciano seriamente la produzione farmaceutica greca.
  19. Procedere con la privatizzazione della Independent Power Transmission Operator
  20. Vendere le quote pubbliche delle Telecomunicazioni Greche
  21. Non imporre il contributo speciale del 12% sui profitti maggiori di 500.000 euro nel 2014
  22. Non far tornare ai livelli del 2014 i contributi dei datori di lavoro per le pensioni e la sicurezza sociale.
Tutte queste imposizioni sono parte di un pacchetto di misure, corrispondenti alla filosofia del Fondo Monetario Internazionale, che sono state presentate come un ultimatum al Governo Greco.

(La sola differenza con il testo pubblicato ieri dalla Commissione sul suo sito internet riguarda l'IVA sugli hotel. Mercoledì mattina le istituzioni hanno consegnato una proposta che prevedeva il 23% sui ristoranti e il 13% sugli hotel. Nella mattina di giovedì, le istituzioni hanno modificato la proposta chiedendo l'aumento al 23% sia per i ristoranti che per gli hotel.)


Appello europeo per la settimana di mobilitazione straordinaria per la Grecia




NO ALL'AUSTERITÀ. SÌ ALLA DEMOCRAZIA!

Attivisti di sindacati, organizzazioni e movimenti sociali, forze politiche di tutta Europa ci siamo incontrati oggi ad Atene in un momento carico di responsabilità e significato storico. 

L'Europa è a un bivio. Non stanno solo cercando di distruggere la Grecia, stanno cercando di distruggere tutti e tutte noi. È il momento di alzare la nostra voce contro i ricatti delle oligarchie europee. 

Tsipras calls referendum on July 5


Domenica prossima, 5 luglio, il popolo greco potrà decidere di rifiutare il ricatto dell'austerità votando per la dignità, con la speranza di un'altra Europa. 

Il momento storico impone a ciascuno in Europa di schierarsi. 

Diciamo NO all'austerità, ad ulteriori tagli alle pensioni, ad altri aumenti delle imposte indirette. 
Diciamo NO alla povertà e ai privilegi. 
Diciamo NO ai ricatti e alla demolizione dei diritti sociali. 
Diciamo NO alla paura e alla distruzione della democrazia. 

Diciamo insieme SÌ alla dignità, alla sovranità, alla democrazia e alla solidarietà con il popolo greco.

Ma questa non è una questione tra la Grecia e l'Europa. 

Riguarda due visioni contrapposte di Europa: la nostra Europa solidale e democratica, costruita dal basso e senza confini. E la loro versione che nega la giustizia sociale, la democrazia, la protezione dei più deboli, la tassazione dei ricchi. 

Basta! 
È troppo!

Un'Altra Europa è possibile ed è davvero necessaria. 

Costruiamo un forte OXI, un chiaro NO europeo e partecipiamo al nostro referendum, on line e fisicamente nelle piazze di tutta Europa. 


In questo momento storico, facciamo appello al popolo europeo, ai sindacati, alle forze politiche, alle organizzazioni e movimenti sociali a esprimere il loro NO visibile alla austerità venerdì 3 luglio in tutta Europa. 

Troviamo il nostro modo per dire NO in tutte le lingue d'Europa!
Troviamo il nostro modo per dire OXI!

Domenica sarà un giorno decisivo per l'Europa. Per noi, popolo europeo. Per i nostri sogni, per le nostre speranze. Ma non dobbiamo dimenticare che non sarà l'ultimo nella strada della lotta comune per un'altra Europa, fatta dalle persone e al loro servizio. Continueremo a difendere la democrazia. 

Raffaella Bolini, l'Altra Europa con Tsipras


domenica 28 giugno 2015

La crisi greca può diventare la Sarajevo dell'eurozona



Oggi, 101 anni fa, colpi di pistola echeggiarono in una città dell'Europa del Sud. Pochi al momento prestarono molta attenzione alll'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdiando e sua moglie, mentre percorrevano le strade di Sarajevo.
Entro 6 settimane l'Europa era in guerra.

Non commettete l'errore, la decisione di Aleksis Tsipras di tenere un referendum sui termini del salvataggio richiesti al suo Paese, ha il potenziale di essere un momento come Sarajevo. Questa crisi non è semplicemente se ci sarà una corsa agli sportelli in Grecia il prossimo paio di giorni, anche se certamente ce n'è la minaccia. Non è semplicemente se i creditori hanno alzato troppo la posta nei negoziati, anche se l'hanno fatto. E' sul futuro dello stesso euro.

Si farà molto parlare nei prossimi giorni su come la Grecia possa essere messa in quarantena. Le tre persone che hanno condotto i negoziati per la Trojka - Christine Lagarde, del FMI, Jaen-Claude Juncker della Commissione Europea, e Mario Draghi della BCE - possono ancora attaccarsi alla speranza che Tsipras perda il referendum domenica prossima.

In queste circostanze, la coalizione capeggiata da Syriza, avrebbe poca scelta al di fuori di tenere nuove elezioni. Il ritorno di un governo capeggiato, per esempio, dalla Nea Democratia di centrodestra, aprirebbe la possibilità che Atene cerchi la pace alle condizioni richieste dalla Trojka. Ma di questo non c'è alcuna garanzia.

La Trojka era certa, la settimana scorsa, che Tsipras si sarebbe piegato davanti a un'offerta finale di prendere o lasciare. Si sono sbagliati. Il Fondo, la BCE e la Commissione Europea hanno fatto un errore di calcolo fatale e adesso hanno perso il controllo degli eventi.

La decisione immediata per la BCE era se tagliare i fondi di emergenza prima che il programma di salvataggio del Paese finisca formalmente martedì. Saggiamente ha scelto di non peggiorare ulteriormente le cose.

Nelle recenti settimane, le banche greche sono state in grado di restare aperte solo perché Draghi ha fornito fondi per compensare la fuga di capitali. Una volta che la BCE chiuda questo salvagente, la Banca di Grecia dovrà annunciare o una chiusura delle banche o il controllo sui capitali e probabilmente entrambi.

La Germania appoggia fortemente una fine immediata dell'ELA (emergency liquidità assistance), sostenendo che i contribuenti nel resto dell'Europa non dovrebbero venire ulteriormente esposti al rischio di un'uscita della Grecia dalla moneta comune.

Ma la BCE è stata sempre riluttante a prendere quella che sarebbe chiaramente una decisione politica di aumentare la pressione sulle banche greche, ed ha annunciato che continuerà a fornire fondi a livello dell'ultima setttimana. In ogni caso, la Grecia ora è di fronte a una settimana tumultuosa. Yanis Varoufakis, il suo ministro delle Finanze, non si è espresso se vi saranno controlli sui capitali all'inizio dell'attività finanziaria di lunedì, ma saranno inevitabili prima o dopo per evitare assalti alle banche e - altrettanto importante - la fuga di denaro dal Paese.

Il governo greco preparerà anche piani per l'uscita dalla moneta unica. Tsipras e Varoufakis dicono che questo non è né il loro desiderio né la loro intenzione, ma se il risultato del referendum sostiene la proposta del governo, è difficile vedere una qualsiasi alternativa. Cipro è rimasta nell'euro dopo l'introduzione di controlli sul capitale, ma è stato fatto con l'approvazione degli altri membri della moneta unica e ha comportato il piegarsi a un programma di austerità.

Nel frattempo il gioco delle accuse è cominciato. I creditori dicono che hanno offerto alla Grecia un accordo che avrebbe assicurato futuri finanziamenti in cambio di riforme e di tagli di bilancio che avrebbero affrettato la ripresa economica del Paese. Lagarde ha detto che adesso non c'è più niente sul tavolo e che la Grecia non deve aspettarsi che le stesse condizioni siano disponibili dopo il referendum.

Tsipras ha detto che ciò che era proposto dalla Trojka nel suo "ultimatum ricattatorio" era "un'austerità severa e umiliante senza fine". Un portavoce di Varoufakis ha dichiarato che il referendum significava mettere fine a cinque anni di "watherboarding".
La posizione presa dalla Trojka è stata malindirizzata ma inevitabile. La Grecia ha visto la sua economia contrarsi del 25% negli ultimi 5 anni. Un quarto della sua popolazione è senza lavoro. Ha sofferto un crollo di proporzioni da Grande Depressione, eppure la Trojka ha continuato a domandare un aumento di nuove tasse che succhieranno la domanda dall'economia, soffocheranno la crescita e si sommeranno al peso del debito greco.

Se la Grecia fosse stata fuori dall'euro, il consiglio dell'FMI sarebbe stato diverso. Il Fondo avrebbe detto alla Grecia di svalutare la sua moneta. Avrebbe detto ai creditori del Paese che avrebbero dovuto sopportare un "haircut" per rendere sostenibili i debiti della Grecia. Avrebbe giustificato a questo punto l'austerità domestica sulla base che i benefici della svalutazione non venissero sperperati da un'altra inflazione.

Questa opzione, però, non è stata a disposizione della Grecia. Non può svalutare e i governi europei fanno resistenza all'idea di un condono del debito. Così l'unico modo in cui la Grecia può rendersi più competitiva è di tagliare i costi, riducendo stipendi e pensioni.

Un'unione monetaria completamente dispiegata ha gli strumenti per trasferire risorse da una regione all'altra. Questo è ciò che succede ad esempio negli USA o Regno Unito, dove le tasse più alte in aree prosperose sono ridistribuite verso aree con crescita più lenta e disoccupazione maggiore.

Ma l'euro è stato costruito su linee differenti. E' stato permesso ai Paesi di unirsi anche se era chiaro che avrebbero penato a competere con le nazioni più performanti come la Germania. Un patto di stabilità e crescita disegnato per assicurare un insieme comune di controlli di bilancio era uno scadente sostituto per un'unione fiscale. Dall'inizio, era ovvio che il solo meccanismo per un Paese che finisse in gravi difficoltà sarebbe stato una dura austerità. La Grecia è il risultato di quello che succede quando si permette alla politica di ignorare l'economia.

Se la Grecia esce, l'idea che l'euro sia irrevocabile è finita. Qualunque governo che in futuro si trovi in difficoltà avrà l'opzione greca di svalutare come alternativa a un' austerità senza fine. Non meno importante, i mercati finanziari lo sapranno e monteranno la pressione sui Paesi che appaiono vulnerabili. E' per questo che la Grecia rappresenta una crisi esistenziale per l'eurozona.

Si risponderà che la Grecia è un piccolo, insignificante Paese e che la moneta unica ha difese molto migliori di quanto avesse negli ultimi momenti di acuta crisi nell'estate del 2012. I diplomatici nella capitali europee avevano proprio la stessa visione a fine giugno 1914.


Larry Elliot, capo redattore per l'Economia
The Guardian
domenica 28 giugno 2015
traduzione di Piero Decleva






sabato 27 giugno 2015

lettera di Alexis Tsipras a tutti i greci e le greche.


(tradotta da Aurelio Lentini e Amalia Kolonia)
Sull'indizione del referendum




Greche e greci,
da sei mesi il governo greco conduce una battaglia in condizioni di asfissia economica mai vista, con l’obiettivo di applicare il vostro mandato del 25 gennaio a trattare con i partner europei, per porre fine all’austerity e far tornare il nostro paese al benessere e alla giustizia sociale. Per un accordo che possa essere durevole, e rispetti sia la democrazia che le comuni regole europee e che ci conduca a una definitiva uscita dalla crisi.
 In tutto questo periodo di trattative ci è stato chiesto di applicare gli accordi di memorandum presi dai governi precedenti, malgrado il fatto che questi stessi siano stati condannati in modo categorico dal popolo greco alle ultime elezioni. Ma neanche per un momento abbiamo pensato di soccombere, di tradire la vostra fiducia.
Dopo cinque mesi di trattative molto dure, i nostri partner, sfortunatamente, nell’eurogruppo dell’altro ieri (giovedì n.d.t.) hanno consegnato una proposta di ultimatum indirizzata alla Repubblica e al popolo greco. Un ultimatum che è contrario, non rispetta i principi costitutivi e i valori dell’Europa, i valori della nostra comune casa europea. È stato chiesto al governo greco di accettare una proposta che carica nuovi  e insopportabili pesi sul popolo greco e minaccia la ripresa della società e dell’economia, non solo mantenendo l’insicurezza generale, ma anche aumentando in modo smisurato le diseguaglianze sociali.
La proposta delle istituzioni comprende misure che prevedono una ulteriore deregolamentazione del mercato del lavoro, tagli alle pensioni, nuove diminuzioni dei salari del settore pubblico e anche l’aumento dell’IVA per i generi alimentari, per il settore della ristorazione e del turismo, e nello stesso tempo propone l’abolizione degli alleggerimenti fiscali per le isole della Grecia. Queste misure violano in modo diretto le conquiste comuni europee e i diritti fondamentali al lavoro, all’eguaglianza e alla dignità; e sono la prova che l’obiettivo di qualcuno dei nostri partner delle istituzioni non era un accordo durevole e fruttuoso per tutte le parti ma l’umiliazione di tutto il popolo greco.
Queste proposte mettono in evidenza l’attaccamento del Fondo Monetario Internazionale a una politica di austerity dura e vessatoria, e rendono più che mai attuale il bisogno che le leadership europee siano all’altezza della situazione e prendano delle iniziative che pongano finalmente fine alla crisi greca del debito pubblico, una crisi che tocca anche altri paesi europei minacciando lo stesso futuro dell’unità europea.

Greche e greci,
in questo momento pesa su di noi una responsabilità storica davanti alle lotte e ai sacrifici del popolo greco per garantire la Democrazia e la sovranità nazionale, una responsabilità davanti al futuro del nostro paese. E questa responsabilità ci obbliga a rispondere all’ultimatum secondo la volontà sovrana del popolo greco.
Poche ore fa (venerdì sera n.d.t.) si è tenuto il Consiglio dei Ministri al quale avevo proposto un referendum perché sia il popolo greco sovrano a decidere. La mia proposta è stata accettata all’unanimità.
Domani (oggi n.d.t.) si terrà l’assemblea plenaria del parlamento per deliberare sulla proposta del Consiglio dei Ministri riguardo la realizzazione di un referendum domenica 5 luglio che abbia come oggetto l’accettazione o il rifiuto della proposta delle istituzioni.
Ho già reso nota questa nostra decisione al presidente francese, alla cancelliera tedesca e al presidente della Banca Europea, e domani con una mia lettera chiederò ai leader dell’Unione Europea e delle istituzioni un prolungamento di pochi giorni del programma (di aiuti n.d.t.) per permettere al popolo greco di decidere libero da costrizioni e ricatti come è previsto dalla Costituzione del nostro paese e dalla tradizione democratica dell’Europa.

Greche e greci,
a questo ultimatum ricattatorio che ci propone di accettare una severa e umiliante austerity senza fine e senza  prospettiva di ripresa sociale ed economica, vi chiedo di rispondere in modo sovrano e con fierezza, come insegna la storia dei greci. All’autoritarismo e al dispotismo dell’austerity persecutoria rispondiamo con democrazia, sangue freddo e determinazione.
La Grecia è il paese che ha fatto nascere la democrazia, e perciò deve dare una risposta vibrante di Democrazia alla comunità europea e internazionale.
E prendo io personalmente l’impegno di rispettare il risultato di questa vostra scelta democratica qualsiasi esso sia.
E sono del tutto sicuro che la vostra scelta farà onore alla storia della nostra patria e manderà un messaggio di dignità in tutto il mondo.
In questi momenti critici dobbiamo tutti ricordare che l’Europa è la casa comune dei suoi popoli. Che in Europa non ci sono padroni e ospiti. La Grecia è e rimarrà una parte imprescindibile dell’Europa, e l’Europa è parte imprescindibile della Grecia. Tuttavia un’Europa senza democrazia sarà un’Europa senza identità e senza bussola.
Vi chiamo tutti e tutte con spirito di concordia nazionale, unità e sangue freddo a prendere le decisioni di cui siamo degni. Per noi, per le generazioni che seguiranno, per la storia dei greci.
Per la sovranità e la dignità del nostro popolo.
Alexis Tsipras

mercoledì 24 giugno 2015

25 giugno - Contro la fiducia al Senato sul ddl sulla scuola


ALTRA EUROPA CON TSIPRAS
 Contro la fiducia al Senato sul ddl sulla scuola






Renzi impedisce ogni discussione in Senato sulla scuola e impone il voto di fiducia. Anche sulla scuola, come sul jobs act, come sulla legge elettorale, il Pd travolge ogni regola, impedisce il confronto, irride milioni di lavoratori e lavoratrici, e grazie a un Parlamento eletto sulla base di una legge elettorale incostituzionale impone un disegno autoritario, aziendalista e privatizzatore.

Passo dopo passo, diventa sempre più evidente il disegno renziano di svuotamento della democrazia, di riduzione dei diritti, di asservimento delle istituzioni pubbliche agli interessi privati.

Gli insegnanti, i genitori e gli studenti che hanno condotto e tuttora portano avanti una battaglia coraggiosa a difesa della scuola pubblica, che non si sono fatti ingannare dalle lusinghe e non hanno ceduto ai ricatti pretestuosi del governo, hanno dimostrato che esiste un paese che non vuole cedere.

Altra Europa con Tsipras aderisce e sostiene le iniziative di mobilitazione che il mondo della scuola sta mettendo in atto in queste ore, in tante città d’Italia e nella capitale.

La battaglia non è finita. Non si può accettare che venga colpita al cuore la scuola pubblica, come è stata disegnata dalla Costituzione repubblicana.

Contro la buona scuola di Renzi, contro il disegno renziano occorre mettere in campo tutti gli strumenti possibili, compreso quello dei referendum.

Si conferma la necessità e l’urgenza di avviare un processo di costruzione di una alternativa di governo, che rovesci le politiche liberiste e di austerità portate avanti dal Pd e, da ultimo, con ancora più determinazione, dal governo Renzi.

L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS



- o -



La prova di forza del Governo Renzi per far passare il DDL sulla cosiddetta "Buona scuola" , imponendo il voto di fiducia al Parlamento, dimostra, aldilà di ogni infingimento, e di ogni vuota retorica,  come si traduca , concretamente , quel concetto di DEMOCRAZIA AUTORITARIA, 
caro ai mercati ed alle politiche neoliberiste dell' Europa, che mira a trasformare, in senso regressivo,  la nostra Repubblica e le sue istituzioni.

Nel manifestare tutta la nostra riprovazione a tale disegno saremo in piazza, qui come altrove,domani  in tutta Italia.

E continueremo la nostra mobilitazione.

Gli studenti, i genitori, i docenti ed il personale ATA, sono invitati a partecipare al presidio che si terrà domani

GIOVEDI 25 GIUGNO alle ore 18 
in Piazza della Borsa a Trieste.

E' UNA BATTAGLIA DI CIVILTA' IN DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA, 
IN DIFESA DELLA DEMOCRAZIA NEL NOSTRO PAESE.

COMITATO LIP Trieste



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PRESIDIO CONTRO IL VOTO DI FIDUCIA
AL DDL CATTIVA SCUOLA DI RENZI

25 GIUGNO ORE 18
PIAZZA DELLA BORSA
TRIESTE
PRESIDIO CONTRO IL VOTO DI FIDUCIA IMPOSTO DA RENZI AL SENATO PER APPROVARE LO SCIAGURATO DDL CATTIVA SCUOLA.
DI PALLONI GONFIATI NON ABBIAMO BISOGNO!
LI FAREMO VOLARE VIA GIOVEDÌ 25 ALLE ORE 18, IN PIAZZA DELLA BORSA A TRIESTE!
VOLANO VIA I PALLONI GONFIATI, VOLANO VIA I VOTI AL PD!

COBAS SCUOLA FVG


martedì 23 giugno 2015

Galbraith: «L’Europa si sbaglia se pensa che la Grecia arretrerà»


Grecia. Intervista a James K. Galbraith, consigliere del ministro Varoufakis

James K. Gal­braith, figlio del grande eco­no­mi­sta John Ken­neth Gal­braith, inse­gna eco­no­mia e altre disci­pline all’università Lyn­don John­son del Texas, la stessa in cui inse­gnava Varou­fa­kis prima di essere «chia­mato alle armi» da Ale­xis Tsi­pras. Da allora ha seguito il suo col­lega ed amico molto da vicino, accom­pa­gnan­dolo anche a varie riu­nioni dell’Eurogruppo. Gli abbiamo chie­sto di farci il punto sullo stato della trat­ta­tiva Grecia-Ue, nel momento in cui que­sta entra nella sua fase più dram­ma­tica da cin­que anni a que­sta parte.

Pro­fes­sore, secondo lei è ancora pos­si­bile che Gre­cia e Ue rag­giun­gano un «accordo ono­re­vole»?

L'ULTIMA PROPOSTA DEL GOVERNO GRECO


"Una soluzione sostenibile, senza gravare sui redditi bassi e medi... e senza condannare il paese ad una dura austerità"
Le proposte del governo di Tsipras che sono la base delle trattative

di Argyrios Argiris Panagopoulos

"Una soluzione sostenibile, senza gravare sui redditi bassi e medi... e senza condannare il paese ad una dura austerità". Con queste parole il governo greco descrive le linee generali delle sue proposte alle istituzioni europee, sottolineando che è la proposta di un accordo che vuole vedere accompagnato con una soluzione sostenibile per il debito. 

Secondo il governo greco:

lunedì 22 giugno 2015

SVILUPPO DELLA PORTUALITA'... Report dei lavori dell' Assemblea di Monfalcone sabato 20 giugno 2015



CONVEGNO sui temi:
“ SISTEMA INFRASTRUTTURE. SVILUPPO DELLA PORTUALITA'. CONNESSIONE RETI ENERGETICHE.IL FUTURO del' ECONOMIA DEL LITORALE GIULIANO .
L' incidenza dei progetti energetici il futuro del lavoro, la tutela del' ambiente. “



I lavori sono iniziati alle ore 10.15.

I lavori dell' assemblea sono stati aperti da ROBERTA RUSSI , responsabile delle Politiche Ambientali della Federazione Provinciale di Gorizia di SEL .che ha rivolto i saluti ai partecipanti e svolto un breve discorso d' apertura dopo la presentazione dei relatori e l' illustrazioni dei temi che le loro relazioni avrebbero affrontato.

Articolo di Barbara Spinelli sul Sole-24ore di domenica 21 giugno 2015


GREXIT E I SONNAMBULI EUROPEI
barbara spinelli

Dice Christine Lagarde, mettendo in guardia la Grecia in nome del Fondo Monetario, che “possiamo riavviare il dialogo solo se ci sono adulti nella stanza”. Paradossalmente ha ragione: ci sono troppe persone incaute, troppi esperti economici privi di memoria storica e coscienza geopolitica, nelle stanze dove da mesi si sta decidendo il destino non tanto di Atene, quanto dell'Unione. Perché quando si discute dell'euro e delle sue regole, quando si invocano istituzioni europee più solide senza mettere in questione i parametri chiamati a sorreggere la moneta unica, è di tutta l'Europa che si parla e non di un singolo Paese in difficoltà.

domenica 21 giugno 2015

20 giugno 2015 - LIP: Luci per la scuola - appello ai parlamentari

(Click sulle foto per ingrandirle - una gallery dell'evento si trova QUI)


Gli aderenti al Coordinamento LIP (a sostegno della legge di iniziativa popolare per una buona scuola della Repubblica) si sono trovati ancora una volta, il 20 giugno, per tentare di salvare la scuola dal disegno di legge di Renzi.

All'interno della manifestazione di Bioest hanno acceso tanti piccole luci nella speranza che illuminino quei parlamentari che si accingono a votare il ddl o, ancor peggio, un maxiemendamento che bypassi gli altri emendamenti e su cui è annunciata la fiducia.


Un governo che avanza a colpi di machete chiamati fiducia non è esempio di democrazia.

Il ddl di Renzi riporta indietro la scuola di vent'anni, con una spolverata di tecnologia fittizia la fa apparire luccicante, con una manciata di euro finge di finanziare in maniera epocale la scuola. Dice anche che con le sue 100.701 assunzioni porrà fine al precariato e migliorerà la scuola attingendo dai nuovi assunti risorse umane per un organico funzionale.

I numeri non sono manipolabili: l'anno scorso ci sono state 143.652 nomine di supplenza annuali cui si aggiungono 20.000 pensionamenti da reintegrare.
Nel suo delirio Renzi pensa di saper moltiplicare i pani e i pesci e di riuscire con questi numeri a mantenere le promesse fatte.

E' un governo bugiardo. 

Il Comitato chiede ai Parlamentari: FERMATEVI, non votate, chiedete lo stralcio per l'immissione in ruolo dei precari e consentite una serena e ragionata discussione sulla riforma della scuola.




21 giugno 2015 - Comitato LIP di Trieste





venerdì 19 giugno 2015

Verso il tramonto della Sezione in lingua slovena al Conservatorio Tartini di Trieste?


Resoconto della Conferenza stampa di venerdì 19 giugno al caffè libreria san Marco

La Festa della Musica per la Scuola della Costituzione
Verso il tramonto della Sezione in lingua slovena al Conservatorio Tartini di Trieste?

Il 21 di giugno cade ogni anno la Festa Europea della Musica. In questo momento di mobilitazione da parte di insegnanti genitori e studenti per il futuro della Scuola italiana e di critica verso il Disegno di Legge governativo del premier Renzi in discussione al Senato, l'attenzione si rivolge all'articolo 2 comma 4 del DdL governativo presentato dall'onorevole Tamara Blažina. Dedicato a Trieste ed al Friuli Venezia Giulia l'emendamento in questione pare decretare la fine della mai realizzata Sezione autonoma in lingua slovena al Conservatorio Tartini, prevista dalla Legge n. 38 del 2001 di tutela della Minoranza.

La conferenza stampa è stata introdotta da Maria Teresa Mecchia, coordinatrice del Comitato per la LIP (Legge d'Iniziativa Popolare per una buona scuola per la Repubblica) di Trieste, secondo la quale il Disegno di Legge governativo è inemendabile visto l'impianto, che ricalca la struttura aziendalista delle scuole americane e non è proponibile nel contesto culturale italiano ed europeo. Per questo motivo i docenti di tutta Italia si sono mobilitati al grido FERMATEVI ! mentre le iniziative più varie sono da tempo in atto a Trieste. Oltre tutto continua Mecchia, a una lettura approfondita del DdL emergono molti punti ambigui, di cui uno in particolare riguarda le realtà locale; l'articolo 2 comma 4 presentato dall'onorevole Tamara Blažina.



È intervenuta quindi Silvia Di Marino, di madrelingua italiana e docente di musica presso la Scuola media slovena Cirillo e Metodio, nonchè alla Scuola di musica di Capodistria Isola e Pirano; che ha manifestato il disagio dei suoi studenti nel non poter continuare gli studi musicali nella madrelingua al Conservatorio, come previsto dalla Legge.



Stesso discorso vale per il Liceo musicale, attivo al Carducci solo per la parte italiana e inesistente nella Scuola slovena.

Di Marino ha concluso l'intervento eseguendo il brano Ciaccona, dai 30 studi di Siegfrid Karg-Elert al flauto traverso,


raccogliendo l'applauso dei presenti.



Alessandro Capuzzo coadiutore ed ex Rsu per la Cgil al Conservatorio Tartini, ha introdotto il discorso sull'articolo 2 comma 4 del DdL riguardante Trieste e il Friuli Venezia Giulia, che recita: "In relazione a quanto disposto dalla lettera c del comma 3 ( potenziamento delle competenze nella pratica e nella cultura musicali ... mediante il coinvolgimento degli istituti pubblici e privati ) le scuole con lingua di insegnamento slovena o bilingue della regione Friuli Venezia Giulia possono sottoscrivere, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, apposite convenzioni coi centri musicali di lingua slovena di cui all'articolo 15 comma 2 della legge 23 febbraio 2001 n. 38."

La n. 38 del 2001 è la Legge di tutela della Minoranza slovena in Italia, unica Legge dello Stato che riguardi in specifico il Conservatorio Tartini. L'articolo 15, dedicato all'Istruzione musicale e finanziato con 1049 milioni di lire all'anno, recita al primo comma: "Con decreto del Ministro dell'Universita' e della ricerca ... e' istituita, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, la sezione autonoma con lingua di insegnamento slovena del conservatorio di musica Giuseppe Tartini di Trieste. Con il medesimo decreto sono stabiliti i relativi organici del personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario ... ". Ed il comma 2 aggiunge: "Con ordinanza del Ministero dell'universita' ... saranno fissate le modalita' di funzionamento e le materie della sezione autonoma di cui al comma 1, nonche' le modalita' di reclutamento del personale docente, amministrativo e tecnico. Ai fini del reclutamento del personale docente il servizio prestato nei centri musicali di lingua slovena "Glasbena matica" e "Emil Komel" e' considerato alla stregua del servizio prestato in conservatori o istituti di musica pareggiati. ...".

Ebbene, a quattordici anni di distanza il Miur non ha emesso nè il decreto nè l'ordinanza citati, e la Sezione slovena del Tartini è rimasta sulla carta. Con la perdita, finora accertata di sette milioni e mezzo di euro e un numero imprecisato di cattedre, studenti e personale ATA. Non a caso questa legge non è citata nello Statuto di Autonomia del Conservatorio. A suo tempo, due pronunciamenti del Consiglio docenti espressero contrarietà verso la norma. Le modalità di reclutamento del personale costituirono l'argomento principale della levata di scudi, ma non l'unico. Si percepì sottotraccia infatti un muro di gomma politico. Erano gli anni di maggior forza della destra in Italia, che esprimeva qui negli Enti locali una cultura apertamente nazionalista.

A fronte di questa situazione più volte denunciata nel corso degli anni, dal Comitato pace e convivenza Danilo Dolci dal sindacato Cgil e da altre Associazioni, l'eventuale approvazione dell'emendamento Blažina al Disegno di Legge Renzi suona come rinuncia a quanto,  con la Legge di tutela era stato saggiamente predisposto: la condivisione dell'Istituzione formativa musicale, fra le Comunità autoctone italiana e slovena del Friuli Venezia Giulia. E priva la città di un'opportunità di legge, che costituisce una novità per la vita socioculturale e un atout internazionale per il Conservatorio. Perpetuando la separazione dei sistemi scolastici italiano e sloveno, in contraddizione con l'impegno assunto dalla Regione - guidata dalla vice del premier PD Serracchiani - d'introdurre lo studio dello sloveno nella Scuola italiana.

L'accesso ai fondi stanziati per la mai realizzata Sezione slovena al Tartini, per agevolare lo studio musicale in lingua slovena nelle Scuole private della Minoranza, renderebbe pressochè impossibile realizzare la Sezione autonoma al Conservatorio. Un quarto di secolo dopo la caduta del Muro di Berlino, l'universalità del linguaggio musicale avrebbe dovuto contribuire ad integrare le nostre Comunità linguistiche; realizzando una Sezione in lingua slovena non solo all'interno del Tartini, ma anche del Liceo musicale Carducci.



IL 20 GIUGNO TRIESTE, ROMA ED EUROPA, INSIEME COI MIGRANTI E I RIFUGIATI


Fermiamo la Strage subito !

Il 20 giugno si grida "Fermiamo la strage subito !” contro la storia coloniale e l’arroganza militare europea, che rende impossibile salvarsi per mare dalle guerre e dalla fame. Per fermare la follia delle bombe sui barconi, che moltiplicano le vittime e radicano il caos. 


Vorremmo veder sancito il diritto di scegliere dove abitare, come fu per gli Italiani che abbandonarono il Paese, dove non c’erano Pace e Lavoro. E come si sta tornando ad abbandonare, a causa della crisi. Ingiustizie, miseria e conflitti spingono popolazioni intere alla disperazione. 

L'Europa si lamenta, ma accoglie poche migliaia dei rifugiati, che a milioni sono accampati nei campi di Africa e Asia. Prendiamone atto, non pensiamo a misure militari crudeli, insensate ed inutili. Apriamo la convivenza interetnica, rendiamola civile; distribuiamo i profughi sul territorio europeo, attraverso vie d’accesso umanitario; concediamo permessi di soggiorno d’inserimento sociale. 

L'Unione è nata da un sogno di Liberazione dalla guerra. Pace, nella nostra epoca, è sentirsi parte dell'umanità, per la ricerca di soluzioni comuni. Non una fortezza sotto assedio. L’Europa, disegnata dagli antifascisti a Ventotene, è democratica. Questo vale per l’Immigrazione, come per la Grecia dove la democrazia è nata. Quest’Unione è fatta di Paesi diversi, di Popoli rimasti distanti, impotenti. Recuperiamo la convivenza e la solidarietà, salviamo l’Edificio dal pericolo che incombe! 

Iniziamo ad esempio dai bambini.

Registrazione alla nascita, nel mondo un terzo dei bambini resta invisibile

L’UNICEF lancia un nuovo Rapporto secondo il quale circa 230 milioni di bambini sotto i 5 anni non sono stati mai registrati alla nascita - circa 1 su 3, a livello globale. «La registrazione alla nascita è più di un semplice diritto. Riguarda il modo in cui la società riconosce l’identità e l’esistenza di un bambino» spiega il Vicedirettore dell’UNICEF. «La registrazione alla nascita è fondamentale per garantire che i bambini non vengano dimenticati, non vedano negati i propri diritti o siano esclusi dai progressi della propria nazione».
BAMBINI OSTINATAMENTE INVISIBILI
La questione dei bambini non registrati all'anagrafe è anche un'assurdità italiana, che va avanti dal 2009 con l'entrata in vigore della legge Bossi-Fini. Augusta De Piero, autrice della Legge regionale sulla Pace in vigore, sta chiedendo a gran voce le modifiche legislative atte a rimuovere ogni ostacolo alla registrazione dei bimbi all'anagrafe. In questa relazione che invitiamo a leggere e far girare, spiega molto bene il meccanismo che si è innescato. 

Vai al blog di Augusta al link http://diariealtro.it/?p=3821


giovedì 18 giugno 2015

Trieste 19 giugno 2015 convegno immigrazione

Riceviamo e volentieri pubblichiamo




E’ con enorme piacere che Vi confermiamo che  il convegno in oggetto, che si svolgerà durante la giornata di  domani venerdì 19/06/2015, è aperto al pubblico, previa iscrizione all'indirizzo e mail: p.dilazzaro@palazzochigi.it

Oltre alla scrivente Consulta, prenderanno parte al convegno soprattutto gli esperti in materia, ma anche le più alte cariche istituzionali della nostra Regione.

La maggior parte di noi è a conoscenza  che presso il Consiglio Regionale è stato avviato l'iter che proprio in questi giorni sta portando in aula la bozza della nuova  legge sull'immigrazione. Il testo di questa proposta di legge è trovabile al seguente link: http://www.consiglio.regione.fvg.it/iterdocs/Serv-LC/ITER_LEGGI/LEGISLATURA_XI/TESTI_PRESENTATI/099_PDL.pdf 

Questo Convegno diventa quindi  un'ottima occasione per approfondire le conoscenze sui dati reali legati al fenomeno dell’Immigrazione e per farsi un'idea propria su quelle che per ora sono le azioni che si potrebbero attuare a favore della valorizzazione sociale del potenziale e del propositivo insiti nella maggioranza delle persone che popolano questa terra, indipendentemente dalla provenienza geografica. Diventa prioritario affrontare l'argomento  non per slogan elettorali, ma seriamente, trovando soluzioni sia normative che pratiche, perché una convivenza pacifica e proficua per tutti è più che possibile; basta volere, acquisire le conoscenze sul fenomeno ed agire. Esasperare le persone, incutendo paura, va bene come strategia soltanto se il nostro obbiettivo è lo scontro e la violenza.

Come potete verificare in seguito e in allegato, il convegno incomincia alle ore 10.00 presso la Sala di Rappresentanza della Regione, Piazza Unità d’Italia, Trieste e si svolge in 4 sessioni, fino alle ore 17, mentre alle ore 17.30, nel comprensorio Ater di Via Cumano, si inaugura il murales realizzato per la città di Trieste dallo street artist Mattia Campo dall’Orto. 
Se non potete permettervi di partecipare  tutto il giorno,  suggeriamo di esaminare il programma e di scegliere la sessione che più vi soddisfa come argomenti.

Grazie per la vostra attenzione e  speriamo di potervi incontrare in questa bella occasione

Cordiali saluti  

per la Consulta degli Immigrati 
Vicepresidente Lidija Radovanovic
cell: 3405335705


martedì 2 giugno 2015

ll ritorno di Mare nostrum


(da l'Internazionale)

Gwynne Dyer
Alla fine dello scorso anno i governi dell’Unione europea, essendosi rifiutati di condividere i costi dell’operazione Mare nostrum con cui la marina italiana aveva tratto in salvo decine di migliaia di rifugiati nel Mediterraneo, l’hanno sostituita con un programma di portata molto minore chiamato Triton. Il suo scopo (anche se non è esattamente così che l’hanno presentato) era di non salvare i rifugiati, perché questi poi si sarebbero riversati nell’Unione europea.