in solidarietà al popolo curdo che resiste contro l' ISIS e gli attacchi dei turchi.
La lotta per l' indipendenza del Kurdistan nacque all' indomani della fine della prima guerra mondiale, ma questo anelito alla costituzione di una patria curda fu bloccato dalla Gran Bretagna e - come per la Palestina- le nascenti nazioni arabe , dopo la dissoluzione dell' impero Ottomano,- Persia Iraq e Siria- e l' attuale Turchia si insediarono amministrativamente su quei territori.
Da allora qualcuno, con grottesco umorismo , defini' il Kurdistan " la Polonia del vicino Oriente" , una nazione con oltre 15 milioni di abitanti ancora destinata o all' assimilazione o alla subalternità e sottomissione politica, come in effetti era avvenuto per la Polonia , smembrata dal 1772 e poi ricomposta solo nel 1920.Quanto sta succedendo oggi evidenzia la paradossalità di un evento senza precedenti: mentre di fatto l' ISIS , con altre formazioni fondamentaliste , praticando forme di terrorismo guerreggiato, ha di fatto realizzato una sorta di Sultanato Transnazionale , che va dall' Afghanistan a Tripoli passando per Falluja , la svolta islamista di Erdogan costringe alla difensiva - cioè di fatto all' autodifesa- non solo le comunità curde presenti sul territorio turco, ma anche quanto resta di quelle armene e greche, e inasprisce la repressione non solo contro il PKK ( che è ancora clandestino e illegale , con Ocalan all' ergastolo) ma anche contro il HDP ( il partito popolare democratico, progressista e filocurdo e che alle ultime elezioni ha ottenuto il 13% dei voti ed è entrato con 80 deputati al Parlamento di Ankara) che viene messo allo stesso livello del PKK e di conseguenza, per aberrante sillogismo, parificato all' ISIS ed alla sua organizzazione statuale l' OSI, che Erdogan, solo a parole , dice di voler combattere.Il corteo che sabato 12 settembre è sfilato per le vie del centro cittadino
( la manifestazione era stata promossa dal Coordinamento Libertario Regionale e dall' USI- AIT di Trieste) ha dunque chiesto a gran voce la cessazione dei bombardamenti e delle violenze contro il popolo curdo e di saper leggere la verità dei fatti:le violenze del governo turco non vengono perpetrate solo intorno a Kobane, la città simbolo della resistenza popolare al terrorismo e della sperimentazione di forme inedite di autogoverno democratico delle comunità, ma vengono praticate anche all' interno della Turchia ,contro la minoranza curda , e piu' in generale contro tutte le altre presenze autoctone : greci, armeni, etc- che il neonazionalismo islamista di Erdogan e dell' AKP da tempo persegue.Viene da chiedersi , quindi , se il bellicismo turco non persegua LE STESSE FINALITA' dell' ISIS e dell' Organizzazione dello Stato Islamico (OSI) , la creazione cioè di uno spazio geopolitico panturanico e reislamizzato, come , ai tempi di Kemal , predicava Shaid Halim Pasha , contro il laicismo , le forme democratiche parlamentari,il modernismo e la secolarizzazione religiosa che allora si imponevano per ricostruire il paese.
Se fosse cosi'dovremmo fare i conti non con il delirio di un folle, ma con un piano ed un progetto politico estremamente pericoloso che sinora è stato , stranamente sottovalutato. Eppure quanto è accaduto a Gezi Park nel 2013 aveva fatto aprire gli occhi a molti di noi, evidentemente non a tutti.
Dunque non resta, mentre diamo tutta la nostra solidarietà al popolo curdo, che denunciare quanto sta avvenendo ed invitare il nostro governo ad essere meno reticente, equidistante e disattento , cioè a prendere posizione. Contro Erdogan e il il governo che lo sostiene( anche se dovesse costarci mezzo punto di PIL).Marino Calcinari
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