martedì 8 marzo 2016

Sabato 12 marzo piazza della Borsa ore 16

MOBILITIAMOCI IN TUTTO IL PAESE
E ANCHE A TRIESTE

MANIFESTIAMO SABATO 12 MARZO

PRESIDIO CITTADINO
IN PIAZZA DELLA BORSA DALLE ORE 16.00

  • Per la fine immediata di ogni partecipazione italiana alle guerre in corso, con il ritiro delle truppe
  • Per lo smantellamento delle basi e delle servitù militari, per la fine del commercio e della produzione delle armi
  • Per l’uscita dell’Italia dalla NATO e da ogni alleanza di guerra
  • Contro le spese militari che sottraggono risorse ai servizi sociali

LE GUERRE NON COMBATTONO IL 
TERRORISMO
MA LO PROVOCANO !


TRIESTE PER LA PACE CONTRO LE GUERRE


Stpr via Valdirivo 30 Ts

sabato 5 marzo 2016

PRIMAVERA IN VAL ROSANDRA




A QUATTRO ANNI DAL DISBOSCAMENTO EFFETTUATO E' - COMUNQUE - PRIMAVERA IN VAL ROSANDRA. Domenica 6 marzo alle ore 10 presso il rifugio Premuda, per sollecitare un recupero del sito protetto in Glinščica / Val Rosandra, nel rispetto della Costituzione italiana.

Domenica 6 marzo alle ore 10 presso il rifugio Premuda, si ritroveranno i partecipanti alla verifica avvenuta 
un anno fa sul Sito d'importanza europea sottoposto a un disboscamento selvaggio, in Glinščica / Val Rosandra; per spostarsi poi a monte del ponte di legno, nella Zona di protezione speciale ove sussisteva la bellissima "foresta a galleria".
La tutela dell'ambiente rappresenta un principio basilare del nostro paese. La suprema Corte ha stabilito che è fissata dagli articoli 9 e 32 della Costituzione Italiana, e che assume il valore dl diritto fondamentale, qualificandolo come "valore costituzionalmente protetto".

Il 23 maggio di quattro anni fa, un incontro in Comune a Dolina tra amministrazione e scienziati naturalisti, produsse un accordo verbale per l'avvio di un Piano di recupero nell'area protetta, rimasto disatteso per le resistenze legate al processo sulla vicenda.

La necessità di monitorare il sito e proteggere le piante pregiate dalle invasive, era stata affermata dagli scienziati Poldini Dolce Nimis Bressi Colla e Gasparo, che abbozzarono all'amministrazione le linee di un Piano di ripristino fondato
su monitoraggio, prevenzione, coltivazione, formazione e inserimento nei progetti Interreg.
Fu ipotizzato anche un intervento di pulizia da ailanto e robinie col coinvolgimento di abitanti e "cittadini". Il recupero del Sito distrutto era stato solecitato pure con una mozione dalla Provincia nell'aprile 2012.

Spiace constatare che il recupero in oggetto non risulti, per quanto oggi a conoscenza nelle intenzioni della Regione e nemmeno del Comune, il quale non ne introduce il concetto nel Piano di Conservazione della Valle, in corso di redazione.

L'importante procedura d'infrazione europea in corso, e ancor più la mobilitazione dei cittadini a difesa di un diritto riconosciuto, fanno sperare che la primavera favorisca un ripensamento generale e l'avvio del risanamento, che richiede inevitabilmente i tempi lunghi ma certi della natura.

A questo indirizzo il primo degli articoli in argomento

giovedì 3 marzo 2016

Presentazione libro "il fuoco a mare" di Andrea Bottalico

Venerdi 11 marzo 2026 ore 18:00

ANDREA BOTTALICO
presenta
IL FUOCO A MARE
(Monitor, 2015).

Incontro a cura del Circolo del Manifesto “Raffaele Dovenna”

INGRESSO LIBERO E GRATUITO
Libreria Lovat di Trieste -Viale XX Settembre 20 - stabile OVS .

(click sull'immagine per ingrandirla)


mercoledì 2 marzo 2016

Tsipras: Intervista al "Corriere della Sera"


«Greci volto umano della Ue -  Ora solidarietà o sarà la fine»

È la più grave crisi migratoria in Occidente dalla Seconda guerra
mondiale. Oggi la Commissione europea presenta un piano d’emergenza per
le operazioni di soccorso con una proposta di finanziamenti per 700
milioni di euro da destinare ai Paesi più esposti su un arco di tre
anni. La prima linea è la Grecia di Alexis Tsipras.
Primo ministro Tsipras, dopo l’inasprimento dei controlli e la chiusura
dei confini lungo la rotta balcanica ha dichiarato che il suo Paese non
può diventare un «deposito d’anime». In Grecia l’Europa si gioca l’anima?
«In una crisi di dimensioni umanitarie la Grecia e il popolo greco
rivelano il volto umano dell’Europa. E lo fanno di fronte a un’Unione
che chiude le frontiere, dove crescono la xenofobia e la retorica
intollerante dell’estrema destra. La Grecia è il territorio nel quale
l’Europa confermerà i suoi principi e valori fondanti, come l’umanesimo
e la solidarietà, o li tradirà. Sono convinto che non possa esistere
un’Europa unita senza il rispetto assoluto per le lotte e i valori
comuni, ma anche per le responsabilità e gli impegni condivisi. Dobbiamo
affrontare insieme le difficoltà. Tutti insieme riusciremo, o tutti
insieme falliremo».

Vienna rimprovera ad Atene «mancanza di volontà politica per ridurre il
flusso». Il suo governo chiede che l’onere dell’accoglienza sia
equamente ripartito tra le capitali, in un contesto dove si procede in
ordine sparso e Paesi come la Grecia, già stremata dalla crisi
economica, restano penalizzati dal sistema di Dublino che assegna allo
Stato di primo ingresso il compito di curare le domande d’asilo. Cosa
impedisce il decollo di una strategia coordinata?
«Noi non pretendiamo nulla più della solidarietà, che è un principio
fondamentale dell’Unione Europea. Esigiamo che sia condivisa dagli Stati
la gestione di una crisi che è superiore alle nostre forze. Dobbiamo
passare a un impegno vincolante di tutti e per tutti, orientato alla
ripartizione obbligatoria della responsabilità dei flussi, in
proporzione — sottolineo — alle rispettive capacità. Perché l’Unione non
può essere costruita su una logica che prevede regole per alcuni e solo
benefici per altri, una logica profondamente anti-europea, in netto
contrasto con il principio dell’integrazione. È impensabile che Paesi
che non hanno accettato di accogliere nemmeno un profugo puntino il dito
contro di noi. Riguardo alle accuse di non fare quanto dobbiamo sulle
frontiere marittime, le considero un pretesto per giustificare azioni
unilaterali che violano decisioni europee assunte collegialmente. Su
Dublino, penso che sia ormai chiaro e accettato da tutti gli Stati che
la sua riforma è necessaria. Inoltre è stupefacente dover ricordare così
di frequente l’obbligo di rispettare il diritto internazionale ed
europeo. Quando ci sono persone che rischiano la vita in acque greche,
vale a dire europee, la Guardia costiera è obbligata al soccorso».

In concreto, come evitare le morti nell’Egeo?
«Dobbiamo individuare e reprimere il circuito dei trafficanti che agisce
sulla costa turca. In questo ambito rafforziamo la collaborazione con
Ankara. Sosteniamo con fermezza il piano d’azione Ue-Turchia e abbiamo
concordato il supporto delle forze Nato per gestire la situazione.
Speriamo che queste misure nonché il cessate il fuoco in Siria
contribuiscano alla riduzione degli sbarchi».

In Europa i confini tornano linee di frattura in un generale
rimescolamento di alleanze, dall’asse Berlino-Atene al blocco
centro-orientale all’intesa Austria-Balcani. Italia e Grecia affrontano
crisi incrociate. È immaginabile un compattamento del fronte
mediterraneo sul doppio fronte dell’immigrazione e della flessibilità
economica?
«Le alleanze non devono servire ad approfondire le contrapposizioni. Ora
vedo la possibilità di una stretta vicinanza politica tra Grecia e
Italia, perché condividiamo rivendicazioni e inquietudini. Abbiamo una
visione comune. Credo che sul tema dell’equa ripartizione dei migranti
ci sarà una buona collaborazione. Non intendo però sovrapporre le crisi
facendo leva sull’emergenza migranti per ottenere flessibilità, non è il
mio obiettivo».

Vede la necessità di un diverso approccio delle forze della sinistra
europea?
«Chi deve cambiare approccio è l’Europa. Il linguaggio dell’odio trova
terreno fertile perché negli ultimi anni hanno prevalso politiche di
austerità che hanno generato povertà ed emarginazione. Ma per cambiare
questo, occorre modificare gli equilibri politici. Quello che viviamo
oggi è un conflitto di idee, tra progressisti e conservatori, tra la
Sinistra e la Destra. A mio avviso, la Sinistra è in prima linea nella
difesa dei valori europei di democrazia, giustizia e coesione sociale e
costituisce l’unica valida alternativa alla destra estrema e populista.
Ma è necessario che tutte le forze progressiste, indipendentemente dalla
famiglia politica alla quale appartengono, comincino un vero dialogo per
riportare l’Unione a questi principi. Credo che noi, i progressisti
europei, possiamo ritrovare un’andatura comune verso un obiettivo
comune: erigere un muro contro chi alza muri e divide l’Europa».

martedì 1 marzo 2016

Uno sfratto incomprensibile.


Il centro multiculturale di via Valdirivo 30 rappresenta da decenni un punto di riferimento per l’incontro di comitati, gruppi, associazioni impegnati sul fronte sociale, ambientale, della pace e della convivenza, culture diverse accomunate dal vivo senso di partecipazione agli eventi internazionali, nazionali e locali, per la difesa dei diritti sociali e individuali, dei principi costituzionali, dalle lobby che inquinano e devastano il territorio, cementificando le aree verdi e optando per attività industriali utili al profitto delle multinazionali ma non alla popolazione.
In particolare l’Ente italiano per la conoscenza della lingua e della cultura slovena è stata la prima organizzazione che fin dal 1970 ha attivato corsi e iniziative con le finalità della miglior convivenza tra italiani e sloveni.
E’ sconvolgente che un centro che ha ospitato dibattiti pubblici, incontri di tante realtà locali, fornendo una sede per il confronto libero e democratico a tanti cittadini, anche di nazionalità diverse, debba abbandonare gli storici locali per far spazio a attività commerciali che pur nella loro dignità imprenditoriale chiuderebbero un percorso storico che ha contraddistinto in questi decenni il centro multiculturale, impoverendo la città di un centro di aggregazione che ha offerto ospitalità a tante iniziative culturali nate sul territorio.

Per questo chiediamo che tutti coloro che sono stati partecipi, hanno apprezzato e hanno ritenuto il centro un essenziale punto di riferimento triestino, i politici e gli amministratori locali, le associazioni che hanno potuto contare sulla sua ospitalità per realizzare le proprie iniziative, italiani e sloveni si uniscano per evitare che il centro chiuda. Si apra in città un dibattito che coinvolga tutti per trovare una via di uscita da questa disastrosa evenienza.