lunedì 27 ottobre 2014

Sabato 25 ottobre - Ecco l' ALTRAITALIA che vogliamo


Ecco l' ALTRAITALIA che vogliamo e di cui ha bisogno il paese.

Due photo gallery visibili qui:



Quella di ieri 25 ottobre a Roma è stata una giornata straordinaria, una prova esemplare di partecipazione democratica, una prova di forza contro un governo ignobile, una prova di maturità per ricostruire la sinistra alternativa, ed innanzitutto per l'obiettivo immediato che quella manifestazione richiedeva, una controproposta di politica economica, alternativa al progetto di Confindustria, e contro l'austerità, il job act, lo sblocca Italia, le privatizzazioni, che Renzi vorrebbe imporre per decreto e far digerire al paese.



E' bene dire, a scanso di equivoci, che se qualcuno intendeva guardare alla manifestazione per "fare la conta" alla Cgil - ed alla sinistra, quella vera, che sta fuori dal palazzo - sarà rimasto deluso, e se, come par di capire leggendo oggi i commenti delle veline governative, questo qualcuno ancora coltiva l' illusione di comando e rappresentanza reale del paese, la manifestazione di Roma ne avrà alquanto ridimensionato le aspettative; quella bellissima, vivace e corale manifestazione di lavoratori e popolo, nella sua plurale compattezza e nella sua orgogliosa dignità ha rappresentato e dimostrato ben altro: 
che non solo ogni aspettativa di normalizzazione dirigista ed autoritaria andrà a cozzare contro questa opposizione, che sarà anche frammentata e divisa, ma non è ancora rassegnata, nè priva di capacità, organizzative e politiche per indicare un altro cammino al corso degli eventi, nè essa è disponibile a farsi irreggimentare nella caserma dell' austerità espansiva immaginata dall' ordoliberismus merkeliano,di cui Renzi applica l' italiota caricatura, semmai questa opposizione che ieri ha ripreso forma e voce, potrà farsi essa stessa protagonista di un cambio di passo, se sarà capace di imporre, dentro ed oltre la mutazione antropologica del PD e i ritardi e le contraddizioni della CGIL, un' altro sbocco alla crisi del paese, su altre coordinate ed altre scadenze di lotta,ma in sintonia con quanto sta emergendo dai movimenti di opposizione e di aperta avversione che contrassegnano la geografia della precarietà, della disuguaglianza, dell' emergenza democratica, che sono oggi le stigmate piu' drammatiche che la crisi ha aperto nel nostro paese.

La manifestazione di Roma ha reso evidente l' esistenza e la compresenza di due fattori che ne segnano positivamente i confini e ne determinano il valore:

  • l' irriducibilità della parte migliore di questo paese a lasciarsi amministrare, guidare, strumentalizzare dai populismi - sia di governo che d' opposizione, ed entrambi autoritari - è cresciuto, e quindi uno sbocco di alternativa, e di uscita a sinistra della crisi, sia pur difficile, non è in un contesto europeo, oggi impossibile.
  • la capacità di resistenza nel mondo del lavoro/e non lavoro, della precarietà, della solidarietà e dell' internazionalismo, sin qui maturata, oggi infine puo' essere, non solo un elemento di valorizzazione e/o autodifesa identitaria di indistinte moltitudini, semmai a Roma s'è visto il contrario: ciascuna realtà organizzata è sfilata con tanto di sigla, nome e cognome, di appartenenza politica e sindacale ma anche di territorio, di luogo di lavoro,di categoria, etc, proprio a negazione di chi quella alterità di massa, con le politiche sul lavoro (e sulla scuola, sul welfare, etc) vorrebbe annichilire. In ciò contrapponendosi quella realtà rappresentava se stessa come la buona politica ed effettivamente è oggi quel presidio della democrazia che va rafforzato ed allargato su alcune discriminanti di campo.

E non c'è dubbio che il lavoro, e la democrazia, non nella loro genericità, ma nel contesto delle politiche concrete con cui il governo cerca di alterare il tessuto della democrazia rappresentativa, del giuslavorismo democratico e progressista sia oggi il tereno dello scontro cin cui questa capacità di resistenza è chiamata a misurarsi. Sicuramente essa va ben aldilà di quante persone (ed erano in effetti tantissime) ieri hanno materialmente calpestato il selciato dell' Urbe, giungendo, con disagio, e fatica, da tutte le parti d' Italia.

Spetta quindi alla sinistra che c'è, in primo luogo alle organizzazioni sindacali, raccogliere la domanda che quella piazza poneva sui terreni ben definiti di tutela del lavoro e della dignità delle persone, di rispetto per la democrazia e di misure legislative in linea con la Costituzione. 

Il corteo che con molta difficoltà ha cominciato a sfilare da piazza Repubblica scendendo per via Cavour intorno alle 9.30 più che per la sua "coreografia" poteva essere letto per le rivendicazioni, le parole d' ordine, i cartelli, le didascalie, le raffigurazioni che parlavano esplicitamente di vertenze, di occupazioni di fabbriche, di siti inquinati, di siderurgia da rilanciare, di esodati non tutelati, che spiegavano come la sinistra debba intendere la produzione e l' organizzazione del lavoro, espungendo dal suo DNA i pestiferi richiami al mercato ed al neoliberismo.

C' erano alcuni lavoratori SLC che protestavano contro la liberalizzazione ed il piano industriale di Poste Italiane, giovani della FIOM che distribuivano un pieghevole che spiegava come " il sindacato deve essere una altra cosa" ( www.sindacatounaltracosa.org ); alcuni lavoratori fiorentini con la pettorina "maledetti toscani"ed altri, pensionati, con un renzi/totem ("opera buffa" la sua) ed altri della FILLEA, il sindacato delle costruzioni con una bara nera ( il job act seppellisce i diritti dei lavoratori)... 

Intanto il primo spezzone del Corteo - quello dei lavoratori e delle lavoratrici della Calabria giungeva a Piazza Santa Maria Maggiore, dov' erano stati collocati il gazebo ed il camion della Lista "L'ALTREAUROPA". 

Qui i compagni dei Comitati Territoriale che s' erano dati appuntamento già alle 7.30 del mattino, s' erano, col passare del tempo, accresciuti di numero e mentre noi si aspettava il momento di inserirsi nelle strette fila della marea umana discendente da via Cavour, distruibuivamo i volantini ed ascoltavamo i brevi comizi di alcuni nostri/e compagni/e del Comitato Operativo nazionale, sopra tutti, instancabili, Rosa Rinaldi e Roberto Musacchio

Lo spezzone della Calabria ha sfilato, prima di esaurirsi e cedere il passo alla Brianza, oltre quaranta minuti!

Nel frattempo "con Tsipras" s'erano raccolti, verso le 10.50, oltre un migliaio di compagni/e, Luciana Castellina con estrema naturalezza aveva "posato" per una foto ricordo con i/le compagni/e dei Comitati territoriali delle Marche, giunti con un bellissimo striscione, ed altri due nel frattempo venivano srotolati dai compagni romani, quello della "Giusta Causa" (art.18 e reddito per tutti/e) e quello a sfondo rosso di Milano("Antifascista...ecologista") con le scritte bianche, per cui sono stati necessari quattro pali, viste le dimensioni per sostenerlo..

Trieste ha partecipato alla manifestazione portando a Roma oltre 400 persone in sette pullman organizzati dalla NCCDL/ CGIL.

Alcune riflessioni.


Non era scontato, viste le premesse - il silenzio, l' avversione le ostilità che crescevano, non solo dal PD e dalla destra, ma anche al nostro interno, da settori operai e tradizionalmente collegati alla sinistra- un esito positivo ed una risposta soddisfacente,numericamente alta e qualificata per adesioni e partecipazione, all' appello promosso in sede locale dalla CGIL. 

In generale va considerato che, in un clima spesso rassegnato se non impermeabile di alcune realtà di lavoro, in sede locale, questo fattore avrebbe potuto depotenziare le capacità di socializzazione e di ascolto sui contenuti, inoltre come fattore di condizionamento, che sino a poco tempo fa aveva inibito una piu' netta e marcata presa di posizione contro il governo, anche locale, va citato il rapporto, sicuramente delicato e difficile, anche per la complicazione di talune scelte per la città non facili (vicenda Ferriera, riforma sanitaria regionale, rigassificatore) tra la CGIL ed il PD, un fatto la cui lettura non puo' essere derubricata ad un "incidente di percorso" ma forse piu'realisticamente ad una verifica reale della distanza politica che qui ed altrove, i neofiti di Renzi hanno costruito, tra la confederazione generale del lavoro ed il "partito del capo".

Però, pure in presenza di questi fattori avversi che poi andavano a pesare materialmente sulla possibilità di motivare ed organizzare le persone, dunque nonostante lo scollamento di alcune realtà di categoria, i silenzi ed i ritardi con cui si è malamente gestita ed affrontata questa fase di passaggio- dal moderatismo bersaniano all' autoritarismo renziano, tanto per semplificare- toccando dunque con mano una consapevolezza, della CGIL locale e non solo, ancora arretrata su alcuni snodi del modello sociale e del ruolo politico cui Renzi vorrebbe far assurgere altre soggettività e figure che la crisi ha prodotto, "rottamando", per usare un suo termine, il lavoro dipendente e la sua rappresentanza, in un quadro insomma segnato ancora da incertezze di collocazione e prospettiva, di contraddizioni tra ruolo sociale del sindacato e proiezione istituzionale di esso, CIONONOSTANTE le persone in carne ed ossa, i lavoratori e le lavoratrici hanno risposto bene, in maniera compatta e consapevole, quantomeno stabilendo in modo esplicito quale debba essere la loro collocazione politica e cosa dovrebbe fare una sinistra degna di questo nome!

Come, e per certi versi in modo piu' determinato e lungimirante del 22 marzo 2003, le persone che sono scese in piazza, a Roma, oggi questo innanzitutto reclamano: sconfiggere Renzi e le sue politiche neoliberiste, eguali e peggiori di quelle praticate da Berlusconi ed in riga con quelle della troika, dunque coerenza a richiedere NON SE OCCORRA DOMANI, ma necessariamente QUANTO IMPONE L'OGGI : LO SCIOPERO GENERALE NAZIONALE come momento forte di unità, di solidarietà intergenerazionale ed inclusione internazionalista per contrastare l' attacco ai diritti, alla democrazia, alla convivenza civile nel paese.

Poichè infine, queste righe sono solo una brevissima e parziale riflessione a margine di una splendida giornata di mobilitazione di massa, trascorsa insieme a tantissimi compagni e compagne, soprattutto a quelli con cui abbiamo iniziato il cammino ormai, quasi un anno fa, della lista Tsipras,concludo il racconto con due citazioni, la prima è dal testo di un volantino che preannuncia la MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEI COMITATI "L'ALTRAEUROPA" a Roma il 29 novembre, la seconda da un volantino della CGIL.(ma per questo, che è un altro argomento, rimando alla lettura del documento di Marco Revelli, anche lui ieri in corteo, visibilmente commosso e soddisfatto.)

  1. Siamo in piazza perchè, invece della libertà di licenziare venga attuato un New Deal europeo che crei posti di lavoro, e realizzi la riconversione ecologica dell' economia, una nuova economia sociale e la giustizia climatica. Siamo in piazza perchè il lavoro è un diritto scritto sulla nostra Costituzione e non una gentile concessione.E i lavoratori non sono una merce di cui le aziende possono disporre liberamente, se, quando, come e dove vogliono.
  2. Il problema del paese è il lavoro.Per creare lavoro occorre : cambiare la politica economica. Attuare investimenti pubblici e privati.Diverso lavoro ma stessi diritti, contratti più stabili, tutele universali per crisi e disoccupazione...difendere il CCNL, includere tutto il lavoro, valorizzare la contrattazione decentrata per migliorare le condizioni di lavoro, abolendo l' art.8 della legge 138 che consente le deroghe a leggi e contratti ...qualità e stabilità del lavoro cancellando la selva di contratti esistenti-46 tipologie- che rendono precari vita e lavoro.

Su questo terreno, anche, è possibile ricostruire quel' unità, politica e sociale, di cui la sinistra ed il mondo del lavoro hanno bisogno e che in piazza molti di noi hanno rivendicato, gridato,invocato.

Nel nostro spezzone di corteo, particolarmente numeroso ed allegro, con qualche necessario slogan e sfottò verso il governo e chi lo impersona, c' erano tante bandiere rosse, della lista Tsipras, del PRC, di Azione civile, di SEL.

Dunque per quanto ancora ci si ostini a non vedere o peggio a negare, una evidenza nella nostra storia collettiva, una esigenza c'è, e di essa dovremmo farne tesoro. 

Ed è quella che spiega come nessun politicismo per quanto apparentemente realistico ed accattivante, potrà mai comprimere o metabolizzare un cambiamento,nè sopprimere l' aspirazione a costruire, nel percorso politico ed umano che della Lista Tsipras ci siamo dati, un soggetto politico nuovo. Con le forme e le modalità democratiche che avremo l' intelligenza di adoperare.

(ma per questo, che è un altro argomento, rimando alla lettura del documento di Marco Revelli, anche lui ieri in corteo, visibilmente commosso e soddisfatto.)

Il cammino dunque prosegue, un augurio a tutti/e noi.

Marino Calcinari

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