giovedì 30 luglio 2015

SUI REFERENDUM NON SI SCHERZA


Riceviamo e volentieri pubblichiamo:


Come Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua sentiamo la necessità di prendere parola in merito al deposito di diversi quesiti referendari presso la Corte di Cassazione effettuato lo scorso 16 luglio dall’associazione “Possibile” promossa da Pippo Civati. Sono otto quesiti che spaziano dalla materia elettorale al Jobs Act, dalla “Buona scuola” allo “Sblocca Italia”, con l’intenzione dichiarata di raccogliere le oltre 500.000 firme necessarie entro il prossimo 30 settembre.
Riteniamo di dover prendere parola perché in base alla nostra esperienza - quella di due referendum che nel giugno 2011 hanno portato la maggioranza assoluta del popolo italiano a dichiarare l’acqua bene comune e la necessità di una sua gestione pubblica e partecipativa - crediamo che si stia sbagliando nel metodo e nel merito.

Il referendum è uno dei pochissimi strumenti a disposizione della popolazione per poter intervenire e decidere su temi e problemi che riguardano l’intera società; uno strumento spuntato dalla crisi della democrazia, come abbiamo sperimentato con la mancata applicazione di quanto deciso sull’acqua, ma sicuramente capace di costruire sensibilizzazione culturale, mobilitazione sociale, partecipazione collettiva. Elementi senza la presenza dei quali, l’annuncio di nuovi referendum, oltreché palesemente inefficace - ha idea l’onorevole Civati di cosa voglia dire raccogliere le firme in tutto il paese entro il 30 settembre? - rischia di essere il già conosciuto tentativo di sovradeterminare i conflitti reali aperti nella società.

Come Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua siamo direttamente impegnati in molte delle lotte ambientali che riguardano lo Sblocca Italia, insieme a reti e comitati che in moltissimi territori stanno costruendo l’attivazione sociale per fermare la nuova ondata di opere e impianti inutili e devastanti. Così come siamo impegnati a contrastare il nuovo ciclo di privatizzazione dei servizi pubblici locali e a favorirne la ripubblicizzazione. E’ solo dall’elaborazione e dall’esperienza dei comitati direttamente impegnati che può maturare l’eventuale decisione di costruire una campagna referendaria.


Lo stesso dicasi su temi come la “Buona scuola” o il “Jobs Act” che, pur non vedendoci direttamente impegnati come Forum, ci vedono comunque interessati come esperienza che ha fatto dei beni comuni e dei diritti sociali l’humus del proprio agire sociale.

La profondità della crisi della democrazia in questo Paese e l’attacco sistematico ai diritti e ai beni comuni portato avanti dal governo Renzi e dai dogmi dell’austerità dell’Unione Europea richiedono senz’altro una forte risposta da parte dei movimenti sociali e la possibilità di costruire una stagione di “referendum sociali”, connettendo l’insieme delle lotte in campo nel Paese, è senz’altro tema su cui ci interessa un confronto dentro i movimenti e nella società.
In nessun caso, crediamo che questo confronto possa essere by-passato o addirittura “rappresentato” da proposte velleitarie interamente giocate dentro lo schema di un autoreferenziale riposizionamento dentro il quadro politico.


Sulla base di queste riflessioni, e come già richiesto pubblicamente dal variegato movimento per la scuola pubblica, crediamo sia necessario chiedere all’associazione “Possibile” di ritirare la propria proposta.
La democrazia è troppo importante per essere affidata ad annunci velleitari ad uso mediatico.

Luglio 2015.



Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

A PROPOSITO DELLA VICENDA FERRIERA

Pubblichiamo un contributo alla discussione di Marino Calcinari e Antonio Saulle


Una vertenza ventennale che caratterizza l' immobilismo della politica e condiziona le proposte sullo sviluppo industriale della città di Trieste : è questo il costo pagato e che pagheranno i lavoratori, i cittadini, i giovani.
La vicenda della Ferriera è esemplare, a parte le cronache di questi giorni , per piu' motivi.

Il primo : non si rappresenta mai , se non inserito in una logica di ragionamento subalterna all' impresa , il punto di vista dei lavoratori.
Il quotidiano locale , ad esempio, con ammirevole efficacia , ha fornito dovizia di particolari sui buoni propositi dell' impresa che ha rilevato lo storico stabilimento triestino , ma nel merito di un quadro di informazioni piu' complessivo che facesse luce o mettesse in risalto , i punti critici dell' AdP, il punto di vista dei lavoratori, del sindacato- che in quella realtà è niente affatto unitario – la carenza è stata quanto mai greve.
Il secondo motivo è la deformazione o la dismissione di ogni pensiero critico .
Il 12 marzo 2015 la maggioranza consiliare di centrosinistra ignorava, sia la petizione popolare dei cittadini di Servola sull' argomento, sia quella del consigliere di Sel Marino Sossi e la Federazione della Sinistra per bocca di Iztok Furlanic , giungeva a sostenere il punto di vista di Arvedi (“ ..l' area a caldo andava chiusa dieci anni fa quando inquinava :ora c'è un imprenditore che vuole LIMITARE L' inquinamento. Rinunciare a priori in questo momento a centinaia di posti di lavoro non mi sembra una scelta giusta” ) .
Certo tutto cio' non giustifica, però, a vent' anni dalla grande crisi - quella del 1994 poi risolta dando carta bianca a Lucchini, con gli esiti che sappiamo - come non solo non si sia fatto un passo in avanti sulla strada della riconversione , ma anche come si sia drammaticamente eroso quel margine di “ umanizzazione della vicenda “ che una volta teneva assieme le ragioni del mondo del lavoro con quelle della crescita civile e democratica della cittadinanza della sua coesione sociale, di tutele e diritti esigibili.
A vent' anni di distanza , e con lo sguardo rivolto alla vertenza Ilva di Taranto, oggi è chiaro , o almeno comprensibile , che il vero ostacolo alla possibile soluzione della Ferriera è ascrivibile alla subordinazione della politica alla logica dell' impresa ( e della finanza) che ha preso il sopravvento, che ha cancellato le ragioni di cittadinanza e lavoratori, che ha piegato ed oscurato le motivazioni per proporre una alternativa di sviluppo compatibile con l' ambiente e rispettoso della salute , sia dei dipendenti che dei cittadini.

Eppure in tempi nemmeno lontani, ben diversamente si earno mosse le sensibilità sociali e politiche
Nel marzo 1995 il PRC sosteneva che “.. se è vero che alla crisi della siderurgia triestina si giunge per responsabilità della gestione pubblica , è altrettanto vero il clamoroso fallimento del primo tentativo di privatizzare lo stabilimento di Servola. “
Facendo capire che il costo in salute e ambiente dovuto al' attività siderurgica era dovuto fin tanto che non si trovava un finanziamento pubblico che permettesse all' imprenditore di bonificare e riconvertire la produzione investendo il meno possibile.
A seguire tutte le iniziative degli ambientalisti e delle Associazioni cittadine con filmati, denunce e manifestazioni per evidenziare il degrado ed il peggioramento prodotto dall' attività siderurgica a cui si è sempre risposto che preliminarmente si sarebbe dovuto individuare l' apporto diretto dello stabilimento (!) nell' inquinamento; e per ultimo la denuncia fatta martedi 28 luglio 2015 dai deputati del M5S sulla realtà di Servola attraverso “La valutazione di reperti ambientali tramite indagine nanodiagnostica di microscopia elettronica a scansione e microanalisi a raggi X” , e le conclusioni cui quel lavoro perviene , e che evidenzia il diretto coinvolgimento dello stabilimento come causa dell' inquinamento.
Documento di parte ma che corrisponde alla resistenza e le capacità di mobilitazione dei cittadini che non intendono continuare a pagare le conseguenze di una politica dissennata, a cui è seguita sla reazione dell’azienda , i cui legali hanno inviato una lettera di diffida all' Associazione No smog nonostante l' assessore comunale all' Ambiente avesse dichiarato senza tanti giri di parole : Arvedi non controlla l' inquinamento, la gestione della fabbrica è preoccupante, c'è carenza nella conduzione dello stabilimento, ci sono stati peggioramenti ambientali.
Una battaglia di civiltà, in difesa del lavoro e della salute, quindi, anche qui a Trieste non potrebbe avere successo se innanzitutto non riuscisse a limitare o a trovare i giusti contrappesi su due precisi capisaldi : la riconversione e la reindustralizzazione controllata del territorio , obiettivi che servono a garantire e formare su basi sicure un programma di sviluppo eco compatibile per la città perchè , restando fermi o sposando le logiche compatibiliste, di questo modello sociale , né Trieste, né il nostro paese avrebbero piu' possibilità di ' futuro, avendo perduto, con la capacità di critica, quella preservazione della memoria , per poterne progettare uno diverso .



Marino Calcinari
Antonio Saulle

Fare subito ciò che si deve fare



di Argiris Panagopoulos e Marco Revelli


Mai come oggi la situa­zione — nazio­nale e inter­na­zio­nale – è stata così gra­vida di peri­coli e in così rapido muta­mento. Mai come oggi sen­tiamo la paura di per­dere del tutto il “nostro mondo”. Al tempo stesso, le evi­denti con­trad­di­zioni aprono straor­di­na­rie oppor­tu­nità di cam­bia­mento, se solo la sini­stra sapesse ritro­vare il senso del pro­prio esi­stere, come ha invi­tato a fare mar­tedì Norma Ran­geri sul mani­fe­sto del 28 luglio.

Lo sce­na­rio euro­peo in par­ti­co­lare – dal quale dipen­dono buona parte dei nostri destini e che non può non costi­tuire il rife­ri­a incontrarci a breevmento prin­ci­pale del nostro agire – va rive­lando dram­ma­tici punti di caduta che met­tono in discus­sione la soprav­vi­venza dell’idea stessa di Europa. E che comun­que rive­lano che così com’è essa non può soprav­vi­vere. Che l’Europa o cam­bia o muore.

L’iniziativa poli­tica corag­giosa del governo greco e del suo popolo ha avuto il grande merito di mostrarlo a tutti, con­fer­mando la por­tata dav­vero sto­rica dello scon­tro che si sta svol­gendo nello spa­zio euro­peo. Il fatto che in que­sti giorni cru­ciali la Gre­cia sia rima­sta sola, denun­cia tutto il ritardo e l’inadeguatezza della sini­stra euro­pea a svol­gere il pro­prio ruolo in que­sto nuovo spa­zio poli­tico e sociale.

Il mer­can­ti­li­smo libe­ri­sta dei Trat­tati, defi­niti a misura dell’interesse nazio­nale tede­sco, è inso­ste­ni­bile. Porta l’eurozona al nau­fra­gio. E d’altra parte, non pos­siamo nascon­der­celo, è debole oggi il con­senso, non solo al livello dei governi, per la radi­cale cor­re­zione di rotta neces­sa­ria alla soprav­vi­venza eco­no­mica e demo­cra­tica dell’eurozona. L’ostacolo immenso lungo la strada non è solo la debo­lezza delle lea­der­ship poli­ti­che ma il defi­cit, morale e cul­tu­rale, dei popoli pri­gio­nieri dei diver­genti inte­ressi nazio­nali. Dob­biamo con urgenza defi­nire insieme come uscire da una trap­pola che svuota di senso sto­rico e poli­tico la sinistra.

Non sono, que­sti, gli unici segnali deva­stanti che ci arri­vano da Bru­xel­les, Fran­co­forte e Berlino.

Vi si aggiunge l’ostentazione di “disu­ma­nità sovrana” mostrata nella que­stione dei migranti, la vera emer­genza uma­ni­ta­ria del nostro tempo affron­tata come fasti­diosa que­stione di sicurezza.

La crisi delle cul­ture poli­ti­che demo­cra­ti­che tra­di­zio­nali, a comin­ciare da quella socia­li­sta, tra­volta dalla subal­ter­nità cul­tu­rale al libe­ri­smo delle social-democrazie occi­den­tali, e il sim­me­trico rie­mer­gere di popu­li­smi xeno­fobi e raz­zi­sti, non dis­si­mili da quelli che carat­te­riz­za­rono la cata­strofe euro­pea degli anni trenta.

La pra­tica costante di chie­dere ai governi mem­bri – a comin­ciare dal nostro, e da quelli spa­gnolo, por­to­ghese e irlan­dese oltre che, natu­ral­mente, a quello greco — di “far male” ai pro­pri popoli, impo­nendo loro sacri­fici dan­nosi e par­ti­co­lar­mente dolo­rosi per gli strati più deboli, come prova di fedeltà a un patto mai siglato da quei popoli e dive­nuto insop­por­ta­bile eco­no­mi­ca­mente, social­mente e moralmente.

In que­sto qua­dro il governo ita­liano è total­mente subal­terno a quella impo­si­zione e a quei dogmi, non solo inca­pace di modi­fi­carne quan­to­meno gli aspetti più pena­liz­zanti ma, anzi, impe­gnato a por­tare a com­pi­mento con zelo il man­dato rice­vuto dall’oligarchia che dirige l’Europa.

Vanno in que­sta dire­zione la mano­mis­sione del nostro ordi­na­mento demo­cra­tico costi­tu­zio­nale; la ten­den­ziale liqui­da­zione della nostra demo­cra­zia rap­pre­sen­ta­tiva in nome di una forma di governo bru­tal­mente sbi­lan­ciata sul potere ese­cu­tivo (una “demo­cra­zia ese­cu­tiva” o “ese­cu­to­ria”); l’imposizione di una legge-truffa desti­nata a defor­mare gra­ve­mente le volontà dell’elettorato e di con­se­gnare al dema­gogo di turno un potere senza più con­trap­pesi né anti­corpi; la volontà di can­cel­lare le rap­pre­sen­tanze sociali (in primo luogo quelle sin­da­cali) e l’umiliazione del mondo del lavoro con la can­cel­la­zione dei suoi diritti; l’aggressione vol­gare al mondo della cul­tura e della scuola, con l’umiliazione del sapere in nome di cri­teri gerar­chici azien­dali; la ridu­zione a merce di ciò che rimane del nostro patri­mo­nio ter­ri­to­riale e dei nostri beni comuni…

Quella che si con­fi­gura con il governo Renzi è una vera “emer­genza demo­cra­tica”. L’azione svolta finora e quella che si pre­para a por­tare a com­pi­mento defi­ni­scono il pro­filo di un muta­mento di sistema che richiede, per essere con­tra­stato, un’innovazione poli­tica e orga­niz­za­tiva all’altezza della sfida.

Come mostra la vicenda greca in tutta la sua dram­ma­ti­cità, oltre al con­flitto tra Stati e inte­ressi nazio­nali , si pro­fila all’orizzonte un con­flitto poli­tico e sociale di tipo nuovo, tra demo­cra­zia e oli­gar­chie finan­zia­rie e buro­cra­ti­che trans­na­zio­nali; tra domi­nio tota­liz­zante della forma denaro e affer­ma­zione dei prin­ci­pii fon­da­men­tali di giu­sti­zia sociale, egua­glianza e soli­da­rietà; tra governo dall’alto di società sem­pre più ingiu­ste e par­te­ci­pa­zione con­sa­pe­vole e dif­fusa alle scelte col­let­tive, com­bat­tuto non più solo nell’angusto spa­zio nazio­nale ma in campo euro­peo, in cui sarà fon­da­men­tale la capa­cità di dar vita a for­ma­zioni di grandi dimen­sioni, cre­di­bili, forti, auto­re­voli, capaci di supe­rare le distin­zioni di nazio­na­lità e le altret­tanto asfit­ti­che fram­men­ta­zioni identitarie.

Per que­sta ragione noi oggi rite­niamo non più rin­via­bile l’impegno di tutte le forze che si pon­gono in alter­na­tiva a que­sto qua­dro dram­ma­tico e che ancora si richia­mano ai valori di egua­glianza, auto­no­mia e libertà che furono della migliore sini­stra a porre in campo anche in Ita­lia, nei tempi brevi impo­sti dalla gra­vità della situa­zione, una forza uni­ta­ria, inno­va­tiva nello stile poli­tico e cre­di­bile nel pro­prio pro­gramma, non mino­ri­ta­ria né chiusa in ste­rili pra­ti­che testi­mo­niali ma capace, come già è avve­nuto in Gre­cia e in Spa­gna, di costi­tuire un’alternativa di governo e di para­digma allo stato di cose pre­sente. Un sog­getto poli­tico dichia­ra­ta­mente anti­li­be­ri­sta, dotato della forza per com­pe­tere per il governo del paese in con­cor­renza con gli altri poli politici.

Tutte le ultime tor­nate elet­to­rali hanno rive­lato che senza un pro­getto uni­ta­rio a sini­stra, capace di supe­rare l’attuale fram­men­ta­zione, non c’è spe­ranza di soprav­vi­venza per nes­suno. Non pos­siamo con­ti­nuare a ripe­tere che il tempo è ora. Biso­gna dare, da subito, un segnale chiaro. Che si è pronti. E che c’è biso­gno di tutte e tutti. Non solo di chi, in que­sti mesi, nell’area poli­tica alla sini­stra del PD, ha avviato un fitto dia­logo in vista dell’apertura di un “pro­cesso costi­tuente”, ma soprat­tutto degli altri, che nei “luo­ghi della vita” con­ti­nuano a tes­sere resi­stenza, soli­da­rietà, azioni civili, coe­sione sociale. A com­bat­tere l’imbarbarimento e a spe­ri­men­tare il bien vivir. Quelli che aspet­tano che qual­cosa si muova, e che sia cre­di­bile, nuovo, diverso, forte.

Dovranno essere soprat­tutto loro i pro­ta­go­ni­sti della grande “casa comune” che di deve ini­ziare a costruire.

Fac­ciamo sì che sia da subito un “per­corso del fare”. Indi­vi­duiamo fin d’ora nell’iniziativa refe­ren­da­ria sui temi più vicini alla vita delle per­sone un ter­reno su cui impe­gnarsi qui ed ora. Impe­gnia­moci a costruire su ogni tema la più larga rete di sog­getti, che già ci sono, e già sono attivi.

Si lanci, ancor prima della pausa estiva, un mes­sag­gio chiaro e forte: che ci siamo. Che par­tiamo. Che pos­siamo far­cela. Lo dob­biamo ai tanti che aspet­tano da troppo tempo.


Assemblea dei parlamentari “Per un programma di azione comune” Dichiarazioni dei partecipanti de L’Altra Europa con Tsipras


L’assemblea dei parlamentari Per un programma di azione comune, alla quale hanno partecipato per l’Altra Europa con Tsipras i senatori Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino e l’eurodeputata Eleonora Forenza, ha deciso che entro il 2016 si costituirà un gruppo parlamentare unico di sinistra.


“Osservo con piacere che la voglia di un lavoro concorde a sinistra è diffusa tra i parlamentari italiani ed europei quanto lo è tra i cittadini e le cittadine italiani”, dichiara il senatore Francesco Campanella. “Questa sintonia è preziosa tanto da rendere opportuni tutti gli sforzi per superare ogni diversa sfumatura nella visione poltiica. Le domande delle persone sono le stesse che la sinistra si è sempre trovata a fronteggiare; dobbiamo dare risposte adeguate ai nuovi contesti sociali ed economici e dobbiamo formulare queste risposte insieme al popolo di sinistra, che chiede di partecipare oggi con più forza ed urgenza per produrre una proposta di governo che appaia credibile alla maggioranza dei nostri concittadini.
Per il Senatore Fabrizio Bocchino “è stato un confronto molto utile, fra parlamentari che hanno già condiviso piccole e grandi battaglie in questa legislatura, accomunati da valori antitetici al neoliberismo imperante e alla sua declinazione tutta italiana impersonata dal governo Renzi. Jobs Act, Sblocca Italia, Riforme costituzionali, Buona Scuola ci hanno visto su posizioni comuni, ma finora siamo andati in ordine sparso e senza un vero coordinamento. Lo spazio comune che vogliamo creare in parlamento darà più forza alla nostra azione parlamentare. Non vogliamo però fare un partito dei parlamentari, imposto dall'alto: il nuovo soggetto politico si sta costituendo con tempi e modalità decise fuori dal parlamento, come è giusto che sia. Non facciamo perciò l'errore di pensare che l’assemblea parlamentare Per un programma di azione comune sia completamente avulsa dal processo costituente del nuovo soggetto politico. Se noi parlamentari non saremo in grado di mostrare buona volontà e di dare il buon esempio, mettendo da parte particolarismi e individualismi, e se non restituiremo un'immagine unitaria e di squadra affiatata, si rischia di influenzare negativamente il difficile processo costituente in corso”.
Per Eleonora Forenza, europarlamentare, "il percorso di costruzione di un soggetto unitario della sinistra alternativa è imprescindibile, a fronte delle sfide che ci aspettano in Italia e in Europa. Esistono numerosi ambiti di lavoro in cui il dialogo tra parlamentari nazionali e parlamentari europei è essenziale, penso in particolare al TTIP, in cui si affrontano due modi di intendere l'Italia e l'Europa che vogliamo consegnare alle prossime generazioni".

Cristiana Scoppa
Ufficio stampa



Il documento approvato nell'incontro:




PER UN PROGRAMMA DI AZIONE COMUNE
28 luglio 2015 – ore 10/13
Sala del Cenacolo, Palazzo Valdina – Piazza Campo Marzio, 42 Roma

E' sempre più necessario -di fronte alle politiche di destra e regressive che attraversano l'Europa e l'Italia (dal Jobs Act alla Buona Scuola, dalla legge elettorale alla riforma della seconda parte della Costituzione) dare vita nel Parlamento ad uno spazio di lavoro comune di deputati e senatori per un'iniziativa politica e legislativa per cambiare le politiche del nostro paese.

Per questo noi, deputati e senatori provenienti da divere esperienze politiche ci impegniamo a consultarci in modo permanente e a lavorare insieme nei prossimi mesi su alcuni temi di interesse comune.

Ci impegniamo altresì ad organizzare un tavolo di consultazione permanente con le forze e i movimenti sociali e sindacali, con l'associazionismo e le forze organizzate della società civile per discutere e condividere le priorità della nostra iniziativa parlamentare.

A tal fine ci impegniamo altresì a promuovere nei prossimi tre mesi 200 incontri in tutta Italia - almeno uno in ogni provincia- per discutere e condividere le nostre proposte ed iniziative parlamentari nel prossimo autunno.

Ci impegniamo a confrontarci e a consultarci su tutte le materie parlamentari comuni e a lavorare insieme, con proposte e iniziative concrete, su un “programma minimo” fatto di 6 punti.

1. EUROPA. Un'iniziativa parlamentare -attraverso la presentazione di mozioni, ordini del giorno e proposte di legge- rivolta al governo italiano perché intraprenda in Europa una battaglia contro le politiche di austerità e per la revisione dei trattati e del ruolo della BCE al fine di favorire politiche di investimenti pubblici, politiche attive per il lavoro, la riconversione ecologica dell'economia, la democratizzazione delle istituzioni europee. In questo contesto ci impegniamo affinché nel nostro ordinamento costituzionale sia abrogato il principio del pareggio di bilancio e sia reso possibile lo svolgimento di referendum anche sui trattati.

2. LAVORO E ECONOMIA. La battaglia -attraverso specifiche iniziative legislative- per un piano del lavoro fondato su una politica di investimenti pubblici e su un Green New Deal fondato sullo sviluppo di interventi sulle energie rinnovabili e la mobilità sostenibile, la lotta al dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza delle scuole. Ci batteremo per rivedere la delega sul lavoro e il Jobs Act e a promuovere politiche di difesa del lavoro, anche utilizzando gli strumenti della riduzione dell'orario di lavoro e i contratti di solidarietà.

3. DEMOCRAZIA. Ci impegniamo a continuare la nostra battaglia, nei prossimi passaggi parlamentari, sulla riforma della seconda parte della Costituzione, al fine di contrastare tutte quelle misure che rendono subalterno il parlamento al governo, riducono gli spazi della rappresentanza, rendono il Senato un'assemblea di nominati e -con il combinato dell'Italicum - producono una deriva oligarchica del nostro sistema democratico che perciò ci impegniamo a contrastare.

4. SCUOLA. Un'iniziativa parlamentare che -rilanciando le ragioni e le proteste del movimento di protesta contro la Buona Scuola- impegni il governo ad aumentare nel 2016 di almeno lo 0,5% del PIL le risorse destinate alla scuola pubblica e all'università, finalizzandole al diritto allo studio, all'edilizia scolastica e all'offerta formativa e al raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 nel campo della lotta alla dispersione scolastica, al numero dei laureati e negli investimenti per la ricerca.

5. DIRITTI CIVILI. Ci impegniamo a lavorare insieme per introdurre nei prossimi mesi nel nostro ordinamento una legislazione innovativa - sul modello di quelle di diversi paesi europei che hanno già introdotto i matrimoni egualitari - sulle unioni civili che includa i diritti delle coppie gay a tutto raggio: dalla reversibilità della pensione alle adozioni, ecc. diritti equiparati in tutto a quelli delle coppie unite in matrimonio in forma civile o religiosa. Ci impegniamo a promuovere e a difendere il diritto d’asilo e i diritti di cittadinanza dei migranti – contro ogni approccio securitario e discriminatorio – anche con politiche di accoglienza e di integrazione.

6. AMBIENTE E PACE. Ci impegniamo a promuovere, nell’ambito dei prossimi provvedimenti, misure volte a promuovere la riconversione ecologica dell’economia, la difesa del territorio, la lotta al dissesto idrogeologico, lo sviluppo della mobilità sostenibile e le energie rinnovabili. Ci impegniamo altresì – a partire dalla prossima legge di stabilità – a proporre la riduzione delle spese militari per sistemi d’arma, a partire dalla cancellazione del programma degli F35 e l’approvazione del progetti di legge di iniziativa popolare per l’introduzione della difesa nonviolenta nel nostro paese.

Le prime prove di questo nostro lavoro comune saranno la NOTA DI AGGIORNAMENTO DEL DEF e la LEGGE DI STABILITA’ del 2016.

A tal fine ci impegniamo a consultarci e a presentare insieme proposte per ribaltare l'impostazione recessiva e regressiva delle politiche economiche del governo Renzi. Ci impegniamo perciò a presentare la NOTA DI AGGIORNAMENTO DEL DEF una mozione parlamentare che prospetti uno scenario di politiche macroeconomiche alternative a quelle mercantiliste e regressive portate avanti dal governo italiano. Ci impegniamo altresì a presentare emendamenti comuni alla LEGGE DI STABILITA', volti a:

  • stanziare più risorse per gli investimenti pubblici e la riconversione ecologica dell'economia, il welfare, l’introduzione del reddito di dignità e politiche attive per un piano del lavoro, l'istruzione, la ricerca e l'innovazione
  • scongiurare altri tagli agli enti locali, alle regioni, al servizio sanitario nazionale e la revisione in senso regressivo del nostro sistema previdenziale evitare il ricorso alle clausole di salvaguardia
  • attuare la spending review come forma di qualificazione e riallocazione della spesa e non unicamente come riduzione
  • indirizzare il taglio alla spesa pubblica solamente ad alcuni ambiti ben determinati: le grandi opere, le spese militari e gli F35, le agevolazioni fiscali alle imprese, ecc.
  • orientare le misure fiscali al sostegno del lavoro dipendente, delle micro e piccoleIl comunicato stampa diffuso prima dell'incontro: imprese, delle partite IVA e a interventi di giustizia fiscale, colpendo in modo maggiore i grandi patrimoni e le speculazioni finanziarie (tobin tax).

Nella discussione sulla LEGGE DI STABILITA' ci impegniamo a incalzare il governo perché liberi risorse per gli investimenti, ridiscutendo con le istituzioni europee i vincoli imposti dai trattati, scorporando dal calcolo del rapporto deficit-PIL le risorse destinate agli investimenti e prevedendo la possibilità di portare al 4% il rapporto deficit-PIL nel 2016.

Noi deputati e senatori ci impegniamo in questo confronto e lavoro comune nel 2015 che auspichiamo sia propedeutico – attraverso a costruzione di un nuovo soggetto politico, a partire da un processo che deve radicarsi nel territorio e nella costruzione di un progetto comune – a formare un unico gruppo parlamentare alla Camera e al Senato. 




Il comunicato stampa diffuso prima dell'incontro:



Per un programma di azione comune
e l'inizio di un processo costituente

28 luglio 2015 – ore 10/13
Sala del Cenacolo, Palazzo Valdina – Piazza Campo Marzio, 42

L'altra Europa con Tsipras partecipa con convinzione all'incontro "Per un programma di azione comune" che sostanzia il cammino costituente di un nuovo soggetto politico di sinistra. 

Dare vita in Parlamento a uno spazio di lavoro comune di deputati e senatori per un'iniziativa politica e legislativa per cambiare le politiche del nostro Paese. È l'obiettivo dei promotori dell'assemblea di Parlamentari che si svolgerà domani mattina, martedì 28 luglio 2015, dalle ore 10 alle 13, a Roma presso la Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati (Vicolo Valdina) dalle ore 10.

Parlamentari di Sel, parlamentari che hanno lasciato in queste settimane il Partito Democratico, parlamentari che hanno lasciato il M5S, o che provengono da altre esperienze politiche si incontreranno per la prima volta per avviare insieme un percorso parlamentare. 

Per L'Altra Europa con Tsipras partecipano i senatori Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino, e l'eurodeputata Eleonora Forenza.

L'assemblea dei parlamentari non è aperta alla stampa, le troupe tv e i fotoreporter potranno accedere in sala nei primi minuti.

Cristiana Scoppa
Ufficio stampa

sabato 25 luglio 2015

L’Altra Europa con Tsipras è entrata nel Parlamento italiano


Nata come lista per le elezioni europea, con i Senatori Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino oggi L’Altra Europa con Tsipras entra nel Parlamento, in quello che è un cammino della sinistra per la costruzione di un soggetto unitario. Una giornata importante perché, come sottolinea l’europarlamentare Eleonora Forenza “avere una presenza nel Senato italiano significa poter creare una continuità di azione politica con le battaglie portate avanti nel Parlamento europeo, perché è sempre più urgente costruire una alternativa politica forte al socialismo europeo, appiattito sulle posizioni dei popolari come abbiamo visto sia in occasione del dibattito sulla Grecia che nel voto sul TTIP”. 
La presidente del Gruppo Misto Loredana De Petris (SEL) ha salutato la nascita di questa componente nel Gruppo Misto come “un elemento importante per rafforzare il cammino comune verso un soggetto unitario a sinistra”. 
Bia Sarasini de L’Altra Europa con Tsipras ha sottolinato il senso di questa scelta che “cade in una giornata particolare, difficile per la Grecia e per lo stesso Tsipras. Noi sosteniamo la Grecia, lasciata sola nel conflitto contro l’Europa, perché per poter sostenere una idea politica di sinistra non si può stare rinchiusi negli spazi nazionali, è nello spazio comune europeo che si può mettere in discussione la governance europea, una governance a trazione tedesca”. 
Per il senatore Francesco Campanella “Il passaggio odierno è uno dei primi passi nella direzione della creazione di qualcosa di molto più grande, che non sia pura testimonianza, necessaria ma non sufficiente: un soggetto che si ponga come forza di governo di questo paese e dell’Europa. Un approccio opposto a quello del Partito Democratico che incarna una politica europea che ha corroso quei valori che ne facevano dell’Europa uno dei posti più belli dove vivere, dove libertà si coniugava con solidarietà”. 

Foto del Senatore Francesco CAMPANELLA

Il senatore Fabrizio Bocchino ha ricostruito il cammino che ha portato a dar vita a L’Altra Europa con Tsipras nel Parlamento italiano: “La scelta odierna è una tappa del percorso iniziato con la stessa nostra candidatura all’interno del Movimento 5 Stelle, nel quale avevo proiettato quei valori progressisti, so solidarietà, inclusione e di partecipazione nei quali credevo. Ma in quel partito questi valori non ci sono, non c’è alcuna partecipazione, è tutta una grandissima messinscena, nonostante l’immagine che se ne vuole dare all’esterno. Abbiamo perciò da subito guardato a L’Altra Europa con Tsipras, proprio per questo bell’esercizio di inclusione che è stato la costituzione di questa lista per le elezioni europee, che includeva non solo partiti politici ma anche movimenti e associazioni della società civile da cui dobbiamo trarre ispirazione per la nostra azione politica”.
Foto del Senatore Fabrizio BOCCHINO

“La sfida che Syriza e Tsipras hanno portato nell’Europa dell’austerità è una sfida eroica”, ha detto ancora Forenza, “possiamo solo augurarci che Syriza resti unita e che la sfida all’austerità continui in Grecia, in Spagna, in Irlanda e anche in Italia”. 
“Contro Tsipras è in corso una campagna denigratoria assolutamente senza fondamento”, secondo Bocchino. “Tsipras e Syriza hanno il merito di aver iniziato un processo, mettendo in discussione la stessa governance europea. La partita non è affatto chiusa, e noi lo vogliamo portare avanti in Italia, perché le politiche del governo Renzi ci porteranno in una situazione analoga a quella che vive oggi la Grecia”.
Dello stesso parere Campanella: “Ho sentito criticare Tsipras con l’ingenerosità tipica di chi guarda uno spettacolo da una poltrona. Ma che dimostra la differenza tra un politico che lavora per il proprio paese e un politico che lavora per interesse suo particulare. Grillo e Renzi mi sembrano due facce della stessa medaglia, due approcci ugualmente populistici, senza un progetto finale che non sia dato da altri. In ciò che Renzi sta facendo in Italia si legge in trasparenza quell’invito di JP Morgan a ‘rivedere le costituzioni’ dei paesi europei che definivano ‘marginali’. Tra cui appunto l’Italia. Possiamo solo augurarci non solo che Syriza resti unita, ma che si riesca a costruire anche in Italia una forza di sinistra di tale respiro”. 

lunedì 20 luglio 2015

“Vi racconto il colpo di Stato”: il portavoce di Syriza a Siena

19 luglio 2015

 Un sabato pomeriggio di metà luglio, un sabato pomeriggio caldissimo. Molti senesi, quasi tutti, sono al mare. Le lastre del centro storico sono percorse quasi esclusivamente da turisti, che hanno scelto di trascorrere qualche giorno nella città del Palio piuttosto che nelle più rinfrescanti località balneari.
Ma questo sabato pomeriggio senese è stato caratterizzato anche da un incontro che si è svolto nel circolo Arci lavoro e sport in via dei Pispini. E qui, nonostante la caldissima temperatura che caratterizza questa giornata del fine settimana, ecco arrivare decine e decine di persone. Persone di tutte le età, donne e uomini. Studenti e studentesse così come pensionati e pensionate: persone che, in generale, si interessano di attualità e di quanto avviene in questo mondo.
A decine, tra lo stupore degli stessi organizzatori dell’evento, sono arrivate in via dei Pispini per un dibattito sulla Grecia e per parlare e sentir parlare di debito, austerità e democrazia. A moderare il dibattito è Enrico Bertelli, gli oratori sono il docente di economia all’Università di Siena, Fabio Petri, lo studente greco che vive a Siena, Haris Lagoudakis, e l’attesissimo portavoce di Syriza in Italia, Argiris Panagopoulos. Che si presenta subito facendo capire la sua posizione ed il suo pensiero su quanto è avvenuto in Grecia prima del referendum del 4 luglio scorso: “Con la chiusura delle banche prima del referendum – afferma Panagopoulos – si è tentato un vero e proprio colpo di Stato, con la chiara volontà di indirizzare in un certo modo il referendum e quindi far cadere il governo Tsipras. Ma il popolo ha deciso diversamente”. Non è la prima volta che Panagopoulos viene a Siena: conosce la città e ci torna volentieri, specie se invitato (come in questa occasione dell’Arci) a parlare di quanto sta avvenendo nel Paese ellenico.

syriza-Argiris Panagopoulos-siena

Panagopoulos, cosa pensa dell’accordo che alla fine è stato trovato tra il governo greco e gli altri leader europei?
“Penso che il governo greco sta lottando da mesi contro tutto e contro tutti. Credo che sia stato giusto scartare la richiesta e l’idea di creare una moneta parallela all’euro apposta per la Grecia. E se fosse stata imboccata questa strada questa ‘monetina’ sarebbe poi stata utilizzata anche in Portogallo e successivamente magari anche in Italia”.
Ma la decisione di Tsipras di dire sì all’accordo ha creato anche una spaccatura dentro il partito Syriza…
“Beh, Syriza è un partito molto animato al proprio interno. Ora quello che dobbiamo fare è stare tutti uniti per poter vincere questa guerra. Sento parlare e leggo su tanti mezzi di informazione e di comunicazione dei Paesi europei di divisioni dentro Syriza, ma credo che la realtà sia un’altra: il 72% dei greci volevano l’accordo con l’Europa. Tsipras non è mai andato ad incontri e summit per rompere le trattative. In Italia sento sempre Salvini e Grillo tenere posizioni anti-europeiste, ma Syriza non ha posizioni anti-europeiste. Il popolo greco, anche attraverso il no che ha vinto al referendum non ha espresso una volontà di uscire dall’Europa, ma solamente il desiderio di andare a ritrattare quello che era il piano Juncker per poter uscire dall’austerità”.

syriza-Argiris Panagopoulos-siena

Quale clima si respirava in Grecia prima del referendum del 4 luglio scorso?
“C’era un clima di speranza e anche naturalmente di tensione, specie per la decisione di chiudere le banche. Io giudico questa scelta come un vero e proprio tentativo di colpo di Stato effettuato da poteri forti politici ed economici. Ma con quella scelta hanno ottenuto il risultato contrario a quello sperato, ovvero il no del popolo greco al referendum. Noi non vogliamo uscire dall’Europa, Syriza non vuole fare salti nel buio e tutti noi conoscevamo bene le difficoltà che avremmo incontrato andando al governo del Paese”.
Lei è più ottimista e fiducioso dopo l’accordo trovato nei giorni scorsi?
“Sì, lo sono. Perché intanto abbiamo scartato ed allontanato l’idea di un’Europa a due velocità, che si sarebbe materializzata con la moneta parallela che volevano inserire in Grecia e che poi, ne sono certo, sarebbe stata portata anche in Portogallo, in Italia ed in altri Paesi. Poi perché avremo 35 miliardi di euro di investimenti pubblici per la crescita in tre anni, quindi parliamo di quasi un miliardo di euro al mese. E poi perché adesso potremo far pagare la crisi non ai pensionati, ma ai ricchi del nostro Paese. Noi volevamo un accordo che ci permettesse di uscire dalle difficoltà e che rompesse il circolo vizioso del fare debiti solo per pagare vecchi debiti”.
Come giudica il comportamento tenuto in questa vicenda dal governo italiano?
“Io penso che Renzi ed il suo governo non abbiano fatto il bene del popolo greco, ma che siano scappati dalle responsabilità e che si siano semplicemente appiattiti sulla posizione tenuta dal governo tedesco della Merkel, come d’altronde hanno fatto anche altri partiti socialisti e di sinistra in altri Paesi europei”.

Gennaro Groppa

(foto Samuele Mancini)

Dopo la notte della vergogna

Dobbiamo lottare e lotteremo per un'altra Europa 

Appello europeo
Si può firmare l'appello inviando una mail a: info@altersummit.eu 

La notte del 13 luglio verrà ricordata nella storia come la notte della vergogna europea.
La oligarchia neoliberista che domina l'Europa senza legittimazione democratica ha mostrato la sua vera natura al mondo intero. Questa oligarchia pretende che nessuno in Europa abbia il diritto di proporre alternative credibili al dogma della austerità, anche quando queste proposte sono sostenute da un largo consenso democratico. 
Per dare una lezione alla Grecia e a tutti coloro che intendono seguire la stessa strada, non hanno esitato un momento a mettere in grave pericolo un intero paese e la stessa vita del suo popolo. E hanno deciso di mettere a rischio tutto il processo di integrazione europea. 
L'Europa non ha un problema greco. L'Europa ha, piuttosto, un serio problema politico, la scelta neoliberista dell'austerità. La élite tedesca, insieme agli altri governi, alla Banca Centrale Europea e al Fondo Monetario internazionale, stanno spingendo l'Europa verso l'abisso. 
Non è una guerra fra Germania e Grecia: è una guerra fra oligarchia e democrazia. 
Le oligarchie europee e globali hanno mostrato la loro determinazione e anche le loro divisioni. 
La rivolta di un piccolo paese contro il potere neoliberista ha provocato una reazione brutale. La lotta contro questi poteri non può essere vinta da un solo paese. Sin dall'inizio, abbiamo chiamato alla mobilitazione in tutta Europa dicendo che questa lotta "non riguarda la Grecia, riguarda tutti noi". 
Ora dobbiamo costruire una mobilitazione permanente e creare legami europei fra attori sociali, politici, intellettuali - perché, nonostante gli sforzi, non siamo riusciti a costruire la forza necessaria nei mesi passati. 
La settimana che ha preceduto il referendum in Grecia e, in particolare, l'ultima riunione dell'Eurogruppo ha provocato una forte reazione in tutta Europa e nel mondo. Sindacati, movimenti sociali e politici, organizzazioni della società civile democratica, persone hanno espresso in tanti modi il loro sostegno alla democrazia e al popolo greco e la loro opposizione alla austerità e alla dottrina neoliberista. 
È un nuovo, positivo e importante elemento in Europa che può controbilanciare l'attacco brutale sulla Grecia, fornire la forza necessaria alla lotta del prossimo periodo, in Grecia e ovunque. I prossimi mesi, nel periodo verso le elezioni spagnole del 15 novembre, saranno cruciali. 
Ci impegniamo, e facciamo appello a tutte le forze disponili, a dimostrare solidarietà alla Grecia, a rafforzare le alleanze contro l'austerità e l'Europa neoliberista, a unirsi alla mobilitazione in ottobre già proposta da molte organizzazioni e reti. L'Europa sarà attraversata da marce, da manifestazioni e da proteste. 
"OXI! Basta!" sarà l'appello comune alla azione unitaria, il nostro rifiuto alla distruzione della democrazia europea. 
Non vogliamo l'austerità: non in Grecia, non in Europa. Vogliamo un'altra Europa, quella della democrazia, dei diritti, della dignità e della pace. Dobbiamo lottare insieme. È una responsabilità storica per tutti e tutte. 

Prime firme il 17 luglio:  
Susan George (TNI-Attac) | Eduardo Chagas (ETF – Eurpopean Transportworkers’ Federation) | Raffaella Bolini (ARCI) | Walter Baier (Transform!Europe) | Felipe Van Keirsbilck (Alter Summit) | Elisabeth Gauthier (Transform!) | Corinna Genschel (Blockupy) | Roberto Musacchio & Roberto Morea (Transform! It) | Giuseppe De Marzo (Libera) | Marco Bersani (Attac It) | Claudio Riccio (ACT - Agire Costruire Trasformare) | Lorenzo Zamponi (Il Corsaro.info) | Hugo Braun (Attac Germany) | Kenneth Haar (CEO) | Attac Wallonie-Bxl | Thomas Coutrot (Attac Fr) | Eric Goeman (Attac Vlanderen) | Dominique Plihon (Attac Fr) | Piotr Kawiorski (Attac Pl) | Pierre Khalfa (Fondation Copernic) | Sebastian Franco (European Network for the right to Health) | Frédérique Rolet (SNES FSU)

Per firmare inviare una mail a: info@altersummit.eu 

lunedì 13 luglio 2015

Accordo Eurogruppo e dichiarazione di Tsipras



Abbiamo condotto una dura lotta per sei mesi e abbiamo lottato fino alla fine per conquistare ciò che è meglio, un accordo che consentirà al Paese di stare in piedi e il popolo greco di essere in grado di continuare a combattere.
Abbiamo affrontato decisioni difficili in dilemmi difficili. Abbiamo preso la responsabilità della decisione al fine di impedire la realizzazione di esiti più estremi, voluti dai circoli conservatori più estremi dell'Unione europea.
L'accordo è difficile, tuttavia ha impedito l'esercizio di trasferimento della proprietà pubblica all'estero, ha impedito il piano della crisi finanziaria e il crollo del sistema finanziario, piano che era stato – secondo i dettagli recentemente trapelati - studiato alla perfezione e aveva cominciato a essere implementato.
Infine, siamo riusciti in questa dura battaglia per consentire la ricostruzione, la ristrutturazione del debito e un finanziamento per il medio termine.
Sapevamo che non sarebbe stato un compito facile, ma abbiamo lasciato un'eredità molto importante dietro di noi. Un lascito importante e necessario di cambiamento in tutta Europa. La Grecia continuerà a lottare, continueremo a combattere per poter tornare alla crescita, riconquistare la nostra sovranità nazionale. Il messaggio di democrazia, il messaggio di dignità che la Grecia ha inviato in tutta Europa e in tutto il mondo è l'eredità più importante.
Infine, vorrei ringraziare tutti i miei colleghi, i ministri e colleghi che hanno sostenuto questa dura battaglia fino all’ultimo: una battaglia alla fine della giornata sarà orgogliosamente rivendicata.
La decisione di oggi mantiene la Grecia in condizioni di stabilità finanziaria, offre funzionalità di recupero: certo, sapevamo in anticipo che sarebbe un accordo dalla realizzazione difficile. Le misure relative sono passate in parlamento. potranno inevitabilmente creare tendenze recessive. Ma ho la sensazione, la convinzione e la speranza che il pacchetto dei 35 miliardi che siamo riusciti, la ristrutturazione del debito, i finanziamenti per i prossimi tre anni potranno creare una sensazione di fiducia nei mercati, fra gli investitori che già stavano puntando sul Grexit. Questa fiducia, in grado di creare un'ondata di investimenti, compenserà le tendenze recessive.
Infine, voglio darvi una promessa: Non importa quanto duramente ci siamo battuti per rivendicare una soluzione in Europa, ora dovremo lottare duramente per ottenere investimenti all'interno. La Grecia ha bisogno di riforme radicali nell'interesse delle forze sociali e contro l'oligarchia che ci ha portato a questo punto. E questa è la promessa del nuovo sforzo che inizia domani.

13 luglio 2015
Alexis Tsipras






Subject: Euro Summit Statement
Brussels, 12 July 2015

The Euro Summit stresses the crucial need to rebuild trust with the Greek authorities as a prerequisite for a possible future agreement on a new ESM programme. In this context, the ownership by the Greek authorities is key, and successful implementation should follow policy commitments.

A euro area Member State requesting financial assistance from the ESM is expected to address, wherever possible, a similar request to the IMF 1. This is a precondition for the Eurogroup to agree on a new ESM programme. Therefore Greece will request continued IMF support (monitoring and financing) from March 2016.

Given the need to rebuild trust with Greece, the Euro Summit welcomes the commitments of the
Greek authorities to legislate without delay a first set of measures. These measures, taken in full prior agreement with the Institutions, will include:

   by 15 July
  • the streamlining of the VAT system and the broadening of the tax base to increase revenue;
  • upfront measures to improve long-term sustainability of the pension system as part of a the safeguarding of the full legal independence of ELSTAT;
  • comprehensive pension reform programme;
  • full implementation of the relevant provisions of the Treaty on Stability, Coordination and Governance in the Economic and Monetary Union, in particular by making the Fiscal Council operational before finalizing the MoU and introducing quasi-automatic spending cuts in case of deviations from ambitious primary surplus targets after seeking advice from the Fiscal Council and subject to prior approval of the Institutions;


   by 22 July
  • the adoption of the Code of Civil Procedure, which is a major overhaul of procedures and arrangements for the civil justice system and can significantly accelerate the judicial process and reduce costs;
  • the transposition of the BRRD with support from the European Commission.


Immediately, and only subsequent to legal implementation of the first four above-mentioned
measures as well as endorsement of all the commitments included in this document by the Greek Parliament, verified by the Institutions and the Eurogroup, may a decision to mandate the Institutions to negotiate a Memorandum of Understanding (MoU) be taken. This decision would be taken subject to national procedures having been completed and if the preconditions of Article 13 of the ESM Treaty are met on the basis of the assessment referred to in Article 13.1.

In order to form the basis for a successful conclusion of the MoU, the Greek offer of reform measures needs to be seriously strengthened to take into account the strongly deteriorated economic and fiscal position of the country during the last year. The Greek government needs to formally commit to strengthening their proposals in a number of areas identified by the Institutions, with a satisfactory clear timetable for legislation and implementation, including structural benchmarks, milestones and quantitative benchmarks, to have clarity on the direction of policies over the medium-run.

They notably need, in agreement with the Institutions, to:
  • carry out ambitious pension reforms and specify policies to fully compensate for the fiscal impact of the Constitutional Court ruling on the 2012 pension reform and to implement the zero deficit clause or mutually agreeable alternative measures by October 2015;
  • adopt more ambitious product market reforms with a clear timetable for implementation of all OECD toolkit I recommendations, including Sunday trade, sales periods, pharmacy ownership, milk and bakeries, except over-the-counter pharmaceutical products, which will be implemented in a next step, as well as for the opening of macro-critical closed professions (e.g. ferry transportation). On the follow-up of the OECD toolkit-II, manufacturing needs to be included in the prior action;
  • on energy markets, proceed with the privatisation of the electricity transmission network operator (ADMIE), unless replacement measures can be found that have equivalent effect on competition, as agreed by the Institutions;
  • on labour markets, undertake rigorous reviews and modernisation of collective bargaining, industrial action and, in line with the relevant EU directive and best practice, collective dismissals, along the timetable and the approach agreed with the Institutions. On the basis of these reviews, labour market policies should be aligned with international and European best practices, and should not involve a return to past policy settings which are not compatible with the goals of promoting sustainable and inclusive growth;
  • adopt the necessary steps to strengthen the financial sector, including decisive action on non-performing loans and measures to strengthen governance of the HFSF and the banks, in particular by eliminating any possibility for political interference especially in appointment processes.


On top of that, the Greek authorities shall take the following actions:


  • to develop a significantly scaled up privatisation programme with improved governance;
  • valuable Greek assets will be transferred to an independent fund that will monetize the assets through privatisations and other means. The monetization of the assets will be one source to make the scheduled repayment of the new loan of ESM and generate over the life of the new loan a targeted total of EUR 50bn of which EUR 25bn will be used for the repayment of recapitalization of banks and other assets and 50 % of every remaining euro (i.e. 50% of EUR 25bn) will be used for decreasing the debt to GDP ratio and the remaining 50 % will be used for investments.This fund would be established in Greece and be managed by the Greek authorities under the supervision of the relevant European Institutions. In agreement with Institutions and building on best international practices, a legislative framework should be adopted to ensure transparent procedures and adequate asset sale pricing, according to OECD principles and standards on the management of State Owned Enterprises (SOEs);
  • in line with the Greek government ambitions, to modernise and significantly strengthen the Greek administration, and to put in place a programme, under the auspices of the European Commission, for capacity-building and de-politicizing the Greek administration. A first proposal should be provided by 20 July after discussions with the Institutions. The Greek government commits to reduce further the costs of the Greek administration, in line with a schedule agreed with the Institutions;
  • to fully normalize working methods with the Institutions, including the necessary work on the ground in Athens, to improve programme implementation and monitoring. The government needs to consult and agree with the Institutions on all draft legislation in relevant areas with adequate time before submitting it for public consultation or to Parliament. The Euro Summit stresses again that implementation is key, and in that context welcomes the intention of the Greek authorities to request by 20 July support from the Institutions and Member States for technical assistance, and asks the European Commission to coordinate this support from Europe; 
  • With the exception of the humanitarian crisis bill, the Greek government will reexamine with a view to amending legislations that were introduced counter to the February 20 agreement by backtracking on previous programme commitments or identify clear compensatory equivalents for the vested rights that were subsequently created.

The above-listed commitments are minimum requirements to start the negotiations with the Greek authorities. However, the Euro Summit made it clear that the start of negotiations does not preclude any final possible agreement on a new ESM programme, which will have to be based on a decision on the whole package (including financing needs, debt sustainability and possible bridge financing).


The Euro Summit takes note of the possible programme financing needs of between EUR 82 and 86bn, as assessed by the Institutions. It invites the Institutions to explore possibilities to reduce the financing envelope, through an alternative fiscal path or higher privatisation proceeds. Restoring market access, which is an objective of any financial assistance programme, lowers the need to draw on the total financing envelope. The Euro Summit takes note of the urgent financing needs of Greece which underline the need for very swift progress in reaching a decision on a new MoU: these are estimated to amount to EUR 7bn by 20 July and an additional EUR 5bn by mid August.

The Euro Summit acknowledges the importance of ensuring that the Greek sovereign can clear its arrears to the IMF and to the Bank of Greece and honour its debt obligations in the coming weeks to create conditions which allow for an orderly conclusion of the negotiations. The risks of not concluding swiftly the negotiations remain fully with Greece. The Euro Summit invites the Eurogroup to discuss these issues as a matter of urgency.

Given the acute challenges of the Greek financial sector, the total envelope of a possible new ESM programme would have to include the establishment of a buffer of EUR 10 to 25bn for the banking sector in order to address potential bank recapitalisation needs and resolution costs, of which EUR 10bn would be made available immediately in a segregated account at the ESM.

The Euro Summit is aware that a rapid decision on a new programme is a condition to allow banks to reopen, thus avoiding an increase in the total financing envelope. The ECB/SSM will conduct a comprehensive assessment after the summer. The overall buffer will cater for possible capital shortfalls following the comprehensive assessment after the legal framework is applied.

There are serious concerns regarding the sustainability of Greek debt. This is due to the easing of policies during the last twelve months, which resulted in the recent deterioration in the domestic macroeconomic and financial environment. The Euro Summit recalls that the euro area Member States have, throughout the last few years, adopted a remarkable set of measures supporting Greece’s debt sustainability, which have smoothed Greece’s debt servicing path and reduced costs significantly.

Against this background, in the context of a possible future ESM programme, and in line with the spirit of the Eurogroup statement of November 2012, the Eurogroup stands ready to consider, if necessary, possible additional measures (possible longer grace and payment periods) aiming at ensuring that gross financing needs remain at a sustainable level. These measures will be conditional upon full implementation of the measures to be agreed in a possible new programme and will be considered after the first positive completion of a review.

The Euro Summit stresses that nominal haircuts on the debt cannot be undertaken.

The Greek authorities reiterate their unequivocal commitment to honour their financial obligations to all their creditors fully and in a timely manner.

Provided that all the necessary conditions contained in this document are fulfilled, the Eurogroup and ESM Board of Governors may, in accordance with Article 13.2 of the ESM Treaty, mandate the Institutions to negotiate a new ESM programme, if the preconditions of Article 13 of the ESM Treaty are met on the basis of the assessment referred to in Article 13.1.

To help support growth and job creation in Greece (in the next 3-5 years) the Commission will work closely with the Greek authorities to mobilise up to EUR 35bn (under various EU programmes) to fund investment and economic activity, including in SMEs. As an exceptional measure and given the unique situation of Greece the Commission will propose to increase the level of pre-financing by EUR 1bn to give an immediate boost to investment to be dealt with by the EU co-legislators. The Investment Plan for Europe will also provide funding opportunities for Greece.


mercoledì 8 luglio 2015

Appello de L'Altra Europa con Tsipras alla mobilitazione



PARTECIPIAMO TUTTI E TUTTE ALLE TRATTATIVE

Appello de L'Altra Europa con Tsipras 

Con il referendum il popolo greco, l'unico che ha potuto farlo in Europa, ha detto basta alla austerità. 

La "trattativa" in corso in questi giorni non può ignorare questa verità. A chi dice che questa scelta l'hanno fatta solo i Greci rispondiamo che tutti i popoli avrebbero dovuto essere chiamati a potersi pronunciare sul Fiscal Compact, ma e' stato loro negato! 

Anzi chiediamo sin da ora che questo pronunciamento sia reso possibile, anche a livello europeo, facendone un punto centrale della riforma della governance europea, fin qui incentrata su un documento poverissimo e inaccettabile dei cinque presidenti e che invece noi vogliamo venga discussa dai parlamenti e dai popoli.  

Ma intanto noi saremo nelle trattative mobilitandoci a tutti i livelli e nelle forme piu' varie. 

Chiediamo a tutti e tutte di adoperarsi per far conoscere le proposte di Tsipras e della Europa democratica che lo sostiene combattendo la mala informazione. 

Domenica sarà la giornata cruciale, e noi faremo il possibile con iniziative visibili e comunicative a partire da venerdì e nel fine settimana in tante parti d'Italia. Aderiamo naturalmente all'appello per la mobilitazione della campagna Cambia la Grecia Cambia l'Europa, e ci impegniamo a ricercare in tutte le città il massimo delle convergenze unitarie. 

Le condizioni di una vera trattativa sono evidenti. Si smetta l'embargo finanziario. Si affronti l'insostenibilità e la non giustezza del debito. E finalmente vi sia una svolta democratica.



Appello di Cambia la Grecia Cambia l'Europa

RIAPRITE I CANALI FINANZIARI, TOGLIETE L’ASSEDIO ALLA GRECIA!
Dopo il referendum la mobilitazione continua

Il referendum in Grecia ha rappresentato un grande momento di democrazia per il popolo greco ma anche per tutti i popoli europei. 

Finalmente si è potuto votare per esprimere la propria opinione sulla austerità, cosa fin qui mai avvenuta in Europa. 

Bisogna prendere ad esempio quanto accaduto per prevedere finalmente nuove forme di democrazia per tutta l'Europa. Invece, al contrario, si manifesta una sordità e addirittura un irrigidimento da parte di molti rappresentanti istituzionali e politici europei. Gli effetti di ciò possono essere disastrosi. 

Per questo chiamiamo tutte e tutte a continuare la mobilitazione sin da subito, fino alla giornata cruciale di domenica in tutte le forme possibili e visibili con sit in, flash mob, assemblee in strada, informazione e controinformazione, preparandosi al massimo sforzo nel caso che gli eventi precipitassero. 

Vanno riaperti immediatamente i canali finanziari, bisogna togliere subito l’assedio alla Grecia.

Occorre che la trattativa sia riaperta entrando nel merito di ciò che è un problema non solo della Grecia ma di tutta l'Europa e cioè l'insostenibilità della integrale restituzione del debito, la mancata unità politica su basi federali dell’Europa, il fallimento della austerità. 

Solo la democrazia e la partecipazione possono salvare l'Europa. 

domenica 5 luglio 2015

Comunicato de L'altra Europa con Tsipras sul risultato del referendum in Grecia




Il No è la base per la ricostruzione della democrazia

Ha avuto ragione Alexis Tsipras: “la democrazia batte la paura”.
Il voto di oggi ha spezzato l’assedio cui la Grecia era stata sottoposta da settimane di minacce, disinformazione e terrorismo psicologico da parte delle élite europee e dei mercati finanziari attraverso i mass media del continente.
La vittoria del No ha rotto l’embargo della democrazia ed ha dimostrato che in Europa i singoli popoli – e tutti assieme a maggiore ragione – possono spuntarla contro chi vuole imporre e praticare le politiche dell’austerità. Si rompe l’embargo che vuole affamare il popolo.
Sono le politiche praticate dagli organi dirigenti della Ue le grandi sconfitte. Sappiamo che già prima ne era chiaro il fallimento, eppure non è bastato a toglierle di torno. Il pronunciamento di economisti, di premi Nobel, di storici e finanche del Congresso Usa avevano dimostrato che il re era nudo. Ma esso continuava a restare sul trono e a comandare.
C’era bisogno di qualche cosa di più. Di un nuovo fatto democratico che respingesse esplicitamente le politiche dell’austerità dimostrando che nella coscienza di un popolo si era fatta strada un’alternativa.
Nel caso greco è quella proposta dal governo eletto a gennaio e che oggi trova un’altra importantissima legittimazione diretta.
Questa rafforza l’azione del governo greco al tavolo della trattativa che la Merkel ha voluto sospendere in attesa del risultato referendario nella speranza di creare panico e finendo invece per legittimarlo in anticipo. Con una sonora sconfitta della scelta di Renzi di appiattirsi sulle posizioni della cancelliera, contro gli stessi interessi del nostro paese.
È difficile pensare comunque che le cose ripartano semplicemente da dove erano state lasciate. C’è bisogno di un accordo sull’immediato che permetta lo sblocco degli aiuti mancanti. 
È necessario – questa è la lezione che ci viene da Atene – che l’Europa nel suo complesso proceda a una ristrutturazione e a una riduzione del debito greco in primo luogo e di tutti quelli che sono cresciuti in altri paesi per colpa delle politiche di austerità.
La proposta di una Conferenza sul debito in Europa, avanzata da Syriza, torna quindi di grande attualità. È la strada per risolvere veramente il problema del debito e permettere alle economie europee di ripartire su nuove basi e con nuovi modelli di sviluppo civile e economico. È la strada per sconfigger le politiche neoliberiste che schiacciano il benessere delle persone sugli interessi della finanza.
Per questo la vittoria del No è una vittoria di tutti i popoli d’Europa. 
Dopo questo voto gli oligarchi europei che hanno condotto la trattativa in modo irresponsabile devono andare a casa.
Un voto europeista democratico per portare avanti il sogno di Ventotene, di un’Europa politicamente unita su basi federali, solidale, aperta sul Mediterraneo, accogliente con i migranti, fattore di pace a livello mondiale.

L'altra Europa con Tsipras - Comitato nazionale

giovedì 2 luglio 2015

Il discorso alla Nazione del 1mo luglio di Alexis Tsipras





Il refe­ren­dum di dome­nica non riguarda la per­ma­nenza o no della Gre­cia nell’eurozona. Que­sta è scon­tata e nes­suno può con­te­starla. Dome­nica dob­biamo sce­gliere se accet­tare l’accordo spe­ci­fico oppure riven­di­care subito, una volta espresso il responso del popolo, una solu­zione sostenibile.

In ogni caso voglio assi­cu­rare al popolo greco che la ferma inten­zione del governo è quella di otte­nere un accordo con i part­ners, in con­di­zioni però di soste­ni­bi­lità e di pro­spet­tiva per il futuro. Già l’indomani della nostra deci­sione di pro­cla­mare un refe­ren­dum sono state poste sul tavolo pro­po­ste riguar­danti il debito e la neces­sità di ristrut­tu­rarlo, migliori di quelle che ci erano state pre­sen­tate fino a venerdì. Non le abbiamo lasciate cadere.

Abbiamo imme­dia­ta­mente pre­sen­tato le nostre con­tro­pro­po­ste, chie­dendo una solu­zione soste­ni­bile. È per que­sta ragione che c’è stata la riu­nione straor­di­na­ria dell’eurogruppo ieri e ci sarà una nuova riu­nione oggi pome­rig­gio. Se ci sarà una con­clu­sione posi­tiva, noi rispon­de­remo imme­dia­ta­mente. In ogni caso, il governo greco rimane al tavolo del nego­ziato e con­ti­nuerà a rima­nerci fino alla fine. Ma ci rimarrà su que­sto tavolo anche lunedì, subito dopo il refe­ren­dum, in con­di­zioni più favo­re­voli per la parte greca. Il ver­detto popo­lare, infatti, è sem­pre più potente rispetto alla volontà di un governo. Vor­rei anche riba­dire che il ricorso alla volontà popo­lare è uno dei fon­da­menti delle tra­di­zioni europee.

In momenti cru­ciali della sto­ria euro­pea, i popoli hanno preso deci­sioni impor­tanti attra­verso lo stru­mento del refe­ren­dum. E’ suc­cesso in Fran­cia e in tanti altri paesi, dove si sono svolti refe­ren­dum sulla Costi­tu­zione euro­pea. E’ suc­cesso in Irlanda, dove un refe­ren­dum ha tem­po­ra­nea­mente sospeso il Trat­tato di Lisbona e ha con­dotto a un nuovo nego­ziato, dal quale l’Irlanda ha otte­nuto con­di­zioni migliori. Nel caso della Gre­cia, pur­troppo, si usano due metri e due misure.
Per­so­nal­mente, non mi sarei mai aspet­tato che l’Europa demo­cra­tica non rie­sca a com­pren­dere la neces­sità di lasciare a un popolo sovrano lo spa­zio e il tempo neces­sa­rio per­ché fac­cia le sue scelte riguardo al pro­prio futuro. Sono pre­valsi ambienti estre­mi­sti con­ser­va­tori e di con­se­guenza le ban­che del nostro paese sono state por­tate all’asfissia. L’obiettivo è evi­dente: eser­ci­tare un ricatto che parte dal governo e arriva fino a ogni sin­golo cit­ta­dino greco.
E’ infatti inac­cet­ta­bile in un’Europa della soli­da­rietà e del rispetto reci­proco, vedere que­ste scene ver­go­gnose: far chiu­dere le ban­che pro­prio per­ché il governo ha deciso di far par­lare il popolo, creare disagi a migliaia di anziani, per i quali, mal­grado l’asfissia finan­zia­ria, il governo si è pre­oc­cu­pato e ha fatto in modo che la loro pen­sione fosse rego­lar­mente ver­sata nei loro conti. A que­ste per­sone dob­biamo delle spie­ga­zioni. E’ per pro­teg­gere le vostre pen­sioni che stiamo dando bat­ta­glia tutti que­sti mesi. Per pro­teg­gere il vostro diritto a una pen­sione digni­tosa e non a una man­cia. Le pro­po­ste che, in maniera ricat­ta­to­ria, ci hanno chie­sto di sot­to­scri­vere pre­ve­de­vano un taglio con­si­stente delle pen­sioni. Per que­sto motivo ci siamo rifiu­tati, per que­sto oggi si vendicano.
E’ stato dato al governo greco un ulti­ma­tum che com­pren­deva esat­ta­mente la stessa ricetta, com­pren­dente tutte le misure ancora non appli­cate del vec­chio Memo­ran­dum di auste­rità. Come se non bastasse, non hanno pre­vi­sto alcuna forma di alleg­ge­ri­mento del debito né di finan­zia­mento dello svi­luppo. L’ultimatum non è stato accet­tato. Poi­ché in regime di demo­cra­zia non ci sono strade senza uscita, l’ovvia via d’uscita era quella di rivol­gerci al popolo, ed è stato esat­ta­mente quello che abbiamo fatto.
Sono pie­na­mente con­sa­pe­vole che in que­ste ore c’è un’orgia di cata­stro­fi­smo. Vi ricat­tano e vi invi­tano a votare sì a tutte le misure chie­ste dai cre­di­tori, senza alcuna visi­bile via d’uscita dalla crisi. Vogliono fare dire anche a voi, come suc­ce­deva nei quei giorni bui della nostra vita par­la­men­tare che abbiamo lasciato die­tro di noi, sì a tutto. Farvi diven­tare simili a loro, com­plici nel piano di farci rima­nere per sem­pre sotto l’austerità.
Dall’altra parte, il no non è una sem­plice parola d’ordine. Il no rap­pre­senta un passo deci­sivo verso un accordo migliore che pun­tiamo a sot­to­scri­vere subito dopo la pro­cla­ma­zione dei risul­tati di dome­nica. Sarà l’inequivocabile scelta del popolo riguardo le sue con­di­zioni di vita nei giorni a venire. No non signi­fica rot­tura con l’Europa, ma ritorno all’Europa dei valori. No signi­fica pres­sione potente per un accordo eco­no­mi­ca­mente soste­ni­bile che trovi una solu­zione al pro­blema del debito, non lo farà schiz­zare a livelli inso­ste­ni­bili, non costi­tuirà un eterno osta­colo verso i nostri sforzi per far ripren­dere l’economia greca e dare sol­lievo alla società. No signi­fica pres­sione forte per un accordo social­mente equo che distri­buirà il peso ai pos­si­denti e non ai lavo­ra­tori dipen­denti e ai pensionati.
Un accordo cioè che por­terà in tempi brevi il paese a essere di nuovo pre­sente nei mer­cati finan­ziari inter­na­zio­nali, in modo che si ponga ter­mine alla sor­ve­glianza stra­niera e al com­mis­sa­ria­mento. Un accordo che com­prenda quelle riforme che puni­ranno una volta per sem­pre gli intrecci insani tra poli­tica, mezzi d’informazione e potere eco­no­mico che hanno con­trad­di­stinto in tutti que­sti anni il vec­chio sistema poli­tico. Nel con­tempo potrà affron­tare la crisi uma­ni­ta­ria: sten­derà, in altre parole, una rete di sicu­rezza per tutti quelli che oggi sono stati spinti all’emarginazione gra­zie alle poli­ti­che seguite in tutti que­sti anni nel nostro paese.
Gre­che e greci, sono pie­na­mente con­sa­pe­vole delle dif­fi­coltà che state affron­tando. Mi impe­gno per­so­nal­mente a fare qua­lun­que cosa per­ché siano prov­vi­so­rie. Alcuni fanno dipen­dere la per­ma­nenza della Gre­cia all’eurozona dal risul­tato del refe­ren­dum. Mi accu­sano di avere un’agenda segreta: nel caso di vit­to­ria del no, far uscire il paese dall’Unione Euro­pea. Men­tono sapendo di men­tire. Sono quelli stessi che dice­vano le stesse cose nel pas­sato e ren­dono un pes­simo ser­vi­zio sia al nostro popolo che all’Europa. D’altronde, sapete bene che un anno fa io stesso ero can­di­dato per la pre­si­denza della Com­mis­sione alle ele­zioni per il Par­la­mento europeo.
Anche allora ho detto agli euro­pei che le poli­ti­che di auste­rità devono finire, che non è que­sta la strada per uscire dalla crisi, che il pro­gramma appli­cato alla Gre­cia è stato un fal­li­mento. E che l’Europa deve smet­tere di com­por­tarsi in maniera non democratica.
Pochi mesi più tardi, nel gen­naio del 2015, il nostro popolo ha sigil­lato que­sta scelta. Sfor­tu­na­ta­mente, alcuni in Europa si rifiu­tano di com­pren­dere que­sta verità, non la vogliono ammet­tere. Quelli che pre­fe­ri­scono un’Europa anco­rata in logi­che auto­ri­ta­rie, di disprezzo verso le regole demo­cra­ti­che, che vogliono un’Europa unita solo in maniera epi­der­mica e tenuta insieme dal Fmi, non hanno una visione degna dell’Europa. Sono poli­tici senza corag­gio che non rie­scono a pen­sare come europei.
A loro fianco sta il nostro sistema poli­tico che ha por­tato il paese alla ban­ca­rotta e ora si pro­pone di get­tare la colpa a noi, a chi cerca di far finire que­sta mar­cia verso il disa­stro. Sognano il loro ritorno: lo hanno pro­get­tato nel caso che noi aves­simo accet­tato l’ultimatum – hanno pub­bli­ca­mente chie­sto la nomina di un altro pre­mier per appli­carlo– ma con­ti­nuano anche adesso, che abbiamo dato la parola al popolo. Par­lano di colpo di stato. Ma la demo­cra­zia non è un colpo di stato, i governi nomi­nati da fuori sono un colpo di stato.
Gre­che e greci, voglio rin­gra­ziarvi con tutto il cuore per la calma e il san­gue freddo che state mostrando in ogni momento di que­sta set­ti­mana dif­fi­cile. Voglio assi­cu­rarvi che que­sta situa­zione non durerà a lungo. Sarà prov­vi­so­ria. Gli sti­pendi e le pen­sioni non andranno persi. I conti dei cit­ta­dini che hanno scelto di non por­tare i loro soldi all’estero non saranno sacri­fi­cati sull’altare dei ricatti e delle oscure mano­vre poli­ti­che. Assumo io per­so­nal­mente la respon­sa­bi­lità di tro­vare una solu­zione al più pre­sto, subito dopo la con­clu­sione del refe­ren­dum. Allo stesso tempo rivolgo l’appello di soste­nere que­sto pro­cesso nego­ziale, vi chiedo di dire no alle ricette di auste­rità che stanno distrug­gendo l’Europa.
Vi chiedo di accet­tare la strada di una solu­zione soste­ni­bile, di aprire una bril­lante pagina di demo­cra­zia, nella spe­ranza certa di un accordo migliore. Siamo respon­sa­bili verso i nostri geni­tori, i nostri figli e verso noi stessi. E’ il nostro debito verso la storia.
(a cura di Dimi­tri Deliolanes)