Con cordialità e tanta speranza in "L'Altra Europa"
Riccardo Petrella
UN PROGETTO POLITICO PER
L'ALTRA EUROPA
La lotta contro i quattro
cavalieri dell'apocalisse attuale europea
Bene ha fatto Marco
Revelli di proporre un documento di analisi del contesto politico
italiano, in particolare, come base per l'elaborazione e la
realizzazione di un progetto politico concreto di lotta per il
cambiamento del=lo stato attuale del nostro paese e dell'Europa. Va
da sé che, per nessun verso, si può' immaginare tale lotta senza
confrontarsi con i problemi e le soluzioni mondiali. Inoltre, un tale
progetto non può' che posizionarsi su una prospettiva temporale di
medio e lungo termine, le inevitabili azioni immediate (penso alla
partecipazione di "L'Altra Europa" alle elezioni regionali
in Emilia Romagna e in Calabria ) essendo dei passi importanti il cui
senso e valore, tuttavia , devono essere "misurati" alla
luce delle prospettive a più lungo e vasto raggio.
L'apocalisse europea è
in atto
Il principale obiettivo
del progetto politico di lotta di "L'Altra Europa" è di
scardinare i meccanismi che hanno permesso ai quattro cavalieri
dell'apocalisse economica e militare mondiale di devastare il sistema
europeo costruito a seguito delle grandi lotte sociali e politiche
della seconda metà del XIX° secolo e dei primi sei decenni del XX°
secolo. Essi non sono venuti per liberare i cittadini europei
dall'ingiustizia, l'impoverimento, l'ineguaglianza, la violenza.
I quatto cavalieri sono il
mercante( alla carica della conquista del
mondo per ridurlo ad una grande fiera planetaria);il
capitalista industriale e finanziario (che
scorrazza per il mondo con furia predatrice per appropriarsi a
titolo privato di ogni forma di vita); l'imprenditore
(che chiama "innovazione" la sua
foga di sottomettere ogni attività al servizio del rendimento
finanziario del capitale); il generale (delle
armi) (che invade il mondo per sopravvivere perché nella sua fede
assoluta nella potenza vede in ogni "altro" un nemico da
eliminare o sottomettere). Concretamente, occorre battersi per le
seguenti alternative politiche prioritarie.
Contro il mercante
Anzitutto, ripensare
le fondamenta ed il funzionamento/regolazione del mercato interno
europeo (creato nel 1992) perché esso ha
condotto a due situazioni apocalittiche. La prima é l'accentuazione
delle divergenze economiche e sociali tra i paesi e le regioni della
Comunità europea ( poi, Unione europea). La convergenza strutturale
era una condizione necessaria ed indispensabile per l'integrazione
economica e la coesione sociale europee. Per questo si parlava di
"politiche comuni europee". La crescita delle ineguaglianze
economiche ha eliminato ogni riferimento alle "politiche comuni
europee " diventate effettivamente impraticabili. Il fallimento
dell'integrazione via il mercato interno ha riportato gli Europei ad
un modello "integrativo" di coordinamento intergovernativo
delle politiche dove i paesi più forti hanno potuto tirare i più
grandi benefici del mercato interno europeo aggravando così le
debolezza dei paesi e dei gruppi più deboli. La seconda situazione
apocalittica riguarda la consacrazione del divieto d'intervento da
parte dello Stato nelle materie "regolate" dal "mercato
interno" perché considerato costituire un fattore disturbatore
del funzionamento "libero e concorrenziale" del mercato (
sic !). Altrimenti detto, il Il mercante ha voluto e vuole fare
l'integrazione europea senza lo Stato, specie per quanto concerne i
beni ed i servizi essenziali ed insostituibili per la vita . La lotta
per la ridefinizione del ruolo del mercato interno e per la
ripubblicizzazione dei beni e servivi comuni, a cominciare
dall'acqua, dalle sementi e dalla salute, deve essere rimessa al
vertice del progetto politico di "L'Altra Europa". In
questo senso, è assolutamente indispensabile lottare contro la nuova
ondata di accordi bilaterali sul commercio e sugli investimenti tipo
TTIP, TiSA, CETA… dei quali uno degli effetti devastanti maggiori,
se approvati, sarà di sottomettere la sovranità degli Stati agli
interessi dei soggetti commerciali , industriali e finanziari
multinazionali privati.
Disarmare il
capitalista industriale e finanziario
In effetti, Il mercante
non è il solo a volere l'integrazione europea senza lo Stato. Anche
il suo compagno, il cavaliere capitalista industriale =e
finanziario, persegue le stesse mire. Per cui, la seconda priorità
politica alternativa è quella di rivedere
radicalmente il sistema monetario e finanziario
anch'esso creato a partire dal 1992 con il Trattato di Maastricht e
poi strutturato dai vari accordi sull'Unione Economica e Monetaria
(UEM) approvati negli anni successivi. La creazione del Sistema
Europeo delle Banche Centrali fondato sul primato e l'indipendenza
politica della Banca Centrale Europea (BCE) da ogni altra istituzione
europea ha prodotto un fenomeno di "federalismo politico europeo
" del tutto anomalo e perverso. La BCE si è vista dare uno
statuto di soggetto politico indipendente perché responsabile di una
politica, quella monetaria, anch'essa assunta a politica
indipendente, distinta dalle altre politiche dell'Unione. Ciò' in
assenza di un governo federale europeo, da tutti considerato come la
condizione pregiudiziale per una politica monetaria europea degna di
una Europa federale (inesistente) Inoltre, l'adozione da parte del
mercato finanziario europeo integrato, creato nella prima decade del
secolo, dello stesso principio del mercato interno europeo (divieto
per gli Stati d'intervenire nel settore regolato dal mercato
finanziario europee integrato), ha fatto si che l'attuale "governo"
politico europeo (parlamento europeo incluso) è stato escluso da
ogni intervento sia in materia di politica monetaria che nel campo
della politica finanziaria. La cosiddetta "governante europea"
costituisce un sistema politico bastardo ed insostenibile, di cui
l'unico soggetto polittico indipendente è un organo tecnico (la BCE)
responsabile sovrano della sola politica "federale"
europea ( la politica monetaria), l'altra politica chiave , quella
finanziaria essendo lasciata alla "regolazione" dei
soggetti finanziari europei e mondiali privati. Non v'è un'Altra
Europa alternativa se non si disarciona il secondo cavaliere, in
particolare la sua indipendenza e sovranità politica.
La strana coppia formata
dalla BCE e dai mercati finanziari liberi é all'origine dell'altra
grande apocalisse in cui versa il nostro continente e cioè la
rarefazione delle risorse finanziare per le spese pubbliche sociali.
E' veramente paradossale ed inaccettabile che dall'inizio degli anni
2000 non vi siano più soldi per finanziare la sicurezza sociale
per tutti, specie per salvaguardare i diritti umani , sociali e
civili elementari di coloro che sono le vittime della crisi
economica e finanziaria prodotta dalle scelte dei poteri dominanti. E
ciò' nel mentre l'intero sistema è stato spremuto dai dominanti
come un limone per poter salvare dal fallimento se stessi, cioè le
banche e gli altri soggetti finanziari responsabili della crisi !
Gli imperativi dell'austerità - vincolo del 3% del PIL per il
deficit pubblico e del 60% del PIL per l il debito pubblico -
diventati degli "imperativi costituzionali nazionali "
(sic !)(equilibrio di bilancio) hanno completato la demolizione della
sovranità politica degli Stati e della società dei diritti dei
cittadini e dato forma, conseguentemente, ad un'Unione europea
sottomessa al potere politico di soggetti ed organi privati ( i
famosi "portatori d'interesse" - (gli stakeholders)
operanti in un contesto di contrattazione mercantile tra soggetti di
potenza ineguale. Vedi il ruolo chiave, distruttore, giocato dallo
"spread"
nell'immaginario degli europei. Se non ci si batte per la revisione
dei principi fondatori della BCE, dei criteri d'austerità e del
Fiscal Compact. sarà molto difficile riuscire a invertire la rotta
nel campo delle politiche dell'occupazione e del reddito, della
fiscalità, dei diritti del lavoro, della protezione e sicurezza
sociale, delle immigrazioni e del ruolo delle collettività locali e
delle regioni. .
Liberare l'imprenditore
dalla schiavitù alla finanza predatrice
Nel contesto descritto, il
terzo cavaliere l'imprenditore, non deve fare altro che produrre,
distribuire, commercializzare, usare, riciclare qualunque cosa
materiale ed immateriale, naturale ed artificiale che sia, allo scopo
supremo di ottimizzare il rendimento finanziario del capitale
disponibile ed investito. Il suo compito e "produrre la crescita
economica". (cioè la crescita del valore del capitale) Visti i
disastri umani e sociali conseguenti così come i disastri ambientali
ed ecologici, che hanno sconvolto il pianeta Terra, dappertutto, i
gruppi dominanti hanno escogitato una nuova era di crescita su scala
mondiale, la crescita verde, lo sviluppo sostenibile.
All'imprenditore il compito di usare le conoscenze e le tecnologie,
sempre più potenti e sofisticate ma anche appropriabili a titolo
privato (i brevetti di proprietà privata intellettuale) per
utilizzare le risorse del pianeta e degli esseri umani per
assicurare la nuova crescita, il nuovo sviluppo. Fondamentalmente
niente è cambiato: la sostenibilità chiave resta quella economica
e finanziaria (profitto) cui la sostenibilità ambientale e la
sostenibilità sociale sono apertamente subordinate. Così la
ricchezza del capitale aumenta, i ricchi diventano sempre più
ricchi, l'impoverimento del mondo si espande e le ineguaglianze tra i
popoli ed i gruppi sociali si allargano, il disastro ambientale si
intensifica e si generalizza. Nel 2013 l'UE ha registrato più di 120
milioni (su 509) di persone in stato di povertà. Dal 2008 al 2012,
l'Italia è sprofondata al 24° posto (sui 28 dell'UE) nella
classifica dell'indice di giustizia sociale. Dopo le nuove tecnologie
d'informazione, i nuovi materiali, le biotecnologie, è la volta
delle nanotecnologie nelle quali gli imprenditori fanno a gara per
dimostrare l'elevato potenziale di rendimento finanziario. A tal
fine, gli imprenditori europei affermano che è essenziale che la
ricerca fondamentale di base e tutta quella applicata siano
prevalentemente affidate ai privati. La conseguenza sarà
un'ulteriore aggravamento delle ineguaglianze sociali ed economiche.
Pertanto è' in questa direzione che deve essere orientata la terza
priorità politica alternativa di "L'Altra Europa": una
grande campagna per far ridiventare pubbliche la ricerca e
l'università e mettere la conoscenza, bene comune pubblico, al
servizio dei diritti alla vita di tutti gli esseri umani.
L'Altra Europa ripudia
la guerra
Infine, last but not
least" occorre porre fine alla dicotomia/separazione edificata
negli ultimi 50 anni tra l'unificazione europea socio-economica (la
Comunità europea, l'Unione Europea) e l'integrazione militare
/politica estera dell'Europa nel contesto della NATO. L'Unione
europea, a conferma ulteriore della sua debolezza politica
democratica, non ha alcuna competenza in materia di difesa e,
pochissima, in quella di politica estera.
Alcuni effetti
apocalittici, insostenibili, di questa separazione li abbiamo
vissuti negli ultimi anni con le guerre "sganciate" - è
il caso di= dirlo - dagli Europei sulle regioni vicine all'Europa
(Irak, Libia, Siria, Afghanistan e, recentemente Ucraina e
Donetsk). Se le popolazioni europee sembrano voler la pace, il
generale (il potere militare e l'enorme business da esso alimentato)
continua a implicare i cittadini europei e le loro finanze in
attività di guerra (anche se osano spudoratamente chiamarle "guerre
umanitarie"). L'altra Europa, quella dell'abbandono della guerra
e della creazione di un servizio civile europeo della sicurezza,
nascerà difficilmente se non cerchiamo, sin da ora, di mettere fine
alle due 'integrazioni" separate.con la convocazione di una
conferenza politica internazionale per la trasformazione della NATO.
Essa ha dimostrato in questi ultimi anni che è incapace di prevenire
i conflitti ma che sa bene provocarli.
Riccardo Petrella
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