Felice Roberto Pizzuti
Appunti per la riunione
del Coordinamento-221, Roma 30.8.2014
Questa crisi che non
accenna a finire, la cui gravità in Europa ha superato da tempo
quella del ‘29, conferma che siamo in una fase storica di
transizione con caratteristiche tali che il suo superamento in
positivo richiederebbe un approccio e misure specifiche che sono
particolarmente congeniali alla visione della Sinistra.
Ad esempio è sempre più
importante e urgente:
- La riduzione delle diseguaglianze, che non è solo una preferenza etica, ma è la chiave di volta per depotenziare una delle cause primarie della crisi consistente nella maggiore dinamica della capacità produttiva rispetto a quella della domanda effettiva.
- E’ necessario un ruolo più attivo dell’intervento pubblico e delle scelte collettive democraticamente determinate rispetto a quello dei mercati e della logica individuale
- In particolare, l’accresciuta incertezza che la globalizzazione e la finanziarizzazione dei mercati hanno travasato dalle relazioni economiche agli equilibri sociali e geo-politici richiede un urgente e significativo recupero di una logica istituzionale a livelli nazionali e sovranazionali
Anche in questo caso non si tratta solo di una preferenza ideale, ma
di una necessità dimostrata dall’ennesima manifestazione di
fallimento in cui incorrono i mercati quando si autonomizzano dalle
istituzioni
- (è necessaria )La radicale reimpostazione dei rapporti uomo-natura, riducendo la logica del profitto – che in questo ambito è particolarmente miope - a vantaggio di quella del benessere collettivo il cui contributo genera anche efficienza
- Lo stesso superamento dei limiti presenti negli attuali rapporti tra i generi e tra le generazioni - che molto sono condizionati anche dai processi produttivi e dagli interessi e dalla visione che li determinano - costituirebbe un miglioramento non solo delle relazioni umane ma anche delle potenzialità quantitative e qualitative dello sviluppo in senso lato
2) L‘evoluzione
della Sinistra in Italia
In Italia, nell’ultimo
quarto di secolo, siamo passati da un’anomalia a quella opposta.
Per 45 anni, siamo stati il paese del blocco occidentale con il più
grande partito comunista - e ad esso si affiancavano atri partiti di
sinistra come i PSI e altri che si collocavano anche alla sinistra
del PCI. Dalla Bolognina, siamo progressivamente scivolati nella
direzione opposta, con la sinistra che è arrivata a non essere
rappresentata né nel paramento nazionale né in quello europeo.
Anche dopo il successo della nostra lista alle ultime elezioni
europee, siamo comunque il paese con la rappresentanza di sinistra
più ridotta
Questo esito è il frutto
di due tendenze
- Quella che ha caratterizzato l’evoluzione della forza politica più ampia tra quelle nate dalla fine del PCI; la quale ha perso convinzione nei valori tradizionali della sinistra, ma non ha provato e tanto meno è riuscita ad aggiornali ai tempi nuovi ; non ha saputo fare i conti con il crollo del comunismo reale ed è stata progressivamente avviluppata dal ritorno in auge del liberismo e dalle sirene della presunta terza via.
- C’è stato poi il percorso della sinistra alternativa o critica che, come dicono gli aggettivi che la denominano, non è stata in grado di rifondarsi in positivo, ma solo di rivendicare una sua diversità che, tuttavia, è risultata priva di contenuti concretamente traducibili non solo in capacità di governo ma anche solo di consenso che, infatti si è progressivamente ridotto fino all’anomalia.
Con le elezioni del 25
maggio ci sono stati due elementi di novità di cui, peraltro,
non sappiamo quanto destinati a sedimentarsi o comunque ad evolversi
- La prima è la grande affermazione del partito democratico di Renzi che ripropone con esito al momento vincente l’ipotesi di un partito maggioritario collocato al centro della rappresentanza politica in Italia, eliminando ogni spazio e velleità concreta alla sua componente interna di sinistra
- La seconda è il successo relativo della Lista Tsipras, che interrompe la tendenza fallimentare della Sinistra negli ultimi decenni, la quale riesce ad eleggere una sua rappresentanza parlamentare, ma contenuta in limiti che confermano l’anomala debolezza della Sinistra, accentuata proprio dalla svolta centrista del PD.
3) Il
superamento dello stato di cose presente
Il superamento in
senso progressivo dello stato di cose presenti – e non un
cambiamento regressivo o comunque in peggio, richiede
- la piena consapevolezza di come l’assetto attuale è strutturato
- la conoscenza degli ostacoli e dei vincoli che l’assetto attuale pone ad un suo qualsiasi cambiamento
Ad esempio, noi
siamo fermamente contrari a questa UE, alla visione economica e
politica che ne hanno guidato la costruzione finora e agli effetti
ingiusti e controproducenti che ne sono derivati.
Tuttavia, giustamente:
- ci teniamo molto a non voler essere confusi con chi è contrario all’UE e vorrebbe tornare indietro
- siamo contrari alla dissoluzione del’Euro
Noi, cioè, vogliamo
andare avanti imboccando la strada giusta, non tornare indietro
verso equilibri protezionistici e nazionalistici, cioè ripercorrendo
la strada adotta in Europa per uscire dalla crisi degli anni ’30
che trovò compimento nella 2°GM.
Noi dobbiamo essere
consapevoli che:
- la reimpostazione dell’interazione tra mercati e istituzioni collettive richiede:
- non il regressivo e pericoloso ritorno a mercati nazionalmente limitati e protetti,
- ma lo sviluppo di istituzioni e del loro coordinamento a livelli territoriali sempre più ampi
- Le attuali contraddizioni tra mercati e istituzioni, tra scelte individuali e scelte collettive democraticamente assunte, tra i problemi locali e quelli nazionali, continentali e globali, vanno superati :
- non tornando a logiche nazionalistiche o illusorie chiusure localistiche,
- ma conciliando le tematiche locali e settoriali con quelle della partecipazione di ognuno a cittadinanze e dimensioni problematiche multiple,
- con la consapevolezza che le sfere territoriali dei beni comuni
- vanno da quelle di caseggiato a quelle globali,
- che esse sono tra loro interconnesse
- e che è difficile ottenere risultati stabilmente positivi ad un livello territoriale e settoriale se essi non sono sufficientemente coerenti con quanto avviene negli altri
4) Il nostro
obiettivo di costruire un nuovo soggetto politico in Italia, la
Sinistra Nuova, capace di collaborare all’affermazione della
Sinistra nell’Unione Europea
Gli ideatori
del’Appello iniziale che ha portato alla costituzione della
Lista Tsipras e poi tutti coloro che dal centro e nei territori hanno
collaborato alla sua affermazione del 25 maggio hanno il merito di
aver interrotto la tendenza fallimentare della Sinistra italiana in
atto da decenni. Non è poco, tutt’altro.
L‘elemento di novità
determinante è stato quello di voler svincolare le risorse umane
presenti nella sinistra diffusa e nelle sue stesse rappresentanze
esistenti dalla cappa di logiche d’appartenenza oramai asfittiche
Il risultato non è stato
raggiunto fino in fondo, ma è stato sufficiente
- a raggiungere il quorum elettorale che era stato mancato nelle precedenti tornate elettorali
- e ad indicare l’inversione di tendenza per tornare a credere nella possibilità di dare alla Sinistra una rappresentanza adeguata.
Dopo il 25 maggio,
per l‘inevitabile venir meno delle contingenti condizioni oggettive
e soggettive che avevano reso possibile quel risultato, e per
l’incapacità di adeguarci alla nuova fase del nostro percorso -
individuato nella costruzione del nuovo soggetto politico - ci
siamo arenati. Facciamo fatica a capire chi siamo, dove vogliamo
andare, come e con chi. I rapporti interni sono messi a dura prova;
quelli con l’esterno tendono all’inesistente e a vote sono
vittima di atteggiamenti beceri e strumentali.
Riguardo a come
procedere, da tempo sostengo la necessità di interconnettere:
- la dimensione territoriale e quella centrale delle attività che svolgiamo e di quelle che dovremmo svolgere
- l’analisi dei contenuti da assegnare al nostro progetto e le forme organizzative necessarie per realizzarlo
Va comunque tenuto
presente che questi due compiti – come tutti gli atri del
nostro progetto - andranno svolti non in un limbo preparatorio, “a
bocce ferme”, ma mentre il quadro politico, economico e sociale
- nel mondo, in Europa e in Italia – è in rapida evoluzione, con
scadenze che non sono certamente determinate da noi. Ad esempio,
- concordo che la partecipazione alle elezioni regionali ci coglie impreparati da molti punti di vista, a cominciare da ruolo che attribuiamo alle Regioni, ma siamo nati partecipando alle elezioni europee, un milione e centomila elettori ci hanno dato la loro delega e potrebbero chiedersi perché non li rappresentiamo anche nei Consigli regionali. Ma l’aspetto cruciale connesso alla nostra non partecipazione alle elezioni è che inevitabilmente diremmo a SEL e PRC che devono ritornare a muoversi come se la Lista Tsipras non esistesse (cosa che, naturalmente, potrebbero decidere anche indipendentemente da noi) e questo certo non favorirebbe la costruzione del nuovo soggetto politico. Verrebbe vanificato l’elemento di novità che il 25 maggio ha invertito a tendenza ala dissoluzione della Sinistra. Potrebbe anche essere un prezzo da pagare a fronte di costi maggiori, ma riusciamo a parlarne e a farci capire?
- Dal dibattito politico europeo e nazionale e dai Comitati territoriali arrivano richieste di nostre prese di posizione su iniziative, appelli, ecc. riguardanti questioni che finora non abbiamo avuto modo di discutere ordinatamente per l’assenza di strutture organizzative capaci di definire e rappresentare le nostre posizioni.
Circa il primo dei due
compiti prima richiamati (rapporti Centro-Territori), ho più volte
sottolineato la necessità di un censimento dei comitati
territoriali e delle loro attività politiche e di analisi.
Servirebbe a capire meglio chi e quanti siamo.
Allo stesso tempo, non
possiamo dimenticare che nasciamo addirittura con riferimento alla
dimensione europea del dibattito economico, sociale e politico.
Né possiamo immaginare il nuovo soggetto politico come una
federazione di comitati territoriali e/o una rete di esperienze di
lotte locali, per quanto interessanti esse siano state o potranno
essere.
Circa il secondo compito
(contenuti-organizzazione):
- in questi anni nella Sinistra si è accumulato un bagaglio di esperienze e analisi che non ci fa certo partire da zero nella definizione dei contenuti che dovrebbero caratterizzare il progetto del suo nuovo soggetto politico
- tuttavia, non mancano le diversità di posizione che, peraltro, non sempre sono state concepite in rapporto alla concreta necessità di dare loro un concreto sbocco politico
- Occorre dunque dotarci di Gruppi di lavoro ad hoc come, almeno formalmente, abbiamo iniziato a fare
Ma oltre ai gruppi di
lavoro sui temi specifici, e in attesa del tempo
indispensabile a capire come la loro discussione e le successive
scelte indirizzeranno il nostro percorso di costruzione del
nuovo soggetto politico, occorre comunque darci una organizzazione
minima e provvisoria capace
- di facilitarlo o, per meglio dire, di renderlo concretamente possibile (dovrebbe essere evidente che il metodo di confronto finora seguito tramite la mailing list e le assemblee periodiche prive di un coordinamento/collegamento da pochissimi risultati positivi e, invece, suscita molti problemi e incomprensioni che stanno alimentando frustrazioni e abbandoni)
- di dar conto all’esterno che esistiamo, cominciando dal milione e centomila nostri elettori
- di esprimere - per quanto possibile - posizioni sugli avvenimenti e le iniziative che l’agenda politico-economica-sociale-culturale esterna ci propone o ci impone
- di interloquire con le organizzazioni politiche e sociali interessate e interessanti rispetto alla costruzione del nostro progetto
Allo stato attuale,
l’unico organismo che siamo riusciti a darci (criticabile a
piacere, ma ce lo siamo dato liberamente e comunque per una durata di
circa 4 mesi) è il cosiddetto Coordinamento di 221 componenti
che, naturalmente, può funzionare come un assemblea, ma è del
tutto inadatto a funzioni operative, sia al nostro interno (come
il coordinamento dei Gruppi di lavoro e dei Comitati territoriali,)
sia verso l’esterno (con l’opinione pubblica, anche tramite un
necessario Ufficio comunicazione, e con gli interlocutori del nostro
progetto).
E’ per svolgere in via
provvisoria queste funzioni minimali - ma necessarie a confrontarci
su come costruire il nuovo soggetto politico e la sua corrispondente
struttura organizzativa - che ho proposto di costituire al più
presto un Coodinamento ristretto di 15-20 componenti (10-15
componenti rappresentativi delle 5 circoscrizioni più i tre deputati
e, eventualmente, uno degli ex garanti e un membro del vecchio
Coordinamento nazionale).
L’organizzazione che
dobbiamo darci deve anche essere tale da non richiedere a ciascuno un
impegno non compatibile con una normale attività lavorativa;
altrimenti sarà possibile praticarla solo a chi tende al
professionismo della politica il cui sopravvento negli ultimi decenni
è tra le cause del declino della politica e della sfiducia nei suoi
confronti. A questo riguardo, il dibattito su tutto tramite maling
list con oltre 500 indirizzi, oltre ad essere del tutto
inconcludente, da luogo ad una selezione avversa poiché esclude chi
non può stare tutto il giorno a seguirlo.
Concludo notando
che nel nostro dibattito spesso ho avvertito sospetti e timori verso
le esigenze organizzative; faccio notare che la Democrazia cui
tutti giustamente teniamo è essa stessa una formula organizzativa
che richiede non solo partecipazione, ma anche le connesse
indispensabili regole le quali, peraltro, non nascono oggi, ma
sono frutto di analisi, lotte e pratiche accumulate nei secoli. Non
vorrei che per cercarne di migliori non applicassimo nemmeno quelle
ben conosciute e sperimentate.
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