martedì 28 ottobre 2014

Sull'organizzazione - Nota di Marino Calcinari


Alcune note sul testo di Revelli.
( contributo al dibattito collettivo)

E' vero che Renzi si impadronisce del PD dopo averne corroso , dall' interno, le labili ed inconsistenti fondamenta ( 136 voti a favore, 16 contrari, due astenuti a conclusione del dibattito nella Direzione Nazionale) , ma si trattava di una “morte annunciata” le cui origini possono essere fatte risalire ben piu' addietro nel tempo .

Nell' avvenuta subalternità di quel partito alle “regole” del mercato, al' ideologia della globalizzazione neoliberista, alle compatibilità imposte dalla UE agli stati membri in materia non solo di politica economica , ma piu' in generale di legislazione “generalista” che gli stati membri avrebbero dovuto far propria , una sorta insomma di recepimento passivo , appena edulcorato da parvenze democratiche e qualche remissione di fondi hoc che quelle politiche , nella loro applicazione concreta, esigevano , ma niente di più.
Solo che, nel subentrare a Letta , Renzi cambia verso, appunto, ed anziché rivolgersi a SEL, si rivolge ai postberlusconiani di Alfano. Alla destra . Che subito annuncia la propria adesione “ ad un esecutivo di servizio”. Di servizio a chi?

Per capire quanto sia successo , servono, è vero , anche analisi piu' approfondite che guardino agli interessi materiali, concreti, in campo , ma già nella composizione della compagine governativa , le tendenze di fondo, e gli orientamenti programmatici che Renzi aveva scelto , erano ben chiari ed evidenti .
Non c'è solo la rottura col passato, la discontinuità generazionale,la rimozione storica delle origini e finalità del partito, c'è qualcosa di diverso e ben peggiore.

Con Matteo Renzi giunge a compimento una mutazione antropologica che era iniziata con l' ex Pci negli anni 80 , che era proseguita nella fase involutiva degli anni '90 col passaggio dal PDS ai DS e poi al PD e che aveva comportato la perfetta aderenza di questo partito, ormai già ben lontano dalle soglie della socialdemocrazia classica , ad una liberaldemocrazia compatibile con gli aspetti piu' duri ed obbrobriosi che allora – dopo Seattle- la globalizzazione del mercato mondiale imponeva su scala planetaria .
Non ci puo' essere invenzione, fantasia, creazione del nuovo se si comincia a seppellire se stessi , la propria storia e realtà” aveva ammonito già negli anni '80 Enrico Berlinguer , condannando e cercando di deviare la traiettoria che avrebbe portato il partito alla dissoluzione ed all' irreversibile metamorfosi che poi avrebbe fatto vincere i neofiti del socialiberismo.
Al partito dei militanti, dei delegati di fabbrica, dei quadri CGIL, degli intellettuali progressisti, dopo Berlinguer il Pci preferì gli amministratori, i funzionari, i consiglieri e dirigenti delle COOP, gli insediati nelle istituzioni, privilegio' i comitati elettorali anziché i CdF e i Comitati di quartiere , i movimenti, gli ambientalisti, cosi' sconvolgendo la propria composizione materiale, il proprio assetto sociale, il conseguente indirizzo politico.
Negli anni 90 infine la discussione sulla forma partito era divenuta ormai improponibile , ed anche chi avrebbe voluto innovare quella esperienza, per rifondarne ragioni ed idealità, aveva ben poche speranze e risorse da agire se non quelle di una rimotivazione ideale ancorata alla storia , da una parte, e dall' altra quella di una palingenesi ricollegata ad una chiave di lettura meno compatibilista della realtà che allora quel quadro politico stava embrionalmente sviluppando ( Maastricht, piano Delors, etc) mentre, con piu' virulenza prendevano corpo dentro il PDS quelle tendenze , quella infatuazione al “ nuovismo” che , con e dopo Occhetto , avrebbero plasmato il cambiamento ovvero il superamento definitivo di quella esperienza politica organizzata, promuovendo o dando via libera, come effetto collaterale , al berlusconismo.

Le origini del “ renzismo “ stanno lì, non nascono dopo né altrove , non si riesce a comprendere lo stupore dei vari Cuperlo, Civati, etc , o qui a Trieste del segretario regionale della CGIL, che oltretutto portano , indirettamente o meno, non poche responsabilità , in questa vicenda.
Acosa penso?
Penso ad esempio che a Trieste, poiché non c'erano candidature credibili a sinistra, per il Comune , negli anni 90 , si scelse di votare per un industriale del caffè , neanche progressista o particolarmente sensibile alle vicende sociali legate alle condizione operaia, ma per rassegnazione, stanchezza, assuefazione al cosidetto “ menopeggio”! Realpolitik? Mica tanto!.
Ricordo un commento di Luciana Castellina che, su questa nostra vicenda ( locale fin che si vuole, ma con risvolti percettibili anche sul quadro nazionale) s' era così pronunciata: “ Mi sembra veramente una enormità che per battere la destra politica il centrosinistra di trieste debba allearsi con la destra economica!”Con eccezionale preveggenza aveva in quella circostanza ammonito , chi ascoltava a ricordare che “.. le crisi , tanto piu' quando accade come in Italia, dove quella economica si coniuga con quella politica , sono sempre terreno di incubazione di avventure raezionarie.Perchè disagio e malcontento , se non trovanoi il punto di riferimento forte di una sinistra alternativa, possono finire per alimentare la demagogia populista”. ( Dichiarazione datata 19 novembre 1993 !)

Bene, a vent' anni da questo episodio Renzi rende superata poiché obsoleta , questa contraddizione.
Ora, nella sua intierezza, il PD è diventato non solo un partito a vocazione cesarista , interclassista e populista – ma sul termine intrclassismo si potrebbe obiettare-ma è diventato anche quel Comitato d' affari di marxiana memoria che ha al suo interno esponenti di Confindustria , Coop , e Compagnia delle Opere , quindi coerentemente esprime un punto di vista di classe che è quello del ceto dominante, parte del quale era nei giorni scorsi alla Leopolda e che ha fatto capire senza tanti giri di parole chi è che comanda e che dirige la musica in qesto paese.

Un governo “Eataly” o “Leopolda” che comincia a distruggere – dopo la rottamazione politica del vecchio gruppo dirigente del PD EX DS EX PDS EX PCI – le articolazioni democratiche dello Stato – Senato, Province, Cnel- in primis quindi la Costituzione ( ma... non è un reato??!), poi le leggi che da essa discendono , soprattutto quelle del capo III attinenti i rapporti economici , quindi lo Statuto dei lavoratori, il diritto di sciopero, l' assistenza sociale, etc. che governo è?
Per Renzi, che pratica la figura retorica del rovesciamento della realtà , il suo è un governo di sinistra !(sic)

Per noi che vogliamo rimanere coi piedi per terra e crediamo sia nostro dovere ribadire che la verità è rivoluzionaria , se dicessimo che quello di Renzi è un governo ignobile , cioè moralmente meschino e spregevole , e di destra ( anche se per Renzi queste categorie , morali o politiche non diranno niente, a moltissimi di noi dicono ancora qualcosa) che fa politiche di destra , che non a caso ha ridato agibilità e credibilità politica a Berlusconi, che governa con il centrodestra e che accetta, subisce e dispensa , le politiche di austerità imposte dalla troika nel nostro paese etc.. etc.. saremmo forse nel torto , diremmo forse delle menzogne?.

Se provassimo infatti oggi a chiedere a qualche notista politico chi ha pronunciato le seguenti affermazioni , tanto per restare al PD , e come abbia fatto Renzi ad imporsi in quel partito, ci sarebbe da ridere, anzi da piangere:

Dichiarazione 1: “ Io non credo ad una patrimoniale. L' abbiamo già sugli immobili e si chiama IMU. Su questa penso ci debba essere una maggiore progressività. Per quel che riguarda il resto dei patrimoni non intendo affatto concepire una patrimoniale perchè penso che il nostro problema sia la tracciabilità.”
Dichiarazione 2: “ Bisogna tassare i ricchi sul loro patrimonio non solo sul loro reddito”.
I due personaggi : Bersani e Profumo.
Poichè la dichiarazione numero uno è attribuibile all' ex segetario del PD , la due all' ex AD di Unicredit , che proponeva addirittura una quantificazione in 400 MLD di euro per la patrimoniale stessa è chiaro che già allora qualcosa nel PD era definitivamente scomparso! Non solo il senso del ridicolo...anche, purtroppo il senso della realtà!

Il bello è che la coerenza, se la storia ci ha insegnato qualcosa, era dalla parte di Profumo, in quanto il cosiddetto “prelievo straordinario sulle grandi ricchezze” non è roba da bolscevichi , ma da economisti liberali, certo di un' altra scuola ma pur sempre liberali, come Luigi Einaudi , ministro del Bilancio nei primi anni della repubblica, o di Epicarmo Corbino, economista e ministro del tesoro nei primi due gabimetti del governo de Gasperi.
Insomma, per capire lo sbandamento e la deriva del PD , anche davanti ad una misura di politica economica liberale, non occorre scomodare Marx o evocare abiure e tradimenti, occorre molto meno , una perdita di sé , uno smarrimento ideologico, una rimozione della memoria , su cui, appunto è intervenuto Renzi, col suo attivismo velocizzante e frenetico, col suo decisionismo autoritario e bullesco,col suo entourage affaristico e bocconiano , col suo populismo accattivante e compassionevole.
Ricordate lo slogan 10 MLD a 10 milioni a proposito della mancizzazione preelettorale, gli 80 euro, annunciata in marzo? Poco importa se da esso sono rimasti fuori tutti i precari, i pensionati al minimo, gli incapienti – il governo Renzi non ha nel suo DNA la lotta alle diseguaglianze -grave è stato che nessuno all' interno del PD abbia allora , pochi mesi fa , sollevato obiezioni, né ricordato il berlusconismo di ritorno o analoghe manifestazioni di captazione del consenso a dir poco strumentali.
E che hanno alimentato non poco l' antipolitica ed il populismo grillino.
Ma vero è che anche attraverso episodi come questo , la credibilità personale dell' attuale primo ministro, in altre sedi, s'è rafforzata , e che la presa sul partito , s'è fatta più stringente, sia in assenza di un vero confronto dialettico che preludesse ad una possibile alternativa di linea ed orizzonte programmatico , sia piu' semplicemente per una liquefazione organizzativa e materiale della sua struttura , che ha distrutto ogni genere di anticorpi democratici dentro quel partito.
Nel frattempo , senza patrimoniale e con gli 80 euro la diseguaglianza sociale , limitata ai soli redditi è arrivata oggi a quota 34, 7 , collocando il nostro paese tra quelli piu' diseguali ed iniqui della UE e dell' Occidente, i consumi non sono ripartiti, il paese resta in recessione..

E qui riprendo il discorso dell' intervento di Revelli , perchè a mio avviso , come ricordava Bobbio, la sinistra non si dà né si riconosce se non su questo terreno, quello della lotta alle diseguaglianze; ed è qui che il PD a guida Renzi non si differenzia dalla destra, semmai la supera in quella direzione se registriamo i recenti quadri statistici e le cifre forniti dall' Istat e dall' Isfol nel merito della disoccupazione, delle diseguaglianze reddituali, le povertà , gli abbandoni scolastici, la miseria di ritorno che si sommano ai provvedimenti, ben noti, in materia di lavoro precario, privatizzazioni, Ddl Sblocca Italia, etc.
Come possiamo quindi noi, forza politica ancora in nuce, non soggetto politico compiuto ed organizzato, opporci al “ meccanismo che continua ad alimentare le disuguaglianze già scandalose e l' iniquità”?

La sola opposizione non è sufficiente se si riduce alla testimonianza ed al conflitto locale , ma
a) intanto è bene che essa ci sia ed i conflitti, anche locali, vengano da noi assunti e amplificati , indirizzati laddove possibile, su piu' obiettivi di trasformazione e cambiamento , dall' EXPO di Milano al minirigassificatore di Trieste;
b) davanti alle baggianate del tipo ” non si abolisce la precarietà per decreto” va risposto che essa, invece , proprio grazie a piu' decreti e DDL è stata regolarizzata , si è estesa, ha attecchito praticamente ovunque e si è imposta sino a diventare oggi la regola che fa del lavoro non piu' uno strumento di emancipazione ma di subordinazione sociale , e come tale questo deve divenire uno dei punti caraterizzanti della nostra identità futura, la cancellazione per decreto della legge 30, della cd. “riforma Fornero” e piu' in generale di tutte quelle leggi che hanno deregolamentato il MdL.
c)Abbiamo la capacità di costruire non un generico piano del lavoro ma una PIATTAFORMA RIVENDICATIVA , articolata per obiettivi e scopi su cui far ragionare insieme precari, esodati, RSU e OOS? E dare ad essa un respiro Europeo? Io penso di sì.
Come “tappe preliminari “ di questo percorso rivendicativo possiamo pensare a campagne mirate contro il lavoro col voucher , ad esempio , o per la reintroiduzione della legge 1369/60 che vietava la intermediazione di manodopera? O per il reddito minimo garantito?
Intanto in FVG siamo al primo posto , e non è un bel primato, per il ricorso alla chiamata al lavoro tramite voucher .

Certo qui non si tratterebbe tanto di andare a raccogliere firme per qualche disegno di legge ma di produrre inchieste, denunce , organizzare i disoccupati, ed intentare cause a chi ricorre a questi strumenti , contestandone valore e la validità legale, insomma si tratta di considerare sin d' ora incostituzionali le leggi che hanno consentito cio' .
E chiamare alla sveglia la CES e gli altri sindacati europei, perchè un riscatto ed una resistenza possibili possono avvenire solo a livello europeo.
Proponiamo una GIORNATA EUROPEA DI SCIOPERO E MOBILITAZIONE CONTRO LA PRECARIETA , I LAVORI SERVILI, IL JOB ACT ?
Le premesse inziano a farsi vedere e forse dopo la giornata del 25 ottobre anche questa meta potrebbe essere realizzabile.

Sicuramente il documento di Revelli è esplicito nel rilevare come sotto questo aspetto non solo non possiamo attenderci nulla da Renzi , o da chi ancora è propenso a dargli credito , ma come egli sia una sorta di “ troika interiorizzata ” che tiene in pugno la deriva della crisi, che ha ormai raggiunto livelli di guardia insostenibili, e come pertanto non sia rinviabile , sine die, da parte nostra , cioè sui tempi lunghi , un primo passo , politico ed organizzativo , capace di dare fisionomia ed identità , visibilità e consistenza, insomma peso politico e peso specifico alle tante realtà che noi oggi rappresentiamo.
Certamente parliamo di una realtà che sarà sì ancora frammentata, a volte diffidente /o ipercritica sul percorso , i suoi tempi, le sue incongruenze , talvolta litigiosa, prevenuta, con gli irrisolti nodi delle alleanze e della convivenza,eppure non dobbiamo dimenticare che nella sua stragrande maggioranza la nostra realtà si è espressa per la costituzione di un soggetto politico nuovo, ALTERNATIVO al partito novecentesco ed ancor piu' ALTERNATIVO AL PD ( che guarda al partito ottocentesco...), dunque per una costituente di sinistra, anche per una consulta tra le diverse soggettività che compongono la nostra lista, la realtà dei Comitati, le varie esperienze associative territoriali, bisogna accelerare i tempi ALMENO per raggiungere questo primo obbiettivo.

Resteranno sicuramente molte cose da fare, né il carattere sperimentale dell' oragnizzazione che vogliamo verrà sciolto da alcun voto risolutivo, ma da qui a lasciare nel disorientamento e nell' indeterminatezza i lavoratori, il nostro elettorato, gli stessi parlamentari che abbiamo portato a Bruxelles ce ne corre!
In realtà siamo in ritardo tremendo su alcuni appuntamenti ( non solo elettorali) e cio' depone a nostro sfavore.

Siamo quindi consapevoli e non posso non concordare con il passo del documento , laddove Revelli scrive che “ occorrerà molto per radicarci nei territori e tra gli strati di popolazione piu' sofferenti per la crisi, “etc. ; ma se , solo per fare questo , ci affidiamo alla buona volontà ed al volontarismo spesso disorganizzato di chi ci frequenta o ci accompagna in questo percorso , senza avere – ancora!- regole, linea, organizzazione, strumenti di lavoro e cosi' via, quale risultato speriamo di ottenere?
Anche il lavoro piu' duro ha bisogno di regole certe , di una visione di indirizzo, di ipotesi sicure su cui procedere!
La mia è una esortazione al lavoro collettivo e condiviso, a procedere celermente , con giudizio ma con metodo, in questa direzione.
Almeno qui a Trieste ci stiamo provando.

Marino Calcinari
Comitato di Trieste.
3338129455

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