sabato 31 ottobre 2015

Mercoledì 4 Novembre Presidio antimilitarista e contro la guerra



Mercoledì 4 Novembre dalle 17.00 in poi nello slargo pedonale fra pz.Venezia, via Cadorna e Via Diaz

Qui sotto il volantino unitario che verrà distribuito in rete, a cui si chiede di dare diffusione.


click sull'immagine per ingrandirla



Organizza TRIESTE ANTIMILITARISTA

Hanno aderito fino ad ora
Associazione “Tina Modotti”; Comitato Pace e convivenza “Danilo Dolci”; FIOM; Gruppo Anarchico Germinal; Gruppo BDS – Trieste; PRC_ Federazione della Sinistra  PCdI_ Federazione della Sinistra; Sinistra Anticapitalista Trieste; L'altra Europa per Tsipras - Trieste.


martedì 13 ottobre 2015

No TTIP Trieste - LETTERA APERTA


AL SINDACO DI TRIESTE
ALLA GIUNTA ED AI CONSIGLIERI COMUNALI
ALLA PRESIDENTE DELLA PROVINCIA
ALLA GIUNTA ED AI CONSIGLIERI PROVINCIALI

Egregio signor sindaco del Comune di Trieste ,
egregia signora presidente della Provincia,
egregi assessori e consiglieri comunali e provinciali,

In questa settimana tutta l' Europa si mobilita contro il TTIP, sedicente trattato di liberalizzazione del Commercio e degli Investimenti tra USA e UE, in realtà un accordo capestro che se venisse approvato, consegnerebbe diritti e tutele di cittadini e consumatori europei alle leggi del profitto , allo strapotere del mercato , alla prepotenza delle multinazionali.

Nell' opuscolo che alleghiamo alla lettera (http://triestepertsipras.blogspot.it/2015/10/campagna-stop-ttip-opuscolo-informativo.html) sono esplicitati in sintesi i motivi per cui anche a Trieste ci siamo mobilitati , e per cui anche la città , la provincia che voi rappresentate avrebbero il dovere di farsi sentire e far valere la propria opinione e le proprie determinazioni.

Vi scriviamo quindi, sia in qualità di singoli cittadini sia come esponenti e rappresentanti di associazioni , ambientali , politiche,culturali e nel richiamare alla vostra attenzione la mozione sottoscritta ed approvata il 30 marzo u.s. dal consiglio comunale, suggeriamo ed auspichiamo l' opportunità di tradurre l' impegno allora esplicitato a dedicare la giornata del 17 ottobre, ma coerentemente anche oltre quella data, ad uno o più momenti di confronto e sensibilizzazione con la cittadinanza sull' argomento..

Ringraziando per l' attenzione e confidando in un sollecito cenno di riscontro porgiamo
distinti saluti.

Il Comitato NOTTIP di Trieste
( Circolo Verdazzurro LEGA AMBIENTE Trieste; Rivista KONRAD; FEDERCONSUMATORI ; CIRCOLO DEL MANIFESTO; Unione Degli Studenti (UDS); Associazione BIOEST; Associazione Politica per la Costituente della Sinistra; AltraEuropaconTsipras; alcuni liberi cittadini).

 - o -

Nel ricordare  la mozione a suo tempo sottoscritta contro il TTIP  ( all' unanimità ed un astenuto) dal Consiglio Comunale di Trieste riteniamo cioè doveroso ed opportuno un forte pronunciamento e la promozione di significativi momenti di partecipazione ed informazione promosse dalle istituzioni in indirizzo e  rivolte ai cittadini su questo argomento che, anche se non sembra, è molto piu' tangibile e pericoloso delle attuali vicende , e miserie, di cui spesso si nutre oggi il dibattito politico , a scapito, appunto ,  di problemi ben piu' gravi e seri..

La settimana di mobilitazione europea contro il TTIP che interesserà anche molte città italiane in cui da tempo sono all' opera i Comitati Locali, a Trieste avrà una prima conclusione con una performance teatrale ( " MEAT SHAKE" )  al KNULP di via Madonna del Mare SABATO 17 alle ore 17 ed un dibattito (" MA IL TTIP ..A CHI SERVE?" ) cui parteciperanno cittadini, esponenti di partito ed associazioni,delle istituzioni ed organizzazioni sociali e sindacali.


Per il Comitato NOTTIP

Marino Calcinari
Oscar Garcia Murga
Lino Santoro

CAMPAGNA STOP TTIP - Opuscolo informativo a cura del COMITATO NOTTIP di TRIESTE




9 ottobre - 17 ottobre 2015
FACCIAMO CHIAREZZA, ESIGIAMO TRASPARENZA ED UNA INFORMAZIONE VERA SUL TTIP E TUTTE LE ALTRE POLITICHE DI " LIBERALIZZAZIONE" EUROPEE E USA PRATICATE DA CORPORATION, LOBBIES E MULTINAZIONALI.

SI RISPETTI LA VOLONTA° DEI CITTADINI, SI RISPETTINO  LA DEMOCRAZIA, I DIRITTI, LA DIGNITA' DELLE PERSONE!
3 milioni di firme sono state raccolte in tutto il continente, centinaia di migliaia di persone sono scese e scenderanno ancora in piazza per chiedere l’interruzione dei negoziati sul TTIP e gli altri accordi di libero scambio.  L’obiettivo della mobilitazione internazionale è intrecciare le molteplici istanze promosse dalla società civile, costruendo un grande blocco di opinione pubblica contraria ad un sistema di commercio internazionale che mette i diritti umani e civili in secondo piano rispetto agli interessi delle grandi multinazionali e dei gruppi finanziari. Dal 10 ottobre in poi , le campagne internazionali Stop TTIP organizzeranno eventi, mobilitazioni, presidi in centinaia di città, tutti con un intento preciso: fermare il Trattato transatlantico fra USA e Ue, bloccare il negoziato TISA sulla liberalizzazione di tutti i servizi e impedire la ratifica del CETA, l’accordo di libero scambio fra Ue e Canada. 
Serve una netta inversione di rotta :  Il TTIP dev’essere fermato subito per riaprire la strada ad un nuovo modello sociale, fatto di beni comuni, diritti e democrazia, in Italia e in Europa. La  grande manifestazione di  Berlino ha dimostrato le capacità di radicamento di una lotta ,che nessuna imposizione, nessun diktat potrà sopprimere.
Anche nel nostro Paese Questa capacità di mobilitazione deve consolidarsi ed esprimersi e avere continuità ben oltre la data del 17 ottobre.

Ricordiamo che il 6 ottobre si è conclusa con un successo senza precedenti la prima fase della raccolta di firme dell’iniziativa autorganizzata dei cittadini europei contro il TTIP e il CETA. È stato superato anche il tetto dei 3 milioni di adesioni, a dimostrazione che esiste una opposizione vasta e trasversale agli accordi di libero scambio. Questo dissenso è in costante crescita e non può più essere trascurato dalle istituzioni: il processo di ratifica del CETA non deve avvenire ignorando le preoccupazioni della società civile, così come le trattative su TTIP, TiSA e TPP non godono del consenso necessario per proseguire. 
La continua mancanza di trasparenza da parte dei negoziatori è inaccettabile e le numerose mine per la democrazia contenute in questi accordi devono essere disinnescate. Ne è un esempio il TPP, Trans Pacific Partnership, “fratello” del TTIP sul fronte del Pacifico. Dopo un lungo negoziato segreto, gli Stati Uniti insieme ad altri 11 Paesi di America, Asia e Oceania sono giunti ad un accordo che ora passerà al vaglio dei governi nazionali. Ma il TPP , oltre ad essere svincolato dal rispetto dei patti internazionali sul cambiamento climatico, presenta innumerevoli punti critici e certo   porterà ad un aumento della deforestazione e dell’inquinamento, renderà più difficile l’accesso ai farmaci generici per le fasce più povere di popolazione e conterrà una clausola ISDS che permetterà di anteporre i profitti delle multinazionali ai diritti dei popoli. Le mobilitazioni delle prossime settimane, e l’obiettivo di tre milioni di firme raggiunto e superato, possono però invertire la rotta poichè il  tentativo da parte della Commissione europea e dei governi di tenere sotto silenzio un negoziato così importante è difatto fallito. Ormai sono milioni i cittadini che non sono disposti a svendere o dismettere  standard di qualità, un tessuto economico fatto di piccola e media impresa, una pesante riorganizzazione del tessuto sociale europeo in cambio delle finte promesse fatte da chi, grazie a questo trattato, risulterà vincitore. Dalla crisi si esce in modo diverso: scommettendo sui territori, su un’agricoltura sostenibile e sempre più localizzata, sulla difesa dei diritti e non sul loro lento smantellamento. Questo sosteniamo come Campagna Stop TTIP Italia e questo verrà ribadito in centinaia di piazze di tutta Europa nei prossimi giorni ed ancora avanti .
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LA MOBILITAZIONE EUROPEA CONTRO IL TTIP CONTINUA!

In molte piazze europee i movimenti di cittadinanza attiva, le associazioni , i comitati popolari dei consumatori /utenti si sono ritrovati ed hanno dato continuità alla loro mobilitazione per denunciare l’accelerazione sulla realizzazione del TTIP e per manifestare tutta la loro contrarietà ad un accordo commerciale, la cui natura e finalità limpidamente politiche, sono quelle, non tanto di creare il più grande mercato atlantico occidentale (oltre ottocento milioni di consumatori), quanto, nei fatti, uno spazio geopolitico iperprotetto, recintato e governato dalle leggi del neoliberismo, ad esclusivo vantaggio dei profitti delle multinazionali, cioè a vantaggio - e nell’interesse - di quelle lobby della finanza transnazionale e dei governi ad essa asserviti, ed espressione della Troika europea e degli attuali vertici del capitalismo finanziario.

Quello del TTIP è il punto d’arrivo di un percorso che ha avuto inizio oltre vent’anni fa, di cui sappiamo la cronologia (1), ma di cui l’opinione pubblica non ha sufficiente memoria, poiché dei vari passaggi che sin qui la cronaca politica ha registrato, permangono opacità e zone d’ombra che inibiscono e hanno inibito, oltre al solito silenzio stampa, una più ampia conoscenza e dunque una più consapevole opposizione militante e di massa a questo piano.

Contro il TTIP dobbiamo quindi portare avanti una battaglia di contro informazione e soprattutto di cultura e anche questa iniziativa ha perciò, innanzi tutto finalità divulgative, di conoscenza sull’argomento, cui seguiranno altre a breve; ma oggi qui siamo idealmente accanto a quanti in tutta Italia si ritrovano per contestare e fare luce su quanto le burocrazie affaristiche del neoliberismo occidentale stanno tramando, e cercando di concludere in tutta segretezza, contro le popolazioni e i governi e i parlamenti degli stati in cui esse vivono.

Per non andare tanto indietro nel tempo ricordiamo che già nei primi anni novanta del secolo scorso una prima dichiarazione congiunta USA e UE istituiva un confronto permanente, che prevedeva come, attraverso vertici annuali, potessero promuoversi politiche liberoscambiste, e come attraverso varie tappe, a partire dal 3 dicembre 1995 allorquando a Madrid un vertice USA UE diede forma alla cosiddetta Nuova Agenda Transatlantica, la cui rilettura oggi sarebbe molto utile, questa vicenda abbia preso forma compiuta evolvendosi, col tempo, nel progetto del Partenariato Transatlantico, di cui oggi si è quasi all’epilogo.

I contenuti di quell'agenda divennero, infatti, di lì a poco il famigerato ALLEGATO 10 del Documento conclusivo della UE. (2)
Che si proponeva e si propone ancora adesso di “...consolidare la democrazia, l’economia di mercato, aperta in tutto il continente “, e come in questa visione di futuro siano perciò determinanti la condivisione del percorso su obiettivi dichiarati, e un’intesa strategica USA /UE sui contenuti di programma che quel percorso richiede: la creazione di un nuovo mercato transatlantico che espanderà le opportunità commerciali e d’investimento, che moltiplicherà i posti di lavoro sulle due sponde dell’Atlantico, - così leggiamo nell’allegato- e che sarà un’iniziativa che “ contribuirà altresì ad accrescere il dinamismo dell’economia mondiale”.
Oggi queste asserzioni più che impensierire fanno sorridere, visto il crack del 2007 e la crisi recessiva in cui l’Europa si dibatte, ma mantengono intatte il loro valore e perciò vanno prese, per il pericolo reale che ancor più oggi, nell'attuale temperie, esse rappresentano.
Uno dei più accreditati think tank del pensiero economico neoliberista, il CEPR (Centro di ricerca dell’economia politica), un’organizzazione patrocinata e finanziata da grandi banche (3), asserisce che l’accordo una volta concluso farebbe crescere la produzione di ricchezza ogni anno di 120 MLD di euro in Europa e 95 MLD di euro negli USA.

Dunque saremmo vicini ad un futuro edenico se non addirittura irenico, perché patrocinato dalle (non) leggi del mercato e perché protetto, oltretutto dal vigile scudo della Nato, e non appena il modello espansivo di accumulazione avrà ripreso consistenza, e a fluire nell'economia reale, potrà ripartire la crescita. Assecondando le ricette neoliberiste mai messe in discussione ma forse fraintese, mal applicate, condizionate da legislazioni troppo democratiche.

Ecco, a noi questa lettura pare non solo grottesca e deformante della realtà; è proprio incredibile; in realtà la prospettiva oggi è cambiata, perdurano situazioni di crisi economica, e recessive, di guerra guerreggiata, di migrazioni di massa e se si insiste su questo progetto ciò significa che l’approvazione, a tutti costi del TTIP, e di altri accordi a esso collegati (il CETA con il Canada, ad esempio) sono funzionali a un disegno di dominio che va respinto IN QUANTO utile strumento di sostegno e di assecondamento delle politiche rigoriste, dell'austerità a senso unico, di destrutturazione e precarizzazione del Mercato del lavoro, di esautorazione e svilimento della democrazia, rappresentativa e parlamentare, dei diritti di civiltà che essa contempla, e che forse oggi le classi dominanti giudicano obsoleti

Aperta parentesi: ciò spiega anche, come oltre alle ultime prese di posizione del viceministro Calenda, favorevoli al TTIP ed anche all’ISDS (Investor- State Dispute Settlement, quel meccanismo per cui si affida la risoluzione delle controversie ad un collegio arbitrale internazionale sedicentemente neutro) l’accanimento di Renzi e dei suoi pasdaran riconvertiti al pensiero unico neoliberista, abbia continuato continui ad accanirsi, in quest'ultimo anno, particolarmente contro i giovani (piano scuola, garanzia giovani), contro i diritti del lavoro (art.18, jobs act) con l’attacco alla Cgil ed ai sindacati assieme a Squinzi e Marchionne, contro le tutele sociali ed ambientali (Sblocca Italia, Trivelle, DDL Lupi), contro la Costituzione (abolizione senato, province, Cnel, art.81, etc.), insomma contro la democrazia.
L’ultima dichiarazione di un autorevole esponente del PD, Europarlamentare e membro della Commissione Commercio internazionale, Alessia Mosca era oltremodo apologetica sull'argomento. “Il TTIP sarebbe addirittura “… l’ultima occasione per l’Europa per regolare la globalizzazione. Serve piena consapevolezza dell’opportunità di questo trattato.”
E il commercio va inteso “come strumento non solo di arricchimento economico ma anche di diffusione di buone regole di convivenza collettiva”. Insomma banalità e omissioni sui contenuti, insomma propaganda (vedi art. Corsera del 19 luglio u.s.)

Il TTIP assolverebbe, infatti, ad una funzione molteplice:

1. Innanzitutto questo accordo fa molto meno leva sull’abbassamento delle tariffe di quanto si possa credere, le barriere doganali ormai nell'era di Internet sono per lo più virtuali, quelle da abbattere sono bensì la barriere NON tariffarie:
E qui gli USA hanno recepito in pieno le direttive a suo tempo prodotte dal WTO: ridurre tutte quelle barriere che sono di ostacolo o che diminuiscono i profitti delle imprese quindi non solo le formalità burocratiche ed amministrative, ma anche le norme tecniche, igieniche e sanitarie, liberalizzando, senza più freni né interferenze da parte dei paesi o degli stati sovrani, il commercio delle grandi corporations e delle multinazionali. (5)
Quindi gli accordi di libero scambio c'entrano poco o nulla con quanto si sta discutendo in questi giorni. E non è con la “liberalizzazione commerciale” che si creano posti di lavoro.
Il progetto TTIP, perseguito dagli USA, punta a portare a casa tre obiettivi: eliminare gli ultimi residui diritti doganali, ridurre le barriere non tariffarie con un’armonizzazione delle norme, che sarà ovviamente verso il basso, dare agli investitori strumenti giuridici tali da poter spazzare via ogni ostacolo regolamentare, istituzionale o giuridico che le loro politiche, la loro creatività espansiva, dovessero malauguratamente incontrare.
E' esempio recente il caso della Philip& Morris, la multinazionale del tabacco, che ha citato per danni lo Stato dell'Uruguay, reo di aver introdotto nel paese una legislazione antifumo.
Questa modalità di intendere la logica liberoscambista, il principio di apertura dei mercati, la concorrenza e la ricerca del profitto è tanto diversa da somigliare però ancora e sempre, se non nella forma nella sostanza, a quella ottocentesca, del cannoneggiamento dei porti cinesi durante la guerra dell’oppio (4) ed all’espansionismo colonialista verso oriente degli USA nello stesso periodo; e in realtà la scelta del TTIP ha una buona dose di proiezione politica anticinese, di riproposizione di interventismo militar/economico, di contenimento delle aspirazioni europeiste manifestate dalle organizzazioni sindacali e democratiche progressiste.

2. Attualmente il TTIP viene gestito da un sistema di negoziazione i cui attori principali risultano essere, apparentemente, cioè formalmente, i funzionari della Commissione europea da una parte, i funzionari del ministero del Commercio USA dall’altra.
In realtà non è proprio così ed è più di una ipotesi il fatto che queste figure istituzionali, i funzionari e i rappresentanti all’europarlamento risultino essere sottoposte a fortissime pressioni da parte delle lobby che governano questo processo, e che in parte stanno dietro le quinte, di qua e di là dall'Atlantico, e in parte intervengono in prima persona o avvalendosi di potenti intermediari e occhiuti persuasori. E, infatti, non parliamo solo di lobbisti ma di quei facilitatori della finanza, parliamo di un mondo che a Strasburgo, ma soprattutto a Bruxelles, conta, e che annovera un numero di protagonisti molto più nutrito di quello parlamentare e istituzionale.
Se cioè oggi risultano essere accreditati dal voto popolare 751 deputati, il cosiddetto “Registro della Trasparenza” di Bruxelles conta non qualche ma TANTISSIMA presenza in più.

Ben 6591 lobby, di cui 561 italiane (c' è anche la Confindustria) e dunque tutti i loro staff che premono, e condizionano anche attraverso contatti personali ed interferenze politiche, il lavoro dei singoli europarlamentari, del personale tecnico amministrativo, del funzionariato che presiede e presidia la governance complessa della UE. (6) Questo è un fattore non trascurabile di condizionamento e di caratterizzazione di quello, e altri percorsi di cui sopra le nostre teste si discute, ed è un percorso, che è stato già sottratto, preventivamente ad ogni controllo o verifica istituzionale, parlamentare, popolare.

Siamo davanti a un fenomeno da cui poi ridiscendono, per fare un altro esempio, le modalità con cui si concretizzano le politiche legislative della UE, che poi vengono recepite dagli stati membri.
Le leggi muovono dall’alto e da una posizione eurocentrica, da Bruxelles alla periferia, di modo che quel 60% di leggi che ormai il nostro Parlamento si limita a registrare e a introdurre nella nostra legislazione, quasi senza fare una piega OGGI porta questo limite e questo vulnus che indebolisce e rende sterile la nostra stessa democrazia; ed è la logica di questo sistema che, di fatto, ha sostituito o sta soppiantando la democrazia parlamentare e il sistema rappresentativo della democrazia liberale, la nostra Costituzione, le basi della nostra identità storica e della nostra stessa coesione sociale, ben al di là, certo molto di più di quanto stia facendo il governo Renzi.

3. Le conseguenze, infatti, se venissero accolte le medicine ultraliberiste del TTIP sarebbero micidiali per la UE ed il suo stato di salute democratica. (8)
Gli stati verrebbero privati di molte loro facoltà e prerogative, di molte potestà di controllo, di regolamentazione del vivere civile e di difesa e tutela delle istanze dei cittadini che essi governano, di più la Ue stessa dovrebbe imporre ai suoi stati membri una gravosa e inaudita perdita di sovranità, optando per una legislazione a sovranità limitata e regressiva sul piano del diritto e di molte conquiste sociali; ancora, chi dovesse contravvenire ai precetti liberoscambisti che quell’accordo già mostra di contenere nelle premesse -soggetto pubblico, privato o collettivo-, si troverebbe esposto a ritorsioni politiche che si concretizzerebbero in sanzioni finanziarie, pesantissime, e che potrebbero essere quantificate in milioni di dollari.

L’evoluzione di oggi – il TTIP dovrebbe essere approvato entro il 2015 - smentisce brutalmente il positivo e rassicurante disegno a suo tempo trasmessoci dalla UE allorquando asseriva che quell'accordo avrebbe portato molti vantaggi ma che in virtù della sua pretesa efficienza avrebbe dovuto fornire” il più alto livello di protezione giuridica e di garanzie per gli investitori europei negli USA e viceversa. “
Tradotto in fatti concreti quella dichiarazione oggi potrà significare soltanto che le multinazionali potranno attaccare o disattendere impunemente tutte le leggi, le norme, le regole a difesa del cittadino - che è anche consumatore, del lavoratore - che è anche produttore, dell'ente locale - che è espressione del governo di uno stato i cui compiti primari sono la rappresentanza e la difesa dei diritti dei cittadini che esso amministra, si presume attraverso leggi democratiche.
(Dunque la mano libera, il laissez faire il laisez passer, di colbertiana memoria che ci riporterebbe all’abolizione di ogni vincolo all’attività economica, a ben prima della Rivoluzione francese, si ripresenterebbe in maniera ben più coercitiva, violenta, appunto globale!)

Con l’approvazione del TTIP noi assisteremmo all’instaurazione di un sistema giuridico elitario- ed autoritario - “sovranazionale” che porrebbe lo Stato ed il cittadino in balia di soggetti privati ad esso estranei, e sarebbero le multinazionali o comunque le imprese, anche quelle italiane, che nel frattempo hanno traslocato all’estero a poter imporre la loro volontà.
I deliberati dell’accordo, infatti, non si applicherebbero solo agli Stati ma a tutte le collettività pubbliche: comuni, province, regioni, etc.
Un comune che volesse protestare per un qualsivoglia fondato motivo (qualità di un prodotto, pubblicità ingannevole, mancanza di indicazioni sul confezionamento dello stesso, etc. tanto per restare con gli esempi nel settore merceologico), potrebbe venire citato per danni dall'impresa e sarebbe trascinato non già davanti ad un tribunale amministrativo ma davanti ad un gruppo di arbitraggio privato internazionale. E' sufficiente a determinare questo scenario, niente affatto ipotetico, che una qualsivoglia realtà di quella che è oggi chiamata “impresa”, percepisca come una limitazione - cioè causa di danno per mancato profitto- una norma, o un solo articolo di legge, o un contratto di lavoro o una disposizione comunale, in quanto affievolimento del suo diritto di investire “ quello che vuole, dove vuole, quando vuole, come vuole, per trarne il profitto che vuole.” per dirla con le parole dell'attuale direttore generale di American Express, proprio di quella multinazionale finanziaria che data dai tempi di Buffalo Bill! ( 9)

Ora, è vero che il leader della SPD, un anno fa aveva espresso la propria contrarietà ai tribunali arbitrali, ed altri leader della UE avevano espresso non poche perplessità su questa imposizione, ma non in maniera tale da far recedere i loro interlocutori. Quel pericolo è rimasto e perciò tra un mese si torna nelle piazze.

La “Settimana di azione globale”, che dal 10 al 16 ottobre mobiliterà centinaia di città in tutta Europa e negli Stati Uniti dovrà servire a ribadire con più forza il NO, oltre che al TTIP, al CETA- l'accordo commerciale tra Canada ed Unione europea, e al TISA, il negoziato plurilaterale per la liberalizzazione dei servizi

4. Infatti non c'è solo il TTIP a doverci preoccupare.
C'è un’altra vicenda che ci interessa da vicino, che si svolge a Ginevra e vede impegnati una cinquantina di paesi il cui obiettivo è la realizzazione di un ACCORDO SUL COMMERCIO DEI SERVIZI.
Parliamo del cosiddetto TISA (Trade in Services Agreement), cioè Accordo sul commercio dei servizi, un accordo multilaterale che impegna 50 paesi tra cui anche quelli facenti parte della UE e che, anch' esso, dovrebbe concludersi, come in un ragionato gioco ad incastro, entro il 2015.
Esso trae origine dalle direttive che il WTO nel 1998 illustrò da Marrakech annunciando al mondo come il Commercio internazionale avrebbe dovuto procedere dopo la ricomposizione del mercato unico mondiale: eliminare qualsiasi ostacolo alla concorrenza, organizzarsi anche con poteri straordinari per realizzare la base di partenza per la “liberalizzazione progressiva” di tutte le attività di servizio; pervenire al risultato di poter aumentare gradualmente il livello di liberalizzazione complessivo attraverso negoziati successivi.

Il WTO aveva individuato ed indicato dodici settori strategici su cui intervenire:
1. i servizi forniti alle imprese; 2.la comunicazione (poste, audiovisivi, etc.); 3.costruzioni e ingegneria; 4.distribuzione;5 educazione; 6.ambiente; 7.servizi finanziari ed assicurativi; 8.salute e servizi sociali; 9.turismo; 10.servizi ricreativi, culturali, sportivi;11. Trasporti, 12. Tutti i servizi non compresi altrove.
Ricordiamo inoltre come in una fase successiva il WTO avesse individuato per questi macrosettori altri 160 sottosettori! (11)

Ora, se tutto questo dovesse verificarsi sarebbe la fine di tutti i servizi pubblici, l’acqua non sarebbe più ripubblicizzabile, e noi assisteremmo ad una “liberalizzazione” che di fatto si tradurrebbe concretamente nell'aperta sottomissione di tutta la società al diktat di una concorrenza alla quale nessuna norma sociale, legale, ambientale, civile, etc., potrebbe più opporsi.

Ora se immaginiamo le mense scolastiche di un qualsivoglia comune della Repubblica in mano della Coca Cola, o dell’Ikea, e che queste realtà possano discutere del tipo di contratto (individuale) da applicare al personale dipendente, quindi la paga, i giorni di ferie, l’orario di lavoro, non facciamo fantascienza o fantapolitica o inutile allarmismo.
Se immaginiamo la liberalizzazione del servizio postale senza più garanzie di copertura del servizio universale, quindi il recapito una volta alla settimana, non è ipotesi catastrofista. Accadrà a breve col prossimo piano industriale e la quotazione in borsa di Poste Italiane.

Queste saranno le derive concrete, la proiezione di quella pessima politica che gli apprendisti stregoni del governo Renzi stanno predisponendo e confezionando.

E per farlo con efficacia anche qui chiediamo ai lavoratori, alle donne ai cittadini di essere protagonisti nell’articolare e produrre sul territorio presenze di informazione ed iniziative su questo tema, di immaginare e costruire più aggreganti e inclusive forme di opposizione al neoliberismo, alle politiche di privatizzazione e di saccheggio dei beni comuni, praticando le diverse forme di democrazia partecipata, di pressione sulle istituzione e verso i massmedia, che spesso poco o niente dicono di questo problema.
Serve la partecipazione, la condivisione nella comprensione dell'importanza decisiva che il TTIP riveste per il nostro futuro. Non giriamo la testa dall’altra parte.
Noi ci limitiamo a chiedere sommessamente e alla società civile e alle sue forme organizzate – partiti, associazioni, comitati, organizzazioni sindacali – di ripartire anche da qui, da questo terreno comune per esaltare obiettivi di maggior progresso sociale e civile, di più uguaglianza e democrazia per far vivere un progetto di società fondato sul lavoro, sulla pace ed il progresso, sugli ideali di solidarietà e di giustizia sociale.


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NOTE
  1. per una sommaria cronologia cfr “le Monde Diplomatique” ed ital. , giugno 2014 , pag 11 e segg, nonché art. di Halimi, S. “ “I potenti ridisegnano il mondo”, ibidem
  2. per l' ALL.10 consulta il documento conclusivo del vertice UE di Madrid in data 15/16 dic.1995 reperibile in www.consilium.europa.eu/ueDocs/cms_Data/docs/.../00400.c.15.htm;
  3. Il CEPR ( Centre for Economic Policy Research ) è una istituzione fondata nel 1999 da Dean Baker e Mark Weisbrot , si avvale della consulenza di politici ed economisti tra cui compare, per un breve periodo anche Joseph Stieglitz ; vedi il sito della Fondazione stessa www.cepr.net;
  4. In realta le “ guerre dell' oppio “ sono state e due,la prima si svolse dal 1840 al 1842, la seconda dal 1856 al 1858, nel corso di questo secondo conflitto una flotta britannica cannoneggiò Canton, poi un corpo di spedizione anglo-franco-americano raggiunse Pechino e bombardò lo stesso Palazzo imperiale. (vedi cap.I “Storia della Cina contemporanea”, Ed . Riuniti, 1956 )
  5. Sulla conformazione attuale del sistema di comando del capitalismo mondiale c'è uno studio dell' Istituto Politecnico di Zurigo ( “ The Network of global corporate control” ) che tenta una mappatura descrittiva ed analitica delle sue articolazioni e ramificazioni sinoa lla cuspide.
  6. Sulle lobbies ed il cd “Registro della Trasparenza” vedi europa.eu/rapid/press-release_IP-11-773_it.htm; e numerosi articoli da quotidiani (ad es. “Il Fatto “ ed.1/2/2014 ) o siti come www.cadoinpiedi.it;
  7. Per il sito della GUE vedi www.guegnl.eu
  8. Per approfondimenti vai sul sito di Stop TTIP Italia: www.stop-ttip-italia.net,
  9. Storicamente la American Express nacque con la Wells and Fargo nel 1852, rapidamente da impresa di trasporti e comunicazione evolse in impresa finanziaria.
  10. Dichiarazione ripresa da “il manifesto” sabato 11 ottobre 2014, articolo di J.Rosatelli. Pag.4.
  11. Sull' argomento vedi ancora “Le monde Diplomatique” di giugno 2014 , art. di R.M.Jennard e R.Lambert ( “La mondializzazione felice, istruzioni per l' uso” ); di W.Jacklein /”.. e dieci minacce per i popoli europei”) con relative note e bibliografia


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APPUNTI E NOTE STORICHE

La comunità europea sta discutendo degli accordi che dovrebbero risolvere gli enormi problemi che nel 2008 sono stati prodotti nell’economia globale dalle grandi bolle immobiliari. I titoli tossici portarono nel gennaio 2008 la MBIA (Municipal Bond Insurance Association) con sede a Armonk New York ad annunciare una perdita di 2,3 miliardi di dollari causata da polizze che contenevano obbligazioni con mutui subprime. CDO (Collaterilized Debt Obligation) falliti venivano ripagati con CDS (Credit Default Swap). Quando le insolvenze cominciarono a presentarsi, chi aveva emesso i CDS cominciò ad avere problemi. La AIG (American International Group) che aveva assicurato con CDS gli enormi CDO della Lehman Brothers si trovò praticamente in bancarotta. La Federal Reserve propose un pacchetto di salvataggio, subito accettato dalla AIG, che divenne il più grande piano di salvataggio del governo di una società privata nella storia degli Stati Uniti. Le certezze dell’economia nel mondo erano sparite portando con se decine di migliaia di miliardi di dollari di titoli a livello globale. I governi, per salvare la situazione, si imbarcarono in una corsa alla nazionalizzazione delle banche, delle assicurazioni e delle industrie automobilistiche superiore addirittura a quella della rivoluzione russa del 1917.
Alan Greenspan (con il mandato scaduto nel 2006), che per 18 anni e mezzo era stato capo della Federal Reserve, venne invitato dalla House Oversight Committee (Comitato di vigilanza della Camera) a dare spiegazioni. Greenspan riconobbe il grave errore di aver pensato che i mercati liberi non avessero bisogno di controllo.
Ora si vuole imporre come panacea per la crisi una serie di accordi (TTIP, CETA, TISA, ISDS) per due mercati enormi, gli USA e la EU, che presentano delle sostanziali differenze tra loro per la loro visione sociale e ambientale e di sostenibilità. Questi accordi, che si vorrebbero concludere alla fine del 2015, vengono discussi in gran segretezza già dal 2013. Soltanto nell’ottobre 2014 alcuni documenti sono stati “declassificati”, e dell’informazione sostanzialmente propedeutica e supportata da filmati è stata messa a disposizione nel sito della EU. Approfondire e cercare informazione in questo sito diventa però un gioco dell’oca. Tale difficoltà è illustrata nella scheda del gruppo SumOfUs.


Date rilevanti
Nascita dell’Unione Europea
  • 9 maggio 1950: La Dichiarazione Schuman esprime la volontà di un’Europa che porterà all’istituzione della Comunità europea del carbone e dell’acciao.
  • 18 aprile 1951: i sei stati fondatori nel 1951 (Germania Ovest, Francia,Italia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo) firmano il trattato di Parigi, che istituisce ufficialmente la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA).
  • 23 maggio 1952: i sei stati firmano il trattato istitutivo della Comunità europea di difesa.
  • 30 agosto 1954: l’Assemblea nazionale francese rigetta la CED, che non entrerà mai in vigore .
  • 1° giugno 1955: Dal 1° al 3° giugno si svolge la fondamentale Conferenza di Messina
  • 25 marzo 1957: I trattati di Roma istituiscono la Comunità economica europea.

L’Unione Europea ispira altri accordi tra nazioni in altri continenti:

FTA (Free Trade Agreement)
tra il Canada e gli USA, sottoscritto nel 1988.

NAFTA: (North American Free Trade Agreement ) la partecipazione del Messico al FTA, sopra menzionato, trasforma l’accordo dandogli un nuovo nome ed entra in vigore il 1° gennaio 1994.
Gli scopi principali dell’accordo erano:
  • eliminare le barriere alle importazioni e facilitare il movimento intra-area di beni e servizi tra i territori delle parti;
  • promuovere le condizioni di leale concorrenza nell’area di libero scambio;
  • incrementare le opportunità di investimento nei territori delle parti;
  • fornire protezione adeguata ed effettiva, e rinforzare i diritti di proprietà intellettuale nel territorio di ogni parte;
  • creare procedure efficaci per l’implementazione e l’applicazione di questo accordo, per le amministrazioni congiunte e per la risoluzione delle controversie;
  • stabilire un quadro per una ulteriore cooperazione trilaterale, regionale e multilaterale, al fine di espandere e accrescere i benefici di questo accordo.

NAAEC - Accordo Nord-Americano per la Cooperazione Ambientale.
NAALC - Accordo Nord-Americano sulla Cooperazione nel Lavoro.
Questi due accordi sono stati aggiunti solo in un secondo tempo come complemento del NAFTA per dare una risposta alle preoccupazioni degli ambientalisti e degli osservatori sociali,
Avendo però i tre Paesi partecipanti siglato a loro volta accordi con altri Paesi, divenne difficile creare un’omogeneità doganale. Tra le criticità bisogna menzionare pure il fatto che il Messico non è stato capace di fermare l’importazione di mais transgenico incentivato, che viene prodotto dagli USA a un prezzo estremamente basso. I produttori messicani, i quali rispettano la biodiversità, non reggono alla concorrenza; di conseguenza abbandonano il lavoro agricolo e guardano alla migrazione verso gli USA come l’unica possibilità per sopravvivere. Il NAFTA rende liberi il commercio e il transito delle merci tra i paesi membri, libertà che non si applica invece agli essere umani che trovano un muro alla frontiera con gli USA e sono costretti a rischiare la vita attraversando i deserti del Texas o dell’Arizona. La polizia statunitense si trova così ad affrontare un flusso aggiunto di migranti causati dalle stesse politiche economiche e dai negoziati. In realtà, si era pensato di creare uno spazio d’accoglienza per “lavoratori ospiti”, ma quest’idea è stata bloccata dopo l’11 settembre 2001. Il Nafta ha portato ad un aumento consistente di interscambi economici al prezzo di un aumento della disuguaglianza. Ricchi più ricchi. Poveri più poveri. L’applicazione del Nafta fu subito seguita da una rivolta di protesta dell’Esercito Zapatista e dalla prima dichiarazione dalla selva Lacandona del Comandante Marcos.

CAFTA-DR (Central America - Dominican Republic Free Trade Agreement) - Accordo sottoscritto nel 2004 tra sei Stati centroamericani e gli USA. All’inizio l’accordo comprendeva gli Stati Uniti e le cinque Nazioni dell’America Centrale (Guatemala, Salvador, Honduras, Nicaragua e Costa Rica) e si chiamava soltanto CAFTA. Nel 2004 si aggiunse anche la Repubblica Dominicana.
Parlando del CAFTA-DR è interessante ricordare un articolo d’opinione dal titolo “Perché sono contrario al CAFTA” pubblicato dal giornale Chicago Tribune il 30 giugno 2005 e scritto dall’allora neo-eletto senatore junior per lo Stato dell’Illinois Barack Obama. Questi dichiarava che si sarebbe astenuto dal votare l’accordo del CAFTA-DR perché a suo parere: “There are real problems in the agreement itself. It does less to protect labor than previous trade agreements, and does little to address enforcement of basic environmental standards in the Central American countries and the Dominican Republic”. (“ci sono dei veri problemi nell’accordo stesso perché questo fa meno per proteggere i nostri lavoratori che altri accordi di scambio e fa molto poco per affrontare l'applicazione delle norme ambientali fondamentali nei paesi dell'America centrale e nella Repubblica Dominicana”).
Il Presidente George W. Bush e i suoi esponenti di governo fecero pressione attraverso le lobby riuscendo ad ottenere l’approvazione dell’accordo il 2 agosto 2005. Dopo la sua rattifica, El Salvador divenne la prima nazione dell’America Centrale ad attuare l'accordo il 1 marzo 2006. L’articolo 10 del DR-CAFTA comprende molte disposizioni per gli investitori. Le clausole, create ostentatamente per incentivare gli investimenti stranieri, permettono alle corporazioni transnazionali di risolvere le controversie di investimento attraverso un tribunale internazionale anziché negoziare con i singoli governi. Il primo caso presentato al tribunale internazionale riguarda una società esploratrice per la ricerca dell’oro che ha fatto richiesta di procedura arbitrale nei confronti del governo salvadoregno per una presunta violazione di abilitazione di permessi esplorativi in conformità con le leggi minerarie. La Società ha chiesto una compensazione di 77 milioni di dollari. La richiesta, lievitata negli anni, aveva raggiunto nel 2012 la cifra di 300 milioni.
Il Costa Rica ha avuto pure una vertenza da un gruppo di “claimants” alla quale ha risposto secondo la United Nations Commission on International Trade Law Arbitration Rules ("UNCITRAL Rules").
Progetti per la ricerca e lo sfruttamento di miniere d’oro sono stati fortemente contestati dalle popolazione dell’Honduras e del Guatemala per il pesante impatto ambientale. Queste nazioni centroamericane hanno fermato le concessioni minerarie per proteggere dall’inquinamento l’acqua, bene fondamentale per la popolazione e indispensabile per la sopravvivenza.

Transatlantic Economic Partnership (TEP),
A conclusione del vertice del 18 maggio del 1998 tra gli USA e la EU, tenutosi a Londra, fu emessa una dichiarazione sulla formazione del Transatlantic Economic Partnership (TEP), indicando una serie di elementi per un’iniziativa che avrebbe aumentato ed esteso azioni multilaterali e bilaterali di cooperazione e azioni comuni nel campo del commercio e degli investimenti con un programma di scadenze per raggiungere risultati specifici. Questo piano, creato dopo intense e dettagliate discussioni tra l’Amministrazione statunitense e la Commissione europea, è la base per un accordo simile al NAFTA che, creato successivamente, sarebbe stato chiamato
TAFTA (Trans european free trade area).

Transatlantic Economic Council (TEC) è una piattaforma organizzata tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea per gestire la cooperazione economica. E’ stata siglata con un accordo sottoscritto il 30 aprile 2007 alla Casa Bianca tra il Presidente USA George W. Bush, l’allora presidente del Consiglio Europeo cancelliere Angela Merkel e il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso. Il TEC è stato presieduto all'inizio dal rappresentante degli USA Caroline Atkinson (Deputy National Security Advisor for International Economic Affairs), e da Cecilia Malmström (Commissario Europeo per il Commercio). Suo scopo è quello di definire gli obbiettivi del partenariato economico e di armonizzare i regolamenti. Altre priorità comprendono: la sicurezza stradale e la conservazione dei carburanti, le prove sui cosmetici (cercando di trovare alternative alle cavie animali), le tecnologie e una maggior cooperazione. Il Consiglio è stato criticato per la sua tendenza a impantanarsi in piccoli particolari e per l’incapacità di produrre risultati.
Durante l’incontro del TEC tenutosi il 17 dicembre 2010 a Washington,DC, i dirigenti del U.S – EU Transatlantic Economic Council hanno fatto una dichiarazione congiunta.
Nel 2013 hanno avuto inizio discussioni segrete tra gli USA e la UE, “declassified” nell’ottobre 2014.

Link








Attualmente gli Stati Uniti lavorano su diversi accordi di libero scambio qui elencati:


United States Free Trade Agreements
Existing
Bilateral
Australia, Bahrain, Chile, Colombia,Israel, Jordan, Morocco, Oman, Panama, Perù, Singapore, South Korea.
Multilateral
Dominican Republic and Central American Nations (DR-CAFTA) e North American Free Trade Area (NAFTA)
Proposed
Bilateral
Ecuador, Ghana, Indonesia, Kenya, Kuwait, Malaysia, Mauritius, Mozambique, New Zealand, Taiwan, United Arab Emirates, Uruguay
Multilateral
Free Trade Area of the Americas (FTAA), Free Trade Area of the Asia-Pacific Region (FTAAP), Middle East Free Trade Area (MEFTA), Transatlantic Free Trade Area (TAFTA), Trade in Services Agreement (TISA), Trans-Pacific Partnership (TPP), Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP)
Suspended
Southern African Customs Union (on hold since 2006), Thailand (on hold after 2006 coup), Qatar (on hold since 2006)
Defunct or expired
Canada (became part of North American Free Trade Agreement). Canada–United States Automotive Products Agreement

The Trade In Services Agreement (TISA)
The Trade in Services Agreement (TISA) (Accordo per la Commercializzazione dei Servizi) è stato implementato tra gli USA e Australia. Tale modello è stato ripreso a Ginevra, Svizzera per essere applicato ad altre nazioni.
Nel 1995 la WTO ha fondato l’accordo generale per la commercializzazione dei servizi.
Il settore dei servizi è il più grosso datore di lavoro al mondo e rappresenta il 70% del prodotto interno lordo globale. Negli USA il settore dei servizi genera il 75% dell’uscita economica nazionale e fornisce l’80% dei posti di lavoro nel settore privato. Gli USA mantengono un’eccedenza nel commercio dei servizi di 220 miliardi di dollari. Secondo l’ufficio del rappresentante del commercio, se il commercio dei servizi raggiunge lo stesso potenziale dell’esportazione dell’industria manifatturiera, l’aumento delle esportazione USA potrebbe essere di 800 miliardi di dollari.
Su questo accordo esistono molte perplessità. Il TISA riguarda il libero scambio non di prodotti, bensì di servizi quali banche e finanza, sanità, istruzione e ricerca, trasporti, telecomunicazioni, ecc. Praticamente tutto quello che riguarda il nostro quotidiano. Se ne discute a livello di Comunità Europea, tra governi, ma senza la partecipazione e all’insaputa della cittadinanza. Il TISA reputa i servizi beni commerciali senza considerare la funzione culturale, ambientale o sociale, non è pertanto necessario nessun rapporto con le persone o la comunità e i servizi possono essere eseguiti da unità off-shore. La priorità è quella di aumentare i profitti e ridurre i costi.
Viviane Reding, già Commissario europeo per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza e attuale rapporteur al Parlamento Europeo su TISA, ha voluto chiarire che alcuni servizi non possono essere considerati in un simile trattato commerciale ed ha riconosciuto la mancanza di trasparenza di tale accordo perché “ancora avviene senza consultazioni dei parlamenti nazionali e dunque dei cittadini”.

Transatlantic Trade and Investment Partnership TTIP
Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è un negoziato tra Unione europea e Stati Uniti per l’apertura della più grande area di libero scambio conosciuta. Condotto lontano dagli occhi indiscreti dell’opinione pubblica e dei parlamenti, porterebbe ad una messa in discussione di standard e normative ambientali e sociali, considerate troppo spesso come impedimenti tecnici al libero commercio. I consorzi di tutela perderebbero la loro importanza e il loro significato. In questo caso non si tratta solo di tariffe doganali, che sono già molto basse, sotto il 3%, ma di barriere che riguardano ad esempio i farmaci, le carni senza ormoni, coltivazioni transgeniche, l’agricoltura spinta, pesticidi, fertilizzanti e tecniche di coltivo. Nelle comunicazioni di Legambiente leggiamo che il TTIP (Partenariato di commercio e di investimento transatlantico):
Non è una semplice trattativa di liberalizzazione commerciale, il trattato, in realtà, vuole creare una sorta di spazio comune di mercato tra noi e gli Usa, bypassando il più possibile non tanto dazi e quote, mediamente già bassi tra loro e noi, ma tutte quelle regole che tra le due sponde dell’Oceano abbiamo liberamente posto ai nostri consumi, alle nostre produzioni, al nostro vivere quotidiano. Soprattutto si vuole definitivamente porre la logica del mercato al di sopra delle potestà politiche degli stati e, per quanto riguarda noi, dell’Unione Europea. Sotto attacco non sono soltanto servizi pubblici e beni comuni, a rischio di privatizzazioni e svendite selvagge, ma quegli standard come la sicurezza dei cibi, dell’ambiente, dei luoghi di lavoro, della chimica, gli stessi contratti di lavoro, rispetto ai quali Europa e Stati Uniti hanno idee e pratiche molto diverse, spacciando il tutto come una delle soluzioni più efficaci per uscire dalla crisi permettendo alle imprese europee di fare più affari negli Stati Uniti. Per fare un esempio, che ci coinvolge direttamente, se passeranno questi trattati non sarà più possibile per un paese come l’Italia mettere al bando del proprio territorio gli OGM, ma anche il made in Italy, dell’agroalimentare come del manifatturiero avanzato, non potrà più difendersi dalle falsificazioni. È per questo che movimenti, associazioni, sindacati, contadini, organizzazioni sociali ma anche piccole imprese delle due sponde dell'Atlantico hanno reagito collaborando strettamente per fermare questa deriva. In Italia oltre 60 realtà sociali, del lavoro e politiche, tra le quali Legambiente, hanno dato vita alla Campagna #Stop TTIP per contribuire a bloccare il negoziato il prima possibile e chiamano alla mobilitazione movimenti e territori”. 
Comprehensive Economic and Trade Agreement (CETA) Canada – U.E.
Nuovo accordo di libero scambio sottoscritto a Ottawa il 26 settembre 2014 dopo 10 anni di discussioni. Deve essere ancora sottoscritto dal Consiglio Europeo e dal Parlamento Europeo. Se approvato entrerà in vigore nel 2016. Ci sono diverse criticità per questo accordo, ad esempio: diritti d’autore, barriere doganali, diritti bancari, tribunali per la protezione degli investimenti, espropriazioni indirette (investimenti senza sufficiente guadagno), discussioni sulle applicazioni ai cittadini della Repubblica Ceca, della Romania della Bulgaria ecc.

WTO World Trade Organization. Ha due funzioni:
  • Forum negoziale per la discussione sulla normativa del commercio internazionale (nuova ed esistente ).
  • Organismo per la risoluzione delle dispute internazionali sul commercio.

Investor to State Dispute Settlement ISDS.
Questo argomento riguarda la sovranità degli Stati e il potere delle Multinazionali che Cecilia Malmström, commissario europeo per il commercio nella commissione Juncker dal 1º novembre 2014, ritiene uno scoglio troppo grande. Cosa sarebbe questo ISDS? Questo è il sistema d’arbitrato internazionale che gli USA chiedono d’introdurre nel contratto di libero commercio. Questo sistema d’arbitrato deciderebbe, in caso di controversia tra Stati e le multinazionali, di comminare sanzioni e multe agli Stati in caso di violazioni dei diritti degli investitori cambiando le regole del gioco. Secondo il Presidente di Legambiente Nazionale Vittorio Cogliati Dezza “Se ad esempio l’Italia introducesse limitazioni all’uso degli Ogm, potrebbe succedere che alcune multinazionali citino in giudizio lo Stato e che, al termine dell’arbitrato, l’Italia debba pagare per una legge che tutela la salute dei suoi cittadini. Ci sono già i tribunali nazionali che si occupano di queste cose, non devono essere scavalcati». Alessandro Giannì, di Legambiente, teme una sproporzione tra il potere d'influenza delle grandi transnazionali a tutto svantaggio degli Stati. Un caso noto è quello della Philip Morris che ha citato l’Australia in tribunale per le restrizioni sul packaging delle sigarette, imposte da una legge a tutela della salute dei consumatori. Questo arbitrato attacca la giurisdizione dello Stato per la tutela dell’ambiente, della salute dei consumatori e delle tipicità locale.
La maniera di veder le cose degli USA e dell’UE possono non coincidere. Il discorso diventa una lotta per la nostra identità e le conquiste sociali e ambientali.
Gli accordi siglati senza partecipazione e senza informazione alla cittadinanza non sono democratici, mentre dovrebbero essere fatti con trasparenza, partecipazione e grande rispetto perché coinvolgono il nostro presente e il futuro delle nuove generazioni.

Percorso storico: il Continente americano e l’Europa.
Alcune notizie

Rodrigo de Triana
Rodrigo de Triana il 12 ottobre 1492 vide per primo la terra del nuovo mondo. Non ricevette però il premio promesso al primo marinaio che avesse avvistato la terra. Nel rione di Triana nella città di Siviglia fu eretta una sua statua commemorativa.

Cristoforo Colombo
Cristoforo Colombo, che sarebbe diventato Vicerè delle terre scoperte, al ritorno in Spagna dal suo terzo viaggio nel 1499 fu messo in catene per ordine di Francisco de Bobadilla, inviato reale. In seguito fu liberato, ma dovette rinunciare al titolo di Vicerè.

Carlo V
Nella città di Valladolid nel 1542 il re Carlo V sottoscrisse le “Leyes Nuevas” che formalmente vietavano di ridurre in schiavitù i popoli autoctoni del Nuovo Mondo. In realtà i popoli autoctoni continuarono lavorare come servi degli spagnoli, dovevano convertirsi al cristianesimo e giurare fedeltà ai re cattolici. Ancora oggi gli indigeni americani lottano per il riconoscimento dei loro diritti, la loro rappresentatività e contro la discriminazione razziale.

La rivoluzione americana.
La rivoluzione degli Stati Uniti contro la monarchia del re Giorgio III (1763-1783) nacque per una questione di tasse emesse da un parlamento dove i coloni emigrati negli Stati Uniti non avevano rappresentanza. L'evento ebbe il suo apice con il famoso Tea Party e lo slogan “No taxation without representation” (Nessuna tassazione senza rappresentanza). Il 4 luglio 1776 fu dichiarata l’indipendenza degli USA dall’Inghilterra. La rivoluzione si concluse nel 1783. George Washington fu insediato come primo presidente degli USA il 30 aprile del 1789.

La guerra dei sette anni.
La guerra dei sette anni fu combattuta fra la Gran Bretagna e la Francia dal 1754 al 1763. Teatro degli scontri furono l’Europa, il Nordamerica, il Centroamerica, le Filippine, e la costa occidentale dell'Africa (Senegal). Come risultato del trattato di Parigi la Spagna perse la Florida, ma ottenne la Louisiana (2.144.510 km² di territorio), che fu restituita a Napoleone nel 1800, il quale la vendette poi agli USA nel 1803, ai tempi della presidenza di Thomas Jefferson, con l’operazione chiamata Louisiana Purchase,


Accordi tra i popoli autoctoni e i coloni.
Nonostante siano innumerevoli gli accordi tra i popoli autoctoni dell’America del Nord e i coloni, questi non furono mai rispettati. L’Indian Removal Act firmato dal Presidente Andrew Jackson il 28 maggio del 1830 costrinse le grandi nazioni Cherokee, Chickasaw, Choktaw, Creek e Seminole a spostarsi, sotto scorta militare lungo il “sentiero delle lacrime”, in riserve all’ovest del Mississippi. Durante la marcia decine di migliaia di indiani persero la vita. Tutto ciò per far posto ai nuovi colonizzatori proveniente dell’Europa. Oggi i popoli autoctoni negli USA ammontano a meno dell’1% della popolazione.

Guerra con il Messico. Accordo di Guadalupe Hidalgo del 2 febbraio 1848.
Dopo due anni di guerra (1846-1848) durante l’amministrazione di James Knox Polck, vinta dagli USA, si chiusero tutti i contenziosi con il Messico con l’accordo di Guadalupe Hidalgo. Il Messico perse più della metà del proprio territorio (circa 3 milioni di km²). Abraham Lincoln e il generale vittorioso della guerra di secessione Ulyses Grant si erano sempre dichiarati contrari a questa guerra di conquista.

America Latina e gli USA
Un lungo periodo di convivenza difficile si è verificato dal 1940 ai nostri giorni tra l’America Latina e gli USA per la presenza di governi non democratici supportati dagli USA tramite la CIA. Risvolti drammatici si riscontrano nella storia di nazioni quali: Cuba, Venezuela, Uruguay, Bolivia, Ecuador, Guatemala, Cile, Paraguay, El Salvador, Honduras, Nicaragua e Brasile.

CELAC
Per poter negoziare con la Comunità Europea senza la tutela degli USA e del Canada è stata avviata una nuova piattaforma di discussione: Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños (CELAC).
La Celac è formata da tutti i 35 Paesi del Continente Americano, Cuba compresa, senza il Canada e gli USA e senza le colonie dei Paesi Europei (possedimenti francesi, inglesi, olandesi).
Per creare questa organizzazione, i Capi di Stato dell’America Latina si sono riuniti a Cancún Il 23 febbraio 2010.
Il primo vertice UE-Celac si è svolto a gennaio del 2013 a Santiago del Cile. Tema della discussione è stato un accordo di sviluppo sostenibile con la promozione di investimenti che rispettino la sostenibilità sociale e ambientale. Durante questo primo incontro è stata approvata una dichiarazione politica congiunta e la definizione di un piano d’azione.

Il Papa Francesco I°.
Il viaggio di Sua Santità il Santo Padre Francesco I, a Cuba e negli USA (dopo la visita in Ecuador, Bolivia e Paraguay) è un grande e importante evento per la riconciliazione e la pace dell’America e del mondo. L’Enciclica Laudato Si è un documento di forte richiamo alla solidarietà e al rispetto dell’ambiente, della sostenibilità della nostra casa comune e dei diritti umani inalienabili di tutti i popoli della terra, indipendentemente del loro credo, colore, cultura, etnia, lingua, genere e situazione economica o sociale.

Fonti
Appunti
Yanis Varoufakis, Asterios: “Il Minotauro”,
Luca Martinelli, Editrice Missionaria Italiana,I colori del Mais.
Nuova Ecologia, settembre 2015, “Mensile di Legambiente”
Alberto Zoratti – Monica di Sisto – Marco Bersani, Emi, “Nelle mani dei mercati”
El Salvador Controversia
Costa Rica controversia
Adam Smith,Newton, La ricchezza delle nazioni.
Daniela Sangalli – Aldo Corradi, Edizioni Paoline, In cammino con i miei poveri. Monsignor Ramazzini: un vescovo in Guatemala.
https://en.wikipedia.org/wiki/President_of_the_European_Council#List_of_presidents

Percorso storico
Reinhold Schneider, Suhrkamp: „Las Casas vor Karl V.”
Colegio de México, Versión 2000: “Historia General de México”.
Asociación de Amigos del Pais, “Historia General de Guatemala” (VI volume)
Leopoldo Martínez C. Panorama: “La intervención norteamericana en México 1846-1848”.
Irwing Wallace, Nel edition: The Man 1965
Eduardo Galeano,”Las Venas Abiertas de la América Latina”
Octavio Paz, Fondo de Cultura Economico, El laberinto de la soledad.


COMITATO NOTTIP TRIESTE 


COMITATO NO TTIP DI TRIESTE
C/O Legambiente Trieste
Presso Circoscrizione Soci Banca Etica
Via Donizetti 5/a, 34153 Trieste
Tel. 3338129455
( Marino Calcinari)