mercoledì 30 settembre 2015

Europa che fare? 4 ottobre a Roma


Dopo le elezioni greche, è sempre più attuale la domanda di come sia possibile e con quali forze sociali e politiche combattere l’austerità e cambiare lo scenario europeo.

Questo tema è anche decisivo per il nuovo soggetto politico unitario che vogliamo contribuire a costruire in Italia.

In vista delle mobilitazioni che si concentreranno a Bruxelles dal 15 al 17 ottobre, l’Altra Europa con
Tsipras, promuove un momento di confronto e di discussione.

Roma 4 ottobre ore 9,30 / 14,30
Centro Congressi – Roma Eventi
Piazza di Spagna – via Alibert 5a

Si può cambiare l’Europa? E la UE? La lotta per cambiare l’Europa deve ancora cominciare?

La giornata di discussione sull’Europa è divisa in due sezioni con alcuni interventi di apertura predisposti con durata più estesi, altri con tempi minori e uno spazio di interventi liberi.




click sull'immagine per ingrandirla, oppure 
Volantino in Pdf scaricabile QUI


domenica 20 settembre 2015

La vittoria di Tsipras, una vittoria del popolo greco e della Sinistra europea



Comunicato stampa del Comitato de L'altra Europa con Tsipras

L'altra Europa con Tsipras esprime tutta la sua gioia per l'affermazione di Tsipras e di Syriza che si sta profilando. Il popolo greco ha risposto con la forza della democrazia a chi ha fatto di tutto per cacciare Tsipras e il suo governo. Tsipras vince e con lui vince la democrazia e vince la Sinistra Europea. Una vittoria che parla alle forze del cambiamento di tutta Europa dalla Spagna all'Irlanda. La lotta contro l'austerità continua, con più forza. La troika, l'austerità, il potere delle banche, l'Europa fortezza devono diventare, loro sì, una parentesi.



L'altra Europa con Tsipras continuerà con tutto il proprio impegno a lavorare affinché anche l'Italia partecipi a questa battaglia compiendo un deciso salto di qualità. Occorre anche in Italia una forza unita e grande della sinistra, capace di combattere con convinzione, partecipazione popolare, senza settarismi minoritari e con l'aspirazione a vincere.



venerdì 18 settembre 2015

Ungheria: PRESIDIO DELLE DONNE E DEGLI UOMINI SCALZI

A TRIESTE il presidio si terrà, lunedì 21 settembre, dalle 18:00, 

DAVANTI ALLA SEDE DEL CONSOLATO ONORARIO D' UNGHERIA,  IN  VIA FRANCESCO PARISI 14.
Il Punto d' incontro, per un breve corteo, è la sede CGIL di Domio in Strada della Rosandra 58 mezz' ora prima, quindi alle 17:30
LA NCCdL CGIL ha aderito all' iniziativa. 
Seguiranno altri comunicati.

  (click sulla mappa per ingrandirla)


LUNEDì 21 SETTEMBRE - ORE 18.00
PRESIDIO DELLE DONNE E DEGLI UOMINI SCALZI 
di fronte all'Ambasciate e ai Consolati dell'Ungheria in Italia

Quanto sta succedendo in Ungheria in queste ore è inaccettabile e disumano.
E' un passo indietro nella storia della civiltà europea e dell'umanità in generale.
Respingere profughi, richiedenti asilo ed esseri umani in generale con muri, manganellate, idranti e gas lacrimogeni è un atto di barbarie che non possiamo in alcun modo tollerare.
L'Europa tutto deve reagire e denunciare il comportamento del governo di Orban.
Siamo al fianco della società civile ungherese che sta cercando di opporsi alle scelte del suo governo e chiediamo al governo italiano di fare tutte le pressioni possibili per evitare che tale barbarie continui.
A dieci giorni dalla grande esperienza delle 75 Marce degli Scalzi di Venerdì 11 settembre lanciamo una nuova mobilitazione nazionale: presentiamoci scalzi lunedì 21 settembre alle ore 18 davanti all'Ambasciata ungherese di Roma e davanti a tutti i consolati dell'Ungheria in Italia e portiamo con noi un cartello "Io sono clandestino, arrestatemi - I'm illegal, arrest me!" o anche "I sono rifugiato, arrestatemi! - I'm refugee, arrest me!

Ognuno può organizzarlo liberamente davanti ad una delle sedi consolari qui elencate: http://www.mfa.gov.hu/kulkepviselet/IT/it/it_konzuliinfo/

Il motivo di questa mobilitazione è sempre quello già annunciato con le Marce dell'11 settembre che qui ricordiamo.
Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. 
Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace.
Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti.
Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze.

Venerdì 11 settembre lanciammo da Venezia la Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi. In centinaia abbiamo camminato scalzi fino al cuore della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica, come in altre città d'Italia e d'Europa.

Per chiedere con forza i primi quattro necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali:
1. certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature
2. accoglienza degna e rispettosa per tutti 
3. chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti
4. creare un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino

Perché la storia appartenga alle donne e agli uomini scalzi e al nostro camminare insieme.

domenica 13 settembre 2015

Sabato 12 settembre 2015 per Kobane,


in solidarietà al popolo curdo che resiste contro l' ISIS e gli attacchi dei turchi.

La lotta per l' indipendenza del Kurdistan nacque all' indomani della fine della prima guerra mondiale, ma questo anelito alla costituzione di una patria curda fu bloccato dalla  Gran Bretagna e - come per la Palestina-  le nascenti nazioni arabe , dopo la dissoluzione dell' impero Ottomano,- Persia  Iraq e Siria- e l' attuale Turchia  si insediarono amministrativamente su quei territori.

Da allora qualcuno, con grottesco umorismo , defini' il Kurdistan " la Polonia del vicino Oriente" , una nazione con oltre 15 milioni di abitanti ancora destinata o all' assimilazione o alla subalternità e sottomissione politica, come in effetti era avvenuto  per la Polonia , smembrata dal 1772 e poi ricomposta solo nel 1920.

Quanto sta succedendo oggi evidenzia la paradossalità di un evento senza precedenti: mentre di fatto l' ISIS , con altre formazioni fondamentaliste , praticando forme di terrorismo guerreggiato, ha di fatto realizzato una sorta di Sultanato Transnazionale , che va dall' Afghanistan a Tripoli  passando per Falluja ,  la svolta islamista di Erdogan costringe alla difensiva - cioè di fatto all' autodifesa- non solo le comunità curde presenti sul territorio turco, ma anche quanto resta di quelle armene e greche, e inasprisce la repressione non solo  contro il PKK ( che è ancora clandestino e illegale , con Ocalan all' ergastolo) ma anche contro il HDP ( il partito popolare democratico, progressista e filocurdo e che alle ultime elezioni ha ottenuto il 13% dei voti ed è entrato con 80 deputati  al Parlamento di Ankara) che viene messo allo stesso livello del PKK e di conseguenza, per aberrante sillogismo, parificato all' ISIS ed alla sua organizzazione statuale l' OSI, che Erdogan, solo a parole ,  dice di voler combattere. 

Il corteo che sabato 12 settembre  è sfilato per le vie del centro cittadino


( la manifestazione era stata promossa dal Coordinamento Libertario Regionale e dall' USI- AIT di Trieste) ha dunque chiesto a gran voce la cessazione dei bombardamenti e delle violenze contro il popolo curdo e di saper leggere la verità dei fatti:
le violenze del governo turco  non vengono perpetrate solo intorno  a Kobane, la città simbolo della resistenza popolare al terrorismo e della sperimentazione di forme inedite di autogoverno democratico delle comunità,  ma vengono praticate anche all' interno della Turchia ,contro la minoranza curda , e piu' in generale contro tutte le altre presenze autoctone : greci, armeni, etc- che il neonazionalismo islamista di Erdogan e dell' AKP da tempo persegue.

Viene da chiedersi , quindi , se il bellicismo turco non persegua LE STESSE FINALITA' dell' ISIS e dell' Organizzazione dello Stato Islamico (OSI) , la creazione cioè di uno spazio geopolitico panturanico e reislamizzato, come , ai tempi di Kemal , predicava Shaid Halim Pasha , contro il laicismo , le forme democratiche parlamentari,il modernismo e la secolarizzazione religiosa che allora si imponevano per ricostruire il paese.



Se fosse cosi'dovremmo fare i conti non con il delirio di un folle, ma con un piano ed un progetto politico estremamente pericoloso che sinora è stato , stranamente sottovalutato. Eppure quanto è accaduto a Gezi Park nel 2013 aveva fatto aprire gli occhi a molti di noi, evidentemente non a tutti.



Dunque non resta, mentre diamo tutta la nostra solidarietà al popolo curdo, che denunciare quanto sta avvenendo ed invitare il nostro governo ad essere meno reticente, equidistante e disattento , cioè a prendere posizione. Contro Erdogan e il il governo che lo sostiene( anche se dovesse costarci mezzo punto di PIL).

Marino Calcinari

sabato 12 settembre 2015

11 SETTEMBRE MARCIA DELLE DONNE E DEGLI UOMINI SCALZI


IN TUTTA ITALIA DECINE DI MIGLIAIA DI PERSONE HANNO PARTECIPATO

Ieri 11 settembre a Trieste oltre seicento persone hanno sfilato per la città , dal Silos a Piazza del' Unità , in corteo, pochi slogan ma chiare idee su quali debbano essere gli obiettivi politici da rivendicare nell' immediato , per affrontare i problemi che la grande migrazione globale porta con sé.
Nella consapevolezza della strutturalità e della non contingenza della tragedia che sta coinvolgendo milioni di persone , le attuali regole,- burocatiche , perdipiu' - dell' accoglienza , a cominciare dal trattato di Dublino, vanno riscritte ed all' interno dell' Europa deve esser fatto valere un principio univoco e cogente di solidarietà.

La grandezza del fenomeno infatti non consente di agire altrimenti.



E nessun progetto di cambiamento della società , di gestione democratica della crisi – economica e sociale - ch' essa attraversa, puo' eludere la questione dei profughi e dei migranti.
La sua rimozione o peggio, riduzione ad “eterna emergenza” , invece che componente strutturale della storia e delle società del nostro tempo , ci ha portati alla disastrosa situazione attuale , ed essa potrebbe involvere drammaticamente verso soluzioni regressive di aperta xenofobia, di razzismo, di chiusura identitaria .
Il nostro agire , per essere efficace deve partire facendo proprie alcune idee e slogan della manifestazione di ieri :

L' emigrazione non è un crimine . Recitava uno dei cartelli portati da un migrante . Anzi :

Il DIRITTO d'' ASILO è un FONDAMENTO DELLA NOSTRA COSTITUZIONE.
(art.10 della Costituzione Repubblicana: “Lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l' effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione Italiana ha diritto d' asilo nel territorio della Repubblica, secomdo le condizioni stabilite dalla legge”
Dunque L' ACCOGLIENZA e' un OBBLIGO , non è solo un dovere morale ma una prescrizione politica che guida ed ispira l' agire delle istituzioni democratiche della nostra repubblica!
Di conseguenza CHI SCORDA O INVITA A VIOLARE QUESTE NORME e LEGGI si pone contro la Costituzione che “ richiede l' adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2) , contro i suoi principi solidaristici ed egualitari, minando le basi materiali su cui poggiamo la convivenza civile e la coesione sociale del nostro paese.
Non occorre evocare il fascismo ed il nazismo che hanno trascinato l' Europa nella piu' grande e sanguinosa catastrofe del XX secolo, per sapere oggi in quale direzione andare , ma ricordare , di allora quali furono le premesse e poi le politiche che ne seguirono.

Emigrazione e lotta per un' altra Europa possono bensì diventare la leva per modificare gli attuali assetti di potere che oggi esprimono soltanto gli interessi di ceti dominanti e le dottrine politiche del neoliberismo di cui esse sono espressione.
Dobbiamo quindi batterci e dire NO A POLITICHE DI RESPINGIMENTO, DI SELEZIONE E/O DISCRIMINAZIONE tra chi chiede asilo.

Oltretutto la classe dirigente di questa Europa, responsabile della crisi e della disoccupazione di massa , che oggi colpisce, in modo anche brutale quasi trenta milioni di persone, non deve permettersi di discettare tra profughi, che scappano dalle guerre , e migranti che fuggono per motivi di povertà , quando sappiamo tutti benissimo che non solo nell' area Mediterranea , ma anche nelle sue estreme propaggini, dal Medio oriente all' Africa del Sahel , questi motivi si intrecciano e si sovrappongono.
E che in questa grande migrazione globale nella sola area Mediterranea sono coinvolte oltre 170 milioni di persone, e - considerando l' africa Subsahariana- questa cifra cresce di altri 800 milioni di persone !
Ma questo quadro non puo' essere modificato se non abbattendo quelle politiche di rapina economica, di sottomissione politica, di devastazione ambientale, di interventismo militare che le grandi potenze , le lobbies economiche stanno attuando, e le cui conseguenze ora toccano da vicino anche noi.

Ieri ci siamo fatti carico, con estremo realismo anche di questa epocale criticità , ma abbiamo anche ribadito che proprio in conseguenza di ciò : “LA NOSTRA EUROPA NON HA CONFINI .SIAMO TUTTI CLANDESTINI”.



Le nostre richieste, quelle per cui a Trieste, a Gorizia a Pordenone ed in tutta Italia abbiamo sfilato accanto ai migranti, per un'altra Europa , e per cui va dato seguito , dopo il buon esito delle manifestazioni di ieri , sono:
La certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature ; una accoglienza degna e rispettosa per tutti ; la chiusura e lo smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti;la creazione di un vero sistema unico di asilo in Europa, superando il regolamento di Dublino.

In Piazza Unità è stato quindi letto l' appello della marcia , lo slogan che appariva sullo striscione che stava in testa al corteo “ DIRITTO ALL' ACCOGLIENZA, DIRITTO ALLA VITA” è stato quindi letto nelle tante lingue dei partecipanti, dei migranti in corteo: pashtum ,arabo, urdu, spagnolo .
E poi sono stati letti i nomi delle Associazioni ed organizzazioni che hanno promosso ed organizzato l' evento : ACCRI( Associazione di Cooperazione Cristiana Internazionale), l' ARCI Nuova e l' ARCI Servizio civile, l' APCS/AET( Associazione Politica per la Costituente della Sinistra/AltraEuropa con Tsipras), l' Associazione Centro delle Culture , l' Associazione S/paesati, YA Basta, l' Associazione Senza Confini/Brez Meja;La Casa delle Culture, il circolo del manifesto “Raffaele Dovenna”,il Circolo “Tina Modotti”, Il Circolo Verdazzurro di LegAmbiente , Il Comitato Danilo Dolci,il Comitato Donne Trieste, il Comitato Srebrenica 1995-2015, la Comunità di San Martino al campo, la Comunità Senegalese, la Consulta degli Immigrati del comune di trieste, l' ICS ( Consorzio Italiano di Solidarietà), L' Associazione “Mondo Senza Guerre / Senza Violenza”, il “ MOSAICO per un comune Avvenire” , la Palestra Popolare “Mamadou Sy”, la NCCdL CGIL, l' associazione “ Salaam/ragazzi dell' olivo”; il Tavolo della Pace, il PD, il PcdI,il PRC,SEL , l' UDS( Unione degli Studenti)

La mobilitazione , infine continua:

Sabato 12 settembre 2015 per Kobane, in solidarietà al popolo curdo che resiste contro l' ISIS e gli attacchi dei turchi. Ci si trova alle ore 16 in Piazza della Borsa

Venerdi 18 settembre alle ore 17 in piazza Unità per ricordare la funesta ricorrenza della proclamazione, in quella nostra piazza , delle leggi razziali, volute dal fascismo e da Mussolini.

mercoledì 9 settembre 2015

Acqua pubblica: il Parlamento europeo ha approvato con 363 si', 96 no e 231 astensioni

Ogni tanto una buona notizia fa bene: ieri in Europa il movimento per l'acqua e uno schieramento politico di sinistra e progressista hanno segnato un buon punto.

Infatti ieri  il Parlamento europeo ha approvato con 363 si', 96 no e 231 astensioni una risoluzione ( che vi allego) presentata da Lynn Boylan del GUE che, in buona sostanza, recepisce i contenuti dell'Iniziativa dei Cittadini Europei promossa dal movimento europeo per l'acqua pubblica, su cui nel 2013 vennero raccolte quasi 2 milioni di firme in tutt'Europa.
La risoluzione fissa alcuni orientamenti di grande rilievo:

- l'acqua viene definita come bene comune, risorsa vitale e necessaria per la dignità umana e non può essere trattata come una merce;
- il servizio idrico viene escluso dagli accordi commerciali, compreso il TTIP e il TISA;
- l'intenzione di bloccare i processi di privatizzazione del servizio idrico in tutt'Europa.




Vedremo ora quanto la Commissione europea terrà conto di questo pronunciamento, ma non c'è dubbio che il voto di ieri rappresenta una vittoria del movimento europeo per l'acqua e delle forze di sinistra e anche contro il TTIP e le politiche di austerità. A dimostrazione del fatto che l'Europa è un terreno di scontro politico e sociale decisivo e che un rapporto positivo tra movimenti sociali e campo politico della sinistra può sul serio portarci a risultati importanti.

Un saluto "soddisfatto".

Corrado Oddi

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ACQUA - FORENZA E MALTESE (ALTRA EUROPA-GUE/NGL):
«VOTO ODIERNO è IMPORTANTE SUCCESSO DELLA CAMPAGNA RIGHT2WATER,  L'ACQUA RESTA FUORI DAL TTIP! LA MOBILITAZIONE PER I BENI COMUNI CONTINUA»


Strasburgo 8 settembre 2015

«Siamo pienamente soddisfatti per il voto di oggi a Strasburgo, con l'approvazione della relazione sul seguito all'iniziativa dei cittadini europei "L'acqua è un diritto" (Right2Water), firmata dalla nostra collega irlandese Lynn Boylan, esponente GUE/NGL  - dichiarano Eleonora Forenza e Curzio Maltese, eurodeputati dell'Altra Europa con Tsipras. E' una vittoria in primo luogo di tutti gli attivisti che si sono battuti per la campagna per l'acqua in tutti i Paesi europei: l'iniziativa dei cittadini europei (ICE) è infatti uno strumento di partecipazione democratica unico e importantissimo.
Grazie a questo voto, l'accesso all'acqua e ai servizi igienico-sanitari, tra l'altro, resta escluso dal TTIP, il trattato transatlantico sul commercio. Si sancisce cioè il diritto all'acqua come diritto umano che l' UE e gli stati membri devono garantire e tutelare dalle logiche di mercato.
La mobilitazione però deve continuare, l'allerta deve restare massima, considerate le enormi pressioni delle lobby e delle multinazionali: la lotta
 non finisce, per la democrazia e per i beni comuni, dentro e fuori dalle aule del Parlamento Europeo». 



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RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO ADOTTATA L'8/9/2015
con 363 voti favorevoli, 96 contrari e 231 astenuti
Rapporto di Iniziativa condotto da Lynn Boylan GUE NGL
sul seguito all'iniziativa dei cittadini europei "L'acqua è un diritto" (Right2Water)
(2014/2239(INI))
Il Parlamento europeo,
– vista la direttiva 98/83/CE del Consiglio, del 3 novembre 1998, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano (la "direttiva sull'acqua potabile")1,
– vista la direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque (la "direttiva quadro sulle acque – DQA")2,
– visto il regolamento (UE) n. 211/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante l'iniziativa dei cittadini3,
– vista la direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull'aggiudicazione dei contratti di concessione4,
– vista la comunicazione della Commissione del 14 novembre 2012 intitolata "Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee" (COM(2012)0673),
– vista la comunicazione della Commissione del 19 marzo 2014 sull'iniziativa dei cittadini europei "Acqua potabile e servizi igienico-sanitari: un diritto umano universale! L'acqua è un bene comune, non una merce!" (COM(2014)0177) (la "comunicazione"),
– vista la "Relazione di sintesi sulla qualità dell'acqua potabile nell'UE basata sull'esame delle relazioni degli Stati membri per il periodo 2008-2010 a norma della direttiva 98/83/CE" della Commissione (COM(2014)0363),
– visto il parere del Comitato economico e sociale europeo sulla summenzionata comunicazione della Commissione del 19 marzo 20145,
– vista la relazione dell'Agenzia europea dell'ambiente (EEA) dal titolo "L'ambiente in Europa ‒ Stato e prospettive nel 2015",
– viste la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 28 luglio 2010 dal titolo "The human right to water and sanitation"6 e la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 18 dicembre 2013 dal titolo "The human right to safe drinking water and sanitation"7,
– viste tutte le risoluzioni sul diritto umano all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari adottate dal Consiglio per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite,
– vista la sua risoluzione del 9 ottobre 2008 su come affrontare il problema della carenza idrica e della siccità nell'Unione europea8,
– vista la sua risoluzione del 3 luglio 2012 sull'attuazione della normativa UE sulle acque in attesa di un necessario approccio globale alle sfide europee in materia di acque9,
– vista la sua risoluzione del 25 novembre 2014 sull'UE e sul quadro di sviluppo globale post 201510,
– visto l'articolo 52 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e i pareri della commissione per lo sviluppo e della commissione per le petizioni (A8-0228/2015),
A. considerando che l'iniziativa "L'acqua è un diritto" (Right2Water) è la prima iniziativa dei cittadini europei (ICE) ad avere soddisfatto i requisiti stabiliti dal regolamento (UE) n. 211/2011 riguardante l'iniziativa dei cittadini nonché la prima a essere stata presentata in un'audizione al Parlamento dopo aver ricevuto il sostegno di quasi 1,9 milioni di cittadini;
B. considerando che il diritto umano all'acqua e ai servizi igienico-sanitari comprende gli aspetti della disponibilità, dell'accessibilità, dell'accettabilità, dell'accessibilità economica e della qualità;
C. considerando che la piena applicazione del diritto umano universale all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, quale riconosciuto dalle Nazioni Unite e sostenuto dagli Stati membri dell'UE, è essenziale per la vita, e che la corretta gestione delle risorse idriche svolge un ruolo cruciale nel garantire un uso sostenibile dell'acqua nonché la salvaguardia del capitale naturale mondiale; che gli effetti combinati delle attività umane e del cambiamento climatico fanno sì che la totalità della regione del Mediterraneo e alcune regioni dell'Europa centrale dell'UE siano ora classificate come regioni caratterizzate da penuria d'acqua e semidesertiche;
D. considerando che, come indicato nella relazione 2015 dell'EEA sullo stato dell'ambiente, il tasso di perdite dovuto a fughe dalle condutture in Europa è compreso tra il 10% e il 40%;
E. considerando che l'accesso all'acqua figura tra gli elementi chiave per raggiungere uno sviluppo sostenibile; che un approccio teso a privilegiare, nell'ambito dell'assistenza allo sviluppo, il miglioramento dell'approvvigionamento di acqua potabile e dei servizi igienico-sanitari è un modo efficiente per perseguire obiettivi fondamentali di eliminazione della povertà, nonché per promuovere l'uguaglianza sociale, la salute pubblica, la sicurezza alimentare e la crescita economica;
F. considerando che almeno 748 milioni di persone non hanno un accesso sostenibile all'acqua potabile, mentre un terzo della popolazione mondiale non dispone dei servizi igienico-sanitari di base; che, come risultato, il diritto alla salute è a rischio e si diffondono malattie che, oltre a provocare sofferenze e morte, ostacolano seriamente lo sviluppo; che ogni giorno circa 4 000 bambini muoiono di malattie che si trasmettono attraverso l'acqua o a causa di condizioni inadeguate per quanto riguarda l'acqua, i servizi igienico-sanitari e l'igiene; che la mancanza di accesso all'acqua potabile uccide più bambini dell'AIDS, della malaria e del vaiolo messi insieme; che si registra, tuttavia, una chiara tendenza alla riduzione delle cifre sopra riportate e che il loro calo può e deve essere accelerato;
G. considerando che l'accesso all'acqua presenta anche un aspetto legato alla sicurezza, il quale necessita di una migliore cooperazione regionale;
H. considerando che la mancanza di accesso all'acqua e ai servizi igienico-sanitari si ripercuote sulla realizzazione di altri diritti umani; che le sfide idriche colpiscono in modo sproporzionato le donne, dato che in molti paesi in via di sviluppo esse sono tradizionalmente responsabili della fornitura di acqua per uso domestico; che le donne e le ragazze sono maggiormente colpite dalla mancanza di accesso a servizi igienico-sanitari adeguati e dignitosi, il che frequentemente limita il loro accesso all'istruzione e le rende più vulnerabili alle malattie;
I. considerando che, ogni anno, tre milioni e mezzo di persone muoiono di malattie che si trasmettono attraverso l'acqua;
J. considerando che il protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, entrato in vigore nel 2013, ha istituito un meccanismo di denuncia che consente a singoli o gruppi di presentare reclami formali sulle violazioni del diritto umano all'acqua e ai servizi igienico-sanitari, oltre a quelle di altri diritti;
K. considerando che nei paesi in via di sviluppo e nelle economie emergenti la domanda di acqua è in aumento in tutti i settori, in particolare l'energia e l'agricoltura; che il cambiamento climatico, l'urbanizzazione e le evoluzioni demografiche possono rappresentare una seria minaccia per la disponibilità di acqua in molti paesi in via di sviluppo e che si stima che circa due terzi della popolazione mondiale sono destinati a vivere in paesi con problemi idrici entro il 2025;
L. considerando che l'UE è il principale donatore nel settore dell'acqua e dei servizi igienico-sanitari (WASH), dato che il 25% del suo finanziamento umanitario annuo globale è dedicato esclusivamente al sostegno dei partner per lo sviluppo in questo settore; che, tuttavia, una relazione speciale della Corte dei conti europea del 2012, concernente l'assistenza allo sviluppo fornita dall'UE a favore dell'acqua potabile e dei servizi igienico-sanitari di base nei paesi subsahariani, ha sottolineato la necessità di migliorare l'efficacia degli aiuti e la sostenibilità dei progetti promossi dall'UE;
M. considerando che l'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha dichiarato che "l'accesso all'acqua deve essere riconosciuto quale diritto umano fondamentale, essendo l'acqua una risorsa essenziale per la vita sulla terra che va condivisa dall'umanità";
N. considerando che la privatizzazione dei servizi di base nell'Africa subsahariana negli anni Novanta ha, tra le altre cose, ostacolato il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio (OSM) in materia di acqua e servizi sanitari, poiché l'attenzione degli investitori al recupero dei costi ha intensificato tra l'altro le disuguaglianze nella fornitura di tali servizi a spese dei nuclei familiari a basso reddito; che, alla luce del fallimento della privatizzazione dell'acqua, il trasferimento dei servizi idrici dalle imprese private agli enti locali è una tendenza in crescita nel settore idrico in tutto il mondo;
O. considerando che l'erogazione di servizi idrici è un monopolio naturale e che tutti i profitti derivanti dal ciclo di gestione dell'acqua dovrebbero coprire i costi e la protezione dei servizi idrici e del miglioramento del ciclo di gestione dell'acqua ed essere sempre destinati a tal fine, a condizione che sia tutelato l'interesse pubblico;
P. considerando che l'assenza di un approvvigionamento idrico e di servizi igienico-sanitari adeguati ha gravi conseguenze per la salute e lo sviluppo sociale, in particolare dei bambini; che la contaminazione delle risorse idriche è una delle principali cause della diarrea e la seconda causa di morte per i bambini dei paesi in via di sviluppo e provoca ulteriori malattie gravi quali il colera, la schistosomiasi e il tracoma;
Q. considerando che l'acqua svolge funzioni sociali, economiche ed ecologiche e che una gestione corretta del ciclo dell'acqua, a vantaggio di tutti, non potrà che salvaguardare la sua disponibilità stabile e duratura nell'attuale contesto di cambiamento climatico;
R. considerando che l'Europa è particolarmente sensibile al cambiamento climatico e che l'acqua è uno dei primi settori a risentirne;
S. considerando che l'iniziativa dei cittadini europei è stata istituita come uno strumento di democrazia partecipativa con l'obiettivo di incoraggiare il dibattito a livello dell'UE e la partecipazione diretta dei cittadini al processo decisionale dell'UE, e costituisce un'eccellente opportunità per consentire alle istituzioni dell'UE di coinvolgere nuovamente i cittadini;
T. considerando che i sondaggi dell'Eurobarometro hanno sistematicamente rilevato, negli ultimi anni, livelli di fiducia molto bassi nei confronti dell'UE tra i cittadini europei;
L'iniziativa dei cittadini europei come strumento di democrazia partecipativa
1. ritiene che l'iniziativa dei cittadini europei sia uno strumento democratico unico, dotato di un potenziale importante per contribuire a ridurre il divario tra i movimenti sociali e della società civile europei e nazionali e per promuovere la democrazia partecipativa a livello dell'UE; ritiene tuttavia che, per poter sviluppare ulteriormente il meccanismo democratico, sia indispensabile effettuare una valutazione delle esperienze passate e una riforma dell'iniziativa dei cittadini e che le azioni della Commissione ‒ le quali possono includere, se del caso, la possibilità di introdurre elementi appropriati nelle revisioni legislative o in nuove proposte legislative ‒ debbano rispecchiare meglio le richieste formulate dalle ICE quando queste rientrano nel suo ambito di competenza, e soprattutto quando esprimono preoccupazioni relative ai diritti umani;
2. sottolinea che la Commissione dovrebbe garantire la massima trasparenza durante la fase di analisi di due mesi, che un'ICE che abbia avuto successo dovrebbe ottenere un sostegno e un'assistenza legali adeguati da parte della Commissione ed essere adeguatamente pubblicizzata, e che promotori e sostenitori dovrebbero essere pienamente informati e aggiornati nel corso dell'intero processo dell'ICE;
3. insiste sulla necessità che la Commissione attui in modo efficace il regolamento ICE e proceda a rimuovere tutti gli oneri amministrativi incontrati dai cittadini nell'atto di presentare un'ICE o darle il proprio sostegno, e la esorta a prendere in considerazione l'attuazione di un sistema di registrazione dell'ICE comune a tutti gli Stati membri;
4. si compiace del fatto che il sostegno espresso da quasi 1,9 milioni di cittadini di tutti gli Stati membri dell'UE nei confronti di questa ICE sia concorde con la decisione della Commissione di escludere i servizi idrici e igienico-sanitari dalla direttiva sulle concessioni;
5 invita la Commissione a mantenere e a confermare l'esclusione dei servizi idrici e igienico-sanitari dalla direttiva sulle concessioni nel quadro di un'eventuale revisione di tale direttiva;
6. ritiene deplorevole il fatto che la comunicazione sia priva di vera ambizione, non risponda alle richieste specifiche espresse nell'ICE e si limiti a ribadire impegni esistenti; sottolinea che la risposta formulata dalla Commissione all'ICE "L'acqua è un diritto" è insufficiente, poiché non apporta contributo e non introduce tutte le misure che potrebbero contribuire al raggiungimento degli obiettivi; chiede alla Commissione, per quanto riguarda questa particolare iniziativa dei cittadini europei, di condurre una campagna informativa esaustiva sulle misure che sono già state adottate in materia di acqua e di come queste misure potrebbero contribuire al conseguimento degli obiettivi dell'iniziativa dei cittadini europei "L'acqua è un diritto";
7. ritiene che molte delle petizioni in materia di qualità dell'acqua e gestione idrica provengano da Stati membri che non sono ben rappresentati nel quadro della consultazione pubblica a livello UE lanciata nel giugno 2014 e sottolinea che potrebbe quindi esservi un'incongruenza tra i risultati della consultazione pubblica e la situazione evidenziata dalle petizioni;
8. auspica un chiaro impegno politico da parte della Commissione europea e del vicepresidente incaricato della sostenibilità onde garantire che siano intraprese azioni adeguate per dare risposta alle preoccupazioni sollevate dall'ICE in oggetto;
9. ribadisce l'impegno della sua commissione per le petizioni a dare voce ai firmatari su questioni concernenti i diritti fondamentali e ricorda che i firmatari che hanno presentato l'ICE "L'acqua è un diritto" hanno espresso il loro accordo affinché l'acqua sia dichiarata un diritto umano garantito a livello dell'UE;
10. invita la Commissione, in linea con l'obiettivo primario dell'iniziativa dei cittadini europei "L'acqua è un diritto", a presentare proposte legislative, tra cui ‒ se del caso ‒ una revisione della direttiva quadro sulle acque che riconosca l'accesso universale e il diritto umano all'acqua; chiede inoltre che l'accesso universale ad acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari sia riconosciuto nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
11. sottolinea che se la Commissione ignorerà ICE riuscite e ampiamente sostenute nel quadro del meccanismo democratico istituito dal trattato di Lisbona, l'UE in quanto tale perderà credibilità agli occhi dei cittadini;
12. invita la Commissione ad adottare misure di informazione ed educazione a livello europeo per promuovere la cultura dell'acqua come bene comune, misure di sensibilizzazione e promozione a favore di comportamenti individuali più consapevoli (risparmio idrico) e misure per la definizione consapevole di politiche di gestione delle risorse naturali, nonché per il sostegno di una gestione pubblica, partecipativa e trasparente;
13. reputa necessaria l'elaborazione di politiche delle acque che incoraggino l'uso razionale, il riciclo e il riuso della risorsa idrica, elementi essenziali per una gestione integrata; ritiene che ciò consentirà di ridurre i costi, contribuirà alla tutela delle risorse naturali e assicurerà una gestione adeguata dell'ambiente;
14. invita la Commissione a disincentivare e ad assoggettare a studi di impatto ambientale le pratiche dell'accaparramento delle acque e della fratturazione idraulica;
Diritto all'acqua e ai servizi igienico-sanitari
15. ricorda che l'ONU afferma che il diritto umano all'approvvigionamento idrico e alle strutture igienico-sanitarie riconosce a chiunque il diritto all'acqua per l'utilizzo personale e domestico che sia di elevata qualità, sicura, accessibile fisicamente ed economicamente, sufficiente e accettabile; sottolinea che un'ulteriore raccomandazione dell'ONU prevede che i pagamenti per i servizi idrici, ove siano previsti, debbano ammontare al massimo al 3% del reddito familiare;
16. sostiene il relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto umano all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari e pone l'accento sull'importanza del suo lavoro e di quello del suo predecessore ai fini del riconoscimento di tale diritto;
17. deplora che nell'UE a 28 vi sia ancora più di un milione di persone che non hanno accesso a forniture di acqua potabile e sicura e che quasi il 2 % della popolazione non abbia accesso a servizi igienico-sanitari, stando al programma World Water Assessment (WWAP); esorta, pertanto, la Commissione ad agire immediatamente;
18. invita la Commissione a riconoscere l'importanza del diritto umano all'acqua e alle strutture igienico-sanitarie come bene pubblico e valore fondamentale per tutti i cittadini dell'UE, e non come merce; esprime preoccupazione per il fatto che dal 2008, a causa della crisi finanziaria ed economica e delle politiche di austerità che hanno causato un aumento della povertà in Europa e un incremento delle famiglie a basso reddito, un sempre maggior numero di persone abbia difficoltà a pagare le bollette per i servizi idrici e che l'accessibilità economica stia diventando un problema che desta crescente preoccupazione; si oppone alla sospensione dei servizi idrici e all'interruzione forzata della fornitura di acqua e chiede agli Stati membri di porre immediatamente fine a situazioni siffatte, quando sono dovute a fattori socioeconomici nelle famiglie a basso reddito; valuta positivamente il fatto che in alcuni Stati membri vengano utilizzate "banche dell'acqua" o quote minime di acqua nel tentativo di aiutare le persone più vulnerabili a far fronte ai costi delle utenze, in modo da garantire l'acqua in quanto componente inalienabile dei diritti fondamentali;
19. invita la Commissione, in considerazione degli effetti della recente crisi economica, a collaborare con gli Stati membri e con le autorità regionali e locali per condurre uno studio sulle questioni relative alla povertà idrica, compresi gli aspetti dell'accesso all'acqua e della sua accessibilità economica; sollecita la Commissione a sostenere e ad agevolare ulteriormente la cooperazione senza scopo di lucro tra gli operatori idrici onde fornire un aiuto alle zone meno sviluppate e rurali e favorire l'accesso a un'acqua di buona qualità per tutti i cittadini in tali zone;
20. invita la Commissione a individuare i settori in cui la scarsità d'acqua è un problema esistente o potenziale e ad aiutare gli Stati membri, le regioni e le zone interessate, in particolare le zone rurali e le aree urbane degradate, ad affrontare adeguatamente la questione;
21. sottolinea che la presunta neutralità della Commissione per quanto riguarda la proprietà e la gestione dell'acqua è in contraddizione con i programmi di privatizzazione imposti ad alcuni Stati membri dalla troika;
22. riconosce che, come affermato nella direttiva quadro sulle acque, l'acqua non è un prodotto di scambio ma un bene pubblico essenziale per la vita e la dignità umane e ricorda alla Commissione che le norme del trattato impongono all'UE di rimanere neutrale rispetto alle decisioni nazionali che disciplinano il regime di proprietà delle imprese erogatrici di servizi idrici, e che pertanto la Commissione non dovrebbe in nessun caso promuovere la privatizzazione delle aziende idriche nel quadro di un programma di aggiustamento economico o nell'ambito di qualsiasi altra procedura in materia di coordinamento della strategia economica dell'UE; invita, pertanto, la Commissione, dato che si tratta di servizi di interesse generale e quindi prevalentemente nell'interesse pubblico, a escludere in modo permanente l'acqua e i servizi igienico-sanitari dalle norme sul mercato interno e da qualsiasi accordo commerciale e a far sì che tali servizi siano forniti a prezzi accessibili, e invita la Commissione e gli Stati membri a provvedere affinché tali servizi siano gestiti sotto il profilo tecnico, finanziario e amministrativo in modo efficiente, efficace e trasparente;
23. invita gli Stati membri e la Commissione a ripensare e a rifondare la gestione della politica idrica sulla base di una partecipazione attiva, intesa come trasparenza e apertura del processo decisionale ai cittadini;
24. ritiene che, in merito alla regolamentazione e al controllo, sia necessario tutelare la proprietà pubblica dell'acqua incoraggiando il ricorso a modelli di gestione pubblici, trasparenti e partecipativi in cui l'autorità che detiene la proprietà pubblica abbia la facoltà, soltanto in alcuni casi, di attribuire all'iniziativa privata alcuni compiti di gestione, secondo condizioni rigorosamente regolamentate e salvaguardando costantemente il diritto ad avvalersi della risorsa e di adeguate strutture igienico-sanitarie;
25. invita la Commissione e gli Stati membri a garantire un approvvigionamento idrico capillare caratterizzato da prezzi abbordabili, elevata qualità e condizioni di lavoro eque, che sia soggetto a controllo democratico;
26. invita gli Stati membri a sostenere la promozione dell'educazione e le campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini onde preservare e risparmiare le risorse idriche e garantire una maggiore partecipazione civica;
27. invita gli Stati membri a garantire un accesso indiscriminato ai servizi idrici assicurandone la fornitura a tutti, compresi i gruppi di utenti emarginati;
28. invita la Commissione, la Banca europea per gli investimenti e gli Stati membri a sostenere i comuni dell'UE che non dispongono del capitale necessario per accedere all'assistenza tecnica, ai finanziamenti dell'UE disponibili e a prestiti a lungo termine a tassi d'interesse agevolati, in particolare allo scopo di provvedere alla manutenzione e al rinnovamento delle infrastrutture idriche in modo da garantire servizi idrici di elevata qualità ed estendere i servizi di approvvigionamento idrico e igienico-sanitari ai gruppi più vulnerabili della popolazione, tra cui gli indigenti e coloro che risiedono nelle regioni ultraperiferiche e remote; pone l'accento sull'importanza di una governance aperta, democratica e partecipativa per garantire che nella gestione delle risorse idriche siano adottate le soluzioni più efficaci sotto il profilo dei costi, a vantaggio della società; invita la Commissione e gli Stati membri ad assicurare piena trasparenza delle risorse finanziarie generate attraverso il ciclo di gestione dell'acqua;
29. riconosce che l'approvvigionamento idrico e la fornitura di servizi igienico-sanitari sono servizi di interesse generale e che l'acqua non è una merce, ma un bene comune, e dovrebbe pertanto essere fornita a prezzi accessibili nel rispetto del diritto delle persone a una qualità minima dell'acqua, prevedendo l'applicazione di una tariffa progressiva; chiede agli Stati membri di garantire che la fatturazione dell'acqua e dei servizi igienico-sanitari sia basata su un sistema giusto, equo, trasparente e adeguato, in modo da assicurare a tutti i cittadini, a prescindere dal reddito, l'accesso a servizi di qualità elevata;
30. osserva che l'acqua deve essere considerata una risorsa ecosociale e non un mero fattore di produzione;
31. ricorda che l'accesso all'acqua è essenziale per l'agricoltura al fine di realizzare il diritto a un'alimentazione adeguata;
32. invita la Commissione a sostenere attivamente gli sforzi degli Stati membri volti a sviluppare e migliorare l'infrastruttura che fornisce accesso ai servizi di irrigazione, alle fognature e all'approvvigionamento di acqua potabile;
33. ritiene che la direttiva sull'acqua potabile abbia contribuito notevolmente alla disponibilità di acqua potabile di qualità elevata nell'UE e chiede che la Commissione e gli Stati membri intraprendano azioni risolute per realizzare i benefici ambientali e sanitari che si possono ottenere incoraggiando il consumo di acqua di rubinetto;
34. ricorda agli Stati membri la loro responsabilità in termini di attuazione del diritto dell'UE; li esorta ad attuare pienamente la direttiva sull'acqua potabile e tutta la legislazione afferente; ricorda loro di individuare le loro priorità di spesa e di sfruttare appieno le opportunità di sostegno finanziario dell'UE nel settore dell'acqua offerte dal nuovo periodo di programmazione finanziaria (2014-2020), in particolare attraverso investimenti prioritari incentrati proprio sulla gestione delle risorse idriche;
35. ricorda le conclusioni della relazione speciale della Corte dei conti relativa all'integrazione nella PAC degli obiettivi della politica dell'UE in materia di acque, in cui viene rilevato che "gli strumenti attualmente utilizzati dalla PAC per affrontare le questioni in materia di risorse idriche non hanno sinora consentito sufficienti progressi nel conseguire gli ambiziosi obiettivi strategici fissati per quanto riguarda le acque"; ritiene che una migliore integrazione tra la politica in materia di acque e altre politiche, come quella agricola, sia essenziale per migliorare la qualità delle risorse idriche in tutta Europa;
36. pone in rilievo l'importanza di una piena ed efficace attuazione della direttiva quadro sulle acque, della direttiva sulle acque sotterranee, della direttiva sull'acqua potabile e della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane e ritiene fondamentale coordinare meglio la loro attuazione con quella delle direttive relative all'ambiente marino, alla biodiversità e alla protezione dalle inondazioni; esprime la preoccupazione che gli strumenti di politica settoriale dell'Unione non contribuiscano in misura sufficiente al raggiungimento degli standard di qualità ambientale per le sostanze prioritarie e alla riduzione progressiva di scarichi, emissioni e perdite delle sostanze pericolose prioritarie conformemente all'articolo 4, paragrafo 1, lettera a), e all'articolo 16, paragrafo 6, della direttiva quadro sulle acque; invita la Commissione e gli Stati membri a tenere presente che la gestione dell'acqua deve essere integrata quale elemento trasversale nella legislazione relativa ad altri aspetti essenziali per tale risorsa, quali ad esempio l'energia, l'agricoltura, la pesca e il turismo, al fine di prevenire l'inquinamento causato ad esempio da siti illegali e non regolamentati di deposito dei rifiuti pericolosi o di estrazione o prospezione petrolifere; ricorda che la condizionalità prevista dalla PAC stabilisce criteri di gestione obbligatori basati sulle norme dell'UE esistenti applicabili agli agricoltori, come pure norme in materia di buone condizioni agronomiche e ambientali, anche in relazione all'acqua; ricorda che gli agricoltori devono rispettare tali norme per ricevere integralmente i pagamenti a titolo della PAC;
37. chiede agli Stati membri di:
- prevedere l'obbligo per i distributori di acqua di indicare le caratteristiche fisico-chimiche dell'acqua nella relativa bolletta;
- elaborare piani urbani secondo la disponibilità delle risorse idriche;
- aumentare i controlli e il monitoraggio degli inquinanti, nonché prevedere azioni immediate intese a eliminare le sostanze tossiche e provvedere all'igienizzazione;
- adottare misure intese a ridurre le notevoli perdite dalle tubature in Europa e ammodernare le reti per la fornitura d'acqua inadeguate;
38. reputa necessario stabilire un ordine di priorità o una gerarchia per l'uso sostenibile delle risorse idriche; invita la Commissione a presentare un'analisi e delle proposte, a seconda dei casi;
39. sottolinea che gli Stati membri si sono impegnati a garantire il diritto umano all'acqua attraverso il loro appoggio alla dichiarazione delle Nazioni Unite, e che tale diritto è sostenuto dalla maggior parte dei cittadini e degli operatori dell'UE;
40. sottolinea che il sostegno all'iniziativa dei cittadini europei "L'acqua è un diritto" e ai suoi obiettivi è stato ulteriormente dimostrato dal grande numero di cittadini che, in paesi come Germania, Austria, Belgio, Slovacchia, Slovenia, Grecia, Finlandia, Spagna, Lussemburgo, Italia e Irlanda hanno espresso il proprio parere sulla questione dell'acqua e della sua proprietà e fornitura;
41. rileva che, dal 1988, la sua commissione per le petizioni ha ricevuto una notevole mole di petizioni di cittadini di vari Stati membri dell'UE che esprimono preoccupazione per la fornitura e la qualità dell'acqua e il trattamento delle acque reflue; richiama l'attenzione su una serie di fattori negativi deplorati dai firmatari – come le discariche di rifiuti, l'assenza di controlli efficaci della qualità delle acque da parte delle autorità nonché le pratiche agricole e industriali irregolari o illecite – che sono responsabili della cattiva qualità dell'acqua e hanno quindi un impatto sull'ambiente e sulla salute dell'uomo e degli animali; ritiene che queste petizioni dimostrino un interesse reale dei cittadini per l'applicazione completa e l'ulteriore sviluppo di una legislazione europea sostenibile sulle risorse idriche;
42. esorta vivamente la Commissione a prendere seriamente in considerazione le preoccupazioni e gli allarmi espressi dai cittadini in tali petizioni e di darvi seguito, data soprattutto la necessità urgente di affrontare il problema della diminuzione delle risorse idriche a causa dell'uso smodato e del cambiamento climatico, finché c'è ancora tempo per prevenire l'inquinamento e la cattiva gestione; esprime la propria preoccupazione per il numero di procedure di infrazione in materia di qualità e gestione delle acque;
43. invita gli Stati membri a completare i propri piani di gestione dei bacini idrografici con urgenza e come elemento chiave dell'applicazione della direttiva quadro in materia di acque e ad attuarli in modo corretto e nel pieno rispetto dei preminenti criteri ecologici; richiama l'attenzione sul fatto che alcuni Stati membri si trovano sempre di più ad affrontare alluvioni dannose che hanno un grave impatto sulla popolazione locale; sottolinea che i piani di gestione dei bacini idrografici nell'ambito della direttiva quadro in materia di acque e i piani di gestione del rischio di alluvioni nell'ambito della direttiva sulle alluvioni costituiscono una grande opportunità per sfruttare le sinergie esistenti tra questi strumenti, contribuendo così a garantire acqua potabile in quantità sufficiente, riducendo nel contempo i rischi di alluvione; ricorda, inoltre, che ogni Stato membro dovrebbe disporre di una pagina web centralizzata per fornire informazioni sull'attuazione della direttiva quadro in materia di acque, in modo da facilitare una panoramica della gestione e della qualità delle acque;
Servizi idrici e mercato interno
44. segnala che paesi di tutta l'UE, tra cui Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda, Germania e Italia, hanno constatato che la perdita potenziale o effettiva della proprietà pubblica dei servizi idrici è diventata una fonte di grande preoccupazione per i cittadini; ricorda che la scelta del metodo relativo alla gestione idrica è basata sul principio di sussidiarietà, come previsto dall'articolo 14 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea e dal protocollo (n. 26) sui servizi di interesse generale, il quale sottolinea la particolare importanza che rivestono i servizi pubblici ai fini della coesione sociale e territoriale dell'Unione; ricorda che le società responsabili dell'approvvigionamento idrico e dei servizi fognari sono operatori che forniscono servizi di interesse generale e hanno la missione globale di fornire a tutta la popolazione acqua di qualità elevata a prezzi socialmente accettabili, riducendo al minimo l'impatto negativo sull'ambiente delle acque reflue;
45. sottolinea che, in linea con il principio di sussidiarietà, la Commissione dovrebbe rimanere neutrale in merito alle decisioni degli Stati membri riguardanti la proprietà dei servizi idrici e non dovrebbe promuovere la privatizzazione di questi ultimi, per via legislativa o per altre vie;
46. ricorda che la scelta di riassegnare i servizi idrici ai comuni dovrebbe continuare a essere garantita in futuro senza alcuna limitazione e può essere mantenuta nell'ambito della gestione locale, se così stabilito dalle autorità pubbliche competenti; ricorda che l'acqua è un diritto umano fondamentale che dovrebbe essere accessibile e alla portata di tutti; evidenzia che gli Stati membri hanno il dovere di assicurare che l'accessibilità dell'acqua sia garantita per tutti, indipendentemente dall'operatore, e di provvedere affinché gli operatori forniscano acqua potabile sicura e servizi igienici adeguati;
47. sottolinea che la natura speciale dei servizi idrici e igienico-sanitari, in termini ad esempio di produzione, distribuzione e trattamento, rende assolutamente necessaria la loro esclusione da qualsiasi accordo commerciale oggetto di negoziazione o di esame da parte dell'UE; esorta la Commissione a garantire l'esclusione giuridicamente vincolante dei servizi idrici, igienico-sanitari e concernenti le acque reflue dai negoziati in corso per il partenariato transatlantico su commercio e investimenti (TTIP) e per l'accordo sugli scambi di servizi; sottolinea che qualsiasi futuro accordo in materia di scambi e investimenti dovrebbe comprendere clausole relative a un accesso reale all'acqua potabile per la popolazione del paese terzo interessato dall'accordo, in linea con l'impegno di lunga data dell'Unione a favore di uno sviluppo sostenibile e dei diritti umani, e che un effettivo accesso all'acqua potabile per la popolazione del paese terzo interessato dall'accordo deve rappresentare un presupposto fondamentale di qualsiasi futuro accordo di libero scambio;
48. ricorda l'elevato numero di petizioni contrarie all'inclusione di servizi pubblici essenziali, come l'acqua e i servizi igienico-sanitari, nelle trattative del partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP); invita la Commissione a rafforzare la responsabilità dei fornitori di acqua;
49. invita la Commissione a fungere da facilitatore per promuovere la cooperazione fra gli operatori idrici tramite la condivisione delle migliori prassi normative e di altra natura nonché di altre iniziative, dell'apprendimento reciproco e di esperienze comuni, come pure favorendo l'analisi comparativa volontaria; si compiace dell'invito, contenuto nella comunicazione della Commissione, a una maggiore trasparenza nel settore idrico e riconosce gli sforzi sinora profusi, constatando nel contempo che le analisi comparative non possono che essere di natura volontaria, date le enormi differenze tra i servizi idrici in tutta Europa dovute alle chiare specificità regionali e locali; constata altresì che eventuali analisi siffatte che includano unicamente indicatori finanziari non dovrebbero essere equiparate a misure a favore della trasparenza e che occorre includere anche altri criteri di importanza fondamentale per i cittadini, quali ad esempio la qualità dell'acqua, le misure intese ad attenuare i problemi dell'accessibilità economica, le informazioni su quale percentuale della popolazione ha accesso a forniture idriche adeguate e i livelli di partecipazione pubblica alla gestione delle risorse idriche, in un modo che risulti comprensibile sia per i cittadini che per gli organi di regolamentazione;
50. sottolinea l'importanza delle autorità di regolamentazione nazionali nel garantire condizioni di concorrenza eque e libere tra i fornitori di servizi, agevolando un'attuazione più rapida per quanto concerne le soluzioni innovative e il progresso tecnico, promuovendo l'efficienza e la qualità dei servizi idrici e assicurando la tutela degli interessi dei consumatori; invita la Commissione a sostenere le iniziative a favore della cooperazione normativa nell'UE onde imprimere un'accelerazione all'analisi comparativa, all'apprendimento reciproco e allo scambio delle migliori pratiche in materia di regolamentazione;
51. ritiene che occorra effettuare una valutazione dei progetti e dei programmi europei in materia di acqua e di servizi igienico-sanitari dal punto di vista dei diritti umani, al fine di sviluppare politiche, linee guida e pratiche adeguate; invita la Commissione a istituire un sistema di parametri di riferimento (qualità dell'acqua, accessibilità, sostenibilità, copertura, ecc.) al fine di migliorare la qualità dell'approvvigionamento idrico pubblico e dei servizi igienico-sanitari in tutta l'UE, nell'intento di favorire la partecipazione attiva dei cittadini;
52. ricorda che le concessioni in materia di servizi idrici e igienico-sanitari sono soggette ai principi stabiliti nel trattato e devono pertanto essere aggiudicati conformemente ai principi di trasparenza, parità di trattamento e non discriminazione;
53. sottolinea che i servizi di produzione, distribuzione e trattamento dell'acqua e i servizi igienico-sanitari devono restare esclusi dalla direttiva in materia di concessioni, anche nel caso di una futura revisione della direttiva;
54. ricorda che la direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno ha suscitato una forte opposizione da parte della società civile per quanto riguarda numerosi aspetti, tra cui le questioni relative ai servizi di interesse economico generale quali i servizi di distribuzione e di fornitura idrica e la gestione delle acque reflue; ricorda che le istituzioni dell'UE sono state infine costrette a includere questi settori fra i servizi che non possono essere liberalizzati;
55. sottolinea l'importanza dello scambio di migliori prassi nei partenariati pubblico-pubblico e pubblico-privato sulla base di una cooperazione senza scopo di lucro tra gli operatori idrici e si rallegra del fatto che la Commissione abbia riconosciuto per la prima volta, nella comunicazione, l'importanza dei partenariati pubblico-pubblico;
56. accoglie con favore gli sforzi efficaci di alcuni comuni volti a rafforzare la partecipazione pubblica al miglioramento della prestazione di servizi idrici e alla protezione delle risorse idriche e ricorda che le istituzioni locali svolgono un ruolo importante nel processo decisionale per quanto riguarda la gestione delle acque;
57. invita il Comitato delle regioni ad accrescere il proprio coinvolgimento in questa ICE, al fine di incoraggiare una maggiore partecipazione al problema da parte delle autorità regionali;
58. rammenta l'obbligo di garantire l'accesso alla giustizia e alle informazioni in materia ambientale nonché la partecipazione pubblica al processo decisionale, come stabilito dalla convenzione di Aarhus; invita pertanto la Commissione, gli Stati membri e i relativi enti locali e regionali a rispettare i principi e i diritti sanciti dalla convenzione di Aarhus; ricorda che sensibilizzare i cittadini ai loro diritti è fondamentale per ottenerne la più ampia partecipazione al processo decisionale; esorta pertanto la Commissione a definire in modo proattivo una campagna di informazione per i cittadini europei sulle conquiste sancite dalla convenzione in materia di trasparenza e riguardo agli strumenti efficaci già a loro disposizione, nonché a rispettare le disposizioni relative alle istituzioni dell'UE; invita la Commissione a sviluppare criteri di trasparenza, assunzione di responsabilità e partecipazione quali strumenti per migliorare le prestazioni, la sostenibilità e il rapporto costi-benefici dei servizi idrici;
59. esorta gli Stati membri e le autorità regionali e locali a progredire verso un autentico accordo sociale per l'acqua, allo scopo di garantire la disponibilità, la stabilità e la gestione sicura di tale risorsa, in particolare attuando politiche come l'istituzione di fondi di solidarietà per l'acqua e altri meccanismi di azione sociale per sostenere le persone che non sono in grado di permettersi l'accesso ai servizi idrici e igienico-sanitari, in modo da soddisfare i requisiti in materia di sicurezza dell'approvvigionamento ed evitare di mettere a repentaglio il diritto umano all'acqua; incoraggia tutti gli Stati membri a introdurre meccanismi di azione sociale come quelli già in atto in alcuni Stati membri dell'UE, per assicurare la fornitura di acqua potabile ai cittadini in seria difficoltà;
60. invita la Commissione a organizzare una condivisione di esperienze tra gli Stati membri in relazione all'aspetto sociale della politica in materia di acque;
61. condanna il fatto che la negazione dell'erogazione di servizi idrici e igienico-sanitari alle comunità svantaggiate e vulnerabili sia usata in modo coercitivo in alcuni Stati membri; ribadisce che in alcuni Stati membri la chiusura delle fonti pubbliche da parte delle autorità ha reso difficile l'accesso all'acqua per i gruppi più vulnerabili;
62. osserva che gli Stati membri dovrebbero prestare una particolare attenzione alle esigenze dei gruppi vulnerabili della società e garantire inoltre l'accessibilità economica e la disponibilità di acqua di qualità per coloro che si trovano in uno stato di necessità;
63. invita gli Stati membri a designare un mediatore per i servizi idrici onde garantire che le questioni legate all'acqua, come i reclami e i suggerimenti in merito alla qualità del servizio idrico e al relativo accesso, siano trattati da un organo indipendente;
64. incoraggia le aziende di distribuzione dell'acqua a reinvestire i profitti economici generati dal ciclo di gestione dell'acqua nel mantenimento e nel miglioramento dei servizi idrici e nella protezione delle risorse idriche; ricorda che il principio del recupero dei costi dei servizi idrici comprende i costi ambientali e relativi alle risorse, rispettando nel contempo sia i principi di equità e trasparenza e il diritto umano all'acqua, sia il dovere che spetta agli Stati membri di adempiere agli obblighi in materia di recupero dei costi nel miglior modo possibile, nella misura in cui ciò non compromette le finalità e il conseguimento degli obiettivi della direttiva quadro in materia di acque; raccomanda di porre fine alle pratiche che sottraggono risorse economiche dal settore idrico per finanziare altre politiche, ad esempio la prassi di includere nelle bollette per i servizi idrici diritti di concessione che non sono stati destinati alle infrastrutture idriche; segnala lo stato preoccupante delle infrastrutture in alcuni Stati membri, dove l'acqua viene sprecata a causa di perdite dovute al cattivo stato e all'obsolescenza delle reti di distribuzione, e chiede agli Stati membri di potenziare gli investimenti destinati al miglioramento di tali infrastrutture nonché di altri servizi idrici, come premessa per poter garantire in futuro il diritto umano all'acqua;
65. invita la Commissione ad assicurare che le autorità competenti mettano a disposizione dei cittadini interessati tutte le informazioni sulla qualità e la gestione delle acque, in un formato facilmente accessibile e comprensibile, e che i cittadini siano pienamente informati e consultati in tempo utile riguardo a tutti i progetti di gestione delle acque; rileva inoltre che, nell'ambito della consultazione pubblica avviata dalla Commissione, l'80% dei partecipanti ha considerato essenziale migliorare la trasparenza del monitoraggio della qualità dell'acqua;
66. invita la Commissione a monitorare attentamente l'utilizzo diretto e indiretto dei finanziamenti dell'UE per progetti di gestione idrica e ad assicurare che tali finanziamenti siano utilizzati solo per i progetti per i quali sono stati stanziati, tenendo conto del fatto che l'accesso all'acqua è fondamentale per ridurre le disparità tra i cittadini dell'UE e incrementare la coesione economica, sociale e territoriale dell'UE; invita, in tale contesto, la Corte dei conti a verificare che i criteri di efficacia e di sostenibilità siano rispettati in modo soddisfacente;
67. invita la Commissione a prendere in considerazione l'attuale mancanza di investimenti a favore di una gestione equilibrata delle acque, tenendo conto che si tratta di uno dei beni comuni dei cittadini dell'UE;
68. chiede, pertanto, una maggiore trasparenza tra gli operatori idrici, in particolare mediante lo sviluppo di un codice di governance pubblica e privata per le aziende di distribuzione dell'acqua nell'UE; ritiene che tale codice debba essere basato sul principio di efficienza ed essere sempre soggetto alle disposizioni ambientali ed economiche nonché relative alle infrastrutture e alla partecipazione del pubblico di cui alla direttiva quadro sulle acque; chiede altresì l'istituzione di un organo di regolamentazione nazionale;
69. invita la Commissione a rispettare il principio di sussidiarietà e le competenze in materia di acque per quanto riguarda sia i vari livelli di governo sia le associazioni locali che gestiscono i servizi idrici (le sorgenti e la loro conservazione);
70. si rammarica che la direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane non sia stata ancora pienamente attuata negli Stati membri; chiede che siano utilizzate, in via prioritaria, risorse finanziarie dell'Unione nei settori in cui la normativa ambientale dell'UE non è rispettata, compreso il trattamento delle acque reflue; osserva che i tassi di conformità risultano più elevati laddove i costi sono stati recuperati ed è stato applicato il principio "chi inquina paga" e invita la Commissione a rivedere l'adeguatezza degli attuali strumenti per assicurare un livello elevato di protezione e il miglioramento della qualità dell'ambiente;
71. segnala che il settore dei servizi in campo idrico presenta un enorme potenziale per la creazione di posti di lavoro attraverso l'integrazione ambientale, come pure per la promozione dell'innovazione mediante il trasferimento di tecnologie tra i settori e l'applicazione di ricerca, sviluppo e innovazione all'intero ciclo dell'acqua; chiede pertanto che sia prestata una particolare attenzione al potenziamento dell'utilizzo sostenibile dell'acqua in quanto energia rinnovabile;
71 bis. incoraggia la Commissione a mettere a punto un quadro legislativo europeo per il riutilizzo degli effluenti trattati, soprattutto al fine di proteggere le attività e le aree sensibili; invita altresì la Commissione a promuovere la condivisione di esperienze tra le agenzie sanitarie dei diversi Stati membri;
72. esorta la Commissione a garantire che, in tutte le revisioni della direttiva quadro in materia di acque, le valutazioni quantitative dei problemi di accessibilità economica dell'acqua diventino un requisito obbligatorio delle relazioni stilate dagli Stati membri per quanto concerne l'attuazione della direttiva quadro in materia di acque;
73. chiede alla Commissione di prendere in esame la possibilità che la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) controlli le questioni relative all'accessibilità economica dell'acqua nei 28 Stati membri e riferisca in proposito;
74. ricorda che la sana gestione dell'acqua si sta rivelando una sfida prioritaria per i prossimi decenni, sia sul piano ecologico che su quello ambientale, in quanto soddisfa il fabbisogno energetico e agricolo e risponde agli imperativi economici e sociali;
Internalizzazione del costo dell'inquinamento
75. ricorda che, attraverso le bollette per i servizi idrici, i cittadini dell'UE sostengono il costo della purificazione e del trattamento delle acque ed evidenzia che l'attuazione di politiche che permettono di coniugare e conciliare efficacemente la tutela delle risorse idriche con il contenimento dei costi, come ad esempio l'approccio basato sul "controllo alla fonte", è più efficiente ed è preferibile sotto il profilo finanziario; ricorda che, come indicato nella relazione 2015 dell'Agenzia europea dell'ambiente, oltre il 40% dei fiumi e delle acque costiere risente di un vasto inquinamento causato dall'agricoltura, mentre tra il 20% e il 25% risente dell'inquinamento derivante da fonti puntuali quali impianti industriali, sistemi fognari e reti di gestione delle acque reflue; sottolinea l'importanza di un'efficace attuazione della direttiva quadro sulle acque e della direttiva sull'acqua potabile, di un migliore coordinamento per quanto riguarda la loro attuazione, di una maggiore coerenza in sede di elaborazione della legislazione e dell'adozione di misure più proattive per favorire il risparmio delle risorse idriche e aumentare in modo significativo l'efficienza nell'uso dell'acqua in tutti i settori (industrie, famiglie, agricolture, reti di distribuzione); rammenta che garantire la tutela sostenibile delle aree naturali, come gli ecosistemi di acqua dolce, non soltanto è fondamentale ai fini dello sviluppo e determinante per fornire acqua potabile, ma riduce anche i costi per cittadini e operatori;
Politica esterna e politica di sviluppo dell'UE nel settore delle acque
76. sottolinea che le politiche di sviluppo dell'UE devono integrare pienamente l'accesso universale all'acqua e ai servizi igienico-sanitari tramite la promozione di partenariati pubblico-pubblico e pubblico-privato basati sulla solidarietà tra gli operatori idrici e i lavoratori in diversi paesi, nonché ricorrere a una gamma di strumenti per promuovere le migliori pratiche mediante il trasferimento di conoscenze e i programmi di sviluppo e di cooperazione nel settore; ribadisce che le politiche di sviluppo degli Stati membri dell'UE dovrebbero riconoscere la dimensione di diritto umano dell'accesso all'acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari, e che un approccio basato sui diritti richiede sia il sostegno nei confronti della legislazione e del finanziamento che il rafforzamento del ruolo della società civile per concretizzare nella pratica il rispetto di tali diritti;
77. ribadisce che l'accesso all'acqua potabile in quantità e di qualità sufficienti è un diritto umano fondamentale e ritiene che i governi nazionali abbiano il dovere di adempiere a tale obbligo;
78. sottolinea, a norma dell'attuale legislazione dell'UE e dei relativi requisiti, l'importanza di una valutazione regolare della qualità, della purezza e della sicurezza dell'acqua e delle risorse idriche all'interno dell'Unione come pure fuori dai suoi confini;
79. sottolinea che, nello stanziamento dei fondi dell'UE e nella programmazione dell'assistenza, è opportuno attribuire un'elevata priorità all'assistenza finalizzata ad assicurare acqua potabile sicura e servizi igienico-sanitari; invita la Commissione a garantire un adeguato sostegno finanziario alle misure di sviluppo delle capacità nel settore idrico, facendo affidamento sulle piattaforme e sulle iniziative esistenti a livello internazionale e collaborando con esse;
80. insiste sul fatto che occorre attribuire un'elevata priorità al settore WASH nei paesi in via di sviluppo, sia in termini di aiuti pubblici allo sviluppo (APS) che nei bilanci nazionali; ricorda che la gestione delle acque è una responsabilità collettiva; è favorevole a un approccio caratterizzato da apertura mentale per quanto concerne le diverse modalità di aiuto, ma anche da una rigorosa aderenza ai principi di efficacia, alla coerenza politica a favore dello sviluppo e a un'attenzione costantemente rivolta all'eliminazione della povertà e all'ottimizzazione dell'impatto in termini di sviluppo; sostiene, a tal riguardo, il coinvolgimento delle comunità locali nella realizzazione di progetti nei paesi in via di sviluppo, nonché il principio della proprietà comunitaria;
81. sottolinea che, sebbene i progressi verso l'obiettivo di sviluppo del millennio relativo all'acqua potabile sicura vadano nella giusta direzione, 748 milioni di persone nel mondo sono prive di accesso a un migliore approvvigionamento idrico e si stima che almeno 1,8 miliardi di persone bevano acqua contaminata da feci, mentre l'obiettivo relativo ai servizi igienico-sanitari è lungi dall'essere raggiunto;
82. ricorda che garantire una gestione sostenibile delle acque sotterranee è indispensabile per la riduzione della povertà e la condivisione della prosperità, in quanto tali acque hanno la potenzialità di fornire una fonte migliorata di acqua potabile a milioni di persone povere nelle zone urbane e rurali;
83. invita la Commissione a includere l'acqua quale parte dell'Agenda di cambiamento, unitamente all'agricoltura sostenibile;
84. ritiene che l'acqua debba rivestire un ruolo centrale nei lavori di preparazione ai due grandi eventi internazionali del 2015, ossia il vertice sull'agenda post-2015 e la conferenza COP21 sul cambiamento climatico; sostiene fermamente, a tale riguardo, l'inclusione di obiettivi ambiziosi e di vasta portata relativamente all'acqua e ai servizi igienico-sanitari, come ad esempio l'obiettivo di sviluppo sostenibile n. 6 che consiste nel garantire la disponibilità e una gestione sostenibile dei servizi idrici e igienico-sanitari per tutti entro il 2030, da adottare nel settembre 2015; ribadisce che porre fine alla povertà attraverso il processo post-2015 è possibile soltanto se si garantisce a tutti l'accesso ad acqua pulita, a servizi igienico-sanitari di base e a condizioni igieniche; sottolinea che il raggiungimento di tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile richiede la mobilitazione di finanziamenti da destinare allo sviluppo molto più ingenti di quelli attualmente forniti, da parte sia dei paesi sviluppati che da quelli in via di sviluppo; chiede l'istituzione di un meccanismo di monitoraggio globale volto a valutare i progressi compiuti in termini di accesso universale all'acqua potabile, uso sostenibile e sviluppo delle risorse idriche e rafforzamento di una gestione delle risorse idriche equa, partecipativa e responsabile in tutti i paesi; esorta la Commissione a garantire che gli aiuti siano spesi in modo efficace e siano maggiormente diretti al settore WASH in vista dell'agenda per lo sviluppo post 2015;
85. sottolinea l'aumento del rischio di scarsità di acqua causato dai cambiamenti climatici; esorta la Commissione e gli Stati membri a includere fra i temi della COP21 anche la gestione strategica delle risorse idriche e piani di adattamento a lungo termine, onde integrare un approccio idrico resiliente al clima nel futuro accordo globale sul clima; sottolinea che un'infrastruttura idrica resiliente ai cambiamenti climatici è fondamentale ai fini dello sviluppo e della riduzione della povertà; ribadisce che, in assenza di sforzi costanti intesi a mitigare le conseguenze del cambiamento climatico, come pure di una migliore gestione delle risorse idriche, potrebbero essere compromessi i progressi compiuti verso gli obiettivi di riduzione della povertà, gli obiettivi di sviluppo del millennio e lo sviluppo sostenibile in tutte le sue dimensioni economiche, sociali e ambientali;
86. osserva con preoccupazione che la mancanza di accesso all'acqua e ai servizi igienico-sanitari nei paesi in via di sviluppo può avere un effetto sproporzionato sulle ragazze e sulle donne, in particolare quelle in età scolare, dato che i tassi di assenteismo e di abbandono scolastico sono stati collegati alla mancanza di servizi igienico-sanitari puliti, sicuri e accessibili;
87. chiede che lo stanziamento dei fondi dell'Unione e degli Stati membri rifletta le raccomandazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto umano all'acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari, in particolare per quanto concerne la promozione delle infrastrutture su piccola scala e la distribuzione di maggiori fondi a favore del funzionamento e della manutenzione, della creazione di capacità e della sensibilizzazione;
88. osserva con preoccupazione che, secondo il relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto umano all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, le persone che vivono in quartieri degradati devono generalmente pagare di più di quelle che vivono in insediamenti ufficiali per ricevere servizi di qualità scadente e non regolamentati; esorta i paesi in via di sviluppo a dare la priorità agli stanziamenti di bilancio a favore dei servizi destinati alle persone svantaggiate e isolate;
89. ricorda che l'Organizzazione mondiale della sanità ha affermato che, in una fase iniziale, senza l'applicazione delle ultime tecnologie innovative in materia di trattamento e risparmio idrico, il livello ottimale di acqua va dai 100 ai 200 litri per persona al giorno, mentre per soddisfare i bisogni di base e scongiurare l'insorgere di problemi sanitari sono necessari tra 50 e 100 litri di acqua per persona al giorno; segnala che, in base ai diritti umani fondamentali riconosciuti, è indispensabile fissare un quantitativo minimo per persona per soddisfare le esigenze idriche di base delle popolazioni;
90. sottolinea che l'accesso a un fabbisogno idrico di base dovrebbe essere un diritto umano fondamentale indiscutibile, implicitamente ed esplicitamente sostenuto dal diritto internazionale, dalle dichiarazioni e dalla prassi degli Stati;
91. invita i governi, le agenzie umanitarie internazionali, le organizzazioni non governative e le comunità locali ad adoperarsi al fine di assicurare a tutti gli esseri umani un fabbisogno idrico di base e a garantire che l'acqua sia un diritto umano;
92. invita gli Stati membri a introdurre, in base alle linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità, una politica dei prezzi che rispetti il diritto delle persone al quantitativo minimo di acqua per la sussistenza e che colpisca gli sprechi, prevedendo l'applicazione di una tariffa progressiva proporzionale alla quantità di acqua utilizzata;
93. incoraggia l'adozione di misure che garantiscano l'impiego razionale del fabbisogno idrico, onde evitare sprechi;
94. elogia alcuni operatori idrici che dedicano una percentuale del loro fatturato annuo a partenariati sull'acqua nei paesi in via di sviluppo e incoraggia gli Stati membri e l'UE a creare il quadro giuridico necessario per attuare tali partenariati;
95. invita a monitorare efficacemente i progetti realizzati attraverso gli aiuti esterni; sottolinea la necessità di monitorare strategie e dotazioni di finanziamento per garantire che i fondi stanziati tengano conto delle disparità e delle disuguaglianze esistenti in termini di accesso all'acqua e rispettino i principi dei diritti umani alla non discriminazione, all'accesso alle informazioni e alla partecipazione;
96. invita la Commissione a rendere l'ammodernamento delle reti obsolete di acqua potabile una priorità nell'ambito del piano di investimenti per l'Europa, inserendo questi progetti nell'elenco dei progetti dell'Unione; pone l'accento sull'effetto leva che tali progetti permetterebbero di esercitare su un'occupazione non delocalizzabile, contribuendo così a dare impulso all'economia verde in Europa;
97. invita la Commissione a promuovere la condivisione di conoscenze affinché gli Stati membri conducano indagini sullo stato delle reti, il che dovrebbe consentire l'avvio di lavori di ammodernamento intesi a porre fine agli sprechi;
98. chiede una maggiore trasparenza, onde fornire ai consumatori informazioni più approfondite riguardo all'acqua e contribuire a una gestione più economica delle risorse idriche; incoraggia a tal fine la Commissione a continuare a impegnarsi con gli Stati membri nella condivisione di esperienze a livello nazionale per quanto concerne la creazione di sistemi informativi sull'acqua;
99. invita la Commissione a studiare l'opportunità di estendere a livello europeo gli strumenti di sostegno finanziario nel settore della cooperazione internazionale relativa all'acqua e ai servizi igienico-sanitari;
100. sottolinea che una gestione efficiente ed equa delle risorse idriche si basa sulla capacità dei governi locali di fornire servizi; invita pertanto l'UE a sostenere ulteriormente il rafforzamento della gestione delle risorse e delle infrastrutture idriche nei paesi in via di sviluppo, tenendo in particolare considerazione, nel contempo, le esigenze delle popolazioni rurali vulnerabili;
101. sostiene la piattaforma globale della solidarietà dell'acqua lanciata dal programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) per coinvolgere gli enti locali nella ricerca di soluzioni alle sfide idriche; plaude altresì all'iniziativa "1% di solidarietà per l'acqua e i servizi igienico-sanitari" e ad altre iniziative intraprese dai cittadini e dalle autorità di alcuni Stati membri per sostenere progetti in paesi in via di sviluppo con fondi accantonati dalle bollette dei consumi; rileva che tali iniziative sono state messe in pratica da diverse aziende di servizi idrici; ribadisce l'invito rivolto alla Commissione a incoraggiare meccanismi di solidarietà in questo e in altri settori, ad esempio attraverso la divulgazione di informazioni, l'agevolazione di partenariati e lo scambio di esperienze, anche attraverso un potenziale partenariato fra la Commissione e gli Stati membri, con fondi supplementari dell'UE destinati ai progetti realizzati tramite questa iniziativa; incoraggia in particolare la promozione di partenariati pubblico-pubblico nelle aziende di servizi idrici dei paesi in via di sviluppo, in linea con la Global Water Operators' Partnership Alliance (GWOPA) coordinata dall'agenzia Habitat delle Nazioni Unite;
102. chiede alla Commissione di reintrodurre lo strumento del Fondo per l'acqua, che si è rilevato efficace nel favorire un migliore accesso ai servizi idrici nei paesi in via di sviluppo, favorendo azioni che rafforzino le capacità delle popolazioni locali;
103. accoglie con favore il fatto che vi sia un considerevole sostegno, in tutta Europa, alla risoluzione dell'ONU volta a riconoscere l'accesso all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari come un diritto umano;
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104. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

1 GU L 330 del 5.12.1998, pag. 32.
2 GU L 327 del 22.12.2000, pag. 1.
3 GU L 65 dell'11.3.2011, pag. 1.
4 GU L 94 del 28.3.2014, pag. 1.
5 Non ancora pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.
6 A/RES/64/292.
7 A/RES/68/157.
8 GU C 9 E del 15.1.2010, pag. 33.
9 GU C 349 E del 29.11.2013, pag. 9.
10 Testi approvati, P8_TA(2014)0059.