17
– 18 gennaio 2015
ASSEMBLEA
NAZIONALE DI BOLOGNA
“L'ALTRAEUROPA CON TSIPRAS”
Diario delle due giornate
Sabato
17 gennaio
Oltre 700 partecipanti raggiungono il
cinema Nosadella, dalle parti di porta San Felice per partecipare
all' Assemblea, che, nell' intenzione degli organizzatori dovrebbe
rappresentare il momento di avvio della costruzione di una “casa
comune della sinistra e dei democratici”, di quel vasto popolo del
nostro paese, cioè, che non si riassume nel solo corpo elettorale,
peraltro significativamente ferito dall'astensionismo e dal rigetto
della politica, ma si identifica nella pressochè totale intierezza
di quella società civile, ugualmente e diversamente colpita dalla
crisi e dalle politiche di austerità, quel popolo, le cui domande di
democrazia, giustizia sociale, politica pulita vengono irrise e
trascurate dal renzismo, e che proprio dal permanere di stili e
dinamiche regressive che sostengono ed incoraggiano una deriva
populista e pulsioni autoritarie, non trova altri sbocchi, né una
sponda politica né una alternativa credibile allo stato di cose
presenti.
L' assemblea nazionale di Bologna si
rivolge quindi, soprattutto, oltre che al suo corpo militante, a
quelle persone che abbiamo incontrato, intercettato, con cui abbiamo
dialogato nella campagna elettorale di aprile/maggio, esponendo loro,
avanzando e facendo nostra la piattaforma programmatica dei dieci
punti di programma contro la crisi, per un' Altra Europa, che
venivano dalla Grecia, e che erano stati fatti propri dalla famiglia
allargata della SINISTRA UNITARIA EUROPEA .
Ora, ad una settimana dal voto in
Grecia, che sperabilmente metterà fine al governo di larghe intese
centrodestra/centrosinistra, l' assemblea è stata convocata anche
per interrogarsi e confrontarsi sullo scenario politico che quel voto
potrà determinare, sulle prospettive che potranno aprirsi per la
sinistra in tutto il Continente e dunque c'è attesa per le
conclusioni che l' assemblea produrrà;
ma saper indicare oggi una strada, un
allargamento del sentiero su cui ci siamo incamminati un anno fa, e
far convergere i tanti separati percorsi sin qui intrapresi, sarebbe
un buon inizio.
L' abbandono del PD di Cofferati, la
cui notizia s' è diffusa nella sala verso mezzogiorno, e che ha
sollevato un clamore di stupefazione non irrilevante, viene letta
così come un ( altro ) segnale di conferma, della bontà delle
analisi che abbiamo compiuto, in un lungo confronto collettivo e
lungamente chiosato nel documento Revelli a proposito del renzismo.
Non si tratta di un “punto di
caduta temporaneo di una democrazia malata ma ancora vitale, non è
un incidente di precorso, una occasionale irruzione di Iksos
fiorentini che attende di essere riassorbita in una qualche normalità
istituzionale romana . Il renzismo porta a compimento la crisi
terminale della democrazia rappresentativa “per giungere
attravesro tappe, e strappi anche simbolici, in una postdemocrazia
plebiscitaria. Siamo cioè in presenza, di una grave emergenza
democratica”.
Si tratta a ben vedere dell' ennesima,
e non sarà l' ultima, conferma di quella mutazione genetica, di
quella metamorfosi regressiva che iniziando con l' ultimo periodo
della storia del PCI degli anni 80 e proseguendo, per tappe
successive sino all' approdo socialiberista, oggi si manifesta nelle
sue piu' svariate e multiformi connotazioni regressive, autoritarie,
e comunque di aperta opposizione ai valori fondativi della nostra
Repubblica, alle sue istituzioni democratiche - di fatto cancellate o
delegittimate e rese elitarie -, alla sua coesione sociale ed al
progresso civile del paese.
Su questi temi molti interventi delll'
assemblea si sono confrontatie d hanno portato sia significativi
elementi di conoscenza, sia dettagliate proposte di mobilitazione e
di disobbedienza politica e civile, per contrastare la nuova barbarie
che avanza.
Una barbarie che non cade
“naturalmente” dall' alto, né è conseguenza del debito
pubblico, eccessivo, che il paese ha accumulato negli ultimo anni, ma
che risulta essere, ad un esame piu' approfondito, nient' altro che
l' esito di una gestione della crisi globale, di quelle politiche che
il neoliberismo della UE e le direttive economiche della troika hanno
imposto all' Europa, lasciando mano libera ai mercati, alla
speculazione finanziaria, al potere transnazionale delle corporation
e del sistema lobbistico globalizzato, di quelle politiche che l'
Italia, di fatto commissariata da quattro anni ha dispiegato nel
paese. E di cui il PD è stato, dopo Monti, il non inconsapevole
strumento.
Ne piu' nè meno come è avvenuto in
Grecia, che è stata utilizzata,in spregio alle norme che
regolamentano la convivenza politica europeista dell' Unione, come
cavia per le più aberranti operazioni di saccheggio neoliberista
delle sue risorse, di distruzione del welfare, di colonializzazione
del capitalismo transnazionale.
Ora, con Syriza, potrebbe cambiare
tutto.
E qui inizia il diario di queste due
giornate .
Una narrazione che sta a metà strada
tra il riassunto dei lavori e una riflessione comune, da socializzare
coi compagni e le compagne sui territori, quindi l' opportunità di
rielaborare i contenuti del nostro dibattito per reimpiegarne le
indicazioni in strumenti di lavoro e rendendo operative le proposte
che nei due giorni sono state argomentate .
Siamo consapevoli delle difficoltà, e
dei limiti, che sin qui la nostra esperienza ha palesato, ma un
confronto di massa, chiarificatore e condiviso, sul travaglio che un
passaggio, ineludibile come quello che vogliamo traguardare, comporta
per le attese di tutti noi è indispensabile, per dirla con Ovadia,
“il tempo è adesso” ; ma ancor più – crediamo – per quella
più vasta platea, quei 1.100mila elettori che ci hanno votato il 25
maggio, per quella ancor piu' vasta, poi, platea sociale che oggi
richiede, perchè forse non è piu' disposta ad aspettare,
concretezza e linearità dell' iniziativa politica che intendaimo
costruire e proporre al paese.
Il superamento dei tempi lunghi, di
incomprensibili tatticismi della vecchia politica, di atteggiamenti
dilatori sono la conditio sine qua non per dare forma compiuta ad un
primo obiettivo: la costruzione di una soggettività politica nuova
della sinistra .
Il cui paradigma di riferimento, sempre
riflettendo su quale potrebbe essere il nostro “Programma di
Salonicco” e quale la forma organizzativa che potremmo darci, resta
la SINISTRA UNITARIA EUROPEA.
La relazione introduttiva è stata
svolta da Marco Revelli, che ha iniziato con una allusiva
metafora, “noi siamo una piccola barchetta in un grande mare, mosso
dalle onde” perchè l' Italia è oggi un paese alla deriva, forse
piu' che a un bivio, e non solo il nostro paese, tutta l' Europa oggi
lo è. In sospensione tra l' occasione e la minaccia, tra il coraggio
e la paura.
Vi sono tre sequenze di immagini di
questa realtà europea che sembrano, piu' di altre, posizionarsi come
in bilico da una parte o dall' altra di queste eventualità .
La prima è Parigi,la redazione di
Charlie Hebdo, la città, la convivenza civile straziata e
insanguinata da una carica d' odio prodotta da trent' anni di guerra,
anche non dichiarata,ma certamente provocata dall' occidente contro
le periferie ex coloniali, e però la risposta di massa, di una
moltitudine non spaventata e non disposta a farsi irreggimentare
nella logica dello scontro di civiltà, che difende i valori dell'
illuminismo e dell' umanesimo, che comprende e dunque reagisce.
Grande è il pericolo, ma il coraggio
di non lasciarsi travolgere, di reagire c'è, mentre non c'è stata,
invece, come una logica imperiale e di bassa propaganda vorrebbe,
quella “marcia unitaria” che teneva assieme le persone con i
leader, molti dei quali oltretutto non proprio con le carte in regola
per poter sfilare in quella circostanza, e dunque nemmeno-
soprattutto- con la Le Pen.
Il popolo francese ha chiarito, la
piazza ha reso visibile questo fatto.
Da una parte le persone, il popolo,
dall' altra i potenti e la destra che strumentalizza ed agita lo
spettro della risposta xenofoba e militare.
La seconda immagine e' quella della
Grecia.
“Cambia la Grecia/cambia l'
Europa” come abbiamo scritto sul nostro sito . Sappiamo che
questo slogan già domenica prossima potrà tradursi in realtà,
Syriza puo' vincere e con cio' cambiare le sorti dell' Europa, cosi'
come in Spagna sarà possibile, nei mesi prossimi a PODEMOS ed alla
sinistra .
In questo scenario noi rappresentiamo
un' incognita, per i tanti nodi che ancora non abbiamo saputo
sciogliere tra di noi, e nondimeno c'è un responsabilità politica
che dobbiamo sentire nostra, quella di non sprecare questa occasione.
I segnali ci sono: la manifestazione
della CGIL il 25 ottobre, le 54 piazze dello sciopero generale, la
mobilitazione del 14 novembre dello sciopero sociale, e piu'
generalmente tutte le altre varie,diverse e molteplici forme di
resistenza sui territori,- anche oggi alcuni di noi manifestano
contro l' EXPO a Milano-, ci dicono che il conflitto sociale ha
ripreso compattezza, e che in primo luogo il mondo del lavoro, ha
ripreso il diritto alla parola .
Prendiamo atto anche, che si è
consumata in questi giorni una frattura storica, tra quel mondo ed il
PD, cioè il partito che in teoria avrebbe dovuto essere se non il
rappresentante, però il testimone ed erede dei suoi valori, delle
sue sensibilità,della storia che quel mondo aveva rappresentato come
parte identitaria e di riferimento sociale di esso, anche nel
farraginoso travaglio della sua evoluzione.
Il PD ha scelto, definitivamente, un'
altra strada e l' attacco, reale e simbolico all'art 18 della Legge
300, è un punto di cesura tra il mondo del lavoro di oggi, segnato
dalla carenze di diritti e tutele, dalla precarizzazione, da lavori
poveri e servili – da una parte - e l' esaltazione dell' impresa,
dalle regole del mercato, dalla deregolamentazione e flessibilità
dall' altra.
Noi dobbiamo ripartire da qui.
Dalla consapevolezza che serve un
programma, un soggetto politico che lo rappresenti e che lo pratichi,
ed anche pero' di un modo di essere che aiuti in questo non facile
compito.
E poi utilizzare, reinventare un nuovo
linguaggio, che oggi la sinistra ha smarrito o peggio stravolto se
vogliamo che il compito di rifare la sinistra, una sinistra nuova,
non fallisca prima di iniziare.
La necessità di stare dentro il
dibattito politico ci obbliga ad intervenire oggi, dunque, su queste
ed altre questioni.
Una nota, infine, sulle dimissioni del
presidente Napolitano: “al di là di ogni possibile giudizio,
diciamo – testuali parole di Revelli- che è stato un
presidente che non rimpiangeremo. “
Piu' che rappresentare l' unità della
nazione e difendere la Costituzione, ha rappresentato ed applicato il
punto di vista della troika e dei falchi di Bruxelles. Non siamo
interessati a dare la nostra approvazione a trattative o intese su
personalità che ripetano o ripropongano quella esperienza.
Prima di Barbara Spinelli prende la
parola il giornalista dell' HUMANITE', il quotidiano del PCF, Gabriel
Santis che ricorda la strage di Parigi, della redazione del
“Charlie Hebdo” in cui i terroristi “hanno ucciso tre
generazioni di vignettisti e disegnatori, ma non la libertà di
espressione e di stampa” che dunque la storia di CH continuerà,
perchè è la storia di una testata umoristica e satirica, che sempre
fatto la caricatura dei poteri forti, religioni comprese, in cui l'
anticlericalismo è a 360 gradi, non tocca solo l' islam ma anche il
vaticano, le altre religioni, di conseguenza non si vuole né si
auspicano soluzioni di polizia, di militarizzazione della società,
di provvedimenti autoritari o di limitazione delle libertà personali
.
Contro il jihadismo serve la
democrazia, ed allargando lo sguardo a quanto succede in medio
Oriente l' esempio ci viene dall' eroico esempio di Kobane, dove una
città, all' interno di una comunità autogestita, in cui valgono e
vigono poche regole di solidarietà e di convivenza civile, questa
forza riesce ad opporsi al terrorismo ed agli attacchi dell' Isis .
L' assemblea applaude, sarà il primo
di una lunga serie di applausi..
Barbara Spinelli riprende il
filo del ragionamento di Marco Revelli:
“è vero, siamo in un
momento cruciale della vita politica del nostro paese,su cui pesano
oltre allo sviluppo della crisi, le vicende della prossima elezione
del capo dello Stato, e la crisi del PD, apertasi di fatto con le
ultime vicende legate al suo rapporto ( distruttivo) con la Cgil e l'
attacco al mondo del lavoro ( Jobact, Scuola, SbloccaItalia). “
Ribadiamo che “noi non ci
riconosciamo nel PD e nella sua degenerazione” che accetta il
neoliberismo e la sua filosofia.
Noi siamo nati per riconquistare la
fiducia di quel vasto elettorato che si astiene, che non ha votato
piu' a sinistra o che vota altrove, o vota Grillo, perchè nel PD non
si riconosce piu'. Noi siamo partiti da Syriza, e da Tsipras, perchè
erano gli unici ad aver compreso, già alcuni anni fa, la natura vera
di questa crisi, dove il debito era piu' che un motivo, la
giustificazione l' alibi che consentiva alla troika d intervenire
pesantemente nella crisi del paese .
Tsipras ha compreso che servono
risposte sistemiche: la gestione dei debiti sovrani, la loro
rinegoziazione, veri piani europei di investimento, alternativi a
quello di Juncker e che sono stati pensati in Grecia, da Varoufakis,
qui da noi da Gallino .
L' indicazione che diamo, e che ci
conforta, è che non ricominciamo da 0, ma da 3 e dai territori e non
dobbiamo aspettare che altri decidano per noi ( il riferimento è
all' iniziativa di SEL della prossima settimana, ma non solo).
E perciò dobbiamo essere inclusivi ed
unitari, aperti a tutte le adesioni che dovessero pervenire, perchè'
vogliamo costruire la casa comune per tutta la sinistra, e per tutti
i democratici, che sarà l' esatto opposto di quella Fortress (
meglio Festung) Europa che la UE vorrebbe imporci.
L' AltraEuropa si impegna in questa
battaglia di civiltà non solo per impedire la distruzione di vite
umane e la morte di politiche di accoglienza e cittadinanza negate,
come nella vicenda mediterranea, ma per costruire un' alternativa,
per “costituzionalizzare” il Mediterraneo, per mettere regole e
sviluppare politiche che respingano non le persone, ma il
militarismo, la xenofobia, il razzismo che in questi anni, in
conseguenza di politiche miopi ed ottuse si sono diffuse in tanti
paesi.
Ma è importante, prioritario fermare
il neoliberismo.- cosi' ha esordito Rita Maestra di Podemos –
perchè è il neoliberismo che in questi anni ha ridisegnato la
società avvalendosi di un compiuto progetto politico, che ha
prodotto nuove scale di valori, cui anche le socialdemocrazie si sono
piegate, che ha dato nuovi nomi e contenuti a ideali e valori che a
sinistra ha trascurato, ha fatto fallire, che certo non è stata
capace di aggiornare .
Podemos ! si muove in questa
direzione, attraverso azioni, iniziative di massa, una pratica
sociale che la gente riconosce e che solo dopo, denonima o rinonima e
riconosce come “sinistra” .
Anche noi abbiamo la “casta”, ma
prima di tutto ci identifichiamo col “popolo” e riconosciamo la
sua voce, ascoltiamo la sua domanda, di piu': riconosciamo, perchè
abbiamo risignificato, il valore del termine “patria” quella
patria che il neoliberismo non riconosce più,che è anche la
cittadinanza che rivendichiamo, una idea universale che si fonda
sulla democrazia e sulla pratica sociale, sull' Europa che non puo'
diventare una nozione astratta di spazio geopolitico ma un luogo
aperto di cittadinanza solidale ( “Prima il popolo, No alle
Elites!).
E' poi la volta di Luciana
Castellina, prima europarlamentare della nuova sinistra eletta
nel 1979 con il PDUP e poi deputata europea per 4 legislature fino al
1999.
Conviene, con Revelli, che non viviamo
in un tempo “normale”, che i principi della Rivoluzione Francese
sono stati massacrati dall' impietoso incedere della storia, piu' che
dai terroristi, che il termine “libertà”- ad esempio- è stato
declinato in competitività, esaltazione individualista o
manifestazione di individualismo esasperato e come le politiche della
troika si fondino anche su questa metamorfosi, sui disvalori che essa
di conseguenza ha prodotto, dunque è opportuno ragionare e reagire
contro questa deriva.
“Noi condividiamo le prospettive
di Siryza – dice- e sosteniamo le sue aspettative, ma se
vincesse, sappiamo che il suo esperimento non avrà vita facile, si
troverà ad affrontare molti ostacoli, dovrà, per forza di cose fare
qualche compromesso, se vorrà portare a casa un risultato politico
per garantirsi un consenso che è molto largo, ma non ancora
consistente e stabilizzato. In un quadro di difficoltà però oggi è
importante essere solidali con Tsipras, capire le ragioni del
dibattito politico interno, cui convivono piu' formazioni politiche,
e che pero' oggi rappresenta la vera novità politica, presente sullo
scenario europeo, di alternativa e di sinistra radicale. Oggi, in
Grecia, esiste un soggetto unitario di sinistra, da noi questo ancora
non c'è. “
Per questo motivo, l' invito di Luciana
è quello di misurarsi in questo grande lavoro comune per cui non
serve ora alcuna stretta organizzativa ma su cui bisogna far valere
alcuni elementi di riflessione:
- la consapevolezza che la crisi della
sinistra è ( anche) crisi della democrazia ;
-vincere l' isolamento in cui oggi il
cittadino si trova, e non si risolve riproponendo la logica di “orti”
da seminare o terreni già praticati in passato, con scarsi risultati
o ricostruendo cose vecchie,
-evitare la “sacralizzazione “della
società civile, in contrapposizione ai partiti, cui le critiche, del
resto non vanno risparmiate;
-percio' nel costruire qualcosa di
nuovo va scartato il modello del “partito leggero” e quello
fondato sul leaderismo del capo;
-la democrazia è non solo la modalità
con cui costruire il soggetto collettivo ma la finalità che la
nostra azione politica deve perseguire, una democrazia organizzata e
forte, sui territori e sui luoghi di lavoro, come l' esperienza
storica del 68 ci ricorda, avendone dimostrato le varie possibilità
di realizzazione: dai consigli di fabbrica a i consigli di Zona, da
medicina del lavoro a Magistratura Democratica, e tantissimi altri
esempi ancora .
E' questa infine l' organizzazione di
cui dobbiamo parlare: il protagonismo sociale che è capacità di
gestione di pezzi di società, non contropoteri ma poteri “altri
“da opporre alla frammentazione sociale che il capitalismo ha
prodotto, riprendiamo Gramsci e riconsideriamo quanto scrive nelle
note al “Principe” di Machiavelli a proposito dell' intellettuale
collettivo, delle sue articolazioni ed espressioni politiche e
sociali che si riappropriano di pezzi dello Stato, i luoghi della
produzione, ma anche quelli del welfare, dei beni comuni, che il
governo oggi privatizza e svende.
“
E' un' impresa difficile, ma
possiamo farcela!.”
La prima parte della mattinata si
conclude quindi con gli interventi di:
Moni Ovadia, che esorta a fare
in fretta, perchè, - da tempo lo dice -, “non abbiamo piu' tanto
tempo e cita la frase del' Ecclesiaste che poi ricompare nel Libro
dei proverbi: “Se io non sono per me, chi è per me? E se io
sono solo per me stesso, se fossi solo per me stesso, cosa sono? E,
se non ora quando? “
Ma il tempo è adesso e spetta a noi
presentarci, ed essere, quella forza di trasformazione della società,
quindi darci organizzazione, direzione politica, con finalità anche
educative, di cultura, promuovendo idee e pratiche di giustizia ed
eguaglianza.
Panayotis Lamprou, dirigente di
Syriza, il cui intervento viene tradotto da Argiris Panagopoulos
“Se fino a ieri i nostri sogni
reclamavano vendetta, ma restavano tali, oggi possono diventare
realtà.
Sappiamo di aver vissuto e di
trovarci dentro una guerra sociale, e che dovremo affrontare una
crisi umanitaria che il neoliberismo ha prodotto e percio' come primo
passo quando andremo al governo ci impegneremo a restituire salario,
diritti e risorse sottratti in questi anni ai lavoratori, terremo
fede al nostro programma, il nostro augurio, il mio saluto a questa
assemblea è un vostro slogan di molti anni fa, che ho sentito in
gioventù: “OGGI IN GRECIA, DOMANI IN ITALIA”
.
Eleonora Forenza,
europarlamentare, di Rifondazione Comunista, afferma che bisogna
essere realisti e dunque consapevoli che ci sono tutte le condizioni
– oggi – per cambiare l' Europa, e questo cambiamento che e'
iniziato in Grecia e che si consoliderà dopo il voto del 25
gennaio,è possibile anche da noi..
“il successo dei compagni in
Grecia aiuterà a far cambiare l' Italia di Renzi e di
Salvini,personalità politiche di cui vergogniamo e che il paese non
merita, ma dobbiamo essere consapevoli, e fare nostre, innanzitutto
due priorità: tenere assieme realismo e possibilità; non disperdere
quanto sin qui abbiamo costruito” .
Eleonora esorta la platea, ma
rivolgendosi spesso, con lo sguardo, al tavolo della Presidenza, ad
un lavoro collettivo, a redigere, oltre al nostro manifesto, un
“programma di Salonicco” adatto si' alla nostra realtà, alle
nostre emergenze, ma sapendo che quel programma, per i contenuti che
esprime e per l' alterità che presenta - con cui la troika dovrà
fare i conti a breve- puo' essere esportabile e sarebbe valido,
utilizzabile, per l' AltraEuropa che vogliamo, per molti altri
partiti e movimenti politici che stanno nella GUE, “...ricordiamoci
che i 315 mld di euro del piano Juncker NON esistono, che la
disoccupazione cresce e la morsa delle politiche di austerità non si
allenta. “
Dobbiamo costruire una coalizione
sociale, - il riferimento evocato è quello del recente film
“Pride” - che parte dalle lotte dei movimenti di questi mesi,
che sia motore della ricomposizione sociale e politica della
sinistra.
Syriza ha costruito l' unità della
sinistra attraverso il conflitto, i compagni e le compagne di Podemos
si misurano con il Bloco de Ezquierda per superare la frammentazione
della sinistra e da noi i compagni di ACT suggeriscono, nel loro
documento la politica del “basso contro l'alto” perchè e' solo
attraverso quello “spirito di scissione “di cui parlava Gramsci e
che si traduce, oggi, nei nostri comportamenti quotidiani, nella
totale estraneità della nostra soggettività politica, che
faticosamente stiamo costruendo, alla sfera dei valori e dei ruoli di
potere impressi al modello sociale dalle classi dominanti, che
possiamo pensarci alterità rispetto al mondo che vogliamo cambiare,
dunque essere credibili.
Curzio Maltese sottolinea l'
importanza del lavoro collettivo e del buon inserimento nel gruppo
della GUE.e la necessità di dimostrare con fatti concreti, come la
nostra lista dopo un lungo periodo contrassegnato anche da diversità
e differenze al nostro interno, con una dialettica non sempre
costruttiva sappia alfine dimostrare di essere matura e preparata ad
un cambiamento vero, non di facciata, della propria identità.
Ed ancora Raffaella Bolini
presenta il documento “SIAMO AD UN BIVIO” sottoscritto da 1300
firme, un documento unitario che ha ricevuto tantissime altre
proposte di integrazione e correzione e che comprende i contenuti
della piattaforma politica che vogliamo utilizzare per costruire le
fondamenta della futura casa comune della sinistra e dei democratici.
Viceversa Domenico Gattuso
prende la parola per dire che alcune integrazioni nel documento
cosiddetto “di maggioranza” non ci sono e su questo aspetto non
pochi compagni avevano insistito. Premeva evidenziare infatti
quantomeno due necessità:
“Crescere con forme di democrazia
interna riconoscibili ed in un percorso organizzativo ben definito, è
necessario ed è stupefacente il fatto che l' assemblea non possa
votare. Cio' comporta delusione ed incomprensione tra le nostre fila,
serve l' Associazione, come anche Revelli aveva scritto nel suo
documento se vogliamo costruire l' Altra Europa come soggetto
politico e non limitarci a riproporre, magari aspettando il tempo
degli altri, una ennesima lista elettorale, per le politiche, mentre
per le passate elezioni regionali, in assenza di una linea politica
chiara,e di una scelta netta in questo senso, di evidenziazione della
nostra alterità rispetto al PD, ci siano state divisioni e forzature
“.
“Riconquistare democrazia,
cambiare le nostre vite!” esordisce cosi' il giovane Paolo
Riccio di ACT( “AGIRE, COSTRUIRE; TRASFORMARE”) la cui
organizzazione ha portato il documento “10 appunti per l'
alternativa. In basso è il luogo. Gli oppressi la parte. A sinistra
la direzione” Perchè c'è una larga parte di società da
organizzare, essendo il quadro del conflitto ancora arretrato, se non
contraddittorio e confuso per la presenza di elementi inquinanti e
divisivi, il razzismo, il poulismo, etc eppure possiamo ripartire non
dai tre europarlamentari, né dal 4% dei voi raccolti, ma da quel
milione e 100mila cittadini in carne ed ossa che ci hanno dato
fiducia, ma dobbiamo muoverci in frettoa, non indugiare, rifiutiamo
le dinamiche pattizie tra ceti politici: per costruire il soggetto
politico nuovo ci vuole ben altro, e mentre cita il documento di ACT
si sofferma al punto 9, la proposta della CAROVANA PER L'
ALTERNATIVA: “serve avviare da subito una vera e propria
Carovana dell' Alternativa, che mettendo in rete competenze
individuali e collettive attraversi l' Italia facendo tappa nei
luoghi simbolici e reali della crisi e delle vertenze in campo,
parlando e raccogliendo contributi tanto dai ricercatori universitari
quanto dai passanti in una piazza dialogando con le forze attive
presenti sui territori e mettendole in connessione con chi si impegna
sugli stessi temi e direzioni, tanto nelle piazze, quanto nelle
istituzioni... “
Al tavolo della presidenza Rosa
Rinaldi, nel concludere gli interventi introduttivi al dibattito,
informa che i partecipanti, la cui iscrizione è stata certificata,
sono 703. E 151 hanno richiesto di intervenire.
Alla fine si conteranno le 703 presenze
di sabato piu' le 410 di domenica, e 69 interventi, di cui 32
solamente dai Comitati territoriali e dai Coordinamenti regionali. E
2300 contatti in streaming
Per il Friuli Venezia Giulia ha parlato
Michele Negro - che ha riportato il punto di vista espresso all'
ultima riunione regionale di Udine dei quattro comitati provinciali,
- sottolineando l' importanza del ruolo dei Comitati Territoriali,
che anche all' interno del Comitato di transizione, proposto per
gestire questa breve fase fino alla prossima assemblea nazionale di
fine marzo,devono avere un peso politico rilevante con facoltà di
discutere e pronunciarsi, ad esempio anche su temi specifici ma
politicamente sentiti, come la nostra presenza alle elezioni
amministrative, al fine di evitare le lacerazioni prodottesi, come
abbiamo dovuto registrare, nel caso delle regionali in Calabria ed
E/R, dunque un invito ad assumersi la responsabilità di decisioni
anche politiche, non solo burocratiche,od organizzative.
Mentre quindi si concludevano gli
interventi della tarda mattinata, nel foyer venivano raccolti 1200
euro per Syriza – anche la nostra Associazione ha contribuito con
un piccolo versamento-e parte dell' assemblea si concedeva qualche
momento di pausa .
I lavori sono stati ripresi con
puntualità alle 14,40, e si sarebbero conclusi nella tarda serata .,
Citiamo gli interventi di Sergio
Caserta ( Circolo del manifesto di Bologna ), di un compagno del
Centro Sociale TPO che invita a mobilitarsi contro la BCE
partecipando alle iniziative che culminerannio a Francoforte coi vari
movimenti di Bloccupy, di Chiara Prascina della Basilicata, di
Giorgio Barberis di Alessandria di Anna Camposanpiero di
Milano, di Angelo Di Natale di Ragusa, di Antonia Romano
(SEL) di Trento, di Domenico Megu Chionnetti ( comunità di
San Benedetto al Porto), di Paolo Cento ( SEL) di Emanuele
Rossi delle Marche che annuncia l' intesa politica che ha portato
Sel, PRC, PCdI e Verdi alla costituzione del “Cantiere Marche/
Sinistra Unita”, di Antonio Canalia di Torino, di Danilo
Zannoni da Genova, dove si è costituita l' Associazione l' Altra
Liguria, di AnnaMaria Rivera, di Luigi De Santis del
Comitato Sud Etruria, di Filippo Sestito da Crotone, di
Francesco Campanella ex deputato del M5S; molto applaudito l'
intervento di Paolo Ferrero, segretario nazionale del PRC, e
di Cristina Quintavalla già capolista alle recenti elezioni
regionali in E/R dove abbiamo conquistato un consigliere; quindi
Assunta Signorelli di Trieste, Ugo Sturlese da Como,
Antonella Leto da Palermo, Franco Turigliatto di
Sinistra Anticapitalista, Antonino Ingroia di Azione civile,
Diana Pavlovic della comunità serba di Milano, che ha
ricordato la campagna a sostegno del progetto di legge per il
riconoscimento giuridico della tutela delle comunità Rom e Sinti;
poi ancora Claudio Ardizio, del comitato esodati e esodandi di
Novara, Sauro Di Gianbattista del comitato bresciano, Danilo
Borrelli di uno dei sette comitati cittadini operanti a Roma, ed
altri ancora.
La Proposta del Comitato di
Transizione, illustrata da Lorenzo Zampini, a conclusione
dei lavori della giornata, non ha trovato, nella sua stessa
proposizione, il consenso totale di quanti intorno ad essa vi avevano
lavorato, ciononostante dopo un lungo dibattito, si è deciso di
procedere comunque, per il periodo che ci separa dalla prossima
assemblea nazionale, con la ratifica di un organismo che contempli
comunque la presenza di esponenti nazionali (20 piu i tre
europarlamentari), affiancata da 33 esponenti dei territori .
Ricordiamo che nell' Assemblea non era
previsto il voto, e che dunque in assenza di questo strumento di
verifica, il prosieguo del confronto non poteva trovare sbocchi
unanimi o soddisfacenti per le diverse posizioni che in esso si
misuravano.
Oltretutto non essendo stata
completata, anche perche' avviata con molto ritardo dal C221 la
mappatura della nostra composita realtà sociale sui territori, la
richiesta di indicare le presenze di persone “espressione dei
livelli territoriali”, tanto ecumenica quanto generica, ha
sollevato altre discussioni per cui si è intanto stabilito che l'
operatività dell' organismo si limiterà a garantire una serie di
funzioni ( campagna di adesioni al progetto, modalità di svolgimento
della prossima assemblea, definizione di prossime iniziative
politiche ) e che il Coordinamento dei 221, autonominati, che s' era
insediato dopo la prima Assemblea Nazionale di luglio, è considerato
sciolto avendo esaurito il suo compito.
Domenica 18 gennnaio
Nella seconda giornata il dibattito
politico si è concentrato sui temi del debito, per cui hanno
presentato due relazioni gli economisti Felice Roberto Pizzuti
e Luigi Pandolfi, e una Cristina Quintavalla, in qualità di
responsabile del “Comitato territoriale contro il debito degli EELL
“, mentre PierGiovanni Alleva è intervenuto sul JobAct (
“che soddisfa la Confindustria”), il dibattito è poi
proseguito con l' intervento di saluto di Yilmaz Orcan,
rappresentante del Congresso Nazionale del Kurdistan, che nella
Roijava combatte contro le bande terroriste e fasciste dell' Isis, ed
in Turchia si oppone alla politica autoritaria e fondamentalista di
Erdogan che opprime le minoranze.
Cosa si è detto?
Mettendo assieme le quattro relazioni
sul quadro macroeconomico i relatori hanno evidenziato alcune
caratteristiche che interagiscono ad alimentare le politiche
recessive, di austerità e di rigore che noi vogliamo combattere.
1. La eccessiva enfatizzazione
del debito pubblico viene declinata dalla Germania nel modo
piu' brutale ( Schuld in lingua tedesca è ugualmente debito e colpa)
condizionando le politiche economiche dei paese aderenti alla UE e
facendo valere il proprio peso politico nella dialettica dell'
europarlamento, c'è poi da considerare che il ricatto del debito è
uno strumento efficace per sottomettere i popoli, condizionale le
loro libertà, indirizzare le loro economie, e questa è una storia
antica.
Ma che oggi può avere esiti diversi, e
dunque ribaltare le aspettative di quanti si servono di questa
politica per esercitare il controllo ed avere dominio sulle scelte di
sovranità degli altri paesi. Oltretutto anche nel Medioevo, i
sovrani che si indebitavano con le banche, non sempre erano in grado
di restituire quanto ottenuto ai creditori, banchieri, usurai o
speculatori che fossero, e finivano per non pagare alcunchè ( da cui
il termine tuttora in vigore “debito sovrano”) .
Anche oggi esiste un limite oltre il
quale, dopo un certo livello, il debito diventa irredimibile cio'
impagabile.
Nel caso italiano il nostro debito non
nasce dallo stato, ma dai debiti contratti con altri stati, quindi è
compito della politica fare chiarezza sul contesto in cui ci troviamo
a misurare le nostre proposte.
Noi rifiutiamo questa impostazione che
ad esempio, tralaltro, ascrive all' eccesso di spesa pubblica, a
presunti sprechi per il welfare, l' aumento del debito pubblico, come
causa prima della crisi,non è cosi' e va fatta verità.
2.Le alternative al debito:
default o rientro. Nel primo caso, deve essere messo al primo
posto il primato delle istituzioni, non quello dei mercati, la crisi
economica che poi si riversa nei PIL, nei bilanci degli stati
nazionali, avviene perchè le istituzioni sono state messe sotto
ricatto dai poteri finanziari e dalla pressione delle lobbyes.
In Italia solo 1/3 del debito è
posseduto da cittadini italiani ( risparmiatori, banche, investitori
istituzionali, fonfi pensione, etc), il resto è altrove,certamente
il default azzererebbe cio' ma metterebbe in difficoltà il sistema
bancario, di conseguenza ne risentirebbe il sistema produttivo con un
effetto a catena di prevedibili, pesanti ricadute sul contesto
sociale.
Le politiche di rientro richiedono
oneri minori, più sostenibili ed è a questa prospettiva che noi
guardiamo, ma questa possibilità non puo' essere quella che oggi ci
impone la UE a guida merkeliana, cioè il fiscal compact e manovre
finanziarie, a partire dal 2016. di 90 mld di euro !
3.Proposta di un New Deal
europeo. Le cifre della crisi sono impietose, i rischi di una
involuzione sociale ed economica ci sono tutti. Il semestre renziano
non ha cambiato alcunchè, anzi il surplus commerciale della Germania
ha negli ultimi anni alimentato il debito pubblico degli stati
mediterranei, segnatamente Italia, Grecia e Spagna, divenuti mercati
di sbocco secondario della sovrapproduzione tedesca.
I dati Istat sono impietosi, ma
disegnano una crescita negativa cui andrebbe opposta una politica di
lavoro, di occupazione, di produzione socialmente utile e moderata
inflazione: la riforma dell' Europa che vogliamo deve fondarsi su
politiche di equilibrio e non limitarsi a pagare il debito con
vecchie politiche di crescita quantitativa.
4.Il quadro italiano . Il
debito è diventato una trappola ed i vincoli delle leggi europee si
riflettono, da noi, anche sul bilancio che sostiene la struttura del'
intero sistema delle autonomie locali ( Legge 448/98).
Il pareggio di bilancio ha comportato
quattro pesanti ricadute: il taglio dei trasferimenti dello stato, il
patto si stabilità interno,-per cui le risorse, anche se ci sono non
possono venir spese ( 5 mld di euro bloccati) – la spending rewiew,
che massacra il welfare, le nuove tasse ( TARI, TASI, IMU per le
seconde case ) che andrebbero rimodulate in senso progressivo, cioè
in base al reddito individuale.
Qui si apre il ragionamento sulla
patrimoniale, la lotta all' evasione fiscale,la piena attuazione
dell' art.53 della C.I.
Ma su questa strada, per “un'ALTRA
ITALIA” vi sono due ostacoli pesanti:
Il primo è l' assalto al patrimonio
pubblico ed alle città, e che, nello stravolgimento del rapporto tra
pubblico e privato, produce e produrrà ancor piu' deregolamentazione
che distruggerà il paese, la democrazia di prossimità, che
accelererà fenomeni di privatizzazione del welfare e delle sue
strutture sul territorio, dai centri comunali ai piccoli ospedali
nell' allargamento di un processo di privatizzazioni ed
esternalizzazioni, ove saranno fatti sparire l' interesse pubblico e
i diritti sociali e civili ad esso riferibili; ci sono già oggi
disseminati e/o dissimulati nel nostro paese piani di alienazione
patrimoniale che rientrano in questo disegno (per il caso di
Trieste vedi la sdemanializzazione del Porto Vecchio, Ndr) e
l' esito di queste operazioni verranno scaricate sulle spalle della
collettività.
Il secondo, il Jobact, si pone l'
obiettivo- soddisfacendo le aspettative i Confindustria per cui l'
art.18 della legge 300 aveva rappresentato per tutti questi anni un
vero e proprio osso in gola, un ostacolo cioè che non consentiva
alla loro fame di potersi saziare con la piena disponibilità della
forza lavoro da essi amministrata, -di annullare il lavoratore in
quanto tale ed in quanto cittadino. Il pieno controllo della forza
lavoro si traduce nella sottomissione e ricattabilità del lavoratore
stesso, il NASPI presuppone un suo impoverimento non solo economico
ma di impossibilità di fruizione del suo ruolo sociale, un ruolo che
inoltre ha rilievo costituzionale, e percio' contro il jobact e le
leggi collegate, laddove passassero i decreti attuativi, - è
opinione di Piergiovanni Alleva- andrà promosso un referendum
abrogativo, di cui l' ALTRAEUROPA dovrebbe farsi carico.
Il testo presentato inoltre da Renzi
non è solo politicamente riprovevole, ma essendo stato preceduto dal
decreto Poletti ( rapporti precari a termine senza indicazione di
alcuna causale ) si mantiene su una falsariga di posizioni di
inciviltà giuridica assoluta, per questo va respinto.
Hanno poi parlato Elena Mazzoni del
Comitato STOPTTIP, che ha invitato la platea a darsi da fare per
costruire ovunque Comitati che sviluppino informazione, assemblee,
iniziative a sostegno della Campagna nazionale che continua ( tra il
2 e il 3 febbraio ci sarà l' ottava fase negoziale di un confronto
che sinora s'è svolto nel massimo segreto, tra UE e lobbisti,
perlopiu' USA ), idem Bruno Moretto per la LIP ( legge di
Iniziativa Popolare a sostegno della scuola pubblica) i cui Comitati
si stanno costituendo un po' dappertutto, Gianluigi Trianni,
contro il “definanzianamento della salute”, Papignani,
segretario regionale della FIOM, e Corrado Oddi della FP CGIL
hanno illustrato le novità 'dell'attacco brutale che il sindacato
subisce e la necessità di ricostruire un articolato fronte di lotta
ed uno schieramento politico che lo contrasti
Per Ugo Boghetta, la radice del
male è Maastricht, quindi si dovrebbe uscire dall' Europa e dall'
euro, Piergiorgio Pavarino illustra una proposta per
combattere l' evasione fiscale, Raffaela Bolini,
in questo suo secondo intervento, critica il piano Juncker e,
le politiche recessive della UE, il permanere di posizioni
militariste ed interventiste che hanno fatto collassare le primavere
arabe, e come di fatto la speranza di una rivoluzione democratica nei
paesi arabi ed africani che si affacciano sul Mediterraneo sia stata
spenta o indebolita dalle spietate ingerenze degli interessi
lobbistici dell' imperialismo.
Contro questa aggressione bisogna
opporre un progetto di civiltà, di opposizione alle politiche
guerrafondaie che poi fomentano il terrorismo, ed imperialiste, che
poi giustificano il fondamentalismo e l' idea dello scontro di
civiltà, quindi agire in solidarietà a Kobane e a quanti
contrastano la barbarie, e poi con il lavoro, e la solidarietà,
costruendo un “new deal mediterraneo”, dove le politiche
umanitarie di accoglienza ai profughi, le condizioni per una politica
di sviluppo sostenibile senza ingerenze strumentali da parte della UE
siano solo il corollario ad una strategia principale, fondata su
parametri e politiche radicalmente diverse da quelle sin qui seguite.
“Con questo spirito ci impegniamo
a partecipare al Forum Sociale Mondiale di Tunisi dal 24 al 28 marzo.
“
Intervengono a conclusione della
seconda giornata dei lavori, infine Paolo Ferrero per una
breve replica all' amico e compagno Boghetta ( “l' origine del
debito non è in Maastricht, ma altrove e data almeno dal 1981, cioè
dalla separazione tra Banca d' Italia e Ministero del tesoro, oggi
dobbiamo semmai riacquistare sovranità sulla moneta e la BCE deve
finanziare la spesa pubblica, non alimentare la speculazione privata,
il debito pubblico va rinegoziato e infine socializzato, per questo
sosteniamo il programma di Syriza, “etc), Maurizio Catroppa
lavoratore del P.I., a Roma, mette in guardia sul prossimo attacco
contro il lavoro pubblico, la licenziabilità dei pubblici
dipendenti, ma invita a guardare avanti, egli è impegnato nel
Comitato “DELIBERIAMO ROMA” che cerca di fare argine alle
privatizzazioni ed alle partecipate che indeboliscono la rete dei
servizi e del welfare della capitale, invita i presenti ad agire sui
temi della finanza locale e per difendere il ruolo pubblico della
CDP.
I lavori si concludono intorno alle ore
14.
Concludo qui queste brevi note sull'
Assemblea nazionale di Bologna, che aldilà di ogni giudizio
individuale ha reso evidente la volontà di dare seguito ad un
percorso politico comune, alla costrizione di un programma, alla
necessità di una organizzazione.
Le realtà territoriali si
rapporteranno con queste necessità e ove possibile, sapranno
tradurre le proposte e le indicazioni di lavoro emerse dal dibattito
assembleare in altrettanti spunti per caratterizzare la loro
iniziativa politica sui territori.
Qui a Trieste, come sapete, ci stiamo
provando.
Altri materiali raccolti nel corso dei
lavori dell' Assemblea Nazionale, che qui non si riportano saranno
comunque resi noti- la mole di appunti è tantissima- ed impiegati
nel lavoro politico che ci attende da qui a marzo .
Marino Calcinari.
Associazione Politica per la
Costituente della Sinistra
“TSxTsipras”
20 gennaio 2015