domenica 12 aprile 2015

Per un Piano di recupero del sito protetto in Glinščica / Val Rosandra - Relazione sul sopralluogo

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A tre anni dal disboscamento del sito protetto d'interesse europeo in Glinščica /Val Rosandra, l'Associazione Politica per la Costituente della Sinistra "Trieste per Tsipras” ha promosso domenica 12 aprile una gita in Valle di una delegazione per un verifica della situazione. 



Nel corso del sopralluogo si è potuto verificare come nel tratto più noto e frequentato del sito Natura 2000, dell’habitat originario rimanga ben poco. Spiace aver sentito dichiarare, nel dibattimento in corso in Tribunale sulla vicenda, che danno non c’è stato: è come affermare di fronte al furto dell’automobile, di non aver subito danno perché non si è in grado di sapere se il mezzo sia danneggiato, in quanto non c’è! 

L’habitat esistente in precedenza è stato infatti eliminato.

Quella definita dai manuali europei una foresta a galleria, come testimoniano diversi studi effettuati da esperti prima dell’intervento, è ora un'accozzaglia di piante di specie estranee, che non presentano più la morfologia “a galleria”, aspetto ecologico più caratteristico e importante formatosi in decenni di naturale sviluppo, e rappresentato dalla struttura ad alto fusto del bosco che aveva portato alla creazione di un microclima fresco ed ombreggiato, in grado di garantire a varie specie animali (per lo più pesci e anfibi) condizioni termiche ottimali, soprattutto in estate. Condizioni che non sussistono più come ha spiegato ai convenuti il naturalista Dario Gasparo.



I numerosi e imponenti tronchi di pioppo di 3 metri di circonferenza costituivano fonte di alimentazione per gli insetti xilofagi protetti dalla comunità europea e per le diverse specie di picchi; protezione e sito riproduttivo per i pipistrelli (tutti protetti dalle norme nazionali e internazionali), per i paridi (come cinciarella, cincia bigia e cinciallegra) e per importanti rapaci notturni quali l’assiolo e l’allocco.
Non v’è alcun dubbio che quelle condizioni non sono più presenti, ed è questo probabilmente il motivo per cui il giudice del Tribunale ha ritenuto di non chiedere ulteriori indagini sul danno ambientale (conclamato) ma di indagare esclusivamente l’aspetto idrodinamico, a verificare se effettivamente vi sia stata urgenza alla base della decisione d'intervenire, in presenza di un acclarato rischio d'inondazione o di piena. Basta leggere la definizione data dal decreto 152/2006 (norme in materia ambientale): “È danno ambientale qualsiasi deterioramento significativo e misurabile, diretto o indiretto, di una risorsa naturale o dell'utilità assicurata da quest'ultima”, per comprendere che l’incauta operazione ha determinato un cambiamento sostanziale del sito, forse il più rappresentativo dell'intera Riserva naturale.

I rilievi fotografici mettono in risalto la presenza dell’invasiva Robinia pseudacacia, spinosa specie eliofila di origine americana che sta sviluppandosi sul greto del torrente. 



Questa specie produce molti polloni e rami che si spezzano facilmente e la sua presenza porta a rischi ben maggiori se l’intento originario era quello di pulire il corso del torrente per facilitare il deflusso delle acque. Infatti le specie originarie come il pioppo e l’ontano sono adattate a vivere lungo i fiumi e presentano portamento flessibile in grado di assecondare l’impeto delle acque; inoltre i grossi tronchi presenti prima dell’intervento, senza sottobosco arbustivo, lasciavano certamente più libero il fluire acqueo rispetto all’intricata rete di rami e polloni che si sta sviluppando nel greto, in modo caotico.
Non più ad alto fusto ma come bosco ceduo. 

Grosse robinie ricoprono quasi interamente la riva sinistra del torrente a valle del ponticello, mentre un’altra specie invasiva “esperta” di neocolonizzazione in spazi aperti, che a livello nazionale si sta cercando di eradicare e che qui è stata invece avvantaggiata, l’Ailanto, sta colonizzando il torrente lungo la strada di collegamento tra Bagnoli superiore ed inferiore, avendo trovato un’ampia area soleggiata svuotata da specie autoctone originarie.

A tre anni di distanza dall'incontro in Comune a Dolina tra amministrazione e scienziati naturalisti promosso dall'ex consigliere verde Alessandro Capuzzo che produsse un accordo verbale per l'avvio di un Piano di recupero nell'area protetta, rimasto disatteso per le resistenze legate al processo sulla vicenda, la situazione del sito è quella descritta. La necessità di monitorare il sito e proteggere le piante pregiate dalle invasive era stata già allora affermata dagli scienziati Poldini Dolce Nimis Bressi Colla e Gasparo, che abbozzarono all'amministrazione Premolin le linee di un Piano di ripristino fondato su monitoraggio, prevenzione, coltivazione, formazione e inserimento nei progetti europei. Venne ipotizzato anche un intervento di pulizia da ailanto e robinie, col coinvolgimento diretto degli abitanti e dei "cittadini" mobilitatisi a difesa della Valle per l'incauto intervento.

Una lettera al nuovo sindaco Sandi Klun e all'assessore Franco Crevatin sottoscritta anche da Tiziana Cimolino del Comitato "Per l'acqua bene comune" e da Lucia Sirocco allora presidente di Legambiente, propose un anno fa di riunire in assemblea i soggetti coinvolti per sgombrare il campo dalle polemiche e allestire l'atteso Piano di recupero, ma ad un anno di distanza e a seguito di alcuni incontri informali nulla in questa direzione si è ancora mosso. 

Duole prendere atto come a trent'anni dalle prime affermazioni di politica ambientale l'informazione e la sensibilità su questi temi siano ancora poco considerate. Il consumo di territorio non conosce sosta ed i siti più belli sono trattati alla stregua di beni infruttuosi. Le responsabilità di questa situazione sono molteplici, vero è però che le istituzioni e quelle legislative in particolare, paiono contraddire se stesse quando non sono garanti del bene comune, contribuendo, com'è stato, a snaturare un sito protetto dalle direttive europee. Si rivolge pertanto un appello al Comune di San Dorligo della Valle / Dolina a farsi garante del recupero in Glinščica / Val Rosandra e ad aprire il confronto sul tema.




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Eco sulla stampa:

Il Piccolo ha dato ampio risalto all' Associazione Politica per la Costituente della Sinistra "Trieste per Tsipras” ed alla sua iniziativa per un piano di recupero del sito protetto in Val Rosandra:




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