Discorso del
presidente della SYRIZA, Alexis Tsipras
al 40 ° Forum della
Fondazione Forum Ambrosetti - The European House a
Cernobbio
Cari amici,
Vorrei iniziare il
mio intervento, riconoscendo che l’invito che mi avete inviato si basa su due
motivi. La prima ragione è che sapete che vi presenterò una visione diversa, forse eretica,
diranno molti, una valutazione critica della politica attuale, della politica
dominante nella UE. La seconda ragione è perché rappresento un partito in
Grecia, il paese nel quale attraverso la troika si è applicato il programma più
violento di aggiustamento mai realizzato in Europa. Ho sentito poco fa il signor
Barroso, quasi in tono di scusa, di dire che non si vergogna dei risultati dei
nostri sforzi per uscire dalla crisi. Non so se qualcuno dovrebbe in realtà
vergognarsi, ma certamente non può festeggiare o essere orgoglioso di questi
risultati.
Quindi voglio
iniziare con una premessa. La crisi è ancora qui. E non solo la crisi è ancora
qui, ma ricade, crea metastasi. Da
cinque anni lottiamo contro la crisi, ma non siamo riusciti a scappare da lei.
La crisi se ne è andata dalle banche, è passata all'economia reale e
dall'economia reale è passata ormai nella società, minaccia la coesione sociale,
e l'Europa si trova di fronte ad una triplice crisi. Crisi politica, economica,
ma anche crisi del sistema politico, crisi di fiducia. Ciò è dimostrato dai
risultati delle elezioni europee, questo dimostra il fatto che la stragrande
maggioranza dei cittadini europei non crede che noi che stiamo discutendo qui
possiamo dare una soluzione efficace ai problemi che devono affrontare, e
voltano le spalle alla politica. Questo si manifesta con l’aAPAPumento minaccioso
dell’estrema destra populista, ma anche con l'ascesa minacciosa di
anti-europeismo.
Se oggi "un fantasma
si aggira per l'Europa" non è quello del comunismo, come diceva Marx nel
Manifesto Comunista, ma il populismo dell’estrema destra anti-europeista, è il
fantasma dell’ euroscetticismo e dell’ anti-europeismo.
Permettetemi di
offrire brevemente alcuni dati per comprovare il fallimento del programma in
Grecia. In soli quattro anni abbiamo avuto un calo del PIL di quasi un quarto
(1/4) , una cosa senza precedenti per un paese in tempo di pace. La
disoccupazione ufficiale è arrivata al 28%, il che è inaccettabile per un paese
nel cuore dell'Europa, e abbiamo un debito pubblico che, dal 126% del PIL, oggi
è al 175% e aumenta ancora. E abbiamo anche una vasta quantità di
disinvestimenti. Quindi penso che, partendo dal presupposto che la cura che è
stata data al paziente ha aggravato la malattia, dobbiamo essere tutti d'accordo
che questa cura debba essere interrotta. E penso che giustamente la maggioranza
dei cittadini in Europa dice che la troika, come istituzione che è stata imposta
nel quadro istituzionale europeo, deve essere abolita.
Quindi penso che
abbiamo bisogno di cambiare strategia, nessuno dice – almeno noi non lo diciamo
- che dovremmo tornare ai tempi dei grandi deficit. Ma la insistenza per seguire
questa strada, con dedizione dogmatica e religiosa, non porta da nessuna parte.
In primo luogo, molto
semplicemente, perché nessun paese nella storia economica moderna può far fronte
ad un debito che si avvicina al doppio del suo PIL, un PIL che si sta riducendo
di continuo, dal momento che questo paese deve pagare ogni anno oltre 10
miliardi per interessi, ed è tenuto ad avere surplus del 4,5% che deve andare al
pagamento del debito. Semplicemente, in
modo matematico, con questi dati lo sviluppo non verrà mai. E senza crescita non
emergerà dalla crisi. Anche se – e anche noi - crediamo che vi sia ricchezza,
soprattutto in Grecia, che ultimi anni è rimasta intatta, e questa ricchezza
deve essere tassata, e siamo in grado di trovare così le risorse, però, dobbiamo
avere la percezione che abbiamo bisogno di generare nuova ricchezza per uscire
dalla crisi. E senza crescita non si produce ricchezza.
In secondo luogo, il
programma di privatizzazioni, che si supponeva che era uno degli strumento per
uscire dalla crisi, non può funzionare in condizioni di disinvestimenti e
svalutazione dei valori. Calcolavano di recuperare 50 miliardi dalle
privatizzazioni, abbiamo trovato 2,9 miliardi e nel migliore dei casi, se il
programma andrà avanti, troveremo 9 miliardi.
In terzo luogo, le
riforme strutturali. Le riforme strutturali sono in direzione opposta delle
necessarie riforme strutturali. Non affrontiamo le grandi patologie
dell'economia greca: l’evasione fiscale, lo stato clientelare. Con dedizione
dogmatica promuovono riforme che hanno a che fare con la liberazione dei
licenziamenti, in un'economia che ha quasi il 30% di disoccupazione. Credo che
ci siano molte opportunità nel quadro europeo, ma non all'interno della
dogmatica aderenza alla logica dell’ austerità, non al contesto della troika.
La troika ha fallito,
deve essere fermata. Esistono altre soluzioni. Qui voglio ricordare questo, nel
giugno 2012, il signor Monti ha proposto che la ricapitalizzazione delle banche
doveva essere direttamente dal ESM, senza gravare il debito pubblico. Con questa
proposta, se fosse stata seguita, le cose sarebbero andate meglio.
Così oggi, siamo di
fronte ad una realtà che è caratterizzata dalla stagnazione, dal rischio di
deflazione, dalla continuazione dei grandi debiti pubblici e privati. Per affrontare
questa realtà abbiamo bisogno:
- In primo luogo, una
politica coraggiosa della BCE, di QE. Le proposte di Draghi sono per noi in
una direzione positiva, ma servono interventi molto più radicali per
affrontare il problema.
- In secondo luogo,
abbiamo bisogno di iniziative di sviluppo a livello comunitario per affrontare
la recessione, espandendo il ruolo della Banca Europea per gli Investimenti.
- In terzo luogo,
dobbiamo risolvere – dovevamo averlo risolto ieri, anni fa, quando iniziò la
crisi - il problema del debito. Noi proponiamo una soluzione europea, per
trovare una base sostenibile, nella logica della mutualità, nella logica della
conferenza del 1953 che ha affrontato il debito della Germania, che è stato un
grande momento di solidarietà per l'Europa. Dobbiamo riscoprire questi valori
fondanti dell'Europa. La solidarietà, la democrazia, la coesione sociale.