martedì 20 gennaio 2015

17-18 gennaio 2015 - Diario delle due giornate

17 – 18 gennaio 2015
ASSEMBLEA NAZIONALE DI BOLOGNA “L'ALTRAEUROPA CON TSIPRAS”

Diario delle due giornate



Sabato 17 gennaio

Oltre 700 partecipanti raggiungono il cinema Nosadella, dalle parti di porta San Felice per partecipare all' Assemblea, che, nell' intenzione degli organizzatori dovrebbe rappresentare il momento di avvio della costruzione di una “casa comune della sinistra e dei democratici”, di quel vasto popolo del nostro paese, cioè, che non si riassume nel solo corpo elettorale, peraltro significativamente ferito dall'astensionismo e dal rigetto della politica, ma si identifica nella pressochè totale intierezza di quella società civile, ugualmente e diversamente colpita dalla crisi e dalle politiche di austerità, quel popolo, le cui domande di democrazia, giustizia sociale, politica pulita vengono irrise e trascurate dal renzismo, e che proprio dal permanere di stili e dinamiche regressive che sostengono ed incoraggiano una deriva populista e pulsioni autoritarie, non trova altri sbocchi, né una sponda politica né una alternativa credibile allo stato di cose presenti.
L' assemblea nazionale di Bologna si rivolge quindi, soprattutto, oltre che al suo corpo militante, a quelle persone che abbiamo incontrato, intercettato, con cui abbiamo dialogato nella campagna elettorale di aprile/maggio, esponendo loro, avanzando e facendo nostra la piattaforma programmatica dei dieci punti di programma contro la crisi, per un' Altra Europa, che venivano dalla Grecia, e che erano stati fatti propri dalla famiglia allargata della SINISTRA UNITARIA EUROPEA .

Ora, ad una settimana dal voto in Grecia, che sperabilmente metterà fine al governo di larghe intese centrodestra/centrosinistra, l' assemblea è stata convocata anche per interrogarsi e confrontarsi sullo scenario politico che quel voto potrà determinare, sulle prospettive che potranno aprirsi per la sinistra in tutto il Continente e dunque c'è attesa per le conclusioni che l' assemblea produrrà;
ma saper indicare oggi una strada, un allargamento del sentiero su cui ci siamo incamminati un anno fa, e far convergere i tanti separati percorsi sin qui intrapresi, sarebbe un buon inizio.

L' abbandono del PD di Cofferati, la cui notizia s' è diffusa nella sala verso mezzogiorno, e che ha sollevato un clamore di stupefazione non irrilevante, viene letta così come un ( altro ) segnale di conferma, della bontà delle analisi che abbiamo compiuto, in un lungo confronto collettivo e lungamente chiosato nel documento Revelli a proposito del renzismo.
Non si tratta di un “punto di caduta temporaneo di una democrazia malata ma ancora vitale, non è un incidente di precorso, una occasionale irruzione di Iksos fiorentini che attende di essere riassorbita in una qualche normalità istituzionale romana . Il renzismo porta a compimento la crisi terminale della democrazia rappresentativa “per giungere attravesro tappe, e strappi anche simbolici, in una postdemocrazia plebiscitaria. Siamo cioè in presenza, di una grave emergenza democratica”.
Si tratta a ben vedere dell' ennesima, e non sarà l' ultima, conferma di quella mutazione genetica, di quella metamorfosi regressiva che iniziando con l' ultimo periodo della storia del PCI degli anni 80 e proseguendo, per tappe successive sino all' approdo socialiberista, oggi si manifesta nelle sue piu' svariate e multiformi connotazioni regressive, autoritarie, e comunque di aperta opposizione ai valori fondativi della nostra Repubblica, alle sue istituzioni democratiche - di fatto cancellate o delegittimate e rese elitarie -, alla sua coesione sociale ed al progresso civile del paese.

Su questi temi molti interventi delll' assemblea si sono confrontatie d hanno portato sia significativi elementi di conoscenza, sia dettagliate proposte di mobilitazione e di disobbedienza politica e civile, per contrastare la nuova barbarie che avanza.
Una barbarie che non cade “naturalmente” dall' alto, né è conseguenza del debito pubblico, eccessivo, che il paese ha accumulato negli ultimo anni, ma che risulta essere, ad un esame piu' approfondito, nient' altro che l' esito di una gestione della crisi globale, di quelle politiche che il neoliberismo della UE e le direttive economiche della troika hanno imposto all' Europa, lasciando mano libera ai mercati, alla speculazione finanziaria, al potere transnazionale delle corporation e del sistema lobbistico globalizzato, di quelle politiche che l' Italia, di fatto commissariata da quattro anni ha dispiegato nel paese. E di cui il PD è stato, dopo Monti, il non inconsapevole strumento.
Ne piu' nè meno come è avvenuto in Grecia, che è stata utilizzata,in spregio alle norme che regolamentano la convivenza politica europeista dell' Unione, come cavia per le più aberranti operazioni di saccheggio neoliberista delle sue risorse, di distruzione del welfare, di colonializzazione del capitalismo transnazionale.
Ora, con Syriza, potrebbe cambiare tutto.
E qui inizia il diario di queste due giornate .


Una narrazione che sta a metà strada tra il riassunto dei lavori e una riflessione comune, da socializzare coi compagni e le compagne sui territori, quindi l' opportunità di rielaborare i contenuti del nostro dibattito per reimpiegarne le indicazioni in strumenti di lavoro e rendendo operative le proposte che nei due giorni sono state argomentate .
Siamo consapevoli delle difficoltà, e dei limiti, che sin qui la nostra esperienza ha palesato, ma un confronto di massa, chiarificatore e condiviso, sul travaglio che un passaggio, ineludibile come quello che vogliamo traguardare, comporta per le attese di tutti noi è indispensabile, per dirla con Ovadia, “il tempo è adesso” ; ma ancor più – crediamo – per quella più vasta platea, quei 1.100mila elettori che ci hanno votato il 25 maggio, per quella ancor piu' vasta, poi, platea sociale che oggi richiede, perchè forse non è piu' disposta ad aspettare, concretezza e linearità dell' iniziativa politica che intendaimo costruire e proporre al paese.
Il superamento dei tempi lunghi, di incomprensibili tatticismi della vecchia politica, di atteggiamenti dilatori sono la conditio sine qua non per dare forma compiuta ad un primo obiettivo: la costruzione di una soggettività politica nuova della sinistra .
Il cui paradigma di riferimento, sempre riflettendo su quale potrebbe essere il nostro “Programma di Salonicco” e quale la forma organizzativa che potremmo darci, resta la SINISTRA UNITARIA EUROPEA.



La relazione introduttiva è stata svolta da Marco Revelli, che ha iniziato con una allusiva metafora, “noi siamo una piccola barchetta in un grande mare, mosso dalle onde” perchè l' Italia è oggi un paese alla deriva, forse piu' che a un bivio, e non solo il nostro paese, tutta l' Europa oggi lo è. In sospensione tra l' occasione e la minaccia, tra il coraggio e la paura.
Vi sono tre sequenze di immagini di questa realtà europea che sembrano, piu' di altre, posizionarsi come in bilico da una parte o dall' altra di queste eventualità .
La prima è Parigi,la redazione di Charlie Hebdo, la città, la convivenza civile straziata e insanguinata da una carica d' odio prodotta da trent' anni di guerra, anche non dichiarata,ma certamente provocata dall' occidente contro le periferie ex coloniali, e però la risposta di massa, di una moltitudine non spaventata e non disposta a farsi irreggimentare nella logica dello scontro di civiltà, che difende i valori dell' illuminismo e dell' umanesimo, che comprende e dunque reagisce.
Grande è il pericolo, ma il coraggio di non lasciarsi travolgere, di reagire c'è, mentre non c'è stata, invece, come una logica imperiale e di bassa propaganda vorrebbe, quella “marcia unitaria” che teneva assieme le persone con i leader, molti dei quali oltretutto non proprio con le carte in regola per poter sfilare in quella circostanza, e dunque nemmeno- soprattutto- con la Le Pen.
Il popolo francese ha chiarito, la piazza ha reso visibile questo fatto.
Da una parte le persone, il popolo, dall' altra i potenti e la destra che strumentalizza ed agita lo spettro della risposta xenofoba e militare.
La seconda immagine e' quella della Grecia.
Cambia la Grecia/cambia l' Europa” come abbiamo scritto sul nostro sito . Sappiamo che questo slogan già domenica prossima potrà tradursi in realtà, Syriza puo' vincere e con cio' cambiare le sorti dell' Europa, cosi' come in Spagna sarà possibile, nei mesi prossimi a PODEMOS ed alla sinistra .
In questo scenario noi rappresentiamo un' incognita, per i tanti nodi che ancora non abbiamo saputo sciogliere tra di noi, e nondimeno c'è un responsabilità politica che dobbiamo sentire nostra, quella di non sprecare questa occasione.
I segnali ci sono: la manifestazione della CGIL il 25 ottobre, le 54 piazze dello sciopero generale, la mobilitazione del 14 novembre dello sciopero sociale, e piu' generalmente tutte le altre varie,diverse e molteplici forme di resistenza sui territori,- anche oggi alcuni di noi manifestano contro l' EXPO a Milano-, ci dicono che il conflitto sociale ha ripreso compattezza, e che in primo luogo il mondo del lavoro, ha ripreso il diritto alla parola .
Prendiamo atto anche, che si è consumata in questi giorni una frattura storica, tra quel mondo ed il PD, cioè il partito che in teoria avrebbe dovuto essere se non il rappresentante, però il testimone ed erede dei suoi valori, delle sue sensibilità,della storia che quel mondo aveva rappresentato come parte identitaria e di riferimento sociale di esso, anche nel farraginoso travaglio della sua evoluzione.
Il PD ha scelto, definitivamente, un' altra strada e l' attacco, reale e simbolico all'art 18 della Legge 300, è un punto di cesura tra il mondo del lavoro di oggi, segnato dalla carenze di diritti e tutele, dalla precarizzazione, da lavori poveri e servili – da una parte - e l' esaltazione dell' impresa, dalle regole del mercato, dalla deregolamentazione e flessibilità dall' altra.
Noi dobbiamo ripartire da qui.
Dalla consapevolezza che serve un programma, un soggetto politico che lo rappresenti e che lo pratichi, ed anche pero' di un modo di essere che aiuti in questo non facile compito.
E poi utilizzare, reinventare un nuovo linguaggio, che oggi la sinistra ha smarrito o peggio stravolto se vogliamo che il compito di rifare la sinistra, una sinistra nuova, non fallisca prima di iniziare.
La necessità di stare dentro il dibattito politico ci obbliga ad intervenire oggi, dunque, su queste ed altre questioni.
Una nota, infine, sulle dimissioni del presidente Napolitano: “al di là di ogni possibile giudizio, diciamo – testuali parole di Revelli- che è stato un presidente che non rimpiangeremo. “
Piu' che rappresentare l' unità della nazione e difendere la Costituzione, ha rappresentato ed applicato il punto di vista della troika e dei falchi di Bruxelles. Non siamo interessati a dare la nostra approvazione a trattative o intese su personalità che ripetano o ripropongano quella esperienza.

Prima di Barbara Spinelli prende la parola il giornalista dell' HUMANITE', il quotidiano del PCF, Gabriel Santis che ricorda la strage di Parigi, della redazione del “Charlie Hebdo” in cui i terroristi “hanno ucciso tre generazioni di vignettisti e disegnatori, ma non la libertà di espressione e di stampa” che dunque la storia di CH continuerà, perchè è la storia di una testata umoristica e satirica, che sempre fatto la caricatura dei poteri forti, religioni comprese, in cui l' anticlericalismo è a 360 gradi, non tocca solo l' islam ma anche il vaticano, le altre religioni, di conseguenza non si vuole né si auspicano soluzioni di polizia, di militarizzazione della società, di provvedimenti autoritari o di limitazione delle libertà personali .
Contro il jihadismo serve la democrazia, ed allargando lo sguardo a quanto succede in medio Oriente l' esempio ci viene dall' eroico esempio di Kobane, dove una città, all' interno di una comunità autogestita, in cui valgono e vigono poche regole di solidarietà e di convivenza civile, questa forza riesce ad opporsi al terrorismo ed agli attacchi dell' Isis .
L' assemblea applaude, sarà il primo di una lunga serie di applausi..

Barbara Spinelli riprende il filo del ragionamento di Marco Revelli: “è vero, siamo in un momento cruciale della vita politica del nostro paese,su cui pesano oltre allo sviluppo della crisi, le vicende della prossima elezione del capo dello Stato, e la crisi del PD, apertasi di fatto con le ultime vicende legate al suo rapporto ( distruttivo) con la Cgil e l' attacco al mondo del lavoro ( Jobact, Scuola, SbloccaItalia). “



Ribadiamo che “noi non ci riconosciamo nel PD e nella sua degenerazione” che accetta il neoliberismo e la sua filosofia.
Noi siamo nati per riconquistare la fiducia di quel vasto elettorato che si astiene, che non ha votato piu' a sinistra o che vota altrove, o vota Grillo, perchè nel PD non si riconosce piu'. Noi siamo partiti da Syriza, e da Tsipras, perchè erano gli unici ad aver compreso, già alcuni anni fa, la natura vera di questa crisi, dove il debito era piu' che un motivo, la giustificazione l' alibi che consentiva alla troika d intervenire pesantemente nella crisi del paese .
Tsipras ha compreso che servono risposte sistemiche: la gestione dei debiti sovrani, la loro rinegoziazione, veri piani europei di investimento, alternativi a quello di Juncker e che sono stati pensati in Grecia, da Varoufakis, qui da noi da Gallino .
L' indicazione che diamo, e che ci conforta, è che non ricominciamo da 0, ma da 3 e dai territori e non dobbiamo aspettare che altri decidano per noi ( il riferimento è all' iniziativa di SEL della prossima settimana, ma non solo).
E perciò dobbiamo essere inclusivi ed unitari, aperti a tutte le adesioni che dovessero pervenire, perchè' vogliamo costruire la casa comune per tutta la sinistra, e per tutti i democratici, che sarà l' esatto opposto di quella Fortress ( meglio Festung) Europa che la UE vorrebbe imporci.
L' AltraEuropa si impegna in questa battaglia di civiltà non solo per impedire la distruzione di vite umane e la morte di politiche di accoglienza e cittadinanza negate, come nella vicenda mediterranea, ma per costruire un' alternativa, per “costituzionalizzare” il Mediterraneo, per mettere regole e sviluppare politiche che respingano non le persone, ma il militarismo, la xenofobia, il razzismo che in questi anni, in conseguenza di politiche miopi ed ottuse si sono diffuse in tanti paesi.

Ma è importante, prioritario fermare il neoliberismo.- cosi' ha esordito Rita Maestra di Podemos – perchè è il neoliberismo che in questi anni ha ridisegnato la società avvalendosi di un compiuto progetto politico, che ha prodotto nuove scale di valori, cui anche le socialdemocrazie si sono piegate, che ha dato nuovi nomi e contenuti a ideali e valori che a sinistra ha trascurato, ha fatto fallire, che certo non è stata capace di aggiornare .
Podemos ! si muove in questa direzione, attraverso azioni, iniziative di massa, una pratica sociale che la gente riconosce e che solo dopo, denonima o rinonima e riconosce come “sinistra” .
Anche noi abbiamo la “casta”, ma prima di tutto ci identifichiamo col “popolo” e riconosciamo la sua voce, ascoltiamo la sua domanda, di piu': riconosciamo, perchè abbiamo risignificato, il valore del termine “patria” quella patria che il neoliberismo non riconosce più,che è anche la cittadinanza che rivendichiamo, una idea universale che si fonda sulla democrazia e sulla pratica sociale, sull' Europa che non puo' diventare una nozione astratta di spazio geopolitico ma un luogo aperto di cittadinanza solidale ( “Prima il popolo, No alle Elites!).

E' poi la volta di Luciana Castellina, prima europarlamentare della nuova sinistra eletta nel 1979 con il PDUP e poi deputata europea per 4 legislature fino al 1999.
Conviene, con Revelli, che non viviamo in un tempo “normale”, che i principi della Rivoluzione Francese sono stati massacrati dall' impietoso incedere della storia, piu' che dai terroristi, che il termine “libertà”- ad esempio- è stato declinato in competitività, esaltazione individualista o manifestazione di individualismo esasperato e come le politiche della troika si fondino anche su questa metamorfosi, sui disvalori che essa di conseguenza ha prodotto, dunque è opportuno ragionare e reagire contro questa deriva.
Noi condividiamo le prospettive di Siryza – dice- e sosteniamo le sue aspettative, ma se vincesse, sappiamo che il suo esperimento non avrà vita facile, si troverà ad affrontare molti ostacoli, dovrà, per forza di cose fare qualche compromesso, se vorrà portare a casa un risultato politico per garantirsi un consenso che è molto largo, ma non ancora consistente e stabilizzato. In un quadro di difficoltà però oggi è importante essere solidali con Tsipras, capire le ragioni del dibattito politico interno, cui convivono piu' formazioni politiche, e che pero' oggi rappresenta la vera novità politica, presente sullo scenario europeo, di alternativa e di sinistra radicale. Oggi, in Grecia, esiste un soggetto unitario di sinistra, da noi questo ancora non c'è. “
Per questo motivo, l' invito di Luciana è quello di misurarsi in questo grande lavoro comune per cui non serve ora alcuna stretta organizzativa ma su cui bisogna far valere alcuni elementi di riflessione:
- la consapevolezza che la crisi della sinistra è ( anche) crisi della democrazia ;
-vincere l' isolamento in cui oggi il cittadino si trova, e non si risolve riproponendo la logica di “orti” da seminare o terreni già praticati in passato, con scarsi risultati o ricostruendo cose vecchie,
-evitare la “sacralizzazione “della società civile, in contrapposizione ai partiti, cui le critiche, del resto non vanno risparmiate;
-percio' nel costruire qualcosa di nuovo va scartato il modello del “partito leggero” e quello fondato sul leaderismo del capo;
-la democrazia è non solo la modalità con cui costruire il soggetto collettivo ma la finalità che la nostra azione politica deve perseguire, una democrazia organizzata e forte, sui territori e sui luoghi di lavoro, come l' esperienza storica del 68 ci ricorda, avendone dimostrato le varie possibilità di realizzazione: dai consigli di fabbrica a i consigli di Zona, da medicina del lavoro a Magistratura Democratica, e tantissimi altri esempi ancora .
E' questa infine l' organizzazione di cui dobbiamo parlare: il protagonismo sociale che è capacità di gestione di pezzi di società, non contropoteri ma poteri “altri “da opporre alla frammentazione sociale che il capitalismo ha prodotto, riprendiamo Gramsci e riconsideriamo quanto scrive nelle note al “Principe” di Machiavelli a proposito dell' intellettuale collettivo, delle sue articolazioni ed espressioni politiche e sociali che si riappropriano di pezzi dello Stato, i luoghi della produzione, ma anche quelli del welfare, dei beni comuni, che il governo oggi privatizza e svende.
E' un' impresa difficile, ma possiamo farcela!.”



La prima parte della mattinata si conclude quindi con gli interventi di:
Moni Ovadia, che esorta a fare in fretta, perchè, - da tempo lo dice -, “non abbiamo piu' tanto tempo e cita la frase del' Ecclesiaste che poi ricompare nel Libro dei proverbi: “Se io non sono per me, chi è per me? E se io sono solo per me stesso, se fossi solo per me stesso, cosa sono? E, se non ora quando? “
Ma il tempo è adesso e spetta a noi presentarci, ed essere, quella forza di trasformazione della società, quindi darci organizzazione, direzione politica, con finalità anche educative, di cultura, promuovendo idee e pratiche di giustizia ed eguaglianza.

Panayotis Lamprou, dirigente di Syriza, il cui intervento viene tradotto da Argiris Panagopoulos
Se fino a ieri i nostri sogni reclamavano vendetta, ma restavano tali, oggi possono diventare realtà.
Sappiamo di aver vissuto e di trovarci dentro una guerra sociale, e che dovremo affrontare una crisi umanitaria che il neoliberismo ha prodotto e percio' come primo passo quando andremo al governo ci impegneremo a restituire salario, diritti e risorse sottratti in questi anni ai lavoratori, terremo fede al nostro programma, il nostro augurio, il mio saluto a questa assemblea è un vostro slogan di molti anni fa, che ho sentito in gioventù: “OGGI IN GRECIA, DOMANI IN ITALIA” .
Eleonora Forenza, europarlamentare, di Rifondazione Comunista, afferma che bisogna essere realisti e dunque consapevoli che ci sono tutte le condizioni – oggi – per cambiare l' Europa, e questo cambiamento che e' iniziato in Grecia e che si consoliderà dopo il voto del 25 gennaio,è possibile anche da noi..
il successo dei compagni in Grecia aiuterà a far cambiare l' Italia di Renzi e di Salvini,personalità politiche di cui vergogniamo e che il paese non merita, ma dobbiamo essere consapevoli, e fare nostre, innanzitutto due priorità: tenere assieme realismo e possibilità; non disperdere quanto sin qui abbiamo costruito” .
Eleonora esorta la platea, ma rivolgendosi spesso, con lo sguardo, al tavolo della Presidenza, ad un lavoro collettivo, a redigere, oltre al nostro manifesto, un “programma di Salonicco” adatto si' alla nostra realtà, alle nostre emergenze, ma sapendo che quel programma, per i contenuti che esprime e per l' alterità che presenta - con cui la troika dovrà fare i conti a breve- puo' essere esportabile e sarebbe valido, utilizzabile, per l' AltraEuropa che vogliamo, per molti altri partiti e movimenti politici che stanno nella GUE, “...ricordiamoci che i 315 mld di euro del piano Juncker NON esistono, che la disoccupazione cresce e la morsa delle politiche di austerità non si allenta. “
Dobbiamo costruire una coalizione sociale, - il riferimento evocato è quello del recente film “Pride” - che parte dalle lotte dei movimenti di questi mesi, che sia motore della ricomposizione sociale e politica della sinistra.
Syriza ha costruito l' unità della sinistra attraverso il conflitto, i compagni e le compagne di Podemos si misurano con il Bloco de Ezquierda per superare la frammentazione della sinistra e da noi i compagni di ACT suggeriscono, nel loro documento la politica del “basso contro l'alto” perchè e' solo attraverso quello “spirito di scissione “di cui parlava Gramsci e che si traduce, oggi, nei nostri comportamenti quotidiani, nella totale estraneità della nostra soggettività politica, che faticosamente stiamo costruendo, alla sfera dei valori e dei ruoli di potere impressi al modello sociale dalle classi dominanti, che possiamo pensarci alterità rispetto al mondo che vogliamo cambiare, dunque essere credibili.

Curzio Maltese sottolinea l' importanza del lavoro collettivo e del buon inserimento nel gruppo della GUE.e la necessità di dimostrare con fatti concreti, come la nostra lista dopo un lungo periodo contrassegnato anche da diversità e differenze al nostro interno, con una dialettica non sempre costruttiva sappia alfine dimostrare di essere matura e preparata ad un cambiamento vero, non di facciata, della propria identità.

Ed ancora Raffaella Bolini presenta il documento “SIAMO AD UN BIVIO” sottoscritto da 1300 firme, un documento unitario che ha ricevuto tantissime altre proposte di integrazione e correzione e che comprende i contenuti della piattaforma politica che vogliamo utilizzare per costruire le fondamenta della futura casa comune della sinistra e dei democratici.
Viceversa Domenico Gattuso prende la parola per dire che alcune integrazioni nel documento cosiddetto “di maggioranza” non ci sono e su questo aspetto non pochi compagni avevano insistito. Premeva evidenziare infatti quantomeno due necessità:
Crescere con forme di democrazia interna riconoscibili ed in un percorso organizzativo ben definito, è necessario ed è stupefacente il fatto che l' assemblea non possa votare. Cio' comporta delusione ed incomprensione tra le nostre fila, serve l' Associazione, come anche Revelli aveva scritto nel suo documento se vogliamo costruire l' Altra Europa come soggetto politico e non limitarci a riproporre, magari aspettando il tempo degli altri, una ennesima lista elettorale, per le politiche, mentre per le passate elezioni regionali, in assenza di una linea politica chiara,e di una scelta netta in questo senso, di evidenziazione della nostra alterità rispetto al PD, ci siano state divisioni e forzature “.

Riconquistare democrazia, cambiare le nostre vite!” esordisce cosi' il giovane Paolo Riccio di ACT( “AGIRE, COSTRUIRE; TRASFORMARE”) la cui organizzazione ha portato il documento “10 appunti per l' alternativa. In basso è il luogo. Gli oppressi la parte. A sinistra la direzione” Perchè c'è una larga parte di società da organizzare, essendo il quadro del conflitto ancora arretrato, se non contraddittorio e confuso per la presenza di elementi inquinanti e divisivi, il razzismo, il poulismo, etc eppure possiamo ripartire non dai tre europarlamentari, né dal 4% dei voi raccolti, ma da quel milione e 100mila cittadini in carne ed ossa che ci hanno dato fiducia, ma dobbiamo muoverci in frettoa, non indugiare, rifiutiamo le dinamiche pattizie tra ceti politici: per costruire il soggetto politico nuovo ci vuole ben altro, e mentre cita il documento di ACT si sofferma al punto 9, la proposta della CAROVANA PER L' ALTERNATIVA: “serve avviare da subito una vera e propria Carovana dell' Alternativa, che mettendo in rete competenze individuali e collettive attraversi l' Italia facendo tappa nei luoghi simbolici e reali della crisi e delle vertenze in campo, parlando e raccogliendo contributi tanto dai ricercatori universitari quanto dai passanti in una piazza dialogando con le forze attive presenti sui territori e mettendole in connessione con chi si impegna sugli stessi temi e direzioni, tanto nelle piazze, quanto nelle istituzioni... “


Al tavolo della presidenza Rosa Rinaldi, nel concludere gli interventi introduttivi al dibattito, informa che i partecipanti, la cui iscrizione è stata certificata, sono 703. E 151 hanno richiesto di intervenire.
Alla fine si conteranno le 703 presenze di sabato piu' le 410 di domenica, e 69 interventi, di cui 32 solamente dai Comitati territoriali e dai Coordinamenti regionali. E 2300 contatti in streaming



Per il Friuli Venezia Giulia ha parlato Michele Negro - che ha riportato il punto di vista espresso all' ultima riunione regionale di Udine dei quattro comitati provinciali, - sottolineando l' importanza del ruolo dei Comitati Territoriali, che anche all' interno del Comitato di transizione, proposto per gestire questa breve fase fino alla prossima assemblea nazionale di fine marzo,devono avere un peso politico rilevante con facoltà di discutere e pronunciarsi, ad esempio anche su temi specifici ma politicamente sentiti, come la nostra presenza alle elezioni amministrative, al fine di evitare le lacerazioni prodottesi, come abbiamo dovuto registrare, nel caso delle regionali in Calabria ed E/R, dunque un invito ad assumersi la responsabilità di decisioni anche politiche, non solo burocratiche,od organizzative.

Mentre quindi si concludevano gli interventi della tarda mattinata, nel foyer venivano raccolti 1200 euro per Syriza – anche la nostra Associazione ha contribuito con un piccolo versamento-e parte dell' assemblea si concedeva qualche momento di pausa .

I lavori sono stati ripresi con puntualità alle 14,40, e si sarebbero conclusi nella tarda serata .,


Citiamo gli interventi di Sergio Caserta ( Circolo del manifesto di Bologna ), di un compagno del Centro Sociale TPO che invita a mobilitarsi contro la BCE partecipando alle iniziative che culminerannio a Francoforte coi vari movimenti di Bloccupy, di Chiara Prascina della Basilicata, di Giorgio Barberis di Alessandria di Anna Camposanpiero di Milano, di Angelo Di Natale di Ragusa, di Antonia Romano (SEL) di Trento, di Domenico Megu Chionnetti ( comunità di San Benedetto al Porto), di Paolo Cento ( SEL) di Emanuele Rossi delle Marche che annuncia l' intesa politica che ha portato Sel, PRC, PCdI e Verdi alla costituzione del “Cantiere Marche/ Sinistra Unita”, di Antonio Canalia di Torino, di Danilo Zannoni da Genova, dove si è costituita l' Associazione l' Altra Liguria, di AnnaMaria Rivera, di Luigi De Santis del Comitato Sud Etruria, di Filippo Sestito da Crotone, di Francesco Campanella ex deputato del M5S; molto applaudito l' intervento di Paolo Ferrero, segretario nazionale del PRC, e di Cristina Quintavalla già capolista alle recenti elezioni regionali in E/R dove abbiamo conquistato un consigliere; quindi Assunta Signorelli di Trieste, Ugo Sturlese da Como, Antonella Leto da Palermo, Franco Turigliatto di Sinistra Anticapitalista, Antonino Ingroia di Azione civile, Diana Pavlovic della comunità serba di Milano, che ha ricordato la campagna a sostegno del progetto di legge per il riconoscimento giuridico della tutela delle comunità Rom e Sinti; poi ancora Claudio Ardizio, del comitato esodati e esodandi di Novara, Sauro Di Gianbattista del comitato bresciano, Danilo Borrelli di uno dei sette comitati cittadini operanti a Roma, ed altri ancora.

La Proposta del Comitato di Transizione, illustrata da Lorenzo Zampini, a conclusione dei lavori della giornata, non ha trovato, nella sua stessa proposizione, il consenso totale di quanti intorno ad essa vi avevano lavorato, ciononostante dopo un lungo dibattito, si è deciso di procedere comunque, per il periodo che ci separa dalla prossima assemblea nazionale, con la ratifica di un organismo che contempli comunque la presenza di esponenti nazionali (20 piu i tre europarlamentari), affiancata da 33 esponenti dei territori .
Ricordiamo che nell' Assemblea non era previsto il voto, e che dunque in assenza di questo strumento di verifica, il prosieguo del confronto non poteva trovare sbocchi unanimi o soddisfacenti per le diverse posizioni che in esso si misuravano.
Oltretutto non essendo stata completata, anche perche' avviata con molto ritardo dal C221 la mappatura della nostra composita realtà sociale sui territori, la richiesta di indicare le presenze di persone “espressione dei livelli territoriali”, tanto ecumenica quanto generica, ha sollevato altre discussioni per cui si è intanto stabilito che l' operatività dell' organismo si limiterà a garantire una serie di funzioni ( campagna di adesioni al progetto, modalità di svolgimento della prossima assemblea, definizione di prossime iniziative politiche ) e che il Coordinamento dei 221, autonominati, che s' era insediato dopo la prima Assemblea Nazionale di luglio, è considerato sciolto avendo esaurito il suo compito.



Domenica 18 gennnaio

Nella seconda giornata il dibattito politico si è concentrato sui temi del debito, per cui hanno presentato due relazioni gli economisti Felice Roberto Pizzuti e Luigi Pandolfi, e una Cristina Quintavalla, in qualità di responsabile del “Comitato territoriale contro il debito degli EELL “, mentre PierGiovanni Alleva è intervenuto sul JobAct ( “che soddisfa la Confindustria”), il dibattito è poi proseguito con l' intervento di saluto di Yilmaz Orcan, rappresentante del Congresso Nazionale del Kurdistan, che nella Roijava combatte contro le bande terroriste e fasciste dell' Isis, ed in Turchia si oppone alla politica autoritaria e fondamentalista di Erdogan che opprime le minoranze.

Cosa si è detto?
Mettendo assieme le quattro relazioni sul quadro macroeconomico i relatori hanno evidenziato alcune caratteristiche che interagiscono ad alimentare le politiche recessive, di austerità e di rigore che noi vogliamo combattere.
1. La eccessiva enfatizzazione del debito pubblico viene declinata dalla Germania nel modo piu' brutale ( Schuld in lingua tedesca è ugualmente debito e colpa) condizionando le politiche economiche dei paese aderenti alla UE e facendo valere il proprio peso politico nella dialettica dell' europarlamento, c'è poi da considerare che il ricatto del debito è uno strumento efficace per sottomettere i popoli, condizionale le loro libertà, indirizzare le loro economie, e questa è una storia antica.
Ma che oggi può avere esiti diversi, e dunque ribaltare le aspettative di quanti si servono di questa politica per esercitare il controllo ed avere dominio sulle scelte di sovranità degli altri paesi. Oltretutto anche nel Medioevo, i sovrani che si indebitavano con le banche, non sempre erano in grado di restituire quanto ottenuto ai creditori, banchieri, usurai o speculatori che fossero, e finivano per non pagare alcunchè ( da cui il termine tuttora in vigore “debito sovrano”) .
Anche oggi esiste un limite oltre il quale, dopo un certo livello, il debito diventa irredimibile cio' impagabile.
Nel caso italiano il nostro debito non nasce dallo stato, ma dai debiti contratti con altri stati, quindi è compito della politica fare chiarezza sul contesto in cui ci troviamo a misurare le nostre proposte.
Noi rifiutiamo questa impostazione che ad esempio, tralaltro, ascrive all' eccesso di spesa pubblica, a presunti sprechi per il welfare, l' aumento del debito pubblico, come causa prima della crisi,non è cosi' e va fatta verità.
2.Le alternative al debito: default o rientro. Nel primo caso, deve essere messo al primo posto il primato delle istituzioni, non quello dei mercati, la crisi economica che poi si riversa nei PIL, nei bilanci degli stati nazionali, avviene perchè le istituzioni sono state messe sotto ricatto dai poteri finanziari e dalla pressione delle lobbyes.
In Italia solo 1/3 del debito è posseduto da cittadini italiani ( risparmiatori, banche, investitori istituzionali, fonfi pensione, etc), il resto è altrove,certamente il default azzererebbe cio' ma metterebbe in difficoltà il sistema bancario, di conseguenza ne risentirebbe il sistema produttivo con un effetto a catena di prevedibili, pesanti ricadute sul contesto sociale.
Le politiche di rientro richiedono oneri minori, più sostenibili ed è a questa prospettiva che noi guardiamo, ma questa possibilità non puo' essere quella che oggi ci impone la UE a guida merkeliana, cioè il fiscal compact e manovre finanziarie, a partire dal 2016. di 90 mld di euro !
3.Proposta di un New Deal europeo. Le cifre della crisi sono impietose, i rischi di una involuzione sociale ed economica ci sono tutti. Il semestre renziano non ha cambiato alcunchè, anzi il surplus commerciale della Germania ha negli ultimi anni alimentato il debito pubblico degli stati mediterranei, segnatamente Italia, Grecia e Spagna, divenuti mercati di sbocco secondario della sovrapproduzione tedesca.
I dati Istat sono impietosi, ma disegnano una crescita negativa cui andrebbe opposta una politica di lavoro, di occupazione, di produzione socialmente utile e moderata inflazione: la riforma dell' Europa che vogliamo deve fondarsi su politiche di equilibrio e non limitarsi a pagare il debito con vecchie politiche di crescita quantitativa.
4.Il quadro italiano . Il debito è diventato una trappola ed i vincoli delle leggi europee si riflettono, da noi, anche sul bilancio che sostiene la struttura del' intero sistema delle autonomie locali ( Legge 448/98).
Il pareggio di bilancio ha comportato quattro pesanti ricadute: il taglio dei trasferimenti dello stato, il patto si stabilità interno,-per cui le risorse, anche se ci sono non possono venir spese ( 5 mld di euro bloccati) – la spending rewiew, che massacra il welfare, le nuove tasse ( TARI, TASI, IMU per le seconde case ) che andrebbero rimodulate in senso progressivo, cioè in base al reddito individuale.
Qui si apre il ragionamento sulla patrimoniale, la lotta all' evasione fiscale,la piena attuazione dell' art.53 della C.I.
Ma su questa strada, per “un'ALTRA ITALIA” vi sono due ostacoli pesanti:
  • il decreto “SBLOCCAITALIA; e
  • il JobACT.
Il primo è l' assalto al patrimonio pubblico ed alle città, e che, nello stravolgimento del rapporto tra pubblico e privato, produce e produrrà ancor piu' deregolamentazione che distruggerà il paese, la democrazia di prossimità, che accelererà fenomeni di privatizzazione del welfare e delle sue strutture sul territorio, dai centri comunali ai piccoli ospedali nell' allargamento di un processo di privatizzazioni ed esternalizzazioni, ove saranno fatti sparire l' interesse pubblico e i diritti sociali e civili ad esso riferibili; ci sono già oggi disseminati e/o dissimulati nel nostro paese piani di alienazione patrimoniale che rientrano in questo disegno (per il caso di Trieste vedi la sdemanializzazione del Porto Vecchio, Ndr) e l' esito di queste operazioni verranno scaricate sulle spalle della collettività.
Il secondo, il Jobact, si pone l' obiettivo- soddisfacendo le aspettative i Confindustria per cui l' art.18 della legge 300 aveva rappresentato per tutti questi anni un vero e proprio osso in gola, un ostacolo cioè che non consentiva alla loro fame di potersi saziare con la piena disponibilità della forza lavoro da essi amministrata, -di annullare il lavoratore in quanto tale ed in quanto cittadino. Il pieno controllo della forza lavoro si traduce nella sottomissione e ricattabilità del lavoratore stesso, il NASPI presuppone un suo impoverimento non solo economico ma di impossibilità di fruizione del suo ruolo sociale, un ruolo che inoltre ha rilievo costituzionale, e percio' contro il jobact e le leggi collegate, laddove passassero i decreti attuativi, - è opinione di Piergiovanni Alleva- andrà promosso un referendum abrogativo, di cui l' ALTRAEUROPA dovrebbe farsi carico.
Il testo presentato inoltre da Renzi non è solo politicamente riprovevole, ma essendo stato preceduto dal decreto Poletti ( rapporti precari a termine senza indicazione di alcuna causale ) si mantiene su una falsariga di posizioni di inciviltà giuridica assoluta, per questo va respinto.


Hanno poi parlato Elena Mazzoni del Comitato STOPTTIP, che ha invitato la platea a darsi da fare per costruire ovunque Comitati che sviluppino informazione, assemblee, iniziative a sostegno della Campagna nazionale che continua ( tra il 2 e il 3 febbraio ci sarà l' ottava fase negoziale di un confronto che sinora s'è svolto nel massimo segreto, tra UE e lobbisti, perlopiu' USA ), idem Bruno Moretto per la LIP ( legge di Iniziativa Popolare a sostegno della scuola pubblica) i cui Comitati si stanno costituendo un po' dappertutto, Gianluigi Trianni, contro il “definanzianamento della salute”, Papignani, segretario regionale della FIOM, e Corrado Oddi della FP CGIL hanno illustrato le novità 'dell'attacco brutale che il sindacato subisce e la necessità di ricostruire un articolato fronte di lotta ed uno schieramento politico che lo contrasti
Per Ugo Boghetta, la radice del male è Maastricht, quindi si dovrebbe uscire dall' Europa e dall' euro, Piergiorgio Pavarino illustra una proposta per combattere l' evasione fiscale, Raffaela Bolini, in questo suo secondo intervento, critica il piano Juncker e, le politiche recessive della UE, il permanere di posizioni militariste ed interventiste che hanno fatto collassare le primavere arabe, e come di fatto la speranza di una rivoluzione democratica nei paesi arabi ed africani che si affacciano sul Mediterraneo sia stata spenta o indebolita dalle spietate ingerenze degli interessi lobbistici dell' imperialismo.
Contro questa aggressione bisogna opporre un progetto di civiltà, di opposizione alle politiche guerrafondaie che poi fomentano il terrorismo, ed imperialiste, che poi giustificano il fondamentalismo e l' idea dello scontro di civiltà, quindi agire in solidarietà a Kobane e a quanti contrastano la barbarie, e poi con il lavoro, e la solidarietà, costruendo un “new deal mediterraneo”, dove le politiche umanitarie di accoglienza ai profughi, le condizioni per una politica di sviluppo sostenibile senza ingerenze strumentali da parte della UE siano solo il corollario ad una strategia principale, fondata su parametri e politiche radicalmente diverse da quelle sin qui seguite.
Con questo spirito ci impegniamo a partecipare al Forum Sociale Mondiale di Tunisi dal 24 al 28 marzo. “

Intervengono a conclusione della seconda giornata dei lavori, infine Paolo Ferrero per una breve replica all' amico e compagno Boghetta ( “l' origine del debito non è in Maastricht, ma altrove e data almeno dal 1981, cioè dalla separazione tra Banca d' Italia e Ministero del tesoro, oggi dobbiamo semmai riacquistare sovranità sulla moneta e la BCE deve finanziare la spesa pubblica, non alimentare la speculazione privata, il debito pubblico va rinegoziato e infine socializzato, per questo sosteniamo il programma di Syriza, “etc), Maurizio Catroppa lavoratore del P.I., a Roma, mette in guardia sul prossimo attacco contro il lavoro pubblico, la licenziabilità dei pubblici dipendenti, ma invita a guardare avanti, egli è impegnato nel Comitato “DELIBERIAMO ROMA” che cerca di fare argine alle privatizzazioni ed alle partecipate che indeboliscono la rete dei servizi e del welfare della capitale, invita i presenti ad agire sui temi della finanza locale e per difendere il ruolo pubblico della CDP.
I lavori si concludono intorno alle ore 14.



Concludo qui queste brevi note sull' Assemblea nazionale di Bologna, che aldilà di ogni giudizio individuale ha reso evidente la volontà di dare seguito ad un percorso politico comune, alla costrizione di un programma, alla necessità di una organizzazione.
Le realtà territoriali si rapporteranno con queste necessità e ove possibile, sapranno tradurre le proposte e le indicazioni di lavoro emerse dal dibattito assembleare in altrettanti spunti per caratterizzare la loro iniziativa politica sui territori.
Qui a Trieste, come sapete, ci stiamo provando.

Altri materiali raccolti nel corso dei lavori dell' Assemblea Nazionale, che qui non si riportano saranno comunque resi noti- la mole di appunti è tantissima- ed impiegati nel lavoro politico che ci attende da qui a marzo .

Marino Calcinari.
Associazione Politica per la Costituente della Sinistra
“TSxTsipras”

20 gennaio 2015



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